martedì 30 dicembre 2014

La boxe nel sangue... Pasquale De Stasio


Un quartiere, un paese o un borgo, è considerato "vivo" quando gli abitanti coltivano, tra i tanti interessi nella vita quotidiana, anche le nobili arti e lo sport e risulta essere lontano dall'attribuzione di "luogo dormitorio"; un posto insomma dove la sua gioventù si dedica, nel tempo libero, a tutte le manifestazioni umane che arricchiscono l'animo e il fisico, come la letteratura, la pittura, la scultura, il modellismo, la musica..., e frequenta le specialità sportive e agonistiche sane, come il basket, la corsa, il pugilato, il ciclismo, il calcio...ecc. ecc. 
Un tempo si diceva: Mens sana in corpore sano, in realtà la massima si dovrebbe coniugare anche all'incontrario,  ossia Corpo sano quando la mente è sana..., questo per considerare anche le passioni dell'intelletto...! Tutto questo ci aiuterà a comprendere la storia che sto per raccontare...

Pasquale De Stasio nei primi tornei di pugilato
Quella che racconterò in questo post è la bella esperienza vissuta da un personaggio che è nato a Piscinola e qui ha trascorso la sua vita, dedicando la sua gioventù alla grande passione sportiva, che è stata la "nobile boxe". Mi riferisco a Pasquale De Stasio, che oggi da pensionato ricorda ancora con dolce nostalgia la sua esperienza sportiva giovanile, nel periodo a cavallo tra gli anni 50' e 60'. 
Pasquale, che è anche mio amico, lo incontro spesso, durante il mio giro pomeridiano nel centro storico di Piscinola e ogni volta per me è motivo di piacere e d'interesse parlargli, perché è una persona semplice, loquace, sempre cortese e di una prorompente simpatia... Mi ha anche ospitato qualche volta nella sua bella casa, che sfoggia, su di un lato, una superba e antichissima cineseria, a forma di grande colombaia, che un tempo era nella villa appartenuta ai nobili signori di Piscinola. 
Sono passati già alcuni anni da quella calda sera d'estate, quando fui suo ospite, insieme all'amico Enzo, sorbendo un bel caffè nel suo ameno giardino e lì ci raccontò, non senza emozioni, i ricordi della sua carriera sportiva, vissuta con passione nel periodo della sua gioventù.
Ecco in sintesi la sua storia sportiva e l'esperienza con la boxe...
Pasquale De Stasio, che è originario del vecchio e popolare vico Operai di Piscinola (detto vico Appagliaro), iniziò a militare in campo sportivo dilettantistico intorno ai 13-14 anni, partecipando ai tornei di corsa podistica, nella disciplina dei 10 km. Si iscrisse, frequentando per diversi anni, presso il circolo sportivo "Amato" di Secondigliano. Lì ebbe modo di allenarsi costantemente, modellando i suoi muscoli e il suo estro sportivo. 
Torneo di pugilato presso la palestra Ginnasium ai Cavalli di Bronzo a Napoli
Aveva già nel quartiere la fama di buon corridore (verso la metà degli anni '50), quando in occasione della prima gara di corsa inter-quartiere, organizzata dalla Virtus Piscinola e sponsorizzata dalla Gazzetta dello Sport, fu chiamato ad allenare i giovanissimi corridori, originari proprio del vico Operai (da non trascurare il fatto che questi giovani atleti nutrivano un'accesa rivalità verso i coetanei residenti in via Vittorio Veneto, perchè a loro dire si davano sempre delle "arie" per la frequentazione alle scuole del centro di Napoli e poi gli stessi organizzatori del Vico Operai non volevano ovviamente sfigurare nella contesa). Constatando la "mollezza" degli atleti della compagine da lui allenata, che già dopo i primi allenamenti lamentavano fiacchezza, dolori e malesseri muscolari, proprio per non sfigurare nella importante gara, Pasquale decise di partecipare personalmente alla corsa, ben sapendo che non aveva i titoli per accedere, perché era un atleta iscritto ad un Circolo "fuori quartiere". Inutile dire che vinse quella competizione, anticipando di ben oltre un minuto il corridore secondo arrivato alla corsa. Si aggiudicò il primo premio in palio di ben 5.000 lire e una serie di regali in natura, donati dai vari negozianti piscinolesi: regali che erano assegnati come premi nelle gare "a tappa", stabilite lungo il tracciato della corsa (i premi consistevano in regali in natura, come pasta, dolci, profumi, ecc.), anche il bar Ciancio mise in palio una squisita cassata siciliana...! 
Pasquale se li aggiudicò tutti...!! 
Dopo la corsa, ovviamente, fu scoperta l'irregolarità del vincitore e sul giornale della Gazzetta dello Sport fu riportata la notizia della squalifica di De Stasio, perché considerato non regolarmente iscritto alla corsa. Di fatto, però, nessuno potette smentire che era stato lui il più forte del quartiere...!!
La sua avventura con la boxe ebbe inizio proprio nel Circolo sportivo Amato, a Secondigliano. Una sera, dopo l'allenamento, negli spogliatoi della palestra, un amico approfittando della presenza di due guantoni lasciati appesi a un sostegno, invitò il nostro sportivo a fare "quattro cazzotti" per semplice divertimento. L'incontro fu favorevole per Pasquale De Stasio e l'amico ebbe la men peggio... lasciò il ring e non volle più ripetere l'esperienza...! Il fratello maggiore di Pasquale, di nome Giuseppe, che già militava nel pugilato, avendo osservato tutta la scena, soprattutto come egli si muoveva e schivava i colpi, lo convinse a iscriversi presso la sua palestra di pugilato. La palestra si chiamava Gruppo Orientale e apparteneva al "CUS", ossia Centro Universitario Sportivo. Il gruppo aveva sede nella Facoltà Orientale dell'Università di Napoli, situata nei pressi di via Mezzocannone. 

