sabato 31 agosto 2013

"Luisella 'a pisciavinnela..." (Luisa la pescivendola)




In ricordo dell'umanità di un tempo che animava le strade del quartiere di Piscinola.

Eravamo alla metà anni settanta e a Piscinola, diversamente da oggi, non c'erano negozianti stabili che vendevano il pesce fresco. La distribuzione al dettaglio dei prodotti ittici, come avveniva in ogni rione di Napoli, era appannaggio di piccoli ambulanti, i quali, con carrettini trainati a mano, percorrevano le strade di Piscinola con le loro inconfondibili voci di richiamo, diventate poi simboli e oleografie della città.... Il pesce venduto proveniva da Mugnano che da tempo immemorabile aveva il suo mercato Ittico... 
Oggi, a distanza di decenni, ricordo una donna energica, piccola di statura, sempre vestita di nero per i suoi lutti, ma di una personalità forte ed esuberante, una donna di altri tempi..., si chiamava Luisella ed era originaria di Mugnano. Aveva preso in fitto un piccolo basso, in dialetto si direbbe molto semplicemente un "pertuso"... verso la parte bassa del quartiere, contrada chiamata da secoli dagli antichi abitanti con il toponimo di: Abbascio Miano. Quel locale le era necessario per riparare durante la notte le sue “spaselle” di castagno (cassettine di legno per contenere ed esporre il pesce) e il suo carrettino di legno, che lei ogni giorno trainava, con non poca fatica, a forza delle sue piccole braccia, su e giù tra "Cape e coppe" e "Abbascio Miano"... 
Non so nemmeno se fosse sposata e se avesse figli; lei conosceva mia madre e aveva con lei un buon rapporto di amicizia, forse si conoscevano fin dalla loro gioventù. Luisella comprava all'ingrosso il pesce fresco al mercato ittico di Mugnano, che una volta si faceva al termine dell'odierna Via Aldo Moro, per poi venderlo a dettaglio nei suoi inconfondibili "cuoppetielli" di carta gialla..., le "fredde" e inquinanti bustine di plastica, in uso oggi per contenere il pesce, allora non si sapeva nemmeno cosa fossero..!
Lei, a piedi e da sola, percorreva ogni giorno, di buon ora, con il suo carrettino o con grandi cesti, la strada solitaria che da Mugnano raggiungeva Piscinola: oggi si chiama Via Cupa Perillo. Nel ritornare a sera a casa, prendeva una delle corse della mitica ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife... 
Luisella era anche un piccolo corriere...; allora i telefoni privati non erano molto diffusi, anzi nessuno li aveva in Provincia e quelli pubblici non servivano a molto, se non ci si metteva daccordo sull'ora di chiamata... Molte persone originarie di Mugnano oppure che avevano parenti a Mugnano, si affidavano alla sua preziosa "opera comunicatrice" e quindi lei provvedeva a scambiare i messaggi di conoscenti su e giù, facendo da spola tra Mugnano e Piscinola. 
Ricordo la "voce caratteristica" che lei emetteva a mo' di richiamo per pubblicizzare il pesce fresco, inutile dire che non capivo niente di quello che diceva..., ma quella era la sua voce inconfondibile e tutti la riconoscevano come la voce di Luisella 'a pisciavinnela.... I prodotti venduti erano sempre freschi e la sua clientela selezionata e affezionata. 
Ero ancora un bambino quando lei girovagava per Piscinola e aveva già oltrepassato abbondantemente i 50 anni. 
Quando chiusero via Vecchia Miano, per permettere la ricostruzione delle abitazioni del “Dopoterremoto”... o meglio, quando distrussero l'umanità che era presente in Abbascio Miano..., non l'ho incontrata più. Non so se sia morta e nemmeno come ha trascorso questi anni della sua vita. 
Luisella era una donna energica, fiera, combattiva, una delle classiche donne del meridione, che hanno fatto onore e grande l'Italia e Napoli nel dopoguerra. 
Grazie Luisella, grande donna del Sud, ti voglio bene, ovunque tu sia....!
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

La prima foto in alto è stata tratta dal web, mentre la seconda (quella stilizzata con un programma di grafica), è l'antica colombaia presente nel giardino del seicentesco "Palazzo Grammatico" a Piscinola.

mercoledì 28 agosto 2013

Quando in collina si andava in tram...!

