venerdì 8 novembre 2013

Don Lurenzo e Giusuppina... tra cantina e taverna!



Don Lurenzo e Giusuppina: erano fratello e sorella in arte cantinieri, vinai, che conducevano la loro cantina vendendo vino sfuso e preparando pranzi e cene a menù fisso.
Dapprincipio sul banco c’erano capienti "pizzipaperi" in terracotta smaltata poi sostituiti con contenitori di zinco da cinque litri con collo a becco, che riempivano direttamente dalle botti nel piano interrato, distinti per qualità: Sansevero rosso di Puglia, Gragnano, Terzigno, Guardiolo di Benevento, Zibibbo e vini di Sicilia che arrivavano in damigiane da 54 litri.
Vino che secondo le richieste, versavano nelle misure in vetro da 1 litro, mezzo litro e un quarto, inoltre vendevano birre in vetro, gazzose, aranciate, Coca-Cola e, poi bottiglie da un litro di "Spuma Rosa", una bevanda che ebbe un notevole quanto effimero successo, come il gelato SOAVE.
Sul bancone c’era una botticella di creta smaltata con piccolo rubinetto "Amaro Alpino" che recava impressa, su un lato, una bella ma curiosa e sconosciuta, a noi meridionali, stella alpina che in seguito seppi era il fiore dell’edelweiss dai petali lanosi, da dove mescevano minuscole prese d’amaro su richiesta dei clienti.
In seguito adottarono un più igienico impianto a fontanelle che succhiava vino direttamente dalle citate botti per riempire le bottiglie, ma la botticella con la stella alpina rimase sempre in bella vista sul bancone mentre i vecchi "pizzipaperi" messi a lucido da Zichi Baki (conosciuto stagnaro abitante in Abbascio Miano), andarono a rimpinguare la batteria di pentole in rame stagnato che campeggiava sulla retrostante cucina piastrellata, caratterizzando e rendendo antico e familiarmente piacevole l’intero ambiente, con i tavoli lunghi a otto posti, le sedie con gli schienali e sedili di paglia intrecciata e le immancabili tovaglie e salviette a quadroni rossi, bianche e blu e alcune mensole dove si esponevano fiaschi impagliati di vino rosso e bianco: i rossi del Chianti, la Valpolicella veneta, il rinomato Montepulciano, il bianco Est Est Est di Montefiascone, il Verdicchio di Jesi, i rossi e bianchi siculi della casa Regaleali, i Corvo di Salaparuta, i Pinot e tante bottiglie di Vermouth bianco e rosso, di Marsala all’uovo, qualche bottiglia di Strega e alcune di rosolio di anice e di liquore alla fragola.
I due germani si alternavano nella vendita, ma più spesso donna Giusuppina era affaccendata ai fornelli per quegli avventori che desideravano pranzare o cenare.


Tratto da "Cantine storiche di Piscinola" – parte I, di Luigi Sica
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Piazza del Municipio a Piscinola e al centro la storica cantina e taverna - cartolina anni '40 circa

giovedì 7 novembre 2013

Angolo poetico del venerdì... ..110: "Piscinola P.zza Tafuri - P.zza Garibaldi"...

Lo spazio di questa settimana è dedicato a un dolce ricordo: a quello che ha rappresentato, per decenni, la più frequentata ribalta..., la scena di tante storie ed episodi, "recitati" da una umanità ricca e variegata, che viaggiava a bordo del nostro mitico autobus di linea  "110"...!
Storie di uomini semplici, storie di normale quotidianetà... 
Quante liti, quante battute e risate collettive, ma anche la rabbia, la gioia, i comizi politici improvvisati e le proteste sociali, quanti incontri amorosi e anche di scontri furiosi, abbiamo assistito un po' tutti a bordo delle sue vetture, spesso sgangherate e rumorose... che procedevano lente, in mezzo a un fiume di lamiere...!
Questo oggetto rappresenta, simbolicamente, la gioventù di almeno tre generazioni..., che, per recarsi a scuola o a lavoro, ha trascorso ore e ore della propria vita seduti in scomodi sedili o stando in piedi, appesi a freddi sostegni di alluminio; spesso anche sospinti dal suo andamento traballante e dalla calca...
L'autobus della linea "110" rappresenta ormai, per tutti, un pezzo della nostra vita...!



lunedì 4 novembre 2013

Una scuola per tutti dall''800... Nel 1929 nasce la nuova scuola "Torquato Tasso"!