Dopo sei mesi di allenamento, superando tante difficoltà, compresa l'avversione del padre, Pasquale disputò il suo primo girone a eliminazione diretta, nel campionato regionale nella categoria dei Pesi Piuma
Allenamento presso Ancona per un torneo di pugilato

Il torneo si disputò a Napoli, nella palestra del Ginnasium ai Cavalli di Bronzo, nei pressi di Piazza Municipio. Tutti gli incontri finirono per "KO" o per abbandono dell'avversario. De Stasio si classificò primo in ognuna delle sei serate ad eliminazione diretta e, così, si aggiudicò il primo posto assoluto e il titolo Campano dei Pesi Piuma.  
Da questa vittoria ebbe iniziò la sua carriera nella boxe, come atleta non professionista ed aveva appena 15 anni (era l'anno 1956). 
Il padre di De Stasio, che come detto era inizialmente contrario alla frequentazione del figlio agli allenamenti di pugilato, partecipò di nascosto al torneo regionale nel Ginnasium e, constatando la bravura del figlio e la sua prima vittoria conseguita, acconsentì da quel momento alla sua militanza nel pugilato. 
Gli allenamenti divennero per Pasquale sempre più duri e faticosi, ma nonostante tutte le difficoltà e la lontananza da casa, egli si mostrò sempre costante e preciso nel frequentare la palestra, i cui allenamenti si tenevano quasi tutte le sere, con inizio intorno alle ore venti. Spesso era accompagnato da diversi amici piscinolesi, suoi simpatizzanti, che però non potevano pagare le 20 lire del tram n.38. Così, per non metterli a disagio, Pasquale era solito rinunciare al tram e raggiungere assieme a loro la palestra, percorrendo a piedi il lungo tragitto, attraverso il bosco di Capodimonte e la salita del Moiariello. 
Negli anni seguenti Pasquale De Stasio vinse diverse edizioni del Campionato Regionale, nei Pesi Piuma, prima e poi quello nei Pesi Leggeri, partecipando numerose volte ai gironi di qualificazione dei campionati nazionali di categoria. 
Purtroppo, vuoi per sfortuna e vuoi per l'organizzazione dei tornei e per la scelta dei promotori (che spesso non favorivano i pugili provenienti dal sud), il nostro pugile piscinolese non riuscì a raccogliere l'alloro nazionale!
Dopo l'esperienza con il CUS, intorno al 1959, De Stasio passò alla Palestra Fulgor, situata in piazza Dante e fu affidato all'allenatore che si chiamava Geppino Silvestri. Di Silvestri, Pasquale conserva ancora un ottimo ricordo, sia per l'umanità della persona e sia per la bravura dell'allenatore. 
Gli allenamenti a casa erano da lui organizzati alla buona. Racconta, non senza sarcasmo, che spesso si allenava nel podere che gli metteva a disposizione l'amico Ippolito, sito presso la località detta 'o Cancello, utilizzando come attezzi ginnici un rudimentale tronco di albero che colpiva ripetutamente con una pesante ascia d'acciaio...!
In quegli anni passò quindi tra i professionisti del pugilato, nella categoria dei Pesi Leggeri.
Nella nuova categoria disputò molti incontri, organizzati in varie regioni d'Italia, come in Sicilia, in Sardegna, in Toscana, nelle Marche; questi incontri finirono tutti per “KO” o per “abbandono” dell'avversario. 
Torneo di pugilato presso la palestra Ginnasium ai Cavalli di Bronzo a Napoli

