giovedì 14 settembre 2023

Le testimonianze storiche più antiche sul sangue di San Gennaro e sul prodigio della sua Liquefazione...

S. Gennaro in abiti pontificali, mosaico di Lello da Orvieto, 1322 (part.)

Sappiamo che la notizia più antica, fino ad oggi mostrata ufficialmente dagli studiosi della vita di San Gennaro e di "cose sangennariane", è la cronaca contenuta in un  diario anonimo (perché non si conosce il nome dello scrittore), scritto nella fine del XIV secolo, ovvero quello che viene denominato come: "Chronicon Siculum". Questo "Chronicon" è un diario che raccoglie testimonianze di eventi avvenuti nel Regno tra il 1340 e il 1395. Per quanto ci riguarda, in corrispondenza dei fatti avvenuti nell'anno 1389 e in particolare nel giorno 17 agosto, si legge: "Sequenti die XVII augusti (anno 1389) facta fuit maxima processio propter miraculum quod ostendidit Dominus noster Jesus Christus de sanguine beati Januarii, quod erat in pulla et tune erat liquefactum tampuam si eo die exisset de corpore beati Januarii..." (la traduzione letterale è la seguente: "Nel giorno seguente 17 agosto (1389) fu fatta grandissima processione per il miracolo che mostrò nostro Signore Gesù Cristo nel sangue del beato Gennaro, che era in un'ampolla, e che allora fu visto liquefatto come se in quel giorno fosse uscito dal corpo del beato Gennaro...").

Arcosolio affrescato nelle Catacombe di S. Gennaro, con l'immagine del Santo (V sec.)

Gli autorevoli storici, studiosi della vita e del culto di San Gennaro: il professore "G. B. Alfano" e il Dott. Antonio Amitrano, così commentano questa prima testimonianza, nella loro opera monumentale: "Il Miracolo di San Gennaro in Napoli", ed. 1950: "Questo antico documento è importantissimo. Innanzi tutto ci conferma la testimonianza storica e tradizionale dell'autenticità del sangue di S. Gennaro.
Inoltre, occorre notare che la processione fu fatta propter miraculum, a cagione del miracolo che avvenne. Il cronista ne parla con molto entusiasmo da far quasi supporre che questo sia stato il primo miracolo osservato nella reliquia del sangue. Avvenuto il miracolo si credette esprimere la gioia e la gratitudine con una solenne processione (maxima processio). Forse erano state esposte le reliquie del capo e del sangue perchè si ottenne un po' di pace a Napoli dopo molti anni di guerra  e perché arrivò del grano dopo molti mesi di carestia. Esposte le reliquie, inaspettatamente avvenne il miracolo".
Si noterà che i due studiosi utilizzano sempre il termine di "Miracolo" e mai quello di "Prodigio"...!

Particolare dell'immagine più antica di S. Gennaro, risalente al V secolo


Questa notizia viene quindi ritenuta la notizia storica più antica nella quale si fa cenno alla liquefazione del sangue, anche se avvenuta durante una data straordinaria, ovvero al di fuori delle esposizioni tradizionali nel corso dell'anno. Si ricorda che nel XIV secolo la Chiesa napoletana già celebrava la memoria di San Gennaro in due ricorrenze: ovvero il 19 settembre, che ricorda il Dies Natalis del Martire Patrono (la data del martirio di San Gennaro) e la data della prima traslazione delle sue reliquie, da Marcianum (antica località esistente presso Fuorigrotta) alle Catacombe di Capodimonte (denominate poi Catacombe di San Gennaro), compiuta nel giorno 13 aprile di un anno compreso tra il 413 e il 431.  Concordiamo con quanto sostenuto dagli Studiosi, che è proprio questo "segno" straordinario della liquefazione, avvenuta in una data non ordinaria, nel pieno di una grande calamità pubblica (guerra e carestia), a suscitare lo stupore e l'enfasi nella descrizione da parte del cronista, e ci lascia immaginare che esso non sia stato il primo prodigio... Tuttavia, possiamo sostenere che poca importanza è stata riservata dagli studiosi della materia e dai ricercatori storici, ad almeno altre tre antiche testimonianze scritte, che descriverebbero la presenza della reliquia del sangue e la fenomenologia della sua liquefazione, documenti che risalirebbero al VII e al XII secolo, che sono stati scritti dai cronisti di nome: Fabio Giordano, Lupo de Speis e il monaco Maraldo.

Nel seguito descriviamo il contenuto di ciascuno di questi documenti:

Vestibolo Basilica di S. Gennaro Extra Moenia,
affresco con San Gennaro che benedice il Vesuvio, di A. Tesauro XVI sec.

