venerdì 22 marzo 2024

Quella Santa Visita a Piscinola , dell'anno 1542.... condotta dall'arciv. Francesco Carafa

Foto facciata della cattedrale di Napoli, fine '800

Molte informazioni storiche sullo stato degli antichi Casali di Napoli provengono dalle "Relazioni di Sante Visite", scritte a partire dal XVI secolo, da parte degli arcivescovi della Arcidiocesi di Napoli, quando periodicamente questi si recavano in visita pastorale presso le parrocchie di ogni Casale dell'epoca e facevano registrare quanto rilevavano nel corso delle loro interrogazioni. Il primo documento del genere, pervenuto ai nostri giorni, risale all'anno 1542, ed è stato redatto dai "commissari" al seguito dell'arcivescovo di Napoli, Francesco Carafa. Il testo è stato pubblicato anastaticamente nell'anno 1983, col titolo di "Il Liber Visitationis". Iniziamo col descrivere i contenuti della Santa Visita condotta dal Carafa nella chiesa parrocchiale del Casale di Piscinola, dedicata al Santissimo Salvatore, avvenuta a metà di agosto dell'anno 1542.

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Piscinola, Chiesa di San Salvatore

"Lo stesso giorno (tra il 17 e il 19 agosto 1542),
i suddetti signori commissari, in visita, si recarono alla chiesa parrocchiale sotto il nome di San Salvatore, edificata all'interno del detto Casale, il cui rettore è don Baldassarre Pepe. 
Produsse le lettere di provvedimento fatte a sé dal suddetto Reverendissimo, dal quale si provvide alla detta cappella allora vacante per le dimissioni del don Michele Ritis, alla mera collazione del detto R.mo, come risulta dalle medesime lettere, sotto il sigillo del detto tribunale, sotto l'atto d'accusa del giorno 17 luglio 1542 (della 15^ Indizione).
Quando gli fu chiesto che cosa avesse all'ingresso, rispose che per detta cappella aveva cioè il sottoscritto.
In primo luogo, la rendita annua di cinque ducati e quindici grani, che veniva pagata dal magnifico Geronimo Carmignano in base ad un certo appezzamento di cinque moggi di terreno nel Casale, indicato con lo Perillo, accanto ai beni del magnifico Raimondo de Luna, accanto ad altri beni del suo d. Geronimo, accanto alla proprietà del nobile barone Poderico e altri. Allo stesso modo,
Ritratto dell'arcivescovo Francesco Carafa
l'affitto annuo di nove carlini e mezzo, che Daniele de Lisa pagava per un certo terreno di una misura o press’a poco nel detto Casale, dove si dice a la Zafarana, secondo i beni dello stesso Daniele e secondo la merce d. Ecco Pietro Ranuzzo (pagava) parimenti l'affitto annuo di cinque ducati e mezzo, che qui pagano, dà in proprietà a Giovannino Gaudino per conto di due piccoli cinque moggi e mezzo di terreno situati nello stesso Casale (villa) di Piscinola, prossimi ai beni dell'ottimo Conte di Trivento, secondo i beni di donna Eleonora Bos', accanto ai beni di Antonello Fioretto (o forse Fiorillo n.d.r.), la strada pubblica e altri confini. (Include) Anche l'affitto annuo di nove tareni, che pagava don Loynes. Anche l'affitto annuo di nove tareni, che pagava don Luigi de Alandro a causa di una certa casa in detto Casale, accanto ad altri beni di detto Luigi, accanto ai beni di Lionetto de Lionetti. Anche l'affitto annuo di sette tareni, che Lionetto pagava a Sarnataro per una certa casa sita nel medesimo Casale, accanto agli altri beni di detto Lionetto, accanto ai beni di Luigi de Alandro. Inoltre, l'affitto annuo di sei carlini, che viene pagato dagli eredi del patrimonio di Domenico de Lisa, per un certo casolare situato nello stesso Casale, accanto ad altri beni erede dei ricchi, alla strada pubblica e ad altri confini.

Ugualmente l'affitto annuo di quattro tareni, che mastro Giovanni Mandro paga per il sito di una certa casa nel Casale di Mariglianella (forse Marianella), accanto ai beni della confraternita di S. Giovanni, accanto ai beni di Domenico Caso, la pubblica via e altri confini.
Anche l'affitto annuo di cinque grani, che viene pagato dai maestri, dagli amministratori e intendenti della confraternita della chiesa di San Giovanni, del detto Casale di Marianella, per l'ubicazione di una certa casa nel detto Casale di Marianella, accanto alla chiesa di San Giovanni del detto casale. Inoltre l'affitto annuo di quattro tareni e mezzo, che pagava a Luca de Lisa a causa di una certa sorgente, o giardino verde situato nello stesso Casale, accanto ad altra proprietà con luce sulla strada vicina. Inoltre una certa casa terranea con un certo giardino situata nello stesso Casale, accanto alla suddetta chiesa. Prende ancora per un certo orto sito nel Casale, appresso al muro della detta chiesa di San Salvatore, confinante con la strada della Chiesa ed altri. Del quale orticello si paga una tassa annua di cinque carlini al detto rettore Costantino Testa.
Nella detta chiesa sono i seguenti beni, cioè: una croce d'argento; una coppa d'argento; un pianeta di velluto cremisi e l'altro di stoffa d’Olanda; con una camicia e un mantello; quattro tovaglioli che sono acquistati attraverso l'elemosina, dagli uomini dell'Università (governo del Casale n.d.r.).
Don Antonino Ristaldo (o Ristaino), cappellano di detta chiesa, fu esaminato e approvato riguardo alla celebrazione della messa, al ministero dei sacramenti ecclesiastici, all'ascolto delle confessioni e ad altri compiti propri di qualsiasi sacerdote idoneo."