Purtroppo non sempre si trovava uno sfidante all’altezza del nostro pugile piscinolese, non solo per la sua bravura, ma soprattutto per l'organizzazione dei tornei. E' da sapere che i procuratori sportivi dell'epoca s'informavano in anticipo sulle caratteristiche del pugile sfidante e quando conoscevano i risultati dei precedenti incontri e dei successi da questi accumulati, declinavano l'invito, accampando delle scuse, come un malore del pugile o un'indisposizione dell’organizzatore... Questo perchè i procuratori tenevano molto all'immagine dei pugili da essi rappresentati, in particolare al sostegno dei tanti fans e del pubblico che li seguivano nei tornei; infatti ad ogni incontro partecipavano non meno di 300-400 sostenitori dell'uno o dell'altro sfidante e rischiare di perdere una disputa, significava dover bruciare anni di sacrifici e di speranze (e anche di soldi) riposti dalle società verso i propri pugili iscritti.
Giunse il giorno della sfida tanto attesa, il pugile abbinato a De Stasio era un "nazionale" che gli fu trovato dal suo procuratore di Roma; purtroppo non si ha memoria del nome del pugile...
Questo pugile aveva già una brutta fama, infatti era considerato un "tipo" temibile nell'ambiente pugilistico, tanto che era noto anche all'olimpionico Agostino Cossia; il quale subito informò il suo conterraneo De Stasio, attraverso suo fratello, facendogli sapere che non doveva sottovalutare l'avversario, avendo avuto modo egli di conoscerlo in precedenza, per il suo cinismo. 
Pasquale ricorda ancora con sofferenza e con rabbia quell'incontro, durante il quale fu colpito due volte con dei potenti tiri mancini alla nuca, senza che l'arbitro e la giuria ammonissero disciplinarmente l'avversario; purtroppo, ricevendo il secondo colpo alla nuca, De Stasio cadde svenuto a terra e la vittoria fu data all'avversario per “KO”. 
Fu quello il primo match della sua carriera perso per "KO", aveva allora 23 anni e militava nel pugilato già da quasi 10 anni...!
L'arbitro, che era un "arbitro nazionale", non volle minimamente dar ascolto alle proteste dell'allenatore di De Stasio, dichiarando che non aveva visto nulla di anomalo nel match e quindi confermò la vittoria data per "KO". 
Da quell'episodio negativo, il morale di De Stasio e la sua fiducia nello sport furono seriamente compromessi, anche se egli nei mesi seguenti cercò di reagire, cambiando compagine e passando con la palestra diretta da Pironti, padre del noto editore Tullio Pironti, anch'egli pugile. Purtroppo il nostro pugile non riuscì più a riprendersi da quello shock subito e abbandonò poco dopo definitivamente la sua carriera sportiva nel pugilato. 
Tra i suoi allenatori e maestri, Pasquale ricorda ancora con sommo orgoglio e rispetto, il pugile olimpionico Agostino Cossia, anch'egli piscinolese. Più volte ripete che a Piscinola i pionieri della boxe sono stati in tre: Agostino Cossia, Pasquale De Stasio e Renato Grossolino, quest'ultimo morto prematuramente in Svizzera. Di questi tre il più grande in assoluto, continua, è stato Agostino Cossia!!
Pasquale de Stasio, a distanza di tanti anni, rimpiange ancora l'aver abbandonato troppo presto la disciplina del pugilato, arrendendosi alla prima delusione, anche perchè l'ambiente del pugilato all'epoca forniva una grande opportunità di guadagno, potendo contare su provvigioni che arrivavano a superare di ben tre volte lo stipendio di un dipendente con un "posto fisso" e per un giovane di quel tempo era tantissimo...!
Nel periodo della maturità ha svolto l'attività di negoziante e qualche volta, nel tempo libero, è stato chiamato ad allenare le giovani promesse del pugilato, in diverse palestre situate nel territorio tra Piscinola e Marianella. E' stato tra gli allenatori del pugile Salvatore Carrozza, anch'egli originario di Piscinola, che alcuni anni fa vinse il titolo di campione internazionale Wbf dei Pesi Welter, da studente universitario.
Foto al momento di una premiazione, con il pugile olimpionico Agostino Cossia

