domenica 7 agosto 2016

Virtus Piscinola, una stella d'oro nel panorama sportivo italiano, I^ Parte


La bella storia della squadra “Virtus Piscinola”
La storia della nostra squadra inizia nell’autunno del 1943, con l’arrivo degli Americani.
Foto dall'alto di Piscinola, fine anni '40
Siamo in una Piscinola per tre quarti ancora coperta da fertili campagne, con tanta povertà e miseria; società uscita da poco da una guerra dolorosa e distruttiva.
Gli Americani, che avevano il loro quartier generale di zona insediato nella scuola “Torquato Tasso”, portarono molte loro usanze, oltre alla “coca-cola”, al “chewing gum” da masticare, alle scatolette ed al “boughi-boughi” anche un’altra cosa, che per Piscinola non era poi tanta una novità: la pallacanestro!
Infatti, già dal 1938, la “Gioventù Italiana Littorio” (G.I.L.) aveva fissato al muro dell’edificio scolastico due rudimentali canestri e organizzava campionati, ma gli imminenti eventi bellici allontanarono i giovani da questo sport.
Gli Americani trasformarono il largo di Piazza B. Tafuri, davanti alla scuola “Torquato Tasso”, in un vero e proprio campo di basket. Terminato il servizio giornaliero, i soldati disputavano tra loro accese partite, sotto le luci di potenti riflettori.
Un campo regolamentare fu realizzato nell'accampamento di Scampia, verso le caserme di Miano. Lì, tra i tanti spettatori degli incontri di basket, ci furono anche don Salvatore Nappa e don Domenico Severino, quest'ultimo ancora seminarista. Ai due subito balenò l’idea di “italianizzare” questo sport, coinvolgendo la gioventù piscinolese.
Ecco cosa scriveva nel libro "L'Assistente" il compianto prof. Gerardo Della Corte, amico d'infanzia di Don Mimì e allenatore per tanti anni della squadra di pallacanestro della Virtus:
Primi incontri di pallacanestro nella "Sede"
Divenuto sacerdote, egli (don Mimì) prete giovane si inserì subito tra i giovani e "inventammo" la pallacanestro a Piscinola.
Sembra presuntuoso questo termine "inventammo", ma non lo è poiché non avevamo nessuna nozione di questo sport.
Alcuni di noi, compreso, don Mimì, un giorno ci accorgemmo che al campo americano (ora 167, verso le caserme) si giocava questo sport e per parecchio tempo all'esterno della rete di recinzione osservavamo questo nuovo gioco, nuovo per noi.
Un bel giorno, quando ormai gli americani stavano evacuando, lasciarono un pallone abbandonato sull'erba. Fu tutto uno il pensare e il fare; scavalcammo il recinto e ci impossessammo di  questo pallone.
Per noi fu come aver trovato un tesoro; ci mettemmo all'opera e in breve tempo creammo uno spazio nel cortile della casa parrocchiale "o Cape 'e coppe" attaccando al muro con dei chiodi due cerchi di botte e lì incominciò a sudare tutte le sere per correre e passare la palla per farla entrare in questi due cerchi appesi al muro.
Dopo un certo periodo volemmo confrontarci ed ecco l'idea d'iscriverci al CSI per pallacanestro e corsa campestre.
Don Mimì aveva preso a cuore, perché vedeva che ci eravamo appassionati a questo sport: si doveva provvedere alle magliette.
Chiamò Maria Varriale, la mamma di Mimì Esposito e fece confezionare 10 casacche verdi, con numero in petto, e ci chiamammo “Fulgor Piscinola”.
Di tecnica non se ne parlava perché non si aveva la minima idea di un regolamento. Via via ci fu l'esigenza di un campo e Don Mimì convinse Antonio Fioretti a metterci a disposizione un pezzetto di terra che aveva a via Acquarola.
Incontro di basket organizzato in piazza B. Tafuri, lato via del Plebiscito
Sotto con pale, zappe, picconi ed asce a sradicare gli alberi e livellare il terreno, e così per parecchi anni si gioca su terra battuta, con il sottoscritto allenatore improvvisato, senza nessuna competenza.
Poi si nomina anche il presidente del gruppo sportivo; ma chi guidava tutto era Lui, Don Mimì Severino, molto caparbio.
Credeva in quello che voleva, credeva nello sport come veicolo di avvicinamento per i ragazzi verso la chiesa. E quando poi siamo cresciuti come squadra, fino agli allori della serie "B", allora vi era impegno per tutti.
