domenica 19 maggio 2019

Gli Osci, gli antichi nostri progenitori...

Sicuramente la nostra cultura, la lingua napoletana e i nostri concetti di armonia e di vita a contatto con la terra e la natura, sono retaggi che provengono da molto lontano, da un passato lontanissimo diverse migliaia di anni...; essi sono un condensato di esperienze di vita e di culture di tanti popoli che hanno contaminato nei secoli la vita degli abitanti della Campania. Un posto di rilievo in questa disamine storica è riservato a un antico e importantissimo popolo, definito "Pre-romano" o "Italico", che ancor prima dei Romani e dei Greci hanno popolato la Campania e l'Italia meridionale, parliamo degli Osci.
Tempio italico
Descrivere in poche pagine la storia di questo popolo è un'impresa assai ardua e faticosa, perché sulla materia esistono tantissimi trattati e opere, sia antiche che moderne, spesso anche contraddittorie tra loro: tante sono, che risulta un'impresa difficile condensarle tutte in un così breve scritto, quale è la dimensione di un "post"; tuttavia proviamo qui a tessere i caratteri storico-antropologici fondamentali ed essenziali, per descrivere questo popolo, nostro antico progenitore.
Molto frammentarie e incerte sono le tracce storiche che testimoniano l’origine e la cultura degli Osci, perché rare sono le notizie storiche che narrano dell’esistenza e della distribuzione territoriale di questo antico popolo campano.
Guerrieri
Secondo molte fonti storiche attendibili, il popolo degli Osci, nel periodo pre-romano occupava l’attuale Campania, prediligendo la pianura per la fertilità del terreno e la vicinanza con il mare.
Secondo Plinio (il Vecchio) prima della comparsa degli Osci, il territorio campano era abitato da altre popolazioni antiche, tra cui gli Opici e gli Ausoni. 
Il Devoto, trattando degli Ausoni, dice che a questo popolo era anche attribuito il nome di "Opikoi" (in latino Osci), talora anche in Greco "Oskoi". Altre volte si rinviene il termine "Opsci", che condurrebbe sempre al significato di "lavoro" e di "lavoratori". Qualche storico, tuttavia, asserisce che gli Osci furono il frutto dell'integrazione degli Opici con i Sanniti. Le più recenti scoperte archeologiche nel territorio, che si estende dal Volturrno a Napoli, testimoniano la presenza della civiltà osca, sulla quale era già intervenuta l'influenza greca, etrusca e sannita.
Diffusione degli Osci e della lingua osca
Diversi storici di cose campane si sono avventurati nel cercare notizie di questi popoli, a partire dal Devoto, Mommsem, Alessio, De Sanctis, fino a giungere a Gaetano Capasso; e si può dire che, anche se con qualche contraddizione tra le loro tesi, il quadro che emerge sulla storia particolare risulta essere ben delineato.
In passato non è mancato chi ha sostenuto la tesi delle invasioni, in tempi lontanissimi, di popoli sia indoeuropei che italici, i quali avrebbero notevolmente rivoluzionato l'assetto della nostra regione. Ma studi più recenti e molto autorevoli ammettono che le popolazioni italiche sono di fatto originarie dei territori mediterranei e la loro cultura è tipica di tali zone. 
Alcune statue della dea "Mater Matuta", del Museo Archeologico Campano


Data la scarsità dei reperti archeologici, che danno indicazioni specifiche su tale materia, è stato lo studio delle lingue antiche a dare un contributo sostanziale per chiarire queste lacune, confermando che ogni popolazione italica, con una propria lingua, è il risultato di un avvenimento storico indipendente, ancor prima dell'arrivo dei coloni greci, che si stanziarono sulle coste campane; anche se il passaggio tra i vari popoli non fu immediato ma graduale in un arco di tempo molto ampio, dell'ordine di millenni... 
Gli Osci era un popolo mite, dedito al lavoro dei campi, come indicherebbe il termine greco "Opskoi". 
