sabato 11 giugno 2016

Perché una "Nazareth" nel quartiere di Chiaiano?



Il sobborgo denominato Nazareth prese il nome da una cappella costruita dalla famiglia Diano, che fu intitolata Santa Maria di Nazareth. Dalle fonti storiche risulta, infatti, che i componenti della nobile famiglia Diano furono i primi signori ad avere possedimenti in quella parte del territorio dei Casali di Napoli,  che si estendeva fin sull'altura della collina dei Camaldoli.
Stemma dei Venusio
Lo storico Lorenzo Giustiniani, riferendosi a Nazareth, così scriveva: “… è un villaggio sul monte de' Camaldoli, verso la parte occidentale di Napoli, di aria niente sana ed abitato da pochi individui”.
Stemma dei Capece
Il territorio su cui si ergeva la chiesetta fu successivamente ceduto ad un’altra famiglia nobile napoletana, quella dei Capece, signori dei casali di Antignano e San Giovanni a Teduccio. I discendenti di questa nobile famiglia fecero successivamente costruire, nei dintorni della prima, un’altra cappella, dedicata a S. Giovanni Battista, che era annessa a un vasto tenimento agricolo di circa 27 moggi. Questo tenimento, nel 1564, fu concesso in enfiteusi a un certo Girolamo Granata. L’ultimo discendente maschile dei Capece, Scipione, che impalmò Giovanna Caracciolo, non ebbe discendenti maschi, e così il borgo di Nazareth passò di proprietà alla famiglia Rapuano (forse Capuano), i quali edificarono nel possedimento una terza cappella, più piccola delle prime due, che fu chiamata “del Salvatoriello”. Della famiglia dei Rapuano troviamo la nobildonna Porzia, che una volta sposata con don Giovanni Paolo Crispo, edificò in quel luogo una villa di campagna; la coppia ebbero un figlio, Giovanbattista Crispo, che fu però cagionevole di salute e per tale motivo si trasferì definitivamente a Nazareth.
Successivamente, nell’anno 1713, questo tenimento fu ceduto a tale Leone Cesareo e, ancora a seguire, alle famiglie dei Patrizi e dei Verrusio. I Verrusio avevano una splendida villa anche nel centro del casale di Mugnano, oggi purtroppo in pietoso stato di abbandono. 
Dai libri ecclesiastici sappiamo che nel 1714 il borgo di Nazareth era abitato da 21 nuclei familiari (fuochi) e le persone ammesse al sacramento della Comunione erano 69. 
Il "Dazio" a cappella cangiani
Le principali famiglie originarie del territorio che già a quei tempi risiedevano in Nazareth, erano quelle dei Carannante, dei Sommella, dei Caputo, dei Galiano, dei Pastore, dei Caianiello, dei Di Marino, dei Longobardo, dei Di Amato, dei Taliercio e dei Santoro.
Personaggio notabile di Nazareth fu il già nominato Gianbattista Crispo, che divenne famoso giureconsulto del foro napoletano; Gianbattista fece edificare nel luogo una bella e sontuosa villa, ove ebbe a stabilirsi. La villa era addirittura dotata di un piccolo lago che, nei momenti di svago, Giambattista attraversava con una barchetta.
Strada di Nazareth
Come si può dedurre ancora oggi, in epoca lontana tutta la zona era particolarmente amena e godeva di una splendida veduta panoramica sulla capitale. Infatti il Cavalier Girolamo Congedo nell’anno 1888, nella sua relazione alla fine del mandato di Commissario Straordinario al Consiglio Comunale di Chiaiano e Riuniti, ebbe a chiamare Nazareth: “La piccola Svizzera”.
Fu questo commissario a voler costruite le due strade che collegavano le località Guantari-Piscinelle e S. Croce-Orsolone, e fu ancor lui ad approvare il progetto di variante del tratto di strada Guantari-Piscinelle, dalla "Casa Guerra" fino all'innesto con la via Marano-Pianura: collegamento importante, perché congiungeva, e congiunge ancora oggi, la città di Napoli a Marano, migliorando anche il collegamento viario delle varie frazioni collinari con la sede del Municipio di Chiaiano e la strada provinciale S. Maria a Cubito. Per tale opera il Comune di Marano dovette sostenere un quarto delle spese.
Con decreto del 1811 i Camaldoli, assieme ai borghi di Nazareth e di Orsolone, furono trasferiti sotto la giurisdizione amministrativa della sezione “Avvocata” del Circondario di Napoli.
Sappiamo che, già nel 1887, Nazareth era frequentata da parecchi forestieri, che l'attraversavano per raggiungere i Camaldoli e visitare il famoso e bello Eremo camaldolese.
Con il passare dei secoli la cappella di Nazareth andò in decadenza, specialmente quando fu edificata nella zona dei Guantai la cappella di S. Maria Regina del Paradiso (detta: Regina Paradisi),  per tale motivo la cappella di Nazareth diventò una specie di succursale della parrocchia di Santa Croce, assieme alla Cappella dei Cangiani.
Nell’anno 1923 la cappella "Regina Paradisi” ai Guantai divenne parrocchia autonoma.
Altre due piccole cappelle si trovavano nel tratto di strada che da Nazareth portava verso la località “Contessa”, ai confini con Marano, di cui una sotto il titolo di “S. Giovanni” e l'altra di “S. Maria della Peschera”.
Giovanni Antonio Summonte nella sua "Storia della Città e Regno di Napoli", per giustificare l'etimo di Partenope, riporta un fatto che sa molto di favola. Riporta, infatti, la versione di un commentatore alla corte della regina Giovanna d’Angiò, un certo Napodano, secondo il quale la città fu fondata da Enea, che la ottenne in toto dai Latini. Alla morte di Enea subentrò il despota Parchinio Troiano, che oppresse con pesanti tributi la popolazione, fino a quando fu spodestato dall’esercito degli stessi Latini che gli rivolsero contro. Parchinio durante la fuga nascose i suoi tesori, parte in città e parte in collina, nel luogo detto “Nazareth”. Ma fu catturato e giustiziato. Da allora la città fu chiamata Partenope, da "Parte-ne-opes" che significherebbe “Parte del tesoro”. Furono, poi, i Greci a chiamare nel seguito la città nuova Neapolis.  
Lungo la via C. Guerra si erge maestoso l’edificio chiamato “La Decina”, il cui termine, molto probabilmente, è una degradazione del nome della famosa osteria che nel secolo XVII si trovava proprio in questo luogo, ossia l’“Osteria del Ricino”.
"La Decina" in via C. Guerra
La forma dell’edificio, simile a un maniero, con torre merlata, la presenza di una nicchia sul portale d'ingresso, con al suo interno una statua femminile in marmo bianco, diverse scritte e alcuni stemmi, hanno portato qualche studioso ad associare questo antico e misterioso edificio all'Ordine dei Templari, tuttavia l'ipotesi appare attualmente priva di riscontri strorico-documentali.
L'edificio fu restaurato nel XIX secolo dall'architetto e ingegnere Camillo Guerra, al quale è stata dedicata la strada adiacente.
Oggi le località di Nazareth, di Guantai e di Orsolone ricadono nel territorio del quartiere di Chiaiano.
Salvatore Fioretto

Diverse notizie storiche sono state tratte dalla pubblicazione "Santa Croce ai Camaldoli-Napoli, 1688 - 1988, Ieri, oggi, domani", a cura di p. Camillo Degetto, della Parrocchia di S. Croce a Orsolona.