martedì 28 ottobre 2014

Ambiente e psiche.... (1^ parte) La Villa Russo di Miano



L’argomento qui trattato sarà sviluppato in più post, perché complesso e articolato, dato che è complessa e articolata la storia delle attività medico assistenziali esercitate e delle strutture realizzate nel territorio napoletano e in particolar modo a Nord di Napoli, favorite soprattutto dalla tranquillità e dall’amenità del paesaggio e per la salubrità del suo clima. Mi riferisco alle opere deputate alla cura delle persone affette da patologie neuropsichiatriche e quelle psicolabili.
Se il progresso di un popolo si misura da come vengono trattati e assistiti gli ultimi e i diversamente abili della società, allora possiamo dire che nei secoli passati c’è stata una particolarissima attenzione per queste problematiche, da parte dei vari regnanti che si sono succeduti nell’amministrazione del territorio, e dobbiamo anche aggiungere, a differenza di quanto avviene ai giorni nostri, dato che il problema dei “malati di mente” è tanto spesso trascurato e sottovalutato.
L'istituto provinciale "San Francesco di Sales" a Napoli
Nella capitale partenopea si ebbe, fin dal XVI secolo, una particolare attenzione per la cura e per l’assistenza delle persone affette da problemi psichici; infatti per la cura di queste patologie era stato demandato, praticamente fin dalla sua fondazione (nell’anno 1525), un reparto esistente nell’antico ospedale di “Santa Maria del Popolo”, meglio conosciuto come “Ospedale degli Incurabili”, fondato nel 1520, dalla pia donna di origini spagnole, al secolo Maria Lorenza Longo (Lonc). Dobbiamo però attendere la venuta dei Francesi, con il celebre “Decennio Giacobino”, per assistere alla realizzazione del più grande complesso di cura dell’allora penisola italiana, ossia il Morotrofio di Aversa, fondato da Gioacchino Murat nel 1813, considerato infatti il primo manicomio d’Italia. La grandiosa struttura, detta anche “Real Casa per Matti di Aversa”, fu realizzata nella cittadina normanna,  vicino alla chiesetta di S. Maria Maddalena (è detto per questo anche Complesso della Maddalena) e riusciva, per le sue ragguardevoli dimensioni (esteso su un’area di 170.000 mq) ad ospitare fino a 6000 pazienti, di qualsiasi età, sesso e condizione sociale, sia essi indigenti che facoltosi.
L'istituto provinciale "Madonna dell'Arco" di S. Anastasia
Presto qui si affiancò anche una sezione per i detenuti maniaco-criminali, fino a divenire il primo manicomio giudiziario d’Italia. Per le persone benestanti l’ospedale disponeva anche di reparti riservati, a pagamento, con stanze singole e con trattamenti personalizzati, anche per il tipo di assistenza prestata. Nel complesso di Aversa operarono le più illustre e illuminate menti del mondo medico-accademico dell’epoca, quali il prof. Biagio Miraglia, in ruolo nel nosocomio fin dal 1843, e per tal notorietà esso ebbe numerosi pazienti provenienti da ogni angolo del Regno. Con la sopraggiunta restaurazione borbonica il complesso di Aversa fu praticamente confermato nella gestione preesistente, senza apportare sostanziali modifiche all’organizzazione.
Locandina pubblicitaria della Casa di Salute di Miano 
Nel 1825, un medico dell’ospedale di Aversa, il dott. Giuseppe Santoro, dopo aver ottenuto l'autorizzazione dal Ministero degli Interno, ebbe la brillante idea di prendere in fitto un appartamento della famiglia Quattromani, sito nella frazione di Miano, complice il paesaggio e la vicinanza con la capitale, e qui vi impiantò il primo stabilimento di cura privato per matti, vale a dire il primo manicomio privato del Regno e, salvo smentite, forse il primo in Italia…, con rette di pagamento contrattate direttamente tra il fondatore ed i familiari dei pazienti. Il canone di fitto mensile della casa di Miano era di 25 ducati e 80 grani. Il medico Santoro capì, infatti, prima di tutti, la reale portata dell’investimento e le potenzialità di guadagno derivanti dall’esercitare pratiche di cure offerte in forma privata, conoscendo bene i problemi dell’ospedale di Aversa e le necessità di riservatezza delle classi agiate e dell’aristocrazia. Infatti tra costoro elevato era il numero di quelli che volevano far curare i propri parenti, affetti da problemi psichici, in piccole strutture loro riservate, evitando la bolgia esistente nel nosocomio di Aversa, la cui condizione di promiscuità scaturita dal contatto con il ceto popolare, favoriva indubbiamente l’accrescimento dei sintomi delle patologie depressive.
Il prof. Leonardo Bianchi
Occorre sapere che nell’ospedale psichiatrico di Aversa, pur disponendo a pagamento delle camere riservate per trascorrere la notte, non era possibile, invece, evitare la promiscuità diurna con i pazienti ricoverati, soprattutto con quelli in grave stato di salute mentale; esposizione questa che infondeva uno stato di particolare disagio e di sconforto nelle persone affette da patologie leggere e reversibili (definito contagio morale), che non aiutava di certo il loro rapido recupero. Poi il fatto di essere stati ricoverati ad Aversa ed esserne usciti guariti non toglieva all’ex malato l’onta impressa dalla società civile, ossia di essere stato un paziente ricoverato nel manicomio di Aversa...
Nel 1839 l'immobile di Miano fu venduto dal Cav. G. Quattromani a Santoro per la somma di 1300 ducati, con l'aggiunta di altri 121 ducati e 32 grani di interessi, da pagarsi in quattro rate, entro l'anno 1839. Lo stabilimento aveva una ricettività di circa 12 stanze, procurando al Santoro un reddito annuo di circa 1200 ducati.