Ci eravamo "dirozzati" per equipaggiamento (ricevendo maglie vere di basket dalla Virtus Bologna); per tecnica perché io ero aggiornato frequentando corsi di allenatore. [...]
Sono convinto che Don Mimì da lassù sia contento che questa invenzione sia andata avanti e quel tempo impegnato durante la sua vita terrena per la formazione dei giovani attraverso la pallacanestro produca buoni frutti ancora per parecchie generazioni a Piscinola. [...]
Logo della Virtus Piscinola
I due religiosi, con un manipoli di ragazzi che li seguivano, decisero così di allestire un rudimentale campo di basket nel cortile interno all’edificio, sede dell’”Azione cattolica”. L’Azione Cattolica, intitolata a “San Giovanni Bosco”, si trovava allora al numero 71 di Via Vittorio Emanuele, sobborgo di Piscinola, meglio conosciuto con il toponimo di “‘o Cape ‘e Coppe”. Comprendeva un edificio con quattro locali, due al piano terra e due al primo piano e un cortile interno, sul quale i locali si affacciavano.
Natale Mele fu tra i fondatori della nascente esperienza sportiva, ed ecco la sua testimonianza:
"[...] La prima attività che prese subito corpo fu l'animazione dei gruppi di Aspiranti. Ragazzi di 5 Elementare e di Scuola Media rapidamente coinvolti nei GREST (GRuppi ESTivi).
Spinto dalla fiducia accordatami organizzammo giochi all'aperto, tornei di Pallacanestro, serate delle stelle e passeggiate insieme.
[...] Fui letteralmente contagiato dalla esperienza sportiva. Portai in Seminario l'amore per la pallacanestro; organizzai con il CSI i trofei natalizi e quello per il 4° Centenario del Seminario di Capodimonte. Don Severino vedeva in me crescere l'amore per la pallacanestro e più di una volta mi chiamava al dovere di collocare sempre al primo posto l'Apostolato, perché mai lo sport e fine a se stesso."
Il basket rappresentò sicuramente una grande novità per la comunità piscinolese. Il campo di gioco era in terra battuta ed i canestri furono costruiti con molta approssimazione. Iniziarono così a pervenire le prime adesioni di giocatori e a svolgersi i primi allenamenti.
Un altro pallone in dotazione della squadra fu ricevuto in dono proprio dai soldati americani grazie all'interessamento di don Salvatore Nappa. Ben presto rimase solo don Mimì a guidare i giovani, perché don Salvatore Nappa fu chiamato a reggere la parrocchia di Poggioreale e da allora don Mimì fu per sempre e per tutti i giovani di Piscinola semplicemente “l’Assistente” e così continuavano a chiamarlo tutti.
Incontro di basket organizzato in piazza B. Tafuri, lato via del Plebiscito, anni 50
Man mano che trascorrevano i mesi, molti giovani dell’Azione Cattolica si entusiasmarono per la pallacanestro e giocavano interminabili e animate partite nel minuscolo campetto del “Cape ‘e Coppe”.
Giuseppe de Rosa nel suo libro "Virtus Piscinola Basket... ma non solo", ricorda i pionieri della nostra compagine che furono tra i tanti: Peppe Vastarella, Peppe Tomo, Ciccio Quinterno, Pasquale Basso, Donato Severino, Gennaro Arco, Ciccio Longobardo, Ferdinando Silvestri, Agostino Cossia, Donato e Gennaro soprannominati "'e Carmusine", Ciro Montesano, Gerardo Della Corte, …
La “cosa” cominciò a crescere, fino al punto da rendere inadatto lo spazio disponibile. Dopo vari tentativi condotti in vari palazzi piscinolesi, si trovò uno spazio attrezzato, che i soldati americani avevano lasciato libero sgombrando Piscinola. La struttura si trovava un po’ fuori mano e senza servizi, perché situata verso Scampia, ma l’entusiasmo dei giovani superò anche quelle difficoltà. In pochissimo tempo Piscinola ebbe finalmente un vero e proprio campo di basket regolamentare.
Stella di bronzo del CONI al merito sportivo
Enzo Mele fu giovanissimo atleta e tra i primi cestisti della squadra piscinolese. Ecco cosa scriveva della sua esperienza con la pallacanestro di Don Mimì, nel libro "l'Assistente":
"I ricordi legati alla pallacanestro sono veramente tanti; la comune gioia delle vittorie, l'amarezza delle sconfitte, il dolore covato nel cuore e letto sul viso di Don Domenico Severino quando io e Pasquale Cuozzo cedemmo alle lusinghe della Partenope di Currò, cosa questa che durò solo pochi giorni; ritornammo infatti a testa china a Piscinola.