1) Fabio Giordano, in un suo lavoro intitolato "De Vesuvio monte..." riporterebbe la seguente frase: "Adeoque (Vesuvius) pernicibus  ignium caucta adussit, ut nonnisi , solemni pompa sacerdotum. Beati Januarii caput er durum sanguinem profetarum accurrente sisti, avvertique posturit...". Tale testo si riferisce all'eruzione vesuviana dell'anno 685, durante la quale si sarebbe sperimentata la protezione di San Gennaro. La specificazione di "durum", dimostrerebbe che altre volte il sangue sia stato trovato liquefatto... Tuttavia alcuni storici hanno mostrato alcune riserve sulla veridicità di tale documento, come per'altro gli stessi autori del testo "Il miracolo di San Gennaro". Occorrerebbe a nostro avviso risalire alla fonte del manoscritto ed esaminarlo nel dettaglio. Comunque la testimonianza di Fabio Giordano fornisce alcuni elementi per condurre un'indagine storica in un periodo molto lontano rispetto alla primitiva testimonianza, per ora certa, che è risalente al 1389...
2) La seconda testimonianza storica che dimostrerebbe l'esistenza del sangue di S. Gennaro e il fenomeno della liquefazione risale al 1120, intitolata "Vita S. Peregrini" ed è stata scritta da Lupo de Speis. Nel testo, che racconta episodi della vita e della morte di San Pellegrino avvenuta a Napoli, si dice, tra l'altro: "Venit (S. Peregrinus) Neapolim, quam veteres Parthenopen appelarunt, ad S. Januarii Martyris quotidianum er insigne miraculum; ubi geminae phiale vitreae purvulae habent intra se ipsius martyris durum sanguinem sicut saxum; quae  cun ad caput eiusdem Martyris appropinquantur, subito liquscit sanguis in illis, cum aliqua spumanti ebullitione. Qui Martyr a mille annis citra jam migravit ad Dominum et phialae intactae persistunt...".
Questa testimonianza presenterebbe un solo dubbio, ovvero che è stata scritta nell'anno 1468, cioè in un'epoca molto lontana dal 1120, ma dopo pochi decenni dalla testimonianza del 1389. Alcuni storici  ritengono che il racconto scritto dal cronista sia stato condizionato da quello che egli vedesse ai suoi tempi, in relazione al prodigio del sangue.
Tuttavia, a nostro parere, questa considerazione, con la quale si dichiara inattendibile il documento, non è esaustiva, perchè potrebbe essere capitato che lo scrittore abbia trovato una fonte testimoniale, oggi perduta, che invece avvalorerebbe questa prima notizia sul "miracolo".
3) La terza testimonianza antica è data da un "Chronicon", risalente all'anno 1140 che sarebbe stata scritta dal "monaco cartusiano" di nome "Maraldo" e s'intitola: "Breve Chronicon monasterii S. Stephani de nemore..."; nel suo contenuto si legge: "Hoc annuo (1140) Rogerius  rex, post coronationem suam Neapolim venit , et cives obviam illi occurrerunt contra portam Capuanam, et Archiepiscopus urbis Neapolitanae processionaliter cum recepit, una cum Sancto rum reliquiis et sanguine S. Januarii, quas reverenter adoravit; quae postmodum ad ecclesiam rediere... Rogerius citius  venit ut adoraret istum sanguinem redivum". Questo testo è stato ritenuto apocrifo da alcuni studiosi autorevoli, perchè la notizia dell'ingresso trionfale a Napoli di re Ruggiero non viene riportata nelle altre "cronache" dell'epoca. Tuttavia anche per essa occorrerebbe ritornare alla ricerca delle fonti del testo, sempre se è ancora possibile, oppure sperare nella scoperta di altre testimonianze dell'evento narrato.

Le fiere si accovacciano ai piedi di S. Gennaro, nell'anfiteatro di Pozzuoli,
dipinto di Artemisia Gentileschi 1636-37, Duomo di Pozzuoli

Dopo il Chronicon Siculum del 1389, la prima testimonianza storica che ci è giunta del sangue di San Gennaro risale al 1452 ed è stata scritta da Luigi De Rosa: questa risulta essere a nostro parere molto bella e poetica e ci piace riportarne qui il testo: "Et più ve dico che ave Napole la più bella reliquia che sia per tutto lo mundo: ave la testa del Santo Gennaro, che fu arcepiscopo de Napole (sic!, Gennaro fu vescovo di Benevento) et ave una carafella de lo sango suo, et sta come una preta, et come vede la testa se fa liquido, come se fosse isciuto de la testa, er fa et ave fatte più miracole. Ora che ve ne pare delle cose stupende de Napole?".
La testimonianza di Luigi De Rosa, a parte il linguaggio colorito e passionale, fornisce due importantissime notizie: la prima è quella che nell'anno anno 1452 già avveniva con frequenza nella reliquia il passaggio di stato del sangue, da solido a liquido e viceversa, ovvero che la "liquefazione" era un evento atteso e invocato ogni anno; la seconda notizia è quella che la liquefazione avveniva solo nel corso dell'incontro della reliquia del sangue con l'altra reliquia della testa del Santo. Questa deduzione ha fatto poi scaturire, nel periodo Barocco, tutta una ritualità e con essa un allestimento scenografico all'aperto, da seguire per la ricorrenza del 13 aprile (trasferita poi al "sabato precedente la prima domenica di maggio") che simulava, con due processioni distinte, l'incontro della testa del Santo con il suo sangue, per poter constatare l'avvenuta liquefazione. Si riteneva, infatti, che solo in tal modo potesse ripetersi il prodigio, perchè così era avvenuto la prima volta sulla collina di Antignano...