Cartolina anni '40 (collezione L. Sica)
L'insegnamento statale pubblico (di primo livello) nei quartieri a nord di Napoli e in particolare nel quartiere di Piscinola, presenta delle radici storiche profonde e prestigiose; leggendo questa ricostruzione si avrà un'idea chiara di quanto sia fondata questa affermazione...
La scuola elementare di Piscinola ha avuto sede, prima del 1929, nel palazzo Grammatico, in via del Salvatore, ed era denominata "Scuola Guglielmo Pepe". Tra i suoi prestigiosi insegnanti, che si sono alternati nell'insegnamento, è annoverato persino un beato...! Parliamo di Arcangelo Palmentieri, meglio conosciuto con il nome di beato Fra Ludovico da Casoria, grande amico di Bartolo Longo, che fu tra quelli che incoraggiarono il famoso avvocato della Valle di Pompei, alla costruzione della basilica del SS. Rosario.
Scolaresca primi del '900, presso via SS. Salvatore (collezione V. Tomo)
Già nella metà del 1800 il Consiglio Provinciale di Napoli aveva sollecitato il Comune di Piscinola ad ampliare le strutture scolastiche presenti sul territorio, per accogliere anche le bambine e separando i maschietti dalle femminucce; mentre nell'Annuario del 1842 si trova scritto: "...i comuni di Massa, San Sebastiano, Piscinola, Soccavo e Poggiomarino, non ne hanno uno di maestri delle scuole e uno solo ne ha Casoria con una popolazione di 7775 abitanti."
Verso la fine degli anni venti del '900, il regime fascista in un'ottica di aumento demografico e di incentivi per la natalità, approvò la costruzione di diversi complessi scolastici, soprattutto nella cerchia della cosiddetta "Grande Napoli", vale a dire nella cintura suburbana della metropoli, che era stata ampliata negli anni 1925-26, annettendo molti comuni autonomi alla città di Napoli.
Cartolina anno 1930, foto del giorno dell'inaugurazione (collezione privata)
Anche Piscinola ebbe il suo maestoso edificio scolastico, che fu intitolato al compositore della Gerusalemme Liberata, vale a dire al poeta Torquato Tasso, che fu sorrentino di nascita.
La nostra scuola si presentò fin dalla inaugurazione, avvenuta ufficialmente nell'anno 1930 (anche se completata già nel 1929) con importanti numeri...: tre piani fuori terra e un ampio seminterrato, una trentina di aule molto capienti, distribuite in due "ali", con altrettante scale indipendenti, un'ala per i maschietti e una per le femminucce, con capienti servizi igienici per ogni lato e per tutti i piani e, poi, una cucina, un refettorio, l'ambulatorio medico, l'ambulatorio dentistico, una sala di musica, una palestra coperta, un ampio cortile esterno scoperto per le attività ludiche e ginniche, la direzione e la segreteria. 
Durante il "ventennio", quando la propaganda fascista promosse la raccolta del ferro in dono alla Patria, fu smantellata la bella recinzione in ferro esistente lungo il confine con la via Plebiscito e al suo posto fu edificata un'orrenda e alta cortina in tufo che, difatti, isolò la bella scuola dal contesto del quartiere, quasi a volerla ghettizzare...!
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, le attività scolastiche furono sospese e la scuola fu militarizzata, divenne infatti sede di una Compagnia del "X Reggimento Autieri" del Regio Esercito Italiano. 
Foto scolaresca, anni '30 (foto collezione Mastroianni)

Con l'avvento dell'Armistizio e l'occupazione Anglo-americana, l'edificio divenne sede del comando Alleato Militare delle truppe occupanti.  Si registrano ottimi rapporti, anche di amicizia, tra i militari e la popolazione locale.
Il maestro don Mastropaolo e la sua scolaresca, fine anni '40 (foto collezione  Rosiello)
Con la partenza delle truppe anglo-americane, avvenuta agli inizi del 1945, l'edificio ritornò ad essere sede della scuola elementare e di un asilo comunale.
Nel dopoguerra fu realizzato un altro piano sopraelevato all'edificio (il quarto), con altrettante aule e servizi, come presenti nei piani inferiori.
Nella nostra scuola hanno esercitato la professione valenti insegnanti, molti dei quali provenienti dal centro cittadino e molti anche dalla provincia di Caserta. Quelli napoletani, utilizzavano (almeno fino agli anni '60) il tram "38", mentre quelli della provincia la mitica ferrovia "Napoli-Piedimonte" (fino al 1976).
Ricordiamo i temuti insegnanti Mastropaolo e Mola, soprattutto per la loro severità.
Scolari vestiti da balilla, inizi anni '40 (foto collezione Palladino)
Riportiamo una bella dedica alla scuola T. Tasso, scritta dalla sua insegnante  Giovanna Altamura: "...Un solo dono fece la città al piccolo paese assorbito. Gli costruì, proprio al centro, un grandioso edificio scolastico, il più moderno e ampio che si possa pensare, così bello da destare la gelosia e l’invidia degli altri rioni cittadini.
Quella scuola e le due chiese sono i fulcri intorno ai quali gravida ancor oggi la vita religiosa e civile del paesino, diventato appena un lembo d’uno dei rioni estremi della città".
Negli anni '90 del secolo scorso la sede della scuola elementare è stata trasferita interamente nel nuovo complesso di Via Vittorio Emanuele. 
Il vecchio edificio è stato completamente ristrutturato riportandolo alle linee architettoniche originarie, inoltre è stata riposta la cancellata perimetrale in ferro, demolendo finalmente il brutto muraglione in tufo. La facciata è stata inoltre dotata di un impianto di illuminazione notturno. 
Cerimonia di fine anno scolastico, in primo piano il corpo insegnanti e il parroco don A. Ferrillo (Collezione Mastroianni, anni '60)

Nella struttura oggi trovano posto gli uffici dell'anagrafe comunale, la sala presidenziale della VIII Municipalità e altri uffici tecnici comunali. Inoltre l'ultimo piano del complesso è stato concesso all'Istituto Professionale per il turismo "V. Veneto", che forma giovane hostess e giovani stuart. 
Salvatore Fioretto
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Scolaresca anno 1958 (foto collezione V. Cozzolino)

Scorcio della piazza B. Tafuri, con la congrega e la ex scuola "T. Tasso" (foto S. Fioretto)
Foto dell'edificio scolastico di notte, illuminato dalle luci artificiali dell'impianto esistente.

Edificio ex scuola T. Tasso, appena restaurato, con inizio di demolizione del muro di cortina (anno 2006)  Foto S.  Fioretto
L'edificio Municipale come si presenta ai nostri giorni (foto anno 2012)