Di personaggi curiosi e particolari che hanno animato la
storia di Piscinola, ne ho trovati tanti, quello a mio parere singolare è
Aniello Migliaccio, che fu farmacista e aveva la sua bottega nel Casale di
Piscinola.
Targa ricordo al palazzo Marigliano del Monte, in via S. Biagio dei Librai |
Tra i rivoltosi popolani che parteciparono durante i tre
giorni di tumulti, culminati con l’occupazione dei campanili di San Lorenzo
Maggiore e di Santa Chiara, si contraddistinse appunto il nostro farmacista di
Piscinola.
Nativo del Casale di Mugnano, il Migliaccio fu uno dei primi
rivoltosi a partecipare ai tumulti del 10 giugno del 1701, istigando il popolo
a sollevarsi contro la tirannia straniera.
Sappiamo, addirittura, che questo patriota vendette il suo
speziario sito a Mugnano per finanziare la rivolta.
Quando la rivolta fallì, riuscì a sfuggire in un primo
momento alla cattura, riparando a Benevento. Dopo un breve periodo di
latitanza, fu però sorpreso in una chiesa di Mugnano e quindi arrestato.
Il suo caso a quell’epoca fece molto discutere e determinò
la nascita di un vero e proprio incidente diplomatico tra le autorità
ecclesiastiche e la corte vicereale spagnola.
La “cosa” che irritò la Chiesa fu la violazione da parte
degli Spagnoli della secolare immunità e inviolabilità goduta dagli edifici
ecclesiastici. Sul caso intervenne addirittura l'Arcivescovo di Napoli, Cantelmo, che avocando a sé il diritto di giudicare il colpevole, impartì la
scomunica agli esecutori dell’arresto, secondo le disposizioni contenute nella
bolla di papa Gregorio XIV.
Intanto, dopo un regolare processo, il tribunale spagnolo
condannò il farmacista alla pena di morte. Fu imprigionato in Castelnuovo
(Maschio Angioino), dove gli furono somministrati i sacramenti per l’imminente
esecuzione della condanna. Tuttavia, in un secondo momento, gli Spagnoli,
avendo constatato le numerose torture subite dal Migliaccio per la protratta
prigionia e temendo la reazione popolare, commutarono la condanna di morte in
carcere a vita. Con l’arrivo delle truppe imperiali austriache, il farmacista
piscinolese fu definitivamente scagionato e reso libero.
Il Regno di Napoli passava intanto sotto il Vicereame
Austriaco (1707-1734).
Il Migliaccio ebbe dagli austriaci una lauta ricompensa per i sacrifici e le persecuzioni patite per la nobile causa e con tali risorse mise su, nel territorio di Cosenza prima e Salerno dopo, una moderna stamperia, divenuta una famosa tipografia per tutto il XVIII secolo per le opere letterarie stampate e pubblicate. La tipografia, oggi diremmo casa editrice, sopravvisse fino alla fine dell'Ottocento, fu chiusa infatti nel 1883.
Il Migliaccio ebbe dagli austriaci una lauta ricompensa per i sacrifici e le persecuzioni patite per la nobile causa e con tali risorse mise su, nel territorio di Cosenza prima e Salerno dopo, una moderna stamperia, divenuta una famosa tipografia per tutto il XVIII secolo per le opere letterarie stampate e pubblicate. La tipografia, oggi diremmo casa editrice, sopravvisse fino alla fine dell'Ottocento, fu chiusa infatti nel 1883.
Purtroppo constatiamo che nel quartiere di Piscinola nemmeno
un vicoletto è stato dedicato a questo illustre personaggio del secolo dei
Lumi.
Salvatore Fioretto
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Tratto dal libro "Piscinola, la terra del Salvatore", ed. Boopen 2010
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