Il rammarico che mi sovviene, a conclusione di questa bella storia di vita sportiva vissuta da questo personaggio originario del quartiere di Piscinola, è quello di constatare che questi professionisti, che hanno alle spalle una consolidata esperienza nelle discipline sportive, oggi non trovano un'adeguata e meritevole collocazione sociale, mentre potrebbero travasare le loro preziose conoscenze (oltre a far da guida e da deterrente) a tantissimi giovani del territorio, specie a quelli che hanno talento da vendere, ma constato, purtroppo, l'assenza di volontà collettiva nel recuperare e conservare queste belle tradizioni che rendevano un tempo "vivo" il nostro territorio, sia perché c'è una carenza di imprenditorialità e di investimenti e sia perché manca il giusto sostegno e l'incentivazione da parte delle federazioni sportive e delle istituzioni preposte.

Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

Le foto pubblicate in questa pagina sono di proprietà di Pasquale De Stasio, che ha voluto gentilmente fornircele in copia per questo post a lui dedicato. 

venerdì 26 dicembre 2014

Ricordando la Piedimonte... 20 dicembre 2014

Alcune letture della serata dedicata al ricordo della ferrovia Napoli-Piedimonte d'Alife: "C'era una volta la Piedimonte", tenutasi presso la sede del "Comitato Arcobaleno",  il 20 dicembre scorso.

Questo post è collegato alla pagina di Facebook "Amici di Piscinolablog" che contiene le foto ed altre testimonianze dell'evento dedicato alla ferrovia. Ecco il link di collegamento:
https://www.facebook.com/pages/Amici-di-Piscinolablog-pagina-culturale-di-Piscinola/1415961335361294 


Poesia: "Ciardino d''a stazione 'a Piedimonte...!"





foto di gruppo


 Racconto: "Ferrovie di Ieri e di oggi...Umanità in corsa!"
 





foto di gruppo


















Poesia: "Comm'era bella 'a Piedimonte...!





I tre componimenti pubblicati in questo post sono tratti dal libro "C'era una volta la Piedimonte" di S. Fioretto, anno 2014.
 
Salvatore Fioretto

Amici di Piscinolablog, fondazione del gruppo in facebook

La pagina di Piscinola blog ha una nuova casa in Facebook, "gruppo aperto" , si intitola "Amici di Piscinolablog". Ecco il link.


Ecco i caratteri del gruppo:
Considerando che la pagina di "Piscinolablog." non ha più "casa" propria in FB..., è fondata questa nuova pagina destinata agli amici e agli appassionati che vogliono leggere pagine di storia "pura", ma anche aneddoti, stuzzicherie, ricordi, ecc. Sarà la casa di tutti, non vi deluderò, non si discuterà di politica.

Ora in avanti sarà solo questa la vetrina dei post del blog. Ringrazio molto gli amministratori dei vari gruppi, a cui spesso ho chiesto ospitalità, da oggi potranno linkare liberamente le pagine da qui. In questo gruppo non ci saranno argomenti di politica di oggi e di ieri e ne saranno consentiti interventi politici. La pagina sarà aperta a inserzioni culturali di amici, ma non ad articoli pubblicitari, a giornali e a rubriche di cronaca.
Salvatore Fioretto

domenica 14 dicembre 2014

Natale alfonsiano e... Marianella...!


