venerdì 19 febbraio 2016

Mons. Salvatore Cavallo, storpiato si trascinava per le strade, per aiutare i suoi poveri...

Cupola e campanile di Santa M. delle Grazie (parrocchia di San Giacomo Mag.), con sfondo panoramico del Matese
Il personaggio di cui racconteremo la vita, pur non essendo nato e vissuto a Piscinola, è stato molto attivo nell'area Nord di Napoli, estendendo il suo pensiero e l'azione che animava il suo operato fino a noi. Egli ha formato tanti uomini e apostoli di fede, che hanno speso la loro vita a servizio delle nostre comunità, parliamo di monsignor don Salvatore Cavallo.
mons. Salvatore Cavallo
Don Salvatore Cavallo nacque del piccolo comune di Calvizzano, il 21 marzo 1883, da semplici genitori.
La sua famiglia, molto religiosa, aveva già dato, in antichità, alla comunità di Calvizzano due sacerdoti, infatti Cristoforo Cavallo fu parroco della chiesa di San Giacomo Maggiore di Calvizzano, dal 1589 al 1640, morì a Calvizzano il 7 luglio 1640 e don Giovanni Battista Cavallo, figlio di Rienzo (Lorenzo), anch'egli sacerdote, che morì l'8 novembre 1633.
Salvatore Cavallo sentì fin dagli anni della sua fanciullezza la chiamata al sacerdozio e a quattordici anni decise di intraprendere il percorso di studi al Seminario di Napoli.
Altare maggiore della parrocchia di S. Giacomo Maggiore
Così riporta il canonico Balzamo descrivendo mons. Cavallo: "La sua vita fu come un ruscello che, scaturito da limpida roccia, senza ristagnare né intorbidirsi mai in un lungo percorso, per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume".
Figliolo affettuoso dell'antica terra di Calvizzano, si fece amare dai suoi concittadini, ma ebbe stima e affetto anche dai compagni di studio in Seminario: amò e fu amato da tutti i seminaristi e dai docenti che lo conobbero.
Si fece portatore di pace in Seminario, infatti tra i seminaristi interni e i chierici esterni, che frequentavano l'istituzione, non correva buon sangue. Egli, a modo suo, seppe rompere quel ghiaccio e incominciò a legarsi amichevolmente con un certo Gennaro Tignola, e a sua volta con altri chierici; altri presero l'esempio, fino a che tutto il seminario si sciolse in uno scambio di amicizie...!
Cupola e campanile della chiesa di S.Maria delle Grazie (Calvizzano)
Tutti erano entusiasti di don Salvatore e lodavano la sua grande bontà!
Quel legame durò anche dopo il seminario, infatti quando fu parroco e anche nel periodo della malattia, non gli marcò mai la visita di questi suoi "fratelli del Seminario".
Fu uno studente modello, amò lo studio in maniera speciale, fu sempre tra i migliori alunni di tutti i corsi frequentati. Veniva sempre premiato per il suo profitto nelle scienze. 
La sua formazione non finì con gli anni accademici, infatti nella sua vita non tralasciò mai di studiare.
Durante gli anni del Seminario, nel periodo di vacanze, le sue ore migliori le trascorreva nella chiesa di Calvizzano, impartendo lezioni di catechismo.
Al termine del ciclo di studi, si laureò in Diritto Canonico.
Libretto biografico di Salvatore Cavallo
Mons. Salvatore Cavallo fu ordinato sacerdote nell'anno 1908.
Alcuni anni dopo, dietro indicazione dell'Arcivescovo di Napoli, ricevette l'alta onorificenza di Prelato Pontificio (prelato domestico del Papa), ma occorsero molte insistenze perché il curato accettasse la nomina. A quelli che gli facevano gli auguri, rispondeva: "Che auguri, se il Signore fosse contento di me, allora sì che mi consolerei".
Fu quindi nominato prima vice rettore e poi rettore del Seminario Minore di Napoli. Amò i suoi seminaristi in maniera speciale. Quando si accorgeva che qualche suo seminarista aveva bisogno di una parola amica, non si risparmiava mai. I seminaristi formavano la sua seconda vita!
