sabato 29 maggio 2021

La "Cappella dei Cangiani".... un toponimo, un luogo storico...

Chissà quante volte abbiamo sentito e anche menzionato questo luogo molto popolare dell'Area Nord di Napoli, un tempo situato nel territorio del Comune di Chiaiano e Uniti e oggi incluso nella cosiddetta zona ospedaliera e, spesso, ci siamo domandati da cosa derivi la sua denominazione, ma non trovando una risposta. Ci riferiamo a "Cappella dei Cangiani" e suoi dintorni. Fu don Camillo Degetto, nella sua opera: "Santa Croce ai Camaldoli - Napoli, 1688-1988 - Ieri, oggi, domani", a farne chiarissima menzione. Oggi ci piace, per divulgazione culturale, qui riportare integralmente il testo storico-letterario menzionato, per risalire alle origini storiche del luogo. Precisiamo, tuttavia, che le denominazioni dei luoghi citati nel testo (nomi di strade) e altri riferimenti, risalgono all'anno di pubblicazione (1988) e alcune cose sono cambiate in questi 33 anni trascorsi.

A pag. 39 del libro, si legge:

"Cappella dei Cangiani si trova nel punto di depressione della collina dei Camaldoli, dove inizia l'altopiano di Capodimonte: divenne "luogo abitato" per l'attraversamento della antica via Miano-Fuorigrotta-Agnano e per il fatto che da qui, per la "via della lava" (l'attuale via S. Ignazio di Loyola) si raggiungeva Nazareth e, quindi, la vetta dei Camaldoli.
Il luogo è antico e faceva parte del territorio dell'antica Ianula: subito dopo, verso Orsolone, vi era il luogo detto "Coniolo", cioè il Cognulo, cui si accedeva per la strada che da Cappella Cangiani portava a S. Croce e dalla quali si saliva ai Camaldoli.
Il nome deriva dalla famiglia dei "Cangiani" che a Napoli possedeva diverse proprietà immobiliari (ancora oggi, al Mercato (quartiere Mercato) vi è il vico Cangiani).
Il luogo acquistò, col tempo, sempre maggiore importanza in quanto vi convergevano ben "otto strade". In prossimità della cappella di S. Maria di Costantinopoli - eretta nel 1614 da Gian Vincenzo Cangiani - vi era un ponte, detto "ponte di San Martino", e ancor prima  Ponte Vecchio, perché da esso, per chi proveniva dall'Arenella attraverso la via del Cognulo per S. Croce, poteva raggiungersi l'Orsolone, dove i Martiniani (monaci di San Martino) avevano una loro "grancia" (fattoria convento).
Il ponte di San Martino copriva il corso di lava e trovasi menzionato in una lapide esistente nella cappella di S. Maria di Costantinopoli, accosto alla attuale nuova chiesa parrocchiale di Cappella dei Cangiani.
Quando, nel 1688, la cappella di S. Croce fu eretta a parrocchia, la cappella di S. Maria di Costantinopoli entrò a far parte del territorio curato dalla nuova parrocchia.
Dalla Santa Visita del Card. Cantelmo, del 13 maggio del 1692, risulta che la stessa era ben ordinata e provvista di tutto il necessario per il culto divino. E poiché il percorso dalla parrocchia  di S. Croce ai Cangiani era un po' lunga e bisognava attraversare una antica cupa (via) tortuosa, incomoda e poco praticabile, la cappella dei Cangiani divenne chiesa succursale, così come divenne, per lo stesso motivo, quella dei Cangiani. In queste succursali si celebrava la Messa domenicale, si confessava e si insegnava il catechismo ai bambini.
Con provvedimento della Curia Arcivescovile del 21 dicembre del 1884, che erigeva la nuova parrocchia di S. Gennaro ad Antignano, si dovette procedere alla rettifica dei confini, per cui il rione Cangiani venne staccato dalla parrocchia di S. Croce e unito a quello dell'Arenella, lasciando a Santa Croce il lato destro salendo dalla via Camaldoli (via S. Ignazio di Loyola) e precisamente dalla masseria "Pastore" esclusa, fino all'Eremo dei Camaldoli incluso con tutti i caseggiati che si trovano nel Villaggio di Nazareth e Guantari e che fino allora erano stati assoggettati alla cura dell'Arenella.

Se il parroco del tempo, don Verrusio, accettò la decisione della Curia, anche perché soddisfatto del territorio ottenuto in cambio, i parroci successivi non si rassegnarono alla perdita del rione Cangiani: dopo che il Comune di Chiaiano e Uniti costruì la strada  che da Cappella Cangiani porta all'Orsolone e da qui a S. Croce, fecero rilevare che erroneamente nel 1885 la Curia Arcivescovile nella rettifica dei confini aveva ritenuto che il rione Cangiani fosse più vicino all'Arenella che a S. Croce, senza considerare le cupe tortuose ed impraticabili.
Per raggiungere l'Arenella gli abitanti dei Cangiani dovevano affrontare un lungo e disagiato cammino, per strade tortuose ed impraticabili.
Proprio di fronte alla Cappella dei Cangiani vi era una lunga strada detta "Cupa dei Cangiani" al cui termine si aprivano due strade: a destra "Cupa Montedonzelli" era assai lunga, alpestre e disastrosa, tanto che danneggiava persino gli animali obbligati ad attraversavi, anche a causa della eccessiva pendenza.
A sinistra "Cupa delle due Porte" anch'essa lunga e alpestre, era praticamente impercorribile con mezzi su ruote per la forte pendenza che, all'altezza dei Gerolomini, era addirittura impressionante. Al termine della discesa si raggiungeva la chiesa di Santa Maria delle Grazie alle Due Porte. Per raggiungere l'Arenella, invece, si prendeva altra strada , anch'essa tutta curve e in discesa (l'attuale via Arturo Rocco, dove è ubicato il Commissario di P.S.).
Per siffatte strade, come è da immaginarsi, dopo il tramonto era difficile incontrare anima viva, poiché gli stessi contadini che tornavano dalla campagna avevano paura di attraversarle.
Quando il Municipio di Chiaiano costruì la nuova strada (oggi via Quagliariello) S. Croce-Orsolone-Cangiani, il rione Cangiani venne a trovarsi vicinissimo a S. Croce. Il parroco dell'epoca non esitò a inviare alla Curia un memoriale teso a riottenere il rione nel beneficio parrocchiale, facendo presente che con la nuova strada il percorso da S. Croce ai Cangiani era divenuto breve, agevole e pianeggiante, sicché, per il bene delle anime, il rione doveva tornare alla primitiva parrocchia. E così effettivamente avvenne, fino a quando nel 1925, la Cappella dei Cangiani fu a sua volta eretta in autonoma parrocchia."

Il testo, con le sue accurate e precise descrizioni, con le citazioni storiche contenute, dimostra ancora una volta le antiche origini del territorio dell'Area Nord di Napoli, una terra pregna di storia e di cultura, dove l'antropizzazione millenaria ha avuto luogo ancor prima che le colline dell'Arenella e quella del Vomero diventassero dei popolari e rinomati quartieri, come li osserviamo ai nostri giorni.
Salvatore Fioretto