venerdì 16 settembre 2022

Mariano, l’”indiano” della Piedimonte…!

Continuiamo la rubrica dedicata ai racconti della Piedimonte d'Alife. Questo racconto è dedicato a un carissimo amico, Mariano. E' una storia recente, che si svolge però attraverso il ricordo del nostro caro trenino; è un racconto struggente ma anche bello...!

Non ho conosciuto fino ad oggi un’altra persona così semplice e riservata; un ragazzo d’altri tempi, dalle maniere gentili, ma anche generoso e così innamorato della sua passione giovanile, che è stata la ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife. Era anche un padre di famiglia amorevole, un grande lavoratore, tutto dedito alla sua famiglia e ai suoi tre figli.
Si chiamava Mariano ed abitava a Secondigliano. La conoscenza di Mariano avvenne per caso, in maniera fortuita direi io. Erano pochi anni che mi ero iscritto e frequentavo il portale web dell’Associazione G.A.F.A. (Gruppo Amici della Ferrovia Alifana) e dopo aver allestito la bella e apprezzata mostra fotografica a Sant’Andrea (frazione di Santa Maria Capua Vetere), nell’anno 2009, fui nominato consigliere dell’Associazione e anche coordinatore del sito web. Quindi, come gli altri soci, ero preso ad animare il forum e a proporre argomenti storici e tecnici sulla gloriosa ferrovia Napoli Piedimonte d’Alife (loro diversamente da me la chiamavano semplicemente “Alifana”, forse perché conoscevano bene solo la "Tratta Alta", che era ancora funzionante, ma con locomotori diesel), curavo anche l'accoglienza dei nuovi iscritti, che venivano abilitati ad accedere e a leggere le pagine e i commenti del forum.
Un giorno al forum si iscrisse un ragazzo proveniente da Secondigliano, che si firmava con un acronimo un po’ strano, si presentò come: “ALSAFE”… Poi in seguito ci spiegò che erano le iniziali dei suoi adorati tre figlioli. Ma la cosa ancora più curiosa fu quella che ci mostrò, poco dopo, due sue foto che lo ritraevano giovanissimo mentre posava sui binari della Piedimonte, in prossimità del ponte di Capodichino. La linea era stata già chiusa all’esercizio da qualche anno, ma i binari erano ancora ben visibili e percorribili. In una di queste foto, Mariano era seduto a terra, al centro delle traversine dei binari, con le gambe incrociate, alla maniera di un indiano che aspetta l'arrivo del treno... e quindi del treno della Piedimonte...! Rimanemmo tutti sorpresi e stupiti..., ma io capii subito che avevamo conosciuto un altro bel personaggio, un “po' matto come noi" e che, al nostro pari, adorava ricordare, anche in maniera un po' eccentrica, i momenti belli della propria gioventù, trascorsi al cospetto di questo trenino, che tutti chiamavamo semplicemente Piedimonte.
Mariano prese a intervenire con frequenza nel forum, specialmente quando si parlava della “Tratta Bassa” della ferrovia, quando si pubblicavano (postavano) notizie o foto riguardanti il percorso del treno, tra la Doganella e la stazione di Secondigliano.
Ricordo che fu l’unico a sapere e quindi a descrivere con precisione, come avveniva l’inversione dei treni, quando la linea ferroviaria fu arretrata a Capodichino. Lui sosteneva con convinzione che era stata realizzata una piccola banchina per accogliere i viaggiatori e due binari che rendevano possibile l’inversione dei convogli. Nessuno di noi in quel momento lo credette, anche perché non c’erano foto che descrivevano quella situazione della linea, che appariva un po’ azzardata... Ma, nonostante tutto, Mariano continuava, imperterrito, a difendere la sua tesi a spada tratta, perché quelli erano ricordi indelebili della sua infanzia, quando giocava con cuginetti e con gli amici del quartiere in quella stazione, negli anni prossimi al suo abbandono, a causa dell’
ulteriore arretramento avvenuto alla stazione di Secondigliano.
Negli anni che seguirono, un giorno, una persona che conobbi per altre circostanze, mi donò copie delle sue foto di gioventù con il treno, tra le quali c’erano due foto che mostravano la stazione terminale di Capodichino, esattamente come l’aveva descritta Mariano. Quando gliele feci vedere, il suo viso si illuminò e gli occhi luccicavano dalla gioia, contento e fiero per aver dimostrato di avere ragione. E mi diceva, compiaciuto: “...Hai visto che era tutto come lo raccontavo io?!”