Cercava di infondere amore e fede anche tra il personale serviente il Seminario, come verso i camerieri, che erano di gran numero a quei tempi.
Parrocchia di San Giacomo Maggiore a Calvizzano, foto di inizio '900
Si racconta che un certo Michele aveva molti figli e qualcuno anche storpio. Egli era sempre in difficoltà economiche, specie nei periodi di vacanza dei seminaristi, quando la cucina era chiusa e doveva provvedere da solo al vitto giornaliero. Don Cavallo lo andava incontro in queste sue difficoltà, dandogli in prestito una bella somma di danaro e così  Michele poteva sbarcare il lunario...
Mons. Salvatore Cavallo amò tanto gli infermi. Il suo pensiero fisso erano gli ammalati negli ospedali, che amava smisuratamente. Per essi voleva che anche i seminaristi coltivassero questa stessa dedizione, perché considerava l'amore per gli infermi come una scuola di alta formazione di santità e d'apostolato. Usava visitare diverse volte la settimana gli ospedali della città di Napoli. Lo fece anche da parroco.
Parrocchia di San Giacomo Maggiore a Calvizzano, vista esterna
Quando era rettore del Seminario e gli portavano cesti di frutta o altre cose, egli non tratteneva niente per sé, donando ogni cosa ai suoi cari infermi. 
Nel 1928 gli fu assegnata la parrocchia di San  Biagio di Mugnano, che resse ininterrottamente per 19 anni.
Innamorato di Gesù Cristo e del Vangelo, visse  con fervore il suo ministero, senza tregua, tenendo tuttavia a cuore il nascondimento e l'umiltà. Già amante dei poveri, fu investito dalla fiamma ardente dell'opera missionaria...!
Ebbe a cuore solo la gloria di Dio che era la sola ragione della sua esistenza.
Parrocchia di San Biagio a Mugnano di Napoli, facciata
Ciò che operò, ciò che pensò, ciò che disse, tutto s'incentrava nell'amore di Dio. Ma quell'amore così grande pensò di riversarlo al prossimo, verso gli ultimi della sua parrocchia e del territorio circostante. Amò gli infermi, i derelitti e tutti quelli che erano senza speranze...
A mezzogiorno, chiusi i battenti della parrocchia,  era puntualissimo nella visita agli ammalati. Lo fece anche quando una gamba gli venne a mancare, a seguito di una tremenda malattia. Con la stampella sotto al braccio, continuò imperterrito  a visitare ogni giorno i suoi cari infermi, fino a quando le forze glielo permisero.
Fu un pastore esemplare e indomito, amò la sua famiglia spirituale, i fanciulli, gli uomini, le donne, gli infermi e i poveri.
Parrocchia di S. Biagio, altare maggiore, foto d'epoca
Chiamava i fanciulli amorevolmente per nome, e anche se era di indole riservata e taciturna, con essi si apriva, scherzava e giocava, facendosi fanciullo tra i fanciulli.
Voleva che si facesse ogni giorno il catechismo in parrocchia. Quel catechismo fu fucina di tantissime vocazioni ecclesiastiche. Tanti uomini, poi divenuti consacrati, hanno visto nascere la loro vocazione da quella fucina: sacerdoti, suore e frati devono un grazie a don Salvatore Cavallo, e tra questi troviamo anche don Angelo Ferrillo di Calvizzano, che fu parroco della chiesa del SS. Salvatore di Piscinola e don Nicola Frascogna di Mugnano, che fu strenuo missionario del PIME in India, le cui vicende abbiamo già narrate in due post qualche tempo fa. Fu particolarmente stimato dal beato Paolo Manna, fondatore del PIME.
Quando vedeva che i suoi figlioli erano fermamente intenzionati a continuare quel percorso di fede, faceva ogni modo per incoraggiarli, anche economicamente, per affrontare gli studi al Seminario.
Parrocchia di San Biagio a Mugnano di Napoli, interno
Per i giovani  e per gli uomini di Mugnano egli volle istituire in parrocchia i Ritiri di perseveranza.
