martedì 5 marzo 2019

Il “Corpo di Napoli” è ancora vivo nelle membra dei suoi antichi Casali e Borghi!


Napoli, centro antico, statua del dio Nilo (Corpo di Napoli)
Come i tanti pittori, italiani e stranieri, che furono presi ad elogiare le bellezze di Partenope, attraverso i loro superbi e colorati dipinti e gouache (le cui opere ancora oggi allietano le sale dei migliori musei e gallerie del mondo), e come i celebri viaggiatori europei che tra il '700 e l''800 effettuarono il celebre Gran Tour, ovvero il grande viaggio europeo d'arte e di cultura che culminava, dopo Roma, con la visita della nostra Città e del Regno di Napoli (esperienze vissute da questi in modo entusiasmante, diffuse dai loro diari e cronache di viaggio: Montagne, Goethe, Stendhal, e altri), anche gli scrittori ed i poeti, rappresentanti della letteratura d'élite del loro tempo, vollero immortalare le bellezze della Città, con delle descrizioni (spesso allegoriche), attraverso le quali Napoli veniva considerata una sorta di divinità: una "Madre Terra" dell'antichità.
La descrizione storica che proponiamo è estratta dall’opera scritta dal duca Michele Vargas Maciucca, nell’Anno di Grazia 1774: essa è una esatta narrazione della Città di Napoli, all'epoca capitale di un vasto Regno, considerata tra le più floride e popolose del Continente. La Città viene descritta interamente, fino ai limiti dei suoi confini giurisdizionali.
Sorprendono l’orgoglio e l’entusiasmo che traspaiono dal componimento allegorico, quasi che lo scrittore abbia voluto descrivere la Città alla stregua di un corpo vivente, le cui membra, che sono i Casali, i Borghi e i Sobborghi, sono la creazione più bella che possa mostrarsi a ogni visitatore e lettore del mondo...!

A. Rizzi Zannoni, Mappa del Littorale di Napoli..., anno 1794

Ecco l’opera:
TERRITORIO NAPOLETANO ANTICO E NUOVO - OPERICCIUOLA DEL DUCA MICHELE VARGAS MACIUCCA - DEDICATA AGLI ECCELLENTISSIMI ELETTI, CHE FORMANO IL CORPO.
In Napoli MDCCLXXIV. (1774)
Presso i Regi Impressori Fratelli Flauto
Con Regio Permesso.
"Per dare all’EE.VV. (Eccellenze Vostre) un esatto conto del Territorio Napoletano, il quale procurano sotto il Dominio di Aurato Giglio farlo vedere, qual Cielo maestoso e bello, sparso di aurate stelle, all’universo Mondo; per non porgere una secca idea di quello, ma capricciosa, l’ho simboleggiato in una graziosa Statua: e per cominciare la descrizione, dirò prima delle pietre, che ne compongono la vada Torre, di cui è coverta la Testa della suddetta Statua. […]
Veduta del Largo Corpo di Napoli (anonimo)
Descritta la Torre, che incorona la bella Statua di Partenope o sia primo pezzo di Territorio Napoletano, da doversi gelosemente custodire per ricovero de’ nostri Principi, e nostri Cittadino, in caso si irruzione; vengo a descrivere la vaga Testa di Partenope, la quale è composta di quanto si vede nelle mura dell’ultima ampliazione fin dove correva la cartella.
La sua Chioma inanellata è delle seguenti pietre, del Casale detto Santo Strato, che ha nome da una Chiesa dedicata a tal Santo; della Villa di Posilipo tanto celebre per gran Sannazaro, e per la Sepoltura di Virgilio secondo crede taluno, perché non era ivi come altra opera dimostrerò; delle pietre di Pianura così detto Monte; delle pietre del Casale di Angarano; di quelle di Turrichio, così detto da una piccola torricciula, che vi era; delle pietre del Casale di Antignano, così detto, perché, tiene a fronte il lago di Agnano; delle pietre del Vomero, così detto, perché ini anticamente si faceva il giuoco di tirare il Vomero un solco di chi meglio il portava dritto; delle pietre dell’Arenella, cosi detto questo Casale dalla quantità dell’arena, che vi cade da’ Monti convicini quando sono alluvioni.
Questi otto Casali sono situati ad Occidente, e sono parte del Territorio Napoletano.
Passando al Braccio destro della Statua è composto di pietre del Burgo di S. Lucia a Mare, burgo di Chiaja; subburgo Mergoglino; Fuori grotta; Bagnoli; Burgo delle Mortelle, subburgo Petraro.
Nel braccio sinistro si simboleggia il Burgo delli Vergini: subburghi Pazzigno: Villa; Pietrabianca, oggi Case in Demanio, ove staziò nel dì 25 fino a dì 28 Novembre 1538 l’Imperatore Carlo V dopo la conquista di Tunesi, e abitò nel Palagio di Bernardino Martinaro uno de’ soliti gran cervelli Cosentini, chiamadola Pietra d’Oro per sua vaghezza, come appare dalla Pianta Rilevata da Bernardino Giuliano della riviera del Vesuvio prima de 1631., posseduto poi detto Palazzo dalli Principi di Caserta, ed oggi dall’Illustre Principe di Torella; il Burgo di S. Antonio, oggi detto di S. Antuono.
Il Collo è composto delle pietre de’ Burghi della Montagnola di S. Maria della Stella, della Sanità, de’ Cappuccini di S. Efremo Nuovo, della Cesarea.
Il Petto si figura colle pietre del Burgo dello Spirito Santo, e di Porta Medina.
Particolare del disegno soprariportato
Le Mammelle le formano, la destra composta le pietre dell’Isola di Nisita celebre a tempo di Lucullo, e per la prigionia del Duca di Guisa nel 1678. La sinistra le pietre della penisola detta anticamente Megari; quindi Castrum Lucullanum; S. Salvatore, e dopo in oggi Castello dell’Ovo.
Lo Stomaco è formato delle pietre della rinomata Fragola, trovandosi notato, esse Territorio Napoletano nel Registro di Carlo I, del 1269, forse così detto questo Casale per gli campi che vi erano delle fragole; delle pietre del Casale detto Casal Nuovo; forse di fresco abitato tal luogo; delle Pietre di Casoria, forse Caseria, poi Casoria; delle pietre di S. Pietro a Paterno, cosi detto dalla chiesa dedicata al Santo; perché eretto nella maggior fratta di questa Città, per esservi Fratta piccola non Casale di Napoli; delle pietre di Cardito; delle pietre di Arzano; di quelle di Casavatore; di quelle di Grumo, forse così detto perché aggrumulate le Case, il quale Casale è il più antico, e se ne fa memoria fin dall’anno 881 nella traslazione del Corpo di S. Attanasio nostro Napoletano Vescovo, e nel Registro di Carlo II del 1265, e 1306 si dice appartenere a Napoli; delle pietre di Casandrino, di Melito, e finalmente di Arpino.

