martedì 4 novembre 2014

Campo di Marte... un sito reale...

La facciata della chiesa dell'Immacolata in una cartolina dell'800
Già avemmo modo di parlare qualche settimana fa del celebre Campo di Marte esistente a Capodichino: un'estesa plaga pianeggiante, confinante con i Casali di San Pietro a Patierno e Secondigliano. 
Al Campo di Marte si solevano organizzare nei secoli scorsi parate militari e corse di cavalli, soprattutto nel corso del 1800
Nel 1856 le cronache qui registrarono un avvenimento cruento e stupefacente allo stesso tempo, forse rasentando il fanatismo e la propaganda politica di comodo... Infatti, in questo luogo del Campo di Marte, il re Ferdinando II scampò (si disse miracolosamente!) a un attentato compiuto ad opera di un soldato borbonico sovversivo...
La facciata della chiesa parrocchiale dell'Immacolata
Era l'8 dicembre 1856, giorno dedicato all'Immacolata Concezione (la festa fu solennizzata due anni addietro da papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, con la proclamazione del Dogma dell'Immacolata), quando il re decise di partecipare, come era suo solito fare, alle manovre militari che si tenevano periodicamente in questo ampio campo, attrezzato per le parate militari. Sovente era lo stesso sovrano a comandare le truppe, considerando queste esercitazioni come delle vere e proprie operazioni militari.  
Nel corso della sfilata delle truppe, che seguì la fine delle esercitazioni, un soldato di leva appena arruolato nelle truppe borboniche, di nome Milano Agesilao, ruppe le righe e attentò alla vita del sovrano, che in quel momento si trovava a cavallo, sferrando un colpo di baionetta. Agesilao aveva 26 anni, proveniva da San Benedetto Ullano, un paesino calabrese in provincia di Cosenza e apparteneva ad una famiglia di origine greco-albanese. 
Piazza Capodichino, a sinistra la facciata della chiesa dell'Immacolata, anni '60
Fu un ufficiale della Guardia Reale, di nome Francesco La Tour, che con un lampo di genio riuscì a disarmare l'attentatore, rendendolo inoffensivo ed evitando danni sicuramente ben più gravi per il sovrano. Il soldato fu subito arrestato e condotto in carcere. Il re se la cavò con una leggera ferita al fianco ed ebbe la forza di continuare la parata, incurante delle possibili conseguenze alla sua salute. Al termine del cerimoniale fece ritorno al palazzo reale, dove fu assistito e curato. 
Ritratto di Agesilao Milano
Cinque giorni dopo l'attentato, il 13 dicembre, il soldato Milano Agesilao fu condannato a morte e la sentenza fu subito eseguita per impiccagione nel largo fuori Porta Capuana. Le sue ultime parole furono inneggianti la libertà e l'Italia.
Alcuni episodi concomitanti, che si verificarono in quel giorno, furono ritenuti soprannaturali e interpretati dal popolino come premonitori dell'attentato... Infatti pare che nella mattina dell’attentato, un tal frate di sant’Antimo, di nome fra Luigi, sostando in preghiera davanti all'altare della Madonna, ebbe una visione della Vergine che gli presagiva l'attentato al sovrano. Riferì tutto al suo frate guardiano, chiedendo di avvisare a sua volta la gendarmeria di palazzo reale e di far sapere al Re di non andare al Campo, perché la sua vita era in grave pericolo. Il frate guardiano, che si chiamava fra Angelo di Napoli, si recò subito a palazzo reale e ottenne l'udienza reale.  
La scena dell'attentato al Campo di Marte in una stampa dell'epoca
Ferdinando II non volle ascoltare minimamente le parole del frate, che lo scongiuravano a recarsi alla prevista parata. Confermò quindi la sua presenza alla cerimonia militare, anche se la segnalazione lo aiutò a restare vigile durante lo svolgersi della parata; infatti ebbe un guizzo che lo aiutò a schivare i colpi dell'attentatore... 
Particolare con la scena dell'attentato
Dopo lo scampato pericolo, il re decise di far innalzare una chiesa in quel luogo, dedicandola in ringraziamento alla Madonna Immacolata, verso la quale si mostrò grato per la grazia ricevuta. 
Dal canto suo, Agesilao divenne un eroe acclamato durante la conquista garibaldina. Alla madre fu riconosciuto un vitalizio dai governanti del nuovo Regno. Sono noti anche alcuni scritti e delle poesie del patriota, attraverso le quali egli esprime i suoi pensieri politici ed i suoi ideali.
Il 13 luglio 1857 l'Arcivescovo di Napoli, il card. Sisto Riario Sforza, benedisse e posò la prima pietra della costruenda chiesa, con il titolo dato di "Vergine Santissima Immacolata". L'evento fu immortalato dal celebre pittore di casa reale, Salvatore Fergola, in un bel quadro oggi conservato nel museo di San Martino.
Piazza Capodichino modificata con la stele dedicata ai caduti.
La facciata del tempio si compone di due ordini di lesene, realizzate in stucco, sormontate da un grande timpano triangolare, dentro il quale è stato poi riportato un bassorilievo in stucco raffigurante l'Immacolata,  mentre, in due nicchie laterali, sono state sistemate le statue in gesso di S. Pietro e S. Paolo. Sopra il portale d'ingresso, si legge la seguente iscrizione di dedica fatta scrivere in ex voto da Ferdinando II: "IMMACULATAE DEIPARAE VIRGINI DICATUM".  La chiesa unizialmente fu chiamata anche della "Glorietta al Campo di Marte".
Salvatore Fergola, posa della prima pietra della Chiesa al Campo di Marte
Purtroppo  la costruzione della chiesa subì diverse sospensioni e ritardi nel completamento, a causa della conquista del Regno da parte dei Savoia e del processo di annessione all'Italia. La chiesa fu completata nel 1863, anche se con forme non rispettose delle linee progettuali iniziali. La stessa facciata è stata nel corso del tempo affiancata da alcuni edifici di civili abitazioni, che l'hanno privata della visione integrale del suo bel campanile posteriore. Nel 1945, e ancora nei decenni seguenti, la chiesa ha subito importanti interventi per ampliamenti e restauri. Furono in particolare realizzate le cappelle laterali.
Piazza Capodichino e il tempietto della dogana, foto di inizio '900
Nella chiesa sono conservate diverse statue antiche di santi, in particolare una statua lignea di san Michele Arcangelo del '700, proveniente dalla chiesetta omonima degli Edbomandari, distrutta per realizzare la Salita di Capodichino e la statua dell'Immacolata Concezione, opera di Francesco Caputo.
Salvatore Fioretto 
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)


N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.