Alcune statue della dea "Mater Matuta", esposte nel Museo Archeologico Campano (Capua)
Nell'antichità non ebbero una definita organizzazione sociale e amministrativa. Comunque la cellula fondamentale della loro aggregazione fu la famiglia, organizzata con un sistema di tipo patriarcale, a cui capo era posto il capostipite del ceppo, il quale regolava la vita e l'attività di tutti i suoi componenti. Anche se c'era una forma di sudditanza tra i suoi componenti, paragonabile alla presenza di servi, nei nuclei familiari degli Osci regnava la libertà; la schiavitù vera e propria fu invece introdotta con l'arrivo dei Greci. Nell'ambito comunitario i nuclei familiari si comportavano autonomamente, data l'assenza di un capo riconosciuto, anche se i rappresentanti delle famiglie si riunivano tra loro per decidere su alcune questioni comunitarie.
Gli Osci abitavano in villaggi realizzati con capanne. Era un popolo diremo alquanto rozzo, se lo rapportiamo a quello greco, dato che gli individui, per le loro usanze quotidiane utilizzavano vasi in argilla alquanto privi di decorazioni, realizzati molto grossolanamente, anche se muniti di impugnature e manici. Qualche decorazione geometrica era eseguita sulle superfici del vasellame, mediante l'incisione, prima della loro cottura oppure prima dell'essiccazione al sole.
La loro principale attività, che garantiva loro la sussistenza, era ovviamente l'agricoltura, anche se praticata con strumenti rudimentali e in modesti appezzamenti di terreno, spesso vicini ai loro capanni. Persistevano delle forme di allevamento del bestiame, specie quello bovino. Lungo le coste e i corsi d'acqua venivano esercitate anche delle pratiche di pesca. Di queste ultime sono stati i rinvenimenti archeologici di vasi a darcene testimonianza, per la presenza di figure di pesci. Per l'allevamento dei bovini, non è azzardato affermare che la pratica molto locale dell'allevamento delle Bufale, costituirebbe un antico retaggio derivante da questo popolo campano, che allevava i bovini allo stato brado e in terreni resi paludosi dai corsi d'acqua del Volturno e del Clanium (la palude Palus Literina citata dai Romani)
Alcuni scritti in lingua Osca
Ricordiamo che il fiume Clanium (Clanio) era il primitivo corso d'acqua proveniente dal nolano, che sfociava nello specchio d'acqua litorale, che oggi chiamiamo Lago Patria; questo corso d'acqua è quello che oggi viene indicato come "Regi Lagni", dopo le massicce opere di bonifiche e d'instradamendo condotte nell'antichità, in particolare nel corso dei secoli XVII e XIX. 
Il territorio abitato dagli Osci era fertilissimo fin dall'antichità, sia per i residui alluvionali dei fiumi e sia per i depositi minerali precedentemente apportati durante le attività vulcaniche dei Campi Flegrei, oltre che per la presenza costante e abbondante d'acqua.
Reperto con una scritta in lingua Osca
La religione degli Osci dovette essere molto semplice e fondata su elementi naturali, quali: il Sole e la Terra, collegati al culto della "Mater Matuta", ossia la dea della terra e della fertilità, protettrice delle nascite, come attestano le varie raffigurazioni statuarie conservate nel Museo Campano di Capua.
Per la sepoltura dei defunti, gli Osci praticavano l'inumazione, in tombe realizzate con spesse lastre di tufo, spesso coperte con tegole di terracotta o semplicemente con altre lastre di tufo. All'interno dei loculi ponevano oggetti di uso domestico, come vasi e olle, oppure armi e elementi che indicavano lo stato sociale del defunto. La localizzazione delle tombe avvenne in maniera sparsa, spesso lungo i sentieri o vicino gli abitati, senza alcun raggruppamento. La conformazione delle necropoli venne introdotta solo nei secoli seguenti.