Raccontava che il treno della Piedimonte lo vedeva spesso da casa sua, perché abitava in una stabile poco a ridosso dei binari del treno e, più che vederlo, lo sentiva, con quel classico sferragliamento che contraddistingueva il suo passaggio, quando attraversava il punto che era in curva, prima della stazione di Secondigliano. Proprio lì il treno produceva un forte rumore di attrito tra metalli, a causa del contatto dei bordini delle ruote con la parte laterale della rotaia.
Poi raccontava dei giochi che faceva con i ragazzini della sua età, che avevano come scenario i binari e un muretto che delimitava la massicciata, a ridosso della linea ferroviaria.
Una volta mi confidò, non senza emozione, che quando vedeva foto nuove o sentiva storie inedite sulla ferrovia, ricordava gli anni belli e spensierati della sua infanzia e giovinezza...!
A Mariano devo tanto per il mio lavoro di ricerca sulla Piedimonte, perché grazie a Lui sono riuscito a trovare una preziosa testimonianza su un avvenimento storico del quale si era persa ogni traccia: del bombardamento della stazione di Secondigliano, avvenuto nel 1943. Mariano conosceva una signora, che incontrava spesso per le strade del quartiere, la quale un giorno gli confidò che da bambina, dalla cucina della sua abitazione che si trovava sul corso Secondigliano, aveva assistito al cruento episodio del bombardamento angloamericano, dove persero la vita una decina di persone e ci furono molti feriti e danni. La signora, già ottantenne, raccontò molti particolari di quell'episodio che Mariano poi mi trasmise e mi permisero di scrivere il racconto storico, che ho inserito nella prima parte del mio libro dedicato alla ferrovia: “C’era una volta la Piedimonte”. Per essere certi che il racconto trascritto fosse stato fedele alla realtà dei fatti, facemmo leggere la bozza alla signora. Fu Mariano a ricontattarla. Lei, dopo averlo letto attentamente, confermò che esso corrispondeva perfettamente ai suoi ricordi.
Quando trovavo nuove foto, attraverso le mie conoscenze o amici di internet, Mariano mi chiamava spesso, chiedendo delle copie e mi assicurava che le avrebbe conservate gelosamente. Io mi divertivo un poco a fargliele desiderare (a "farlo spantecare”, come si dice a Napoli), ma poi gli passavo tutto, anche i videoclip che facevo. Dopo mi telefonava e piacevolmente commentavamo insieme le nuove foto, confrontandoci con i nostri ricordi. Lui era contento, si sentiva dalla voce, e ricordo il suo modo tutto personale di chiamarmi: non per nome, ma con il diminutivo del mio cognome, mi chiamava semplicemente “Fiore”; era l’unico a chiamarmi così. Quando mi registrai al forum del G.A.F.A. scelsi come acronimo un anagramma del mio nome e cognome (che ha anche un duplice significato legato alla mia passione per la natura e la campagna), con: “Salva Fiore”, e lui adoperava la seconda parte dell’acronimo, chiamandomi soltanto con: Fiore!
A volte gli ho chiesto dei consigli sulle cose da pubblicare su “Piscinolablog”, che raccoglie testimonianze sui personaggi e eventi del quartiere, come quella volta che ero indeciso se pubblicare un racconto un po’ autobiografico, che riguardava indirettamente alcuni episodi della mia famiglia e di mia nonna materna. L’incertezza stava nel possibile giudizio negativo che potessi ricevere dai lettori, per aver usato una storia molto personale per comporre un post (nel gergo di blogger si dice “post”). Mariano mi incoraggiò a pubblicarlo e mi disse semplicemente, alla sua maniera, che era vero che apparentemente potesse sembrare un racconto autobiografico, ma alla fine si capiva benissimo che la storia narrata, che descriveva delle vicende di famiglia, era solo un filo portante, perché indirettamente essa narrava la metamorfosi e il danno subito dal territorio di Piscinola, un tempo agricolo, con la pesante urbanizzazione del rione Scampia. Disse semplicemente: “Vai Fiore, pubblicalo!”.
Sapendo che lui leggeva tutto quello che scrivevo, gli chiesi, a pubblicazione avvenuta, che ne pensasse, e lui subito rispose: “Hai fatto benissimo, era una testimonianza commovente ed era doveroso pubblicare”!