Saggio teatrale eseguito da inferme ricoverate nella Villa Russo
Nel 1833 il dottor Santoro fu sicuramente l'artefice della fondazione di un’altra casa di cura privata, sorta poco distante dalla prima, in località Ponti Rossi. Questa struttura era inizialmente un casino di villeggiatura che fu rilevata dal profumiere Giuseppe Bayl, il quale aveva tentato lui stesso per primo di trasformarlo in manicomio privato, ma, non essendoci riuscito, cedette la proprietà a un certo Pietro Fleurent, anche se, a detta degli studiosi, in effetti Pietro Fleurent potrebbe essere stato solo un prestanome del dott. Santoro... perchè non era un possidente e aveva svolto in vita sua la mansione di semplice portiere nella Real Casa dei Matti di Aversa. Fleurent sicuramente conosceva il dott. Santoro... quindi il dubbio sulla proprietà resta fondato.... La struttura fu intitolata “Istituto per malattie nervose e mentali - Villa Fleurent”. Di questa struttura tracceremo tra non molto un post a parte…
L'isitituto provinciale "S. Francesco di Sales" di Napoli
Nella seconda metà del ‘800 si ebbe un proliferare di strutture private e pubbliche per la cura dei malati di mente, sia nella capitale che nel suo immediato suburbio.
Nell’allora Infrascata”, oggi Via Salvator Rosa, nacque nel 1881 l’Ospedale Provinciale di San Francesco di Sales (dal nome del convento esistente), mentre, nel 1871, il comune di S. Anastasia aveva già fondato il manicomio, detto ”Madonna dell’Arco”, perché ospitato nel convento della celebre chiesa. Le due strutture pubbliche si organizzarono dividendo i pazienti in modo che, al "Sales" erano ricoverati i folli non curabili, di ambo i sessi, mentre alla "Madonna dell’Arco" quelli curabili.
L'atrio interno e il monumento a Giuseppe Russo
Seguirono il "Regio Ospizio di San Gennaro e san Pietro" in ex moenia,  detto “dei poveri”, il manicomio privato “Leboffe” a Ponticelli, la “Villa Vernicchi” e il “San Francesco Saverio alle Croci”, detto “dei Miracolilli”, queste ultime due strutture si trovavano sempre in città. La clinica di Miano ebbe negli anni un notevole apprezzamento e successo, tanto che il Santoro rilevò diverse proprietà attigue e l’ampliò di molto, realizzando diversi reparti. La gestione Santoro si protasse fino al 1888, allorquando, essendo la struttura caduta in uno stato di abbandono, fu chiusa e di lì a poco fu rilevata dal possidente cav. uff. Giuseppe Russo, noto imprenditore originario di Miano, che aveva fatto fortuna producendo e commercializzando guanti di pelle. Russo ristrutturò il complesso, riportandolo al passato splendore e rinominandoloVilla Russo”, titolo che conserva ancora oggi. Con la gestione Russo la casa di cura di Miano ebbe una "nuova primavera", arruolando i medici e gli accademici più famosi dell’epoca e dotandosi di reparti divisi in prima, seconda e terza classe. Il manifesto pubblicitario che riportiamo in questo post, la dice lunga sul prestigio e importanza delle tante personalità che in essa svolsero la loro libera professione. Ricordiamo: Leonardo Bianchi, Pietro Castellino, Andrea Grimaldi, Giuseppe Buonanno, ecc.
La clinica stipulò negli anni diverse e importanti convenzioni con enti e province italiane, tra cui, degna di nota, quella con la provincia di Matera, convenzione che risulta rinnovata nel 1924 e protratta fino al 1960, per curare i pazienti originari della lucania.
Un reparto della casa di cura convenzionata di Miano
Nelle strutture di Miano si tennero, nel corso del secolo scorso, diversi convegni specialistici e simposi scientifici di levatura e importanza europea. A Miano, inoltre, si pubblicarono diverse riviste scientifiche attinenti alle problematiche psichiche, con l’istituzione di una vera e propria casa editrice, che fu chiamata "Casa editrice di Villa Russo". Infatti il prof. Andrea Grimaldi con il dott. G. F. Montesano fondarono, nel 1924, la “Nuova rivista di clinica ed assistenza psichiatrica e di terapia applicata" (con cadenza trimestrale); mentre, nel 1933 risulta che la società Russo, aveva fondato la “Rivista di Psicologia, neuropsichiatria e psicoanalisi” diretta inizialmente dallo stesso dott. Andrea Grimaldi (già vicedirettore della clinica e poi, successivamente, direttore per molti anni). 
Negli anni seguenti, siamo nel 1951, il dottor Marco Levi Bianchini (che fu direttore della clinica dal 1945 al 1957), diede vita nella struttura di Miano alla sua ultima iniziativa editoriale, la "Rivista di psicopatologia, neuropsichiatria e psicoanalisi", che diresse per sei anni, prima di ritirarsi a vita privata.
Nelle strutture di Miano era presente anche una sala teatrale, dove spesso i pazienti si poterono esibire come attori dilettanti, recitando testi teatrali.
L'insegna della casa di cura convenzionata
La struttura della Villa Russo di Miano è sopravvissuta fino a pochi anni fa, in gran parte rinnovata e convertita a clinica convenzionata con il S.S.N, specializzandosi nell’assistenza degli anziani e nella cura delle patologie senili e in geriatria. Purtroppo, nel novembre 2010, la Casa di Cura di Miano, con la sua bella storia bicentenaria alle spalle, è stata definitivamente chiusa, privando il territorio di un importante punto di riferimento sociale e culturale e di molti posti di lavoro, diretti e indiretti.
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
L'ingresso principale e la facciata della casa di cura "Villa Russo"
N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.