Alfonso che scrive meditando sul presepe
Percorrere i vicoli e i sentieri antichi di Marianella desta sempre una certa emozione nell'animo, ma anche la consapevolezza di percorrere le stesse strade che ben oltre 300 anni fa, da fanciullo e poi da giovinetto, avrà sicuramente percorso il nostro grande ed ecclettico personaggio, Alfonso Maria della casata dei Liguori, qui nato, nell'antico Casale di Marianella, il 27 settembre del 1696. 
Lo sappiamo per certo, perché tutti i biografi riportano che Alfonso, come faceva anche suo padre, don Giuseppe Liguori, qui a Marianella veniva a stemperare i livori, le sconfitte e i dissapori della sua ancora giovane vita, approfittando dell'amenità del posto, della armonia della natura lussureggiante e dal paesaggio incantevole... La stessa sensazione si ha percorrendo le scale della sua nobile dimora, attraversando i viottoli del suo ameno giardino, oggi come allora pieno di piante e di fiori, oppure attraversando le stanze del suo palazzo e la cappella di famiglia posta al suo interno... Ogni cosa, ogni angolo, ogni pietra qui parla e racconta del grande Sant'Alfonso...!
Alfonso doveva essere per forza attaccato a Marianella e al suo circondario, come lo è per ogni essere umano. Ogni uomo, per propria indole e per natura, è sempre particolarmente attaccato e affezionato al luogo che lo ha visto nascere... 
Un immagine giovanile di Sant'Alfonso
Chissà quante volte avrà ammirato le bellezze del paesaggio natio dalle finestre del suo palazzo oppure dalla masseria Carduino, che era, assieme al terreno circostante, un tenimento di proprietà della famiglia de Liguori. Chissà quante afflizioni avranno destato la vista della miseria e della povertà che pur esistevano allora dalle nostre parti...! L'avrà sicuramente notato quando accompagnava suo padre ad incassare i pigioni delle sue proprietà sparse per il contado e, in particolar modo, nel Casale di Piscinola. Infatti a Piscinola i Liguori possedevano diversi immobili in caseggiati e all'interno di cortili e lo apprendiamo per certo da una sicura testimonianza storica pervenutaci. Alfonso era ammirato dalla bellezza della natura del suo casale, e sarà stato ammirato anche dall'umanità dei suoi abitanti, perché Egli era innamorato delle persone semplici e povere e, ancor di più, era attratto dai sofferenti e dai bisognosi. Lo sappiamo quando della sua vita leggiamo, ad esempio, il servizio di volontariato che svolgeva settimanalmente presso i malati dell'ospedale degli Incurabili a Napoli, oppure della storia di amicizia che Egli ebbe con il ragazzo di colore, affidatogli dal padre al suo servizio come servo, ma che egli volle considerare semplicemente come un amico, insegnandogli ad amare Dio. Il ragazzo morirà presto, abbracciando per sua volontà la fede cristiana.
Chissà quante parole che leggiamo nei suoi componimenti furono ispirate dai ricordi d'infanzia e dai momenti belli della sua gioventù, trascorsi nella sua cara terra natia...!
Bambinello regalato ad Alfonso da sua madre, conservato nel museo di Pagani
E tra i momenti belli della vita avrà sicuramente ricordato quando da giovinetto preparava con la mamma il presepe e offriva canzoncine di lode al Bambinello, nato povero, tra i poveri, per i poveri... Tanto è fondato questo ricordo, che la madre gli regalerà da adulto, presso la sua dimora di Ciorani, un Bambinello, che egli conserverà con affetto e venerazione, fino al termine della sua vita terrena. Quanti sospiri Alfonso avrà emesso ammirando il suo Bambinello, ricordando Marianella, i suoi amici d'infanzia e i bei momenti trascorsi con i suoi cari genitori, a Marianella.
Sicuramente avrà ricordato le tante ricorrenze del Natale e l'ascolto delle melodiose armonie dei zampognari, che scendevano dalla montagne molisane e abruzzesi, per allietare il Natale napoletano.... Molti suoi componimenti musicali fanno trasparire questa reminescenza agreste dell'infanzia e il melodioso suono delle zampogne.
Frontespizio disegnato da Sant'Alfonso
Il padre Tannoia, che fu il primo biografo di Sant'Alfonso, riporta nella sua opera la testimonianza che Alfonso, da Vescovo, sia a Deliceto che a Ciorani, fece realizzare un dipinto con la scena della natività, da sistemare sopra i paliotti degli altari: la scena era rappresentata con una bella campagna sullo sfondo, la sacra famiglia e il Bambino che veniva adorato dai pastori. Tannoia ricorda ancora la cerimonia che ogni anno Alfonso faceva svolgere dai suoi seguaci Redentoristi attorno all'immagine del Bambino, proprio quello regalato dalla cara mamma.
Nell'anno 1757, Alfonso dei Liguori pubblicava il volume "Novena del santo Natale colle meditazioni per tutti i giorni dell'Avvento sino all'ottava dell'Epifania", presso la tipografia Ramondini di Venezia, un libro che reca sul frontespizio un bel dipinto da lui realizzato, con immagine del Bambinello che allegoricamente pesca dei cuori dal mare di Napoli... In quest'opera Alfonso descrive tutta la devozione e l'amore per Gesù Bambino, amore che gli fu trasmesso sicuramente da sua madre durante la fanciullezza. E' eloquente il suo pensiero sul Natale, che ci fa capire tutta l'importanza da lui riservata alla santa ricorrenza cristiana: "Molti cristiani sogliono per lungo tempo avanti preparare nelle loro case il presepe per rappresentare la nascita di Gesù Cristo; ma pochi sono quelli che pensano a preparare i loro cuori, affinché possa nascere in essi e riposarsi Gesù Cristo. Tra questi pochi però vogliamo essere ancora noi, acciocché siamo fatti degni di restare accesi di questo felice fuoco, che rende le anime contente in questa terra e beate nel cielo".