Imbusto reliquiario di S. Gennaro in oro e argento, opera di argentieri francesi (XIV sec.)

Resta ancora irrisolto il mistero legato alla sistemazione e alla conservazione delle ampolline contenenti il sangue di San Gennaro, dalla data del martirio alle date delle prime testimonianze storiche (certe o da verificare), escludendo i fatti leggendari. Diverse ipotesi sono state avanzate in questi anni, ma nessuna risulta ancora suffragata da riscontri archeologici o con testimonianze scritte. L'ultima ipotesi avanzata è quella della conservazione (inamovibile) nell'altare della antica cattedrale di Napoli, chiamata Stefania (situata in corrispondenza del transetto dell'attuale Duomo di Napoli), dove si sa per certo che furono conservate anche le ossa del capo del Santo, quando già il resto del suo corpo era stato trafugato per mano degli invasori longobardi, capeggiati da Sicone I e trasportati a Benevento (anno 831). D'altronde la secolare disputa tra i napoletani e i beneventani sull'attribuzione dei resti del Vescovo Gennaro poteva esporre le reliquie conservate a Napoli ad altre dolorose effrazioni, specialmente come un prezioso bottino durante scorribande belliche... e i napoletani avranno a quei tempi preso sicuramente delle opportune precauzioni... Ma questo è un argomento che merita un approfondimento in questo blog nel prossimo futuro, assieme alla scoperta della vera Patria di San Gennaro...

La Madonna del Principio con S. Gennaro in abiti pontificali e santa Restituta -
Mosaico di Lello da Orvieto, 1322 (Basilica di S. Restituta nel Duomo di Napoli)

In occasione della solennità civile e liturgica di San Gennaro, vescovo e martire, patrono principale dell'Archidiocesi di Napoli e della "Regione Conciliare Campana", esprimiamo i nostri più affettuosi auguri a tutti i lettori che si chiamano "Gennaro", a tutti i cittadini di Napoli e della Campania e a tutti i napoletani e campani che si trovano fuori Napoli, sparsi per il Mondo. Evviva San Gennaro!

Salvatore Fioretto 

La fonte utilizzata per la scrittura di questo post è l'opera monumentale scritta dal prof. GiovanBattista Alfano e dal Dott. Antonio Amitrano (con la nutrita bibliografia curata dal prof. Antonio Bellucci), dal titolo "Il Miracolo di San Gennaro in Napoli". Seconda Edizione, notevolmente ampliata. Ed. Arti Grafiche Vincenzo Scarpati.  Napoli - Anno 1950. 

Dipinto olio su tela di Francesco Solimena, San Gennaro benedicente - Museo del Tesoro di San Gennaro, 1702

domenica 10 settembre 2023

A Gesù Salvatore...!

(Dedica poetica scritta a conclusione dei festeggiamenti patronali dell'anno 2023)

In questi Tuoi occhi splendenti rivedo tutta la bellezza della nostra terra, sia quella antica e scomparsa e sia quella che riesce a sopravvivere, nonostante tutto... Rivedo gli anziani, le donne di famiglia così amorevoli e materne, i cortili pieni di bambini festanti attorno ai dolci e alle pizze appena sfornate dai forni delle masserie; risento il profumo di quell'aria leggera, inebriante, delle nostre campagne appena dopo i temporali estivi, l'odore delle erbe selvatiche delle "separelle", che delimitavano le "cupe": l'origano, la menta selvatica, i fiori spontanei... risento quel clima di festa che permeava per giorni in tutte le case e accendeva un desiderio di fare comunità, di solidarizzare, di unirsi per le strade, per le viuzze, nella piazza... e poi l'odore penetrante dello zucchero filato, delle mandorle tostate e zuccherate, del torrone, l'odore dello zolfo che scaturiva dai fuochi pirotecnici... e affetti di tanta e tanta devozione e fraternità....
Così ti ricordo caro "nostro" Salvatore...!
Tu eri e sarai sempre simbolo della nostra terra, sei l'emblema più caro del nostro essere piscinolesi: gente di terra, aperti al nuovo, ma sempre legati alla propria autonomia identitaria..., perchè essere piscinolesi è un concetto molto profondo, difficile da spiegare, ma semplicemente autentico e carnale...
Ti voglio un gran bene!

Salvatore Fioretto