E venne la moda dilagante degli autobus su gomma..., ossia dei mezzi  di trasporto collettivi che i napoletani in fondo in fondo non hanno mai amato tanto e che forse, per paradigma o per ilarità prettamente partenopea, essi continuano ancora oggi a identificarli impropriamente con il termine anglosassone di "Pullman", con la storpiatura di "'e purmanne" (come si sa il termine "Pullman" identifica gli autobus turistici... o addirittura le carrozze ferroviarie...).
Accadde che in pieno Boom Economico, il propagarsi del servizio di trasporto su gomma mise in crisi e chiuse l'epoca d'oro dei trasporti cittadini su ferro, i famosi Tramway: mezzi di trasporto che avevano caratterizzato la società di fine ottocento e la prima metà del secolo successivo, oltre che la vita di moltissime generazioni. Con i tram si era arrivati ad estendere il trasporto pubblico nelle città in maniera capillare e su larga scala, anche in ambito extraurbano e provinciale. Purtroppo dobbiamo dire che furono soprattutto le ragioni politiche ed economiche ad influenzare questa metamorfosi, che oggi, nelle grandi metropoli e a distanza di poco più di 50 anni, sicuramente non piace più a nessuno...!

Anche Napoli fu interessata, fin dalla fine del secolo scorso, da una costante e poi rapida diffusione della rete tranviaria, realizzata interessando ogni quartiere, ogni località della città, anche la più lontana e periferica del suo circondario, come le colline e la parte litorale.
Il tram divenne, con i suoi impianti, un elemento di arredo urbano, un componente del paesaggio e della stessa iconografia oleografica della città; moltissime sono, infatti, le cartoline d'epoca che raffigurano strade e facciate di monumenti napoletani con in primo piano o sullo sfondo, il passaggio o lo stazionamento di tram. 
(Lavoratori del deposito del Garrittone posano vicino al muro del Bosco di Capodimonte)  
Nel mondo della musica e della canzone popolare, il tram è stato più volte un elemento caratterizzante, quasi scenografico del racconto, come la celebre canzone di Armando Gill, intitolata "Primma, Siconda e Terza", (conosciuta più come "'O tram d''a Turretta", con il ritornello ripetitivo "'e allora...?". Anche nella cinematografia, infine, il tram ha fatto da sfondo alle scene di molti set di film cittadini, come ad esempio quello famoso: "Napoli milionaria", dove i due protagonisti principali, che erano Totò ed Eduardo, erano dei tramvieri, entrambi alle prese con il servizio, la guerra, i problemi familiari quotidiani e anche sociali.
La rete cittadina, nata inizialmente con carrozze a trazione a cavalli, identificati con il termine inglese "Omnibus" (carrozze che si muovono senza binari), si sviluppò e fu ampliata, poi, con i "tram a cavallo" (ossia con carrozze "incanalate" su binari).
La rete, già abbastanza abbastanza ramificata, fu elettrificata a partire dai primi anni del 1900. Essa continuò a svilupparsi, negli anni a seguire, grazie all'opera  di investitori stranieri, particolarmente da parte della Societè Anonyme des Tramways Napolitains (SATN). La ramificazione e lo sviluppo della rete crebbe ancora, fino agli inizi della prima guerra mondiale, tanto da raggiungere anche quei luoghi ritenuti difficilmente accessibili a causa della tortuosità delle strade o per il notevole dislivello presente, come la Sanità, il nuovo rione del Vomero, Capodimonte, Capodichino, ecc.
(Nelle due foto sotto,  tram sulla strada Provinciale Marano Giugliano, oggi corso Italia)
La periferia Nord, come quella Est e Ovest di Napoli, fu caratterizzata da importanti investimenti da parte di altre società straniere. La linea tramviaria extraurbana più antica, costruita sempre dalla (SATN), fu la celeberrima "Museo- Torretta-Pozzuoli", linea poi prolungata fino al Museo Nazionale; essa fu realizzata fin dalla costruzione con la trazione a vapore, con cremagliera e poi elettrificata. Nella zona nord, area che ci riguarda in particolare, la Societè Anonyme de Tramways du Nord de Naples inaugurò, nel lontano 1889, le "Tramvie del Nord", poi divenute "Tramvie di Capodimonte", costruite inizialmente con trazione a vapore. 