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Ecco il testo originario, scritto in latino (con una traccia in napoletano (sic!)):

Piscinula, Ecclesia Sancti Salvatoris

Eodem die 

Prefati dd. commissarii, visitando, accesserunt ad parrocchialem ecclesiam sub vocabulo Sancti Salvatoris, constructam intus dictam villam, cuius rectore est donnus Baldaxar Pepe.

Particolare della Tavola Strozzi, veduta di Napoli

Qui produxit literas provisionis sibi facte per prefatum R.mum, per quem provisum fuit de ditta capella vacante tunc per resignationem d. Michaelis Ritii, ad meram collationem prefati R.mi, prout constat per easdem literas, sigillo dicte curie impendente munitas, sub die XVII mensis iulii XV indictionis, 1542. Interrogatus quos introytus habeat, respondit quod ratione dicte capelle habet infrascriptos, videlicet. In primis annuum redditum ducatorum quinque et granorum quindecim, quem solvit magnificus Hieronimus Carmignanus ratione cuiusdam petii terre modiorum quinque siti indicta villa, ubi dicitur a lo Perillo, iuxta bona magnifici Raimundi de Luna, iuxta alia bona ipsius d. Hieronimi, iuxta bona magnifici Baronis Puderici et alios confines. Item annuum redditum carlenorum novem cum dimidio, quem sibi solvit Daniel de Risa ratione cuiusdam terre modii unius vel circa site in ditta villa, ubi dicitur a la Zafarana, iuxta bona ipsius Danielis et iuxta bona d. lo. Petride Ranuzo. Item annuum redditum ducatorum quinque cum dimidio, quem solvunt here des condam lohannelli Gaudini ratione duorum petiorum terre modiorum quinque cum dimidio sitorum in eadem villa Piscinule, iuxta bona excellentis comitis Triventi, iuxta bona d. Elienore Bos', iuxta bona Antonelli Fioretto, viam publicam et alios confines. Item annuum redditum tarenorum novem, quem solvit d. Loynes. Item annuum redditum tarenorum novem, quem solvit d. Loysius de Alando ratione cuiusdam domus site in dicta villa, iuxta alia bona dicti Loysii, iuxta bona Lionecti de Lionecto. Item annuum redditum tarenorum septem, quem solvit Ionectus Sarnetano ratione cuiusdam domus site in eadem villa, iuxta alia bona dicti Lionecti, iuxta bona Loysii de Alando. Item annuum redditum carlenorum sex, quem solvunt heredes condam Minici de Lisa ratione cuiusdam casaleni siti in eadem villa, iuxta alia bona dittorum heredum, viam publicam et alios confines. Item annuum redditum tarenorum quatuor, quem solvit magister Ioannes Mandro ratione cuiusdam domus site in villa Mariglianelle, iuxta bona confratemitatis Sancti loannis, iuxta bona Minici Caso, viam publicam et alios confines. Item annuum redditum granorum quinque, quem solvunt magistri et yconomi et procuratores confratemitatis ecclesie Sancti Joannis, de ditta villa Marianelle, ratione cuiusdam domus site in dicta villa Marianelle, iuxta ecclesiam Sancti Ioannis de ditta villa. Item annuum redditum tarenorum quatuor cum dimidio, quem solvit Luchas de Lisa ratione cuiusdam orti, seu viridarii siti in eadem villa, iuxta alia bona ipsius Luce et viam vicinalem. Item quedam domus terranea cum quodam orticello sita in eadem villa, iuxta predictam ecclesiam. Item quoddam orticellum situm in villae adem iuxta parietem dicte ecclesie Sancti Salvatoris, viam puplicam et alios confines. De quo orticello solvit annuum censum carlenorum quinque ditto rettori Constantinus Testa.

Altare della chiesa, foto risalente a metà '900

In dicta ecclesia sunt infrascripta bona, videlicet: una croce de argento; uno calice d’argento; una pianeta de velluto carmosino et un altra de tela de Alanda; uno cammiso et ammicto; quattro tovaglie. Quale robbe sono state facte per li homini de la università de elemosina. Fuit examinatus donnus Antoninus Ristaldus capellanus in ditta ecclesia, et approbatus quoad celebrazionem misse, et ecclesiastica sacramenta ministrare, et  confessiones audire, et alia spettantia et pertinentia ad quemlibet idoneum sacerdotem.

 

Dalla lettura del testo antico si apprende che all'epoca della Santa Visita, la Chiesa del SS. Salvatore era sotto la guida spirituale del parroco don Antonio Ristaldo (o Ristaino), mentre era amministrata da un rettore, il cui nome era don Baldassarre Pepe, subentrato al dimissionario don Michele Ritis. Sono poi descritte le diverse proprietà e le rendite che all'epoca godeva la chiesa, frutto di lasciti e di donativi, oltre agli arredi sacri e alle suppellettili utilizzate per i riti. Interessante è anche la menzione di alcune località antiche di Piscinola, riportate per descrivere i cespiti, tra le quali: Perillo, Zafarana, e di Marianella. Da notare ancora la ricorrente identificazione del "Casale", con l'arcaico toponimo di "Villa".
Ritoneremo sull'argomento, trascrivendo i rapporti della Sante Visite che hanno riguardato la Parrocchia di Marianella, quella di Miano e di altre vicine. 

Salvatore Fioretto

Il testo della relazione di Santa Visita è stato tratto dal libro "Il Liber Visitationis", di Francesco Carafa nella Diocesi di Napoli, 1542-1543", pubblicato a cura di mons. Antonio Illibato, nell'anno 1983 (Roma, Ediz. Storia e Letteratura), già direttore responsabile dell'Archivio Diocesano di Napoli, recentemente scomparso.