giovedì 14 ottobre 2021

Giovanna Altamura, l'insegnante-poetessa della scuola "Tasso" di Piscinola...!

Già in passato abbiamo dedicato, in "Piscinolablog", due post alla cara insegnante della scuola di Piscinola, Giovanna Altamura, con la trascrizione di alcuni suoi racconti e aneddoti riguardanti le vicende di Giuseppina Bianco, che fu sua alunna, oltre alle belle descrizioni delle feste svolte un tempo a Piscinola.
Abbiamo ricevuto in queste settimane una bella lettera di una nipote della maestra Altamura, dalla signora Bruna che, assieme ad altri suoi familiari, hanno raccolto altri aneddoti e particolari della vita della loro Zia, soprattutto quelli di poetessa e di docente alla scuola "T. Tasso" di Piscinola, che ci piace oggi qui pubblicare per i nostri lettori. 

Ecco il testo della lettera:

La poetessa durante una premiazione, foto inizi anni '70
"Mia zia Giovanna, detta in famiglia Giannina, si diplomò a 18 anni - contro il volere di sua madre, vedova, che voleva andasse a lavorare nel negozio di famiglia - ed al concorso risultò prima in graduatoria. Partecipò alle Quattro Giornate di Napoli (le ho già inviato le foto della tessera di riconoscimento del Comando Combattenti con la quale si attesta la sua partecipazione). In famiglia si dice che il suocero di un suo fratello era stato fatto prigioniero dai tedeschi e rinchiuso nello Stadio Collana, quindi lei non esitò ad imbracciare un mitra e ad inerpicarsi con gli altri partigiani sugli spalti dello stadio, partecipando alla liberazione di molti prigionieri. Era una donna che non aveva paura di avventurarsi in simili cose perché aveva un grande senso della libertà e grande coraggio.
Alcuni versi di dedica scritti da G. Altamura
Quello di Piscinola fu il suo primo incarico da maestra. Alla Torquato Tasso dovette affrontare anche la dura realtà della delinquenza minorile..., che all'epoca era già presente nelle scuole. Infatti pare che, il quel periodo, uno dei suoi scolari girasse armato di coltello e quando questi la minacciò, affrontandola, Ella gli fece capire che non lo temeva affatto e, se lei avesse voluto, con la sola forza avrebbe potuto anche sopraffarlo..., ma il suo ruolo era quello di educatrice...
Spesso, come in questo episodio, riuscì a far ritornare sulla retta via tanti ragazzi ritenuti deviati. L'episodio di Piscinola, tuttavia, bastò a farle conquistare il rispetto perenne da quei ragazzini che in seguito, e anche da grandi, si ricordavano dell'insegnamento da lei ricevuto.
I numerosi suoi alunni l'amarono tanto, non solo per il suo coraggio nell'affrontare qualsiasi sopruso, ma anche per la sua immensa bontà e per il rispetto massimo che insegnò loro. Pare che avesse la borsa sempre piena di merende per chi aveva fame e una volta portò a sue spese tutta la sua classe, della "Torquato Tasso", al mare...
Fu una delle prime insegnanti che seguirono con attenzione la mancanza di applicazione dei ragazzi colpiti da difetti di attenzione e con difficoltà nella lettura, trovando il modo di aiutare chi aveva difetti di dislessia; cercò come poterli aiutare a superare quello che a quel tempo era visto come una deficienza cognitiva.
Una commedia per bimbi, scritta nel 1957
Negli anni seguenti, dopo gli anni trascorsi a Piscinola, insegnò alla Scuola "Ravaschieri" di Napoli, nel quartiere Chiaia; qui continuò ancor più alacremente ad interessarsi del bene dei suoi studenti fino all'età di 40 anni, quando riuscì a laurearsi all'Università Federico II di Napoli. L'esame di laurea pare che fu per lei traumatico, perché litigò ferocemente con la Commissione, ma fu promossa ugualmente con il massimo dei voti e la lode. 
Successivamente partecipò al concorso per Direttrice Didattica, che puntualmente vinse. Nel 1959 fu destinata a dirigere una scuola nel Comune di Bellaggio, vicino Como, dove purtroppo non si trovò bene, sia per il clima, ma soprattutto per la lontananza dagli affetti familiari. 
Dopo diversi tentativi riuscì ad ottenere un incarico in una scuola di Forio d'Ischia, dove fu direttrice dittatica fino al pensionamento, avvenuto nel 1970. Anche ad Ischia abbiamo riscontrato che ci sono dei suoi alunni che ancora oggi la ricordano con affetto.
Canzone "'E Palummielle" scritta da Giovanna Altamura
Vinse parecchi premi letterari (nella foto allegata ritrae un premio ritirato nel '71, al Circolo della Stampa  e la pagina della poesia "La vita" dove si riferisce del Premio alla Cultura della Presidenza del Consiglio) e come giornalista scrisse su diverse testate, tra cui il  "Roma".
Sull'anno della morte nessuno dei miei cugini è stato concorde ... ed oscilla, nei nostri ricordi, tra il 1975 ed il 1980.
Foto della poetessa e inseg. Altamura, anni '40
Mia zia fu una donna che viveva col pensiero molto più avanti del suo tempo, ma che per l'invidia nei suoi confronti e la sopraffazione di uomini retrogradi, che non accettavano il suo modo di pensare libero, riuscirono ad offuscare la sua grandezza. E' questo il pensiero di tutti noi cugini, suoi nipoti.
Le allego anche la prima pagina di una commedia per bambini, inedita, ed alcuni versi di una delicatezza sublime che ho trovati annotati su un piccolo quadernetto che conservo a Napoli, con altre cose di mia zia.
Non ho trovato, purtroppo, alcuna foto relativa al periodo della Torquato Tasso.
Sperando di esserle stata utile e augurandomi di leggere presto un altro suo scritto in ricordo di mia zia, le invio cordiali saluti.