(ascoltate "Quanno Nascette Ninno" nella bella interpretazione del maestro Enzo Avitabile)
https://www.youtube.com/watch?v=kSQ5DS90dIM

Clavicembralo che Alfonso utilizzava per comporre le sue opere musicali (Museo di Pagani)

Circa le reminescenze della fanciullezza di Alfonso, prendiamo ad esempio alcune parole contenute proprio nella pastorale: "Quanno nascette ninno a Betlemme", e infatti possiamo notare che...
[...]
Co' tutto ch'era vierno,
co' tutto ch'era vierno, Ninno bello,
nascettero a migliara rose e sciure...
Pe' nsi' 'o ffieno,
sicco e tuosto,
ca fuje puosto sott'a te,
se 'nfigliulette
e de frunnelle e sciure se vestette...



A no paese che
a no paese che se chiamma Ngadde,
sciurettero le vvigne e ascette ll'uva.
Ninno mio
sapuretiello,
rappusciello d'uva si' tu...
ca, tutt'ammore,
faje doce 'a vocca e po' 'mbriache 'e core! 


.....
Piglianno confedenzia
piglianno confedenzia a poco a poco,
cercajeno lecenzia a la Madonna...
Se magnajeno
li pedille
co vasille, 'mprimma e po'
chelle mmanelle...
a ll'urdemo, lo musso e 'e mascarielle.. [...]



... i termini "infigliulette", "rappuscielle" e "lo musso e 'e mascarielle", sono dei modi di dire che Alfonso utilizza prendendo spunto sicuramente dalla vita agreste e dalle espressioni contadine. Questi termini, e ne potremmo citare tantissimi, tratti dalle sue opere, ci possono far immaginare, poi, che siano stati ascoltati per la prima volta da ragazzo, proprio nella sua terra natia, durante le continue permanenze nella dimora di Marianella...!

Immagine di Sant'Alfonso sul portale del convento di Marianella
Chissà se un giorno potremmo trovare degli esempi più eloquenti di questo amore filiale del Santo per Marianella...!

Cari amici lettori, il Natale è alle porte, e con questa dolce immagine del Natale, descritta attraverso la storia della vita di Sant'Alfonso, la redazione di "Piscinolablog" porge gli auguri accorati di Buon Natale, affinchè il lieto evento possa essere occasione di serenità e di riflessione per ognuno di noi...
Buon Natale a tutti...!!

Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
http://www.tropeaedintorni.it/LiguoriniTropea/GiesuCristePeccerille.mp3

https://www.youtube.com/watch?v=cW0h4UucGTI 


https://www.youtube.com/watch?v=5xEMz-5phZE


N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.

sabato 6 dicembre 2014

Un Finanziere... per muro...!!


