mercoledì 25 marzo 2015

Un medico molto familiare...! Il dott. Lapenna Giuseppe

Chi viene ricordato non muore mai...!
Quando una comunità ricorda, a distanza di 27 anni dalla scomparsa, un proprio "figlio adottivo", si può dire che questo rappresenta il massimo riconoscimento che possa essere conferito ad una persona che ha dato tutto se stesso per il suo lavoro, andando spesso al di là degli obblighi dettati dalla stessa professione, ben sapendo il significato di impegno sociale, diremo "missionario", assunto nell'esercitare l'attività di "medico di famiglia" nella stessa comunità di appartenenza, fino a diventare un emblema nell'inventario collettivo, paragonabile alla figura di un "benefattore", oppure di un "vecchio" amico di famiglia...!
Intendiamo qui ricordare e soprattutto celebrare in questo scritto, un grande medico, piscinolese di adozione, che ha per tanti anni assistito diverse generazioni del quartiere e anche fuori zona, parliamo del dottor Giuseppe Lapenna, che fu "medico delle casse mutue" a Piscinola, a partire dalla metà degli anni '50, fino alla sua scomparsa, avvenuta tragicamente nel 1988.
Piazza Bernardino Tafuri e l'ex edificio scolastico "Torquato Tasso"
Giuseppe Lapenna nacque nel 1925 da una famiglia benestante originaria della Puglia. Il padre Francesco fu un importante ufficiale dell'esercito, raggiungendo al culmine della sua carriera il grado di colonnello. Durante la seconda guerra mondiale l'ufficiale Lapenna fu trasferito a Piscinola, a prestare servizio presso la scuola Torquato Tasso, allora militarizzata: era infatti qui allocato il "10° Reggimento Automobilistico Autocentro" del Regio Esercito Italiano. Francesco Lapenna trasferì quindi a Piscinola la sua famiglia, abitando nel palazzo Grammatico, in un appartamento situato al primo piano, con affaccio su via del Salvatore e su piazza Bernardino Tafuri.
Chiesa del SS. Salvatore e palazzo Grammatico, anni '40
A Piscinola, Giuseppe trascorse gran parte della sua gioventù, e anche se in un periodo non proprio tranquillo, riuscì ad ambientarsi rapidamente, senza nessun problema. Con la fine della guerra, riprese il corso degli studi intrapresi, frequentando, dapprima il liceo classico nel centro cittadino e poi, una volta conseguita la maturità classica, si iscrisse all'Università di Napoli, alla facoltà di Medicina, dove conseguì la laurea in Medicina, a metà degli anni '50. Essere medici rappresentò un po' una tradizione nella famiglia Lapenna, infatti anche il nonno paterno di Giuseppe fu un valente medico. Ma la sua famiglia si distinse per le prestigiose cariche pubbliche coperte o per le fiorenti attività imprenditoriali: uno zio, ad esempio, fu direttore della Colonia Penale di Procida, mentre un altro zio fu un facoltoso armatore navale procidano.
Di Giuseppe Lapenna, medico di famiglia, si ricorda la sua travolgente simpatia, la sua umanità e soprattutto la sua generosità. Aveva un numero considerevole di assistiti e, nonostante questo, non si risparmiava mai nella sua professione, accettando di svolgere, al termine delle sue estenuanti giornate di ambulatorio medico, tutte le numerose visite a domicilio nel contempo prenotate. 
Tramonto dal palazzo Grammatico,  foto di S. Fioretto, 2013
Per raggiungere i suoi pazienti allettati, spesso era costretto a percorrere le vie più impervie, fino alle distanti masserie piscinolesi, spesso con le più avverse condizioni meteoriche. 
Preciso e accorto nella professione, dedicava anche ore per le visite, tanto, che era una sua prassi ricorrente terminare il suo giro di visite domiciliari a tarda sera, spesso fino e oltre le ore ventitrè. 
Il suo primo studio medico fu allestito all'interno del palazzo Grammatico, successivamente, agli inizi degli anni '70, fu trasferito al primo piano di uno stabile sito in via Napoli a Piscinola.