Incoraggiava la frequenza all'Azione Cattolica, sia i ragazzi che le ragazze. Partecipava con costanza agli incontri con i giovani, durante i quali preferiva annunziare la parola di Dio senza fronzoli e retorica, ma in maniera semplice e diretta.
I poveri erano il suo occhio destro... Dopo la morte si venne a sapere, tra l'altro, che un povero percepiva un suo aiuto mensile di duemila lire...
Amava tanto i poveri, quando gli regalavano dei dolciumi o a casa sua la sorella preparava qualche pietanza saporita, destinava tutto a essi. 
Mugnano di Napoli, facciata della chiesa parrocchiale di San Biagio
Sempre disponibile per ricevere e rincuorare chi ricorreva alle sue amorevoli cure, dedicava molto suo tempo nel confessionale. Non usciva mai per una passeggiata di piacere, non prendeva mai vacanze. Andava a Napoli a visitare i suoi malati, oppure a Melito, a piedi, a visitare la chiesa e l'orfanotrofio, ma sempre per breve tempo.
A volte fu visto percorrere a piedi la strada da Calvizzano a Napoli, non prendeva il tram per dare un buon esempio di sé, soprattutto agli operai, che non potevano permettersi di pagare il biglietto. Spesso questi vedendolo, esclamavano: "Anche i sacerdoti, come noi, vanno a piedi fino a Napoli!".
Altra sua predilezione furono le opere missionarie. Basterebbe, infatti, raccontare le sue opere per le missioni per immortalare il suo nome. Egli soleva dire sempre che le opere fatte per il bene degli infedeli ritornavano a vantaggio dei fedeli... Non sapeva più che fare per i suoi cari infedeli! Diffondeva questo suo ideale in quanti lo conobbero e chiedeva di avere sempre un'attenzione per le opere missionarie.
Parrocchia di San Biagio a Mugnano di Napoli, interno
Utilizzò il mezzo della stampa per coltivare le sue anime. Quando era rettore del Seminario Minore di Napoli, comprava spesso libri, nuovi e usati, per farli leggere ai suoi studenti:  libri di ascetica, missionari e apologetici. Con cura, nella messa domenicale in parrocchia, faceva sempre dispensare le riviste della "Pia Società San Paolo".
La sua vita fu una fiamma spirituale ardente che si consumava nel sacrificio, ma il sacrificio fu il lievito e fermento per il suo apostolato. Alla sera andava a letto tardi e la mattina presto era già in piedi, sempre il primo a recarsi in chiesa. Trascorreva molto tempo in confessionale, che intervallava con un pranzo molto parco e frugale. Non si lamentava mai. Quando doveva lavorare per le sue anime non conosceva stanchezze.
Mugnano, antica chiesetta di S. Giovanni a Carpignano
Quando gli fu amputata la gamba, a causa dell'avanzare del male incurabile che colpì il ginocchio, a stento e con gran fatica avanzava, specialmente nel percorrere le scale che collegava la canonica alla parrocchia.
Soffrì  moltissimo per quella malattia e per lungo tempo, ma affrontò quel sacrificio sempre con il sorriso sulle labbra.
Morì il 5 febbraio 1947, in odore di santità.
Tanti cittadini di Calvizzano e di Mugnano ricordano ancora oggi la figura esemplare del loro caro Mons. Salvatore Cavallo.
Per questa biografia abbiamo preso spunto dal grazioso e raro opuscoletto che abbiamo rintracciato, intitolato: "In memoria di Mons. Salvatore Cavallo parroco di Mugnano - Commemorazione  del 21 febbraio 1947", a cura di mons. Raffaele Balzamo.
Su don Salvatore Cavallo, anche lo scrittore di Mugnano, Carmine Cecere, ha dedicato negli anni scorsi una bella biografia, contenente l'articolo pubblicato dalla rivista missionaria del PIME "Venga il tuo regno", che riportiamo a termine di questo scritto.

Salvatore Fioretto


Si ringrazia lo scrittore Carmine Cecere per la sua collaborazione a "Piscinolablog" e per aver fornito alcuni testi e le foto storiche inserite in questo post. 


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Biografia tratta dal sito "AltraMugnano" a cura del webmaster e scrittore Carmine Cecere