La nipote, Bruna

 

 

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Tesserino rilasc. da Comando Combattenti Ital.: Riconoscimento di "Patriota"
a Giovanna Altamura, per la sua partecipazione alle "Quattro Giornate di Napoli"

 

Breve raccolta di poesie scritte dalla poetessa Giovanna Altamura:

LA VITA!

Strana, strana cosa la vita!
E’ un correre, cieco, inseguendo
Qualcosa che passa, che sfugge,
Un sogno, una vaga chiméra,
un’ombra, che è fatta… di nulla!
Un muto, dolente implorare
Chi intendere non vuole o non sa!
L’insano volere, tentare,
di vincere, di forza, l’ignoto.
Svelare un mistero, che è ascoso,
il domani, il destino, le cose
che ancora non sono, che forse
giammai, per noi, non saranno.
Qualcosa che solo il tormento
Il duro, penoso lavoro
Del nostro pensiero fa vero,
ci fa sembrare realtà.
Conoscere la verità! Invano!
Il volo del tempo la cela!
E’ insano volo, pensare
Di poter vincere il Cielo!
Oh lotta inumana, cruenta,
perduta già pria di tentare!
Terribile lotta, tremenda,
che solo l’orgoglio fa osare!
Poi… dopo… che resta? – Oh, il nulla!


ITALIA MIA

Te,
Patria mia,
sovra d’ogni altra
cosa, io amo!

T’amo nel dolor tuo,
come non seppi
amarti,
nelle ore di gioia
piena, e di grandezza
somma.

T’amo,
per tua beltà sì pura,
immutabil nel tempo,
per le vicende alterne
di dolore e di gloria
della tua lunga storia.

T’amo,
per l’animo sereno
della tua gente antica,
cui sacra è la fatica.

T’amo,
per il tuo mar
fondo e turchino,
per il tuo cielo,
d’agate e di turchesi,
per i tuoi monti
bianchi
d’eterna neve,
e le tue selve
fonde, d’ombra
cupa, ed aulenti
di frassini e di pini.

T’amo,
per la passione
del  Popolo tuo,
fecondo,
di braccia e d’opre,
per il martir dei tanti,
che caddero per te,
che a te donaron,
col sangue e la fatica,
un amor così forte,
che ogni amor cancella.

Io t’amo, Italia,
Italia mia,
per questo tuo dolor
sì profondo,
ch’è dolor mio,
e dolore di quelli
che sognano,
per te,
dello splendore antico,
certezza di ritorno,
e gloria nuova.

 

LA LUNA

Il rosso, tondo,
paffuto e strano viso,
della luna,
è apparso,
rompendo le nuvole
scure,
laggiù,
dietro il monte.
Par che sogghigni,
beffardo.
Che vuole?
Pare che ammicchi,
ridendo.
Che dice?
Ascolta!
Dice:
-“Sorgo e tramonto
Ogni sera uguale,
da tanto, da tanto,
che più
non ricordo.
Eppure, ciascuno,
ogni sera,
in me vede
qualsiasi di nuovo,
di strano,
di suo:
un sorriso,
un richiamo,
due amanti,
sognanti,
perduto in un intimo
incanto;…
un volto di donna,
soffuso di pianto,
risposta a una muta domanda;…
un volto di bimbi,
ridente…
E ognuno a me chiede
qualcosa di nuovo
qualcosa che plachi
un’attesa, un tormento,
che accenda un ricordo,
che desti un rimpianto…
Intanto,
ogni sera,
da tanto, da tanto,
che più non ricordo,
sorgo e tramonto.
E ogni sera,
con astri diversi
m’incontro,
seguendo il cammino
fissato,
da tanto, da tanto,
che più non rammento!
Ed altro non so,
non comprendo,
seguendo, incessante,
il mio andare,
pel cielo,
tra nuvole e stelle,
sognando,
invano, da tanto,
da tanto,
poter raggiungere
il sole!"