Furono realizzate i primi rami delle linee denominate: "Museo-Porta Grande di Capodimonte" e "Museo-Garrittone di Capodimonte". Successivamente la Società gerente fallì e cedette, nel 1896, la concessione dell'esercizio alla neocostituita Società Anonyme Belge de Tramays (SABT), che provvide al completamento della linea e alla realizzazione di tre direttrici di traffico principali, chiamate: "Museo Miano", "Museo Marano-Giugliano" e "Museo Porta Grande". Nei primi anni del 1900 le linee furono completamente elettrificate.
Le direttrici per Giugliano e per Miano si arricchirono negli anni di importanti bretelle, e prolungamenti, che interessarono i centri abitati vicini. Le prime furono le bretelle per Marano e Mugnano e il prolungamento per Secondigliano, seguì nel tempo anche la bretella per Piscinola. Ma di queste ne parleremo in un altro post "ad hoc".
All'inizio della guerra mondiale la "SABT" disponeva di cinque linee che erano:
1 Museo-Porta Grande
2 Museo-Porta Piccola
3 Museo-Miano-Secondigliano
4 Museo-Marano-Giugliano
5 Museo-Marano

Al capolinea del Museo, che si trovava all'altezza della chiesa di S. Teresa degli Scalzi,  era previsto l'interscambio con la rete tramviaria cittadina, con la navetta "Pessina-Piazza Dante". Il deposito-officina delle vetture tramviarie fu realizzato al Garrittone, esattamente dove esiste l'attuale deposito della ANM.

("Regresso" di Capodimonte, il toponimo "Regresso" si riferisce sicuramente alla presenza degli scambi tramviari e alle manovre dei tram, per deviare o invertire la marcia.  Nella foto sottostante tram a Calvizzano)

Nel 1929, in pieno ventennio fascista, la concessione passò alla società ATCN (Azienda Trasporti Comunali di Napoli), secondo la politica messa in auge da Mussolini di allontanare le compagnie investitrici straniere. La neocostituita Società comunale provvide a rendere autonomo l'esercizio della linea dai tram cittadini, realizzando il "sospirato" prolungamento verso Piazza Dante, ove i binari si poterono innestare nel grande anello dell'emiciclo, attorno al monumento di Dante Alighieri.

La Linea per Marano-Giugliano, realizzata a binario unico, si sviluppava su un lato della via provinciale Santa Maria a Cubito e poi su quello della strada provinciale Marano Giugliano, attraversando, con fermate stabilite, le località di Frullone, Marianella, Chiaiano, Mugnano, Marano, Calvizzano e Giugliano. A Giugliano e a Secondigliano era possibile eseguire l'intercambio con la linea della Tramvia Provinciale, diretta inizialmente ad Aversa e, in un secondo momento, fino a Casal di Principe; ma si poteva raggiungere il centro cittadino e le altre linee tramviare provinciali dirette a Caivano, Afragola, Grumo e Frattamaggiore.  (Nella foto sopra tram all'ingresso del vecchio deposito del Garrittone, nella foto che segue, tram al corso Amedeo di Savoia)
La trazione elettrica era erogata a una tensione continua di 600 V. I tram possedevano la doppia cabina di guida, con singolo trolley girevole per la captazione della corrente. Le vetture delle Tramvie di Capodimonte erano verniciate in maniera diversa da quelle dei tram cittadini, avevano infatti una fascia orizzontale di colore chiaro, posta su ogni lato della livrea. Spesso era prevista, aggianciata al convoglio della motrice, una seconda vettura rimorchiata, detta anche "folle".
L'esercizio fu  sospeso durante la seconda guerra mondiale per il bombardamento ai ponti del "Bellaria" e di "San Rocco Nuovo", ma riprese alcuni anni dopo, assicurando lo sviluppo dei quartieri periferici collinari. Le linee furono rinominate con i numeri: "60", "61", 62, 63, "37", "38".
Nel 1954 il Comune di Napoli diede il primo "colpo mortale" alla vita delle "Tramvie di Capodimonte", eliminando il fascio dei binari di piazza Dante e facendo così arretrare il capolinea cittadino al corso Amedeo di Savoia. 
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

(Nella foto precedente tram cittadino con il numero 62, al "Regresso" di Capodimonte; nella foto che segue, terminale delle tramvie di Capodimonte arretrato al Corso Amedeo di Savoia)
Purtroppo il 15 marzo del 1960 l'amministrazione comunale di Napoli e quelle degli altri Comuni a Nord della città decisero di eliminare interamente le tramvie di Capodimonte, sostituendo il servizio con autobus su gomma, che ironia della sorte furono denominate come i vecchi tram, aggiungendo "1" davanti alla numerazione, infatti si ebbero le famose linee, della neocostituita ATAN, identificate con: "160", "161", "162", "163" e "137".