Reperto con una scritta in lingua Osca
L'arrivo de Greci sulla coste Campane (dei coloni calcidensi), a partire dall'VIII-VII secolo a.C., fu pacifico e determinò principalmente l'edificazione dei primitivi insediamenti ellenici a Ischia (Pithecusa) e soprattutto la nascita della città di Cuma (Cumae), che risultò in ogni periodo la principale città greca campana. Seguirono Pozzuoli (Dicearchia), Napoli (Neapolis), e altri importanti centri ellenici. I Greci rispettarono l'autonomia dei popoli indigeni e, quindi quella degli Osci, anche se contribuirono in maniera non indifferente alla loro civilizzazione. 
Reperto con una scritta in lingua Osca (la scrittura procedeva da sx verso dx)
Questa contaminazione fu proficua per gli Osci, che estesero le loro colture in appezzamenti di terreno sempre più vasti, migliorandone le tecniche e le attrezzature utilizzate. In tale circostanza gli Osci arretrarono i loro insediamenti nell'entroterra campano, popolando praticamente tutta la regione fino ai piedi della dorsale appenninica.
Con i Greci, gli Osci instaurarono degli importanti rapporti commerciali, basati principalmente sullo scambio dei prodotti dell'agricoltura. 
Nel trascorrere del tempo, gli insediamenti “oschi” divennero più stabili e organizzati e sorsero altre importanti città quali: Atella, "Liternum", "Volturum", "Suessola" (Sessa Aurunca), "Sinuessa" (Mondragone), e tante altre: alcune di esse sopravvivono ancora oggi, mentre altre si sono estinte nei secoli passati.
In questo periodo descritto, contestualmente allo sviluppo dell'agricoltura e del commercio, iniziò anche la realizzazione delle primordiali vie di comunicazione nella regione; tracciati stradali che furono poi ripresi e ampliati con l'avvento dei Romani. 
In pratica, nel quadrilatero che racchiudeva i primitivi centri campani, capeggiati da Capua, fu attraversato da un numero consistente di arterie stradali, alcune principali altre secondarie, come il percorso dell'attuale "Domiziana", che avrebbe collegato coi romani, Capua (Capoe) con Pozzuoli (Dicearchia), passando per: "Sinuessa" (Mondragone), per la scomparsa città di "Liternum"  e per quella "Volturnum" (Castel Volturno); come la strada detta "Antiqua", che avrebbe collegato "Liternum" con Atella; come la strada chiamata "Consolare Campana", che avrebbe collegato Pozzuoli con Capua; e come quella che sarà poi chiamata dai romani Appia, arteria che avrebbe collegato "Sinuessa" (Mondragone), con Capua, per raggiungere "Casilinum" (Teano), "Suessola" (Sessa Aurunca), "Calatia (Caiazzo), "Saticula" (S. Agata dei Goti), e poi Beneventum... fino a Brindisi.  Da Pozzuoli esisteva l'antico tracciato stradale che si collegava a Napoli (diventerà con i Romani, la strada per colles), mentre il centro di Napoli era collegato ad Atella e Capua, con la via Atellana, passando per "Grumum" (Grumo) e "Paternum" (S. Pietro a Patierno). 
Maschera delle fabule atellana
Altre vie secondarie dovevano collegare Atella con Cuma (via Cumana), e Atella con "Cales" (Teano).
Anche se il nucleo centrale del loro insediamento fu l’entroterra del Golfo di Napoli, fino agli Appennini, tuttavia numerose testimonianze rinvenute, soprattutto linguistiche, fanno risalire la presenza degli Osci in un’area assai più ampia, che si estendeva sia verso Est sia verso Sud dell’attuale Italia meridionale, fino a lambire le terre della Calabria. La città principale osca restò Capua, che fu purtroppo distrutta durante un'inscursione saracena, intorno all'IX secolo d.C. Il suo posizionamento geografico era corrispondente all'attuale città di Santa Maria Capua Vetere.
Dal V secolo a.C. gli Osci furono inglobati dai Sanniti, popolazione, di origine “osco-umbro”; inizialmente i Sanniti erano stanziati più a nord del territorio abitato dagli Osci, principalmente sulle catene montuose. 