 

LA RONDINE

Vedi? E’ soltanto
una rondine.
Una piccola, povera
rondine stanca,
caduta sfinita
dal cielo.
Oh, no, non soltanto
pel volo,
si lungo, estenuante,
pesante,
ma solo
pel sole.
Il sole, sì ardente,
cocente,
accecante,
che tutta l’avvolse
di luce, di raggi,
e le tolse
la forza pel volo,
pel placido andare.
Vedi? E’ caduta,
così,
sul tuo cuore,
in cerca di tregua,
di pace.
Or tace…
Non trilla,
non frullano, l’ali.
Ma… ascolta!
-Lo senti il suo cuore
che è tutto un tremore,
che batte, che batte,
che vibra
d’ascoso spavento
dinnanzi all’ignoto
che c’è nel tuo sguardo?
Deh, lasciala stare
soltanto un istante
accanto al tuo cuore,
e falle sognare,
un momento soltanto,
raggiunta la meta.
Illudila!
A volte è pietà
l’illusione!
Falle pensare
che il sogno
si possa mutare
in dolce realtà.
Poi…
poi falla partire!
Poi falla partire
portando nel cuore
la grata dolcezza
di questo sognare
che è la vita,
di questo riposo
che è la pace,
e che tu,
solo tu, le hai donato.
Vedi? E’ soltanto
una rondine,
una piccola rondine,
stanca,
che chiede ristoro
all’arsura.
Domani…
oh, domani, lo sai,
la piccola rondine stanca
che un attimo solo
ha il volo interrotto,
domani
riprende a volare
Riparte! Riprende
il suo andare.
E, forse, soltanto
in quell’ora, saprai
quanto grata ti fu
del riposo.
Ora lasciala stare,
così senza volo,
vicino al tuo cuore,
Un attimo solo!
Così!

 

RICORDO…

Ricordo;
- La stanza era in ombra,
e tu;
sedevi, dinanzi
alla finestra aperta
che dava sui campi,
gialli di grano,
e inondati dal sole.
(*)
Sul fulgente chiarore
di fuori, il tuo viso,
di profilo segnava
un netto disegno,
stagliava
un’ombra chinese,
nera, sul fondo d’oro,
del sole acceso.
Mi piacesti, così,
e, forse, in quell’istante,
senza saperlo ancora,
cominciai ad amarti.
Così, per un’ombra
chinese,
che il tuo viso, di profilo,
disegnava, sul fondo d’oro
d’una finestra
spalancata sul sole.

                           Giovanna Altamura

(*) La scuola Torquato Tasso di Piscinola si affacciava in quegli anni sulla distesa pianeggiante delle campagne dello Scampia, tutta seminata a grano, ed era esposta a nord, proprio come nella descrizione... La poesia potrebbe essere stata ambientata proprio in quel luogo... 

 
Tutte le poesie qui pubblicate (eccetto la prima) sono state tratte dalla raccolta editoriale: “Versi per un sogno d’amore”, di Giovanna Altamura, ed. "La Nuova Italia Letteraria", Bergamo, 1954. Esemplare conservato nella Biblioteca Nazionale di Cremona (Bid.L010860087).

Abbiamo trovato anche altre pubblicazioni di G. Altamura, oltre alle due novelle ("La rivolta dell'umanità" e "Fior di Giglio",) già citate nel post dedicato a Giuseppina Bianco, anche: "L'onorevole Don Pasquale", "Le Spine", "Nei secoli fedele", "Quelli del parco C.I.S.", "Tu, la mia mamma", "Raccolta di Leggende"... Di Lei anche una serie di collaborazioni a collane letterarie e delle presentazioni di pubblicazioni di altri scrittori.

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Nella didascalia della poesia "La Vita", tratta da una pubblicazione di raccolte di poesie, così viene ricorda la poetessa Altamura Giovanni: "Direttrice Didattica in pensione, Medaglia d’Oro della “P. I.”, Premio di Cultura della Presidenza del Consiglio, ha pubblicato molti e importanti volumi; altri ne possiede inediti. Padrona assoluta del verso, profonde nel canto i tesori della sua bella cultura e del suo spirito fino a raggiungere toni di elevata bellezza."

 

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Ringraziamo con gratitudine e affetto la signora Bruna e tutti gli altri familiari, nipoti di Giovanna Altamura, per la loro bella testimonianza che ci hanno trasmesso.
Si ringraziano, per la generosa collaborazione, la direttrice della Biblioteca Nazionale di Cremona, Dott.ssa R. Barbierato e la dirigente Dott.ssa. M. Gentilini.

S. Fioretto

Piscinola, scuola "T. Tasso",1930, cartolina viaggiata. Per gent. conc. della famiglia Barberio (TO)