Tuttavia, al di là della sua professione e di essere un bravo medico, il dottore Giuseppe Lapenna si era integrato benissimo nella comunità piscinolese e sovente partecipava alla vita sociale, frequentando anche delle associazioni, addirittura si racconta che fu diverse volte membro di giuria del comitato per i festeggiamenti in onore del SS. Salvatore, per l'assegnazione dei premi alla gara pirotecnica che si svolgeva durante la festa.
Piazza B. Tafuri, composizione grafica di S. Fioretto
Molti ricordano ancora oggi l'entusiasmo e la positività che egli trasmetteva durante il suo discorrere ma, soprattutto, ricordano il suo saper essere una persona semplice e modesta, sempre alla portata di tutti; non faceva mai pesare il suo ruolo di medico e soprattutto quello di essere una persona facoltosa. 
Non ostentava mai atteggiamenti altezzosi, mettendo sempre tutti a proprio agio, soprattutto le persone anziane, i contadini e i bambini...
Le passioni della sua vita, oltre la professione medica e la famiglia, sono state la caccia, e la cura della campagna. Possedeva un appezzamento di terreno situato in una frazione dell'isola di Procida, presso il quale si "rifugiava" e trascorreva piacevolmente i fine settimana, assieme alla sua cara famiglia. Per tale motivo tutti i venerdì prendeva sempre l'ultima corsa del traghetto che da Napoli conduceva a Procida; mentre il lunedì, puntualmente, era sul primo traghetto diretto a Napoli, per raggiungere il suo studio in via Napoli a Piscinola e iniziare in orario il suo impegno settimanale.
Piazza Municipio a Piscinola. Cartolina anni '4o
Altra sua passione era il laboratorio di analisi cliniche; tutti erano a conoscenza che presso la sua residenza procidana aveva addirittura allestito un laboratorio di analisi privato e spesso lo utilizzava per eseguire alcuni accertamenti clinici urgenti ai suoi pazienti delle "casse mutue", senza chiedere compensi per tali prestazioni aggiuntive oppure differiva il loro rimborso, secondo le possibilità dei singoli... 
Diverse testimonianze ricordano che spesso il dottore Lapenna non faceva pagare le visite private e molte volte aiutava le persona bisognose, specie quei malati indigenti che avevano difficoltà a pagarsi le prestazioni sanitarie e le costose medicine. Per tale motivo gli fu coniato il nomignolo di "'o miedeco d''e puverielle"... altri tempi diremo oggi...!
E' stato amico di tutti quanti lo conoscevano, infatti tanti anziani, interrogati oggi, lo ricordano ancora con molta nostalgia e compianto. Fu anche grande amico del farmacista dott. Raffaele Chiarolanza e del cantante Nicola Mormone.
Edificio T. Tasso. Foto di Serena Russo, 2013
Il dottor Lapenna ha incoraggiato diversi giovani a intraprendere gli studi universitari, spronandoli e aiutandoli nei momenti di scoraggiamento e di difficoltà.
Una brutta sera di febbraio del 1988, a causa di un gravissimo incidente automobilistico, avvenuto sulla superstrada perimetrale di Chiaiano, la comunità di Piscinola fu privata di questo valente e generoso medico, amico di tutti, quando aveva soli 63 anni!
Alla commemorazione funebre, tenuta nella chiesa del SS. Salvatore a Piscinola, alcuni giorni dopo i funerali di Procida, partecipò commosso l'intero quartiere, in segno di attestato di ringraziamento per tutto quanto il dottore Giuseppe Lapenna aveva fatto per la comunità, e da allora il suo ricordo non si è mai affievolito, infatti in tanti raccontano ancora aneddoti legati all'amicizia con il dottore. Sono ancora oggi memorabili le divertenti battute che spesso pronunciava durante le visite allo studio o a casa, soprattutto quando alcune volte non rinunciava alla tentazione di accettare l'invito per una frugale e gustosa cena, offerta "a volo" dalle brave massaie piscinolesi di un tempo.