Le mura attorno alle città hanno sempre rappresentato, nel corso dei secoli, un'espressione del continuo evolversi della cultura e della civiltà di un popolo. Prima, di difesa contro gli invasori, poi, di protezione e accentramento contro le speculazioni edilizie e, poi ancora, come strumento fiscale per poter applicare tasse e gabelle, esse hanno avuto una continua metamorfosi, adattandosi, via via, nel corso dei secoli all'espansione della città, per includere altri pezzi di territorio urbanizzato dentro il perimetro cittadino.
Mappa di Napoli, con la delimitazione del "Muro Finanziere" e delle mura precedenti (Elab. dalla Mappa di F. Schiavoni)


Anche per Napoli le mura hanno contraddistinto i vari passaggi storici: dai greci ai romani, dai bizantini agli aragonesi, dal vicereame spagnolo (con il grande don Pedro de Toledo) ai francesi, fino alla cortina realizzata durante la Restaurazione borbonica, di cui parleremo nel seguito.
Il fine primario delle mura era ovviamente militare e di difesa, ma nel contempo doveva contrastare il commercio clandestino e il contrabbando di derrate tra la capitale ed il suo suburbio rappresentato dai Casali, aiutando a "foraggiare" le casse dello Stato, sempre in cerca di risorse da reperire...
La barriera doganale di Capodichino (particolare della mappa Baratta)
L’ultima cortina realizzata nell'ordine di tempo, che fu chiamata Muro Finanziere,  ha avuto una storia complessa, sia come opera architettonica e sia come finalità sociale ed amministrativa.
Il progetto porta la firma di un valente architetto di casa reale, tal Stefano Gasse, che era stato già attivo nel Decennio Francese e con la Restaurazione fu eletto membro del Consiglio Edilizio e componente in varie giunte di Stato, sempre in tema di opere pubbliche. Sue sono anche le progettazioni dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte (tra i primi in Italia), del palazzo dei Ministri (Palazzo San Giacomo), della galleria in vetro, detta appunto Galleria Gasse (prima in Italia), dei vari mercati cittadini, della dogana al Mandracchio, ecc. ecc.
Ponte Vecchio di San Rocco
Il nuovo Muro Finanziere fu  richiesto, fin dal 1820, dal marchese de Turris, all'epoca direttore generale dei Dazi Indiretti del Regno, il quale mirava a realizzare una cinta fortificata che, a suo dire... "chiuda interamente la estensione del Distretto, a cominciare dal Ponte della Maddalena fino a Posillipo". Il muro avrebbe tra l'altro segnato il limite amministrativo della Capitale con i suoi Casali. 
Il progetto fu approvato da Ferdinando I di Borbone nell’anno 1824 e promulgato con regio decreto. 
I numeri dell’opera alla sua definitiva realizzazione erano importanti: lungo circa venti chilometri, partendo da est, dalla costa, nei pressi del ponte della Maddalena, attraversava le paludi, le colline (di Capodichino, di Capodimonte, di San Rocco, dell'Arenella e di Posillipo), fino ad arrivare di nuovo sul litorale, nei pressi di Mergellina. Fu realizzato in poco meno di 4 anni..., una cosa sbalorditiva per l'epoca, pensando alle risorse ed ai mezzi disponibili... infatti, iniziato nel 1826, fu completato già nel 1830, quando regnava Francesco I di Borbone.
Piazza G. Di Vittorio a Capodichino, con "La Rotonda" (edificio daziario)
Il muro fu realizzato con pietre di tufo napoletano, era alto mediamente 12 palmi e largo alla sommità solo due palmi. Il progetto prevedeva lungo il suo sviluppo una serie di barriere, chiamati Edifici Daziari principali. Questi erano ubicati sulle principali direttrici di accesso alla capitale, come ad esempio sulle odierne Via Ponte dei Granili (est), Via De Pinedo-Calata Capodichino (nord), Via Nazionale delle Puglie (Poggioreale) e Via Miano. Ci furono anche numerose postazioni doganali di controllo presidiate, che con il trascorrere dei decenni assursero al numero di ben 35 unità
Nei decenni successivi la cortina fu oggetto di molti cambiamenti e modifiche, con l’aggiunta o la soppressione di postazioni.
"La Rotonda" in piazza G. Di Vittorio a Capodichino