Solo qui con tutti i disagi esistenti riuscivamo a divertirci in una squadra fatta di amici. Alla Partenope, anche se eravamo bravi, ci sentivamo come pesci fuor d'acqua.
Come dimenticare, poi, l'episodio che mi capitò in un torneo delle festività di Pasqua a Pozzuoli? Don Severino era seduto sulla panchina ed io accovacciato davanti a lui. L'arbitro fischiò in modo inopportuno ed io mi lascia andare ad una espressione nei confronti del direttore di gara, diciamo così... pittoresca. Mi sentii mollare uno schiaffone così forte che..., ancora oggi mi brucia. "Da te non me lo sarei aspettato!" mi disse. [...].
In uno degli ultimi incontri, a casa sua, quando le sue condizioni di salute erano diventate assai precarie, mi regalò una coppa, che conservo gelosamente e mi disse: "Prendila, ti appartiene, contribuisti anche tu quando la vincemmo. La coppa è targata 1957."
Il primo incontro della nascente squadra fu disputato con la squadra dell’ILVA di Bagnoli e fu diretto dall’arbitro federale Ugo Hutter, che allora era uno dei migliori fischietti napoletani.
Nel 1947 la squadra si iscrisse al campionato provinciale del CSI, insieme alle squadre della “Fulgor Puteoli”, “Vomero”, “Guido Negri” e “Tenax”.
La squadra e don Mimì Severino nel campo di via Cupa Acquarola
Ben presto si ripresentò ancora il problema del campo di gioco, perché il terreno su cui insisteva il campo donato dagli americani era stato rivendicato dal contadino che lo coltivava prima dell’occupazione americana. Così la squadra Piscinolese ritornò di nuovo alla ricerca di una propria “casa”. In tale stato di precarietà, si giocava nei locali di Via Vittorio Emanuele e in qualche cortile piscinolese.
La squadra quell'anno si riscrisse al campionato, anche se costretta a giocare sempre in trasferta, per la mancanza di una propria struttura capiente. A quei tempi la denominazione della compagine piscinolese era “Gruppo Sportivo Aurora” e con tale nome si iscrisse al Campionato CSI, nella categoria ragazzi.
Si andò avanti con alterne vicende fino a metà anni ‘50, quando, per abbattere la scaramanzia, fu deciso di cambiare nome e la squadra fu chiamata “Fulgor”.
Ancora Giuseppe De Rosa che scrive: "Quei giovani volevano per la loro terra qualcosa che la illuminasse e la presentasse più visibilmente in una luce più forte, ed ecco che la chiamarono Fulgor, come quella luce splendente che volevano per il loro borgo e per se  stessi".
Stella d'argento del CONI al merito sportivo
Nel 1956 la “Fulgor” fu iscritta al Campionato CSI Seniores. Fu trovata finalmente una sede stabile, attrezzando un campo in Via Cupa Acquarola, nel pieno centro di Piscinola.
Il campo fu battezzato “Palestra AIACE”.
Questo momento storico segnò l’inizio di una serie di gloriosi e insperati successi per la squadra piscinolese.
"Il nostro primo campo regolamentare, che presentava per pavimento terra battuta e per soffitto il cielo, era contrassegnato da linee segnate con calce in polvere, quattro pali a sorreggere i canestri e delle funi per rudimentali transenne. Era divinamente bellissimo e per anni è stato temuto spauracchio per tutte le società che lo raggiungevano per disputare partite, il cui epilogo per gli avversari più accorsati, era segnato in partenza. Inoltre, era un autentico banco di prova per arbitri straniti, tanto che, in quel tempo nell'ambiente arbitrale, le voci di corridoio sostenevano che per essere promossi alla categoria superiore, bisognava guadagnarsi il lasciapassare solo superando, indenni, la classica partita "tosta" in quel di Piscinola" (dal libro di De Rosa, Virtus Piscinola Basket...).
Il nuovo periodo iniziò, infatti, con l’aggiudicarsi la “Coppa Chiarolanza” nel 1956 e con il cambio della denominazione sociale in “Virtus”. Circa l’origine del nome, pare che don Severino, per far fronte alla cronica mancanza di attrezzature e dotazioni, scrisse alla storica “Virtus Bologna”, la quale di buon grado inviò sei magliette nere, con una vistosa “V” sul petto. Fu questo un bel pretesto per favorire il cambio della denominazione sociale; infatti pare che a Don Mimì il nome “Fulgor” non piacesse molto.