Luigi Marchese, Napoli e i trentatré Casali, 1804
La Pancia è composta delle pietre di Secondigliano, così forse detto da secundum  milliarium due miglia distante da Napoli; di Chiajano, di Carvizzano, di Polveca, forse Polvera, dalla quantità di Polvere in tempo està: Piscinola, forse Piscina, per la quantità d’acqua vi si arresta l’inverno; di Marianella, di Mijano, di Panecuocolo, forse Panecuocelo, per qualche forno pubblico antico ivi tenuto; di Mognano, luogo ove si ragunavano gli armenti per mungersi, della Real villa di Marano, ove andava a solazzarsi Carlo II, come dall’Archivio di Regia Camera del Registro di detto Re.
Si vengono a descrivere le pietre, che formano le Cosce, che son formate di quelle di S. Sebastiano, di S. Giorgio a Cremano, di Varra di Serino di Ponticello.
Benedetto Marzolla, la Provincia di Napoli, anno 1854 ca.
Le Gambe sono composte delle Pietre di S. Giovanni a Teduccio, di Portici, i piedi sono delle pietre della celebre Resina, ove è situtata la Real Villa, ed il celebre Real Museo di Erculanio, che chiudea nelle sue sotterranee viscere, ove pose piede il Principe degli Apostoli nella Predicazione che venne a fare tra noi; di pietre della celebre Torre del Greco, chiamata Torre Ottava: questo era Castello, e fu la Real Villa di Alfonso II di Aragona.
Il masso, ove poggia l’Idria del Sebeto, è di pietre del Casale della Torre dell’Annunziata, e del Casale di Bosco, così detto perché eretto, ove prima vi era gran luogo boscoso. Questo Casale però deve essere sotto Casale della suddetta Torre.
Il vaghissimo Giglio d’oro, che he nelle mani, e stringe al petto, è dono fatto a Partenope dalla Sovrana Famiglia de’ Borboni, per farcelo perpetuamente godere, e con la tutela, e gli auspicj di detta Real Monarchica Famiglia farla vivere in pace e dolce calma.
Tutte le altre notizie, che si appartengono alla Città, suoi Burghi, Subburghi, Casali ed Isole di sopra accennate, si possono ritrovare presso gli autori, che si descriveranno di sotto; solo mancava un esatta numerazione de’ Membri, che formavano il nostro Napoletano Territorio, colla dovuta distinzione. Si noti, che se farà impressione, che Arpino sia Casale di Napoli, vi è documento, che la Città di Napoli negli scorsi anni vi affittava il jus panizandi, ed il Regio Giustinziere lo visitava come tutti gli altri Casali.
Dichiaro, che questa fatica non si fa per erudizione; ma solamente per fare una vera notizia a’ Posteri, e non poco giovevole a tutti quegli Abitanti in detti luoghi, in dove si estendono le Consuetudini Napoletane, fatte compilare dalla sempre gloriosa memoria di Carlo II per agevolare la via a molti, che di ciò hanno bisogno per loro interessi e per godere li Privilegj, che gode Partenope, per essere membri di quella.
Pianta della Citta di Napoli, metà '800
Nota delli Autori, che hanno scritto del Territorio Napoletano, i quali si possono riscontrare.
Mormile nella di lui opera del Territorio di Napoli scrisse nel 1625. Berardino Rota scrisse nel 1500. Il Forestiere del Capaccio, Monsignor Sarnelli, Guida del Forestiere, Costa, Summonte, Collenuzio, Tomaso Costa, e Francesco Capecelatro, Chiarito, e Gianbernardino Giuliano, e altri. [...]".

I Casali, i Borghi e i Sobborghi sono stati considerati nei secoli le membra vive della città di Napoli; tra questi, i Casali, in particolare, sono stati delle realtà importantissime per il sostegno e il sostentamento della sua popolazione, ma anche il primo avamposto di difesa contro gli invasori e i conquistatori; uno scrigno di bellezza, di natura e di cultura... Non lontano nel tempo, ma nel prossimo futuro, descriveremo i caratteri morfologici e storici dei nobilissimi e antichi Casali della Città di Napoli, sui quali la città, che fu metropoli e capitale nei secoli, si basò per la sua sussistenza e per la sua stessa sopravvivenza: sia civica, che amministrativa, che militare. 
Salvatore Fioretto

Le foto e le mappe, che sono state liberamente tratte nei siti web dove erano pubblicate, concorrono in questo post alla libera diffusione della cultura, senza fini di lucro o altri scopi.

Veduta della città di Napoli e delle colline, da Ponente (Anonimo)