Maschere delle fabule atellana
Da allora i due gruppi finirono sostanzialmente per coincidere, distribuendosi in una variegata colonia, che sopravvisse per lungo tempo, resistendo ai reiterati tentativi di conquista romana, fino alla capitolazione avvenuta con le famose guerre sannitiche, nel IV secolo a. C.
Al termine delle guerre sannitiche, gli Osci furono quindi assoggettati alla potenza di Roma, pur conservando la loro cultura, la lingua e le tradizioni, come dimostrano molte testimonianze storiche e soprattutto archeologiche rinvenute a Pompei. Infatti nella cittadina vesuviana sono stati trovati graffiti con iscrizioni in lingua “osca” che testimoniano come la cultura e soprattutto la lingua di questo popolo furono presenti ancora nella civiltà romana, almeno fino al I secolo a. C.
La lingua “osca” conobbe un vasto uso letterario, attraverso la diffusione delle "Fabule Atellane", che erano delle farse popolari, originarie della città di Atella.
Tali rappresentazioni teatrali, in gran parte improvvisate e messe in scena da attori-mimi con l’aiuto di costumi e maschere, ebbero un vastissimo successo nel mondo romano, al punto tale che furono rappresentate perfino a Roma, intorno al 391 a.C. Secondo alcuni storici, molte maschere della "Commedia dell'arte italiana" e anche di altre nazionalità d'Europa, deriverebbero dalla commediografia osca, a partire da Pulcinella, che sarebbe un erede della maschera di "Maccus"
Alcuni termini “osci” furono utilizzati nella lingua latina e sono tuttora usati nella lingua italiana.
"Mater Matuta" (Museo Aech. Capua)
Dopo le contaminazioni Sannitiche ed Etrusche, gli Osci svilupparono grande esperienze nei lavori edili ed idraulici. Secondo una leggenda, gli Osci insieme ai Troiani, che erano esperti di architettura e di ingegneria, edificarono le mura difensive della città di Capua. L’opera muraria che circondava la città fu molto apprezzata nel mondo antico. Si sa che Polibio paragonava le mura di Capua a quelle di Troia e di Atene. Anche l'instradamento delle acque del fiume Clanio e la bonifica delle aree palustri vengono attribuiti al popolo osco-sannita.
Nelle loro attività lavorative, gli Osci usavano come misura di superficie il "Vorsus", che secondo gli antichi gromatici (Varro, Frontino, Hygino), corrispondeva a 8640 piedi quadrati romani e questa informazione ha consentito al Nissen di determinare l'estensione del "piede osco", in metri 0,275.
Della presenza di quest’antico popolo anche nel nostro territorio lo dimostrano le testimonianze raccolte dai racconti degli anziani, che narrano di numerose tombe scoperte nel secolo scorso e, purtroppo, fatte rapidamente sparire, con il rinvenimento di molte suppellettili e armi attribuibili alla popolazione “osco-sannitica”.
Lapide stradale "Via Osci" a Piscinola
La primitiva strada osca che permetteva il collegamento del nostro territorio a Neapolis, è stata, a pareri di molti storici, l'antica strada che dalla odierna località detta dei "Ponti Rossi", raggiungeva Mianella e Miano, attraverso la fenditura esistente tra le colline di Capodichino e di Capodimonte. La strada è tutt'oggi un'importante via di comunicazione con la città di Napoli e il suo entroterra.
A ricordo di quest’antico popolo, pochi anni or sono, il Comune di Napoli ha denominato una strada di Piscinola, "Via Osci", ed è questa una delle pochissime testimonianze toponomastiche esistenti in Campania (ci risulta che altre dediche si trovano nei comuni di: Maddaloni, Santa Maria C.V. e S. Arpino e nella località di S. Nullo-Licola (CE)), che dona una degna valorizzazione a una parte importante della nostra storia antica.

Salvatore Fioretto
 
Tombe rinvenute a Secondigliano, alla fine del secolo scorso.