sabato 5 aprile 2014

Aniello Migliaccio: un farmacista rivoluzionario....


Di personaggi curiosi e particolari che hanno animato la storia di Piscinola, ne ho trovati tanti, quello a mio parere singolare è Aniello Migliaccio, che fu farmacista e aveva la sua bottega nel Casale di Piscinola.
Targa ricordo al palazzo Marigliano del Monte, in via S. Biagio dei Librai
Nel corso dell'anno 1701 si ebbe nella città di Napoli una breve, ma sanguinosa, rivolta anti spagnola e chiaramente di ispirazione filo-asburgica, ordita dai nobili napoletani contro il re Filippo V di Borbone. Tale rivolta è passata alla storia come la “Congiura del Principe di Macchia”, dal nome del nobile Gaetano Gambacorta principe di Macchia, che pur non essendo stato il diretto ideatore, ospitò nella sua residenza le riunioni dei cospiratori e degli insurrezionisti.
Tra i rivoltosi popolani che parteciparono durante i tre giorni di tumulti, culminati con l’occupazione dei campanili di San Lorenzo Maggiore e di Santa Chiara, si contraddistinse appunto il nostro farmacista di Piscinola.
Nativo del Casale di Mugnano, il Migliaccio fu uno dei primi rivoltosi a partecipare ai tumulti del 10 giugno del 1701, istigando il popolo a sollevarsi contro la tirannia straniera.
Sappiamo, addirittura, che questo patriota vendette il suo speziario sito a Mugnano per finanziare la rivolta.
Quando la rivolta fallì, riuscì a sfuggire in un primo momento alla cattura, riparando a Benevento. Dopo un breve periodo di latitanza, fu però sorpreso in una chiesa di Mugnano e quindi arrestato.
Il suo caso a quell’epoca fece molto discutere e determinò la nascita di un vero e proprio incidente diplomatico tra le autorità ecclesiastiche e la corte vicereale spagnola.
La “cosa” che irritò la Chiesa fu la violazione da parte degli Spagnoli della secolare immunità e inviolabilità goduta dagli edifici ecclesiastici. Sul caso intervenne addirittura l'Arcivescovo di Napoli, Cantelmo, che avocando a sé il diritto di giudicare il colpevole, impartì la scomunica agli esecutori dell’arresto, secondo le disposizioni contenute nella bolla di papa Gregorio XIV.
Intanto, dopo un regolare processo, il tribunale spagnolo condannò il farmacista alla pena di morte. Fu imprigionato in Castelnuovo (Maschio Angioino), dove gli furono somministrati i sacramenti per l’imminente esecuzione della condanna. Tuttavia, in un secondo momento, gli Spagnoli, avendo constatato le numerose torture subite dal Migliaccio per la protratta prigionia e temendo la reazione popolare, commutarono la condanna di morte in carcere a vita. Con l’arrivo delle truppe imperiali austriache, il farmacista piscinolese fu definitivamente scagionato e reso libero.
Il Regno di Napoli passava intanto sotto il Vicereame Austriaco (1707-1734). 
Il Migliaccio ebbe dagli austriaci una lauta ricompensa per i sacrifici e le persecuzioni patite per la nobile causa e con tali risorse mise su, nel territorio di Cosenza prima e Salerno dopo, una moderna stamperia, divenuta una famosa tipografia per tutto il XVIII secolo per le opere letterarie stampate e pubblicate. La tipografia, oggi diremmo casa editrice, sopravvisse fino alla fine dell'Ottocento, fu chiusa infatti nel 1883.
Purtroppo constatiamo che nel quartiere di Piscinola nemmeno un vicoletto è stato dedicato a questo illustre personaggio del secolo dei Lumi.
Salvatore Fioretto
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Tratto dal libro "Piscinola, la terra del Salvatore", ed. Boopen 2010