Stella d'oro del CONI al merito sportivo
Con il nome di “Virtus” incominciò l’epoca più gloriosa della pallacanestro a Piscinola che, con alterne vicende, dura ancora fino ai nostri giorni.
Nel 1956 la squadra si aggiudicò il “Campionato Provinciale del CSI” in un quadrangolare che si disputò a Pozzuoli, vincendo nella semifinale contro la favorita forte squadra del Partenope. Nella finale la Virtus vinse contro la UCAG, per 45 a 43.
Ecco quanto riporta Carmine Montesano nel suo libro "Storia di Periferia": La vittoria nel campionato di prima divisione, prima tappa importante, rivive nel racconto di Enzo Mele e Gennaro Cappiello, "Al sconcentramento finale furono ammesse quattro squadre: Virtus Piscinola, A.P. Partenope, Akragas ed una squadra di Salerno. Nelle semifinali della mattina, battemmo la Partenope (che annoverava tra le sue fila Abbate e Brancaccio della serie A), mentre l'Akragas batteva i salernitani. Informati telefonicamente del risultato, i tifosi piscinolesi si riversarono in gran numero sul campo di Pozzuoli, in tempo per assistere, dopo un entusiasmante gara, al trionfo della Virtus sull'Akragas di Deker, il quale militava in serie A".
Nel 1958 si laureò Campione di Prima Divisione Campana FIP, con gli atleti: E. Mele, G. Russo, L. Pinci, S. De Rosa, C. Barrese, G. Cappiello, G. Biancardi, M. Quinterno.
Nel 1959 vinse il Campionato Promozione, dopo un drammatico spareggio con la squadra del “Marigliano” a Maddaloni, mentre nel 1960 disputò il “Campionato di Serie B regionale”.
Stella d'oro del CONI al merito sportivo
"La società visse alcuni momenti più belli e gloriosi della sua lunga storia. La pallacanestro entrando nelle case di tutti i piscinolesi, aveva coinvolto, di fatto emotivamente l'intera comunità. Le partite venivano seguite da decine e decine di persone che vivevano l'attesa partita con apprensione, cominciando a far conoscere l'attaccamento dei propri tifosi ai colori sociali" (dal libro di De Rosa, Virtus Piscinola Basket...).
Nel 1963 Gerardo Della Corte lasciò il posto di allenatore a Peppe Vastarella. Fu Vastarella a condurre la squadra agli ambiti successi. Poi, nel breve giro di due anni, sotto le presidenze di Giuliano e Sica, arrivò l’ammissione alla “Serie C Nazionale”.
Nel frattempo grandi cambiamenti avvennero in casa: il campo di terra battuta lasciò finalmente il posto all’asfalto, per allinearsi alle direttive federali. In quegli anni la “Virtus Piscinola” e la “Partenope” erano le uniche compagini a difendere l’onore della pallacanestro partenopea.
Nel settembre del 1965, avversata dalla sfortuna e dai cronici motivi economici, la società fu costretta ad ammainare la bandiera e per cinque anni restò fuori dalle competizioni di alto livello. Anche se per i primi due anni qualche incontro fu disputato a livello cittadino e provinciale.
Nonostante le difficoltà, Pierino De Lisa, con forte entusiasmo, ristrutturò il campo di Via Cupa Acquarola, costruendo gli spogliatoi in muratura, con tanto di impianto di illuminazione regolamentare.
Don Salvatore Nappa
"Ognuno con le sue capacità, apportò il suo contributo, passando giorni e settimane a ripulire il vecchio campo di gioco e spazi circostanti, da erbacce, fogliame arbusti e rifiuti. I più giovani trascurarono persino gli studi travolti dall'entusiasmo e tanti adulti che rientravano dal lavoro viravano sul campo invece di tornare alle proprie case. [...]
A Pierino del Lisa va il merito d'aver operato quella specie di miracolo che permise, dopo soli tre anni e nessuna speranza, il ritorno della pallacanestro a Piscinola." (dal libro di De Rosa, Virtus Piscinola Basket...).
L’esordio della rifondata squadra avvenne nel mese di agosto del 1970, nel corso dei festeggiamenti patronali in onore del SS. Salvatore. La società fu chiamata “Basket Club Piscinola”. La sede della società fu stabilita nel palazzo “Chiarolanza”. (segue nella seconda parte)
Salvatore Fioretto