A conclusione di questo ricordo del dott. Giuseppe Lapenna, riportiamo una preziosa testimonianza scritta da Pasquale di Fenzo, in commemorazione del compianto medico, che fu pubblicata sulle pagine del giornale IlMattino di Napoli, qualche giorno dopo la sua scomparsa.
Salvatore Fioretto

"Napoli, 15/2/88 Spett.le IL MATTINO, "Lettere al Giornale"
Vorrei approfittare di questa rubrica, per ricordare un uomo che non è più fra noi: Dr Lapenna Giuseppe, Geppino per gli amici. Da 20 o 30 anni, o forse da sempre, per cinque giorni su sette Vi imbarcavate sul primo traghetto per Napoli e dopo una giornata a curare e consigliare i Vostri pazienti ritornavate a Procida con l'ultima partenza. La sera dell'8 febbraio s'era fatto tardi perché un'ultima, inaspettata, visita domiciliare Vi doveva portare incontro ad un tragico destino. Avete approfittato dello sciopero dei quotidiani per andarvene in silenzio, così come avevate vissuto. Esercitavate la Vostra Missione (non professione) di medico a Piscinola, dove il dopoterremoto ha fatto più danni dello stesso terremoto. In questo quartiere malato Voi eravate non un medico di famiglia ma “il medico di famiglia» si veniva da Voi non solo per farsi visitare ed eventualmente curare ma, soprattutto, per scambiare quattro chiacchiere con un vecchio amico. Proprio quello che mi accingevo a fare martedì 9 febbraio, quando arrivato al Vostro studio ho trovate uno scarno biglietto listato a lutto: "Chiuso per la morte del Dr. Lapenna". Non è giusto morire così, improvvisamente, specialmente se si pensa che la strada sulla quale siete rimasto vittima di un assurdo incidente (la maledetta Via Nuova Toscanella) ha già fatto registrare tre morti a meno di un anno dalla sua apertura. Caro Dr Lapenna quella sera a casa mia, come credo in casa di chiunque vi conoscesse, regnava uno strano silenzio; i bambini non facevano i capricci, e Voi sapete quanto questo fosse difficile, quando li dovevate visitare. Nessuno di noi aveva l'influenza, i piccoli non erano raffreddati e non avevano il mal di gola, ma mai come in quel momento sentivamo la mancanza del nostro medico di famiglia. Perché Voi eravate il nostro medico di famiglia praticamente da sempre. Ricordo quando mio padre Vi rincorreva per pagarVi la visita domiciliare (allora era così), e poi immancabilmente tornava indietro dicendo: non sono riuscito ad infilargli i soldi in tasca.. Altre volte si veniva da Voi con un dolore al petto pensando sempre al peggio, e spesso bastava il Vostro sorriso rassicurante per mettere tutto a posto. E quante volte invece la Vostra umiltà trattandosi di malattie più serie ci ha indirizzati da uno specialista. Ricordo una Vostra massima: “il medico generico che ti vuole curare una malattia seria lascialo perdere. E' già bravo se ti sa indirizzare da un giusto specialista”. Spesso, dopo aver visitato uno dei bambini la sera, poi passavate la mattina dopo per vedere come stava, senza neanche aspettare la chiamata. “Sono passato per prendere il caffè”, mentivate. E la giornata assumeva un sapore particolare, addolcita da quel caffè preso assieme a Voi.. “Portamela allo studio, ma non per visitarla, ti trattieni un paio d'ore: devo “sentire” come tossisce”. Dr Lapenna mi mancheranno molto lo nostro lunghe conversazioni. Riuscivate ad appassionarmi ai Vostri racconti di caccia, a me che la caccia non amo. Riconoscerei i Vostri figli senza averli mai visti, tante me ne avete parlato, erano il Vostre orgoglio, li seguivate costantemente, anche se non Vi allontanavate dal Vostro lavoro per più di dieci giorni all'anno. E immancabilmente in quei dieci giorni un mio bambino si ammalava; quante volte da Piscinola ho telefonate a casa Vostra a Procida e Voi pazientemente e con cortesia mi ascoltavate mentre Vi descrivevo i sintomi della malattia, poi più che una diagnosi formulavate un augurio di pronta guarigione. E tante volte è bastato. Il giovane Dottore che prenderà il Vostro posto ha bisogno di tanti auguri ed incoraggiamenti, per lui sarà difficile sostituirvi, per noi sarà impossibile dimenticarVi.
Pasquale Di Fenzo - Piscinola"

Si ringrazia l'amico Pasquale di Fenzo per averci fornito il testo della lettera pubblicata dal giornale IlMattino di Napoli e per aver autorizzato la sua pubblicazione in questo post. Si ringrazia inoltre il dottor Lanzuise Giuseppe per la preziosa collaborazione di ricerca condotta.
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Crepuscolo a Piscinola, foto di Ciro Pernice, anno 2014