Le quattro barriere principali sopravvissute sono: in Via Ponte dei Granili (in prossimità del ponte della Maddalena), in via Poggioreale (in prossimità del cimitero), a Capodichino, nell’attuale piazza G. di Vittorio e a Capodimonte, in prossimità della porta di Miano del Bosco di Capodimonte e a San Rocco.  Di queste l'edificio meglio conservato è quello di Capodichino, dapprima trasformato in scuola elementare ("L. Ariosto"), per poi diventare una sede del comando dei vigili urbani locale. Mentre l’edifico daziario di Capodimonte è stato trasformato nel tempo in civili abitazioni. Gli edifici furono realizzati da Gasse in stile neoclassico, con poderose colonne doriche in stucco poste sulla facciata: probabilmente Gasse s'ispirò alle opere realizzare da Ledoux per la corrispondente cortina parigina. 
In particolare, per quanto riguarda la barriera di Miano, dobbiamo aggiungere che l‘asse stradale sul quale si ergeva, ossia via Miano, fu costruito nel Decennio Francese per consentire un agevole collegamento della Capitale alla sua immediata fertilissima campagna ed ai numerosi Casali ivi presenti, dai quali Essa traeva le maggiori fonti di sostentamento, in termini di derrate agricole e di prodotti rurali. Sulla stessa strada, poi, fu aperta la terza porta d’accesso al "Bosco", detta Porta di Bellaria” o "Porta di Miano", situata proprio vicino alla postazione doganale. La porta daziaria fu chiamata “Porta doganale di Bellaria”.
Edificio Daziario in piazza G. Di Vittorio
Lo sviluppo del muro in dettaglio risulta molto articolato; seguendo la mappa riportata all'inzio di questo post è possibile seguire il suo percorso. Iniziando dal ponte della Maddalena, il muro superava il luogo dei Granili, attraversava le paludi della zona di Sant’Eframo, il quartiere di San Giovanni, i Pasconi, fino a raggiungere il cimitero di Poggioreale, dove incontrava l'edificio daziario. Da lì saliva per via Santa Maria del Pianto, lambendo poi in rettilineo l'allora frequentato Campo di Marte (oggi l’aeroporto di Capodichino), fino a raggiungere la barriera di Capodichino, nella attuale piazza G. Di Vittorio.
"Muro Finanziere" in via Miano, nei pressi del ponte "Bellaria"
Il percorso del muro supera, poi, le acclività e le criticità del territorio che seguiva, caratterizzato dall’alternarsi di profondi valloni e di dolci colline. Il punto più critico era forse il Cavone di Miano, dove il tratto di muro costeggiava come un terrapieno il Bosco di Capodimonte ed era lambito dall’alveo-canale proveniente dal Vallone S. Rocco, dopodichè risaliva ripidamente sulla Via Miano. Il tratto di muro sulla strada è ancora visibile oggi. Il Muro Finanziere attraversava, poi, il vallone San Rocco, per proseguire verso i Colli Aminei. In prossimità del vecchio ponte di San Rocco era ubicata una postazione daziaria, anch’essa presidiata. Gli edifici di questo antico presidio sono ancora esistenti e si possono osservare sui margini della strada, anche se allo stato molto diroccati.
I due edifici daziari (contrapposti) al Ponte della Maddalena, l'odierna Via Ponte dei Granili
Dopo il tratto dello Scudillo, il muro si sviluppava nei presso di via Saverio Gatto, fino a raggiungere il Largo Cangiani, e da lì, proseguiva per l'attuale zona di via Jannelli. Ad Antignano si conservano ancora tratti del muro, con una lapide monitoria, che riporta la scritta “Qui si paga per gli regi censali".
La cortina del muro proseguiva ancora verso la collina del Vomero e, poi, pressappoco, lungo l'attuale via Manzoni. Si collegava, infine, alla porta di Posillipo, e di lì raggiungeva Largo Sermoneta, per terminare sulla spiaggia, nei pressi di Mergellina. 
Postazione daziaria presso la "Porta di Miano", detta anche di "Bellaria"
La difficoltà di confinare la linea di costa fu risolta, sempre da Gasse, negli anni prima del 1835, realizzando una serie di delimitazioni e postazioni doganali lungo la via del Piliero e ristrutturando il vecchio dazio della Farina.
Dobbiamo dire che i risultati dell'opera alla fine non furono esaltanti, perché, oltre al notevole esborso di denaro pubblico che fu necessario per la realizzazione della poderosa cortina e per i relativi espropri, essa non apportò grandi miglioramenti in termini di recupero della fiscalità elusa e della lotta al contrabbando, che continuarono a persistere, fino alla caduta del regno borbonico e anche con il sopraggiungere del nuovo regno savoiardo.
Salvatore Fioretto

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Residui di fabbricati della postazione daziaria al ponte Vecchio di San Rocco





Ricostruzione della cortina nella zona di Capodimonte-San Rocco-Colli Aminei (Mappa elaborata da "Google maps")
 

Edificio daziario all'emiciclo di Poggioreale


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