Ricordo l’ultima volta che l’ho incontrato, fu a Secondigliano, proprio presso la stazione della Piedimonte. Era da tempo che mi chiedeva delle copie “Scan” di alcune foto inedite del treno, foto che erano state pubblicate su una rivista ferroviaria e che egli non riuscì a comprare in tempo, perchè non fu informato della pubblicazione. Io come al solito glielo feci ripetere almeno tre volte…, dicendo che lo avrei fatto, appena ne avessi avuto tempo. Ma il mio piano per lui era ben diverso..., perché conservavo una seconda copia originale della rivista, acquistata a suo tempo in un edicola della Stazione Centrale di Napoli; era ancora sigillata con cellophan ed era tutta per lui...! Un giorno lo telefonai, dicendo che avevo un dono per lui e che ci dovevamo vedere di persona. Fissammo l’incontro al corso di Secondigliano. Quando arrivai con l'auto, lui si trovava già sul posto. Proprio sul marciapiedi opposto al viale della ferrovia Piedimonte. Mi aiutò a parcheggiare l'auto in un minuscolo spazio disponibile. Poi, salutandolo, gli consegnai subito tra le mani il regalo atteso... Mi colpii subito l'espressione dei suoi occhi, come se ridessero di gioia, mentre sfogliava le pagine e vedeva le foto tutte inedite dell’amato trenino! Mi chiese quanto mi doveva per il costo della rivista, e io subito risposi:... "Solo un caffè, che ci prendiamo in questo bar qui vicino…." Mariano mi strinse calorosamente la mano, compiaciuto del mio bellissimo regalo. E ci prendemmo quell’ultimo caffè insieme... Inutile dire che, mentre attendevamo che il barista preparava il caffè ed io parlavo delle nuove trovate sulla Piedimonte, lui non faceva altro che sfogliare avanti e indietro le pagine della rivista, soffermandosi sulle foto del treno e forse non mi ascoltava nemmeno, tanto che era preso ad ammirare quelle foto...! Dopo facemmo una breve passeggiata per rivedere lo stato della bella stazioncina di Secondigliano che, inutile dirlo, si presentava sempre chiusa e abbandonata... E poi percorremmo il vialetto laterale, dove si intravedeva ancora un raro traliccio della linea aerea, con quello che rimaneva di un semaforo. Mi mostrò anche il palazzo dove abitava la signora, quella che da piccola aveva assistito al bombardamento della stazione a opera delle Fortezze Volanti. Ricordo ancora che, discorrendo, mi chiese di intraprendere una iniziativa progettuale per cercare di salvare la stazione di Secondigliano, magari rendendola sede di un museo storico della Piedimonte, includendo anche la storia della TPN e della CTP (due società di trasporti pubblici provinciali, in un certo senso legate storicamente alle vicende della Piedimonte).
Non ci vedemmo più da allora. In quel Natale (2017), lo invitammo a partecipare alla cena sociale del G.A.F.A., ma lui ci scrisse che aveva dei turni lavorativi che non glielo permettevano e purtroppo non riuscì a partecipare.
Una mattina, all'inizio della primavera del 2018, ho ricevuto una telefonata sul cellulare, da un numero che non conoscevo...; rispose una voce femminile che cercò di presentarsi, dicendo, a tratti e tra pause, le parole: “l’associazione…, la ferrovia della Piedimonte,... Mariano...”…
Era la moglie di Mariano, che poi mi disse, con voce ancora incerta e commossa, che Mariano non c’era più…! Se n’era andato, in silenzio e con discrezione, come era nel suo carattere, nel sonno, un mese prima... Un giorno, al ritorno dal suo turno di lavoro notturno, si era messo a letto per un breve riposo, come faceva sovente prima del pranzo meridiano e da quel momento non si era svegliato più. Fu trovato dalla moglie sereno, come se dormisse... Restai gelato da quelle parole!

Mariano ha lasciato, a soli 52 anni, la sua bella famiglia, la moglie e i suoi tre figlioli giovanissimi, e anche noi, e molti suoi amici, con un vuoto e una tristezza senza uguali.
 
Mi piace ricordarlo in questo racconto, come se Mariano avesse intrapreso, sognando, il suo viaggio più bello, sorridendo a bordo della sua amata Piedimonte, tutta nuova e luccicante… e che salutandoci da un finestrino, fosse diretto nella nuova sua vita, in un bel luogo, senza più fatiche e preoccupazioni!

Ciao Mariano, spero che sei felice dove ti trovi adesso. Non mi dimenticherò mai di te, caro amico mio, caro amico della bella Piedimonte…!

ps. Il post viene pubblicato senza foto, per conservare il solo ricordo narrativo della persona a cui è stato dedicato.

Salvatore Fioretto