 
Nel seguito alcune foto di vetture all'interno dell'antico deposito dei tram al Garrittone:








domenica 25 agosto 2013

Immagine romantica del Borgo di qualche anno fa....


Un paio di anni fa, riuscì appena in tempo a immortalare questo romantico scorcio del mio antico Borgo, Piscinola. Si vede una bella e secolare palma, con alle spalle l'antico e superbo palazzo Chiarolanza e una torre eolica dipinta di celeste, nel giardino vicino pieno di mandarini. L'arco a sesto ribassato si erge all'ingresso dell'angiporto, detto "venella", anch'esso molto antico. La bella palma ci ha lasciati, purtroppo, subito dopo, tutti un po' più soli...!
Salvatore Fioretto
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I fieri contadini di un tempo: Alesio 'a canella!



Alesio e i suoi polli…!


Alesio, soprannominato “'a canella” (chiamato così per il suo attaccamento al lavoro: paradigma che sta per “lavorare come un cane”), era un conosciutissimo e preciso contadino di Piscinola. Coltivava in regime di mezzadria un appezzamento di terreno nella zona di Piscinola chiamata ‘o Canciello, a ridosso della linea ferrata della celebre ferrovia Piedimonte. Egli doveva, per impegno contrattuale, dare al proprietario del fondo coltivato (detto comunemente “'o signore d’’a terra” o semplicemente "'o signore"), tra i vari corrispettivi in natura stabiliti, anche sei polli ruspanti, da spedire al mentovato signore, nel mese di agosto di ogni anno.
Quell'anno Alesio i polli li spedì alquanto mingherlini... !
Il proprietario ebbe motivo di protestare con il suo colono, asserendo che i polli tanto ruspanti, poi, non erano affatto, come era stato convenuto...!!
Alesio, che era un buontempone, con il suo celebre sarcasmo se la prese con spasso anche in quella circostanza e disse al famoso proprietario di non dubitare e, riprendendosi in carica i famosi pollastri, promise al signore che li avrebbe allevati ancora per un po' di giorni, per renderli ruspanti e al gusto desiderato, come meritato dal “padrone"...
Passò del tempo e il signore della terra, incontrando il suo colono, ritornò alla carica, chiedendo ad Alesio notizie sullo stato dei suoi polli....e Alesio, sempre con la sua inconfondibile vena sarcastica, non si sbilanciò più di tanto e replicò più volte al signore, che i polli stavano a crescere secondo le aspettative desiderate…!
Cosi la storiella si ripetette per diverse volte ancora..., finché il vecchio proprietario capì di dover rinunciare per sempre a quei polli, ormai passati sulle altrui tavole...!!

Alessio, così si chiamava all'anagrafe, era un bravissimo realizzatore di pagliai, a Piscinola e nel circondario molti gli chiedevano consigli per la costruzione e lui, molto generoso, non disdegnava mai di dare un aiuto, anche fisico.
In occasione dei festeggiamenti del SS. Salvatore, per i quali tutti gli antichi piscinolesi avevano un attaccamento particolarissimo e ci tenevano molto a festeggiare ogni anno degnamente il loro Protettore..., Alessio consentiva di far allestire, nel terreno coltivato, i numerosi mortai occorrenti per i fuochi pirotecnici e non disdegnava ad accendere in prima persona le micce dei fuochi.
Era una persona minuta di statura, semplice e riservata, ma sempre gioviale, dotata di una forza di volontà fuori dal comune, una persona precisissima. L'ho conosciuto in tenerissima età, quando lui era avanzato negli anni e conservo di lui un ricordo molto bello, specialmente quando veniva a trovarci a casa.
Uomini di altri tempi purtroppo!.
Alessio, mio zio materno, è stato un grandissimo piscinolese, di cui mi reputo di esserne un fiero discendente.

Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

Nelle foto postate sopra, in ordine: a) foto dall'alto della località di Piscinola detta 'O Canciello,  a) Stampa ottocentesca "Costumes de evirons de Naples" e, qui sopra, c) antico vialetto di accesso alle campagne di Piscinola ai giorni nostri.