sabato 13 febbraio 2021

Giovanni Antonio de Teolis, detto il Campano, storico, filosofo, scrittore e poeta dell'umanesimo meridionale

Percorriamo spesso la strada che porta il suo nome, via Giovanni Antonio Campano, che è da tutti semplicemente indicata con il toponimo, tutto piscinolese, di: "A via nova 'e Chiaiano", ma pochissimi conoscono questo importante personaggio della storia letteraria della Campania e dell'Italia intera, nel periodo dell'Umanesimo.
Questa strada rettilinea, lunga quasi un chilometro, è di formazione alquanto recente, intorno agli anni '50, ma il personaggio è antico e, pur essendo campano di nascita, ha però ben poco a che fare con la storia del nostro territorio. Diciamo che si è trovato qui, quasi per caso, come Giovanni Bernardino Tafuri, d'altronde...
Ma andiamo per gradi, descrivendo la bella biografia di questo illustre personaggio dell'Umanesimo meridionale.
Giovanni Antonio de Teolis, che poi verrà riconosciuto con l'appellativo di "Campano", nacque nella provincia di Caserta, in un piccolo paesino chiamato Cavelle di Galluccio, nell'anno 1429, da una famiglia di origini modestissime e umili, formata probabilmente da cinque fratelli, di cui, oltre il nostro Giovanni Antonio, troviamo due fratelli certi, perché menzionati dallo stesso scrittore nel suo Epistolario, e si chiamavano Amerigo e Angelo, e altri due fratelli, non certi, che forse si chiamavano Antonio e Michele. 
L'infanzia del Campano fu subito segnata da una grave perdita, per la prematura scomparsa del padre, avvenuta a soli 35 anni. Apprese i primi rudimenti della cultura grazie al parroco del suo paesino nativo, e grazie a un suo zio, Teolo, che lo adottò e l'accolse nella sua casa. Intorno all'anno 1445 si trasferì a Napoli per intraprendere gli studi accademici, e guadagnandosi da vivere facendo il precettore dei rampolli della nobile famiglia Pandoni. Tra i suoi insegnanti universitari si riconoscono i celebri Niccolò Rainaldi da Sulmona e Angelo Catone da Supino. Nell'anno 1452 si mise in viaggio per la Toscana, ma si fermò a Perugia; purtroppo il progetto di recarsi a Siena assieme al fratello Amerigo, per seguire le lezioni del celebre giurista Mariano de Sozzini si interruppe, a causa di un assalto di banditi avvenuto lungo la strada.
A Perugia, Giovanni Antonio fu accolto sotto la protezione della influente famiglia Baglioni, nella quale fece da precettore ad uno dei suoi rampolli, e potette quindi studiare il greco, presso l'università cittadina. I suoi progressi furono notevoli, tanto che lo troviamo pochi anni dopo, nel 1455, assunto docente per coprire la cattedra di retorica, presso la stessa università di Perugia.

Nel capoluogo Umbro, il Campano ebbe modo di farsi conoscere e apprezzare anche nella vita civile, pronunciando apprezzati discorsi nel corso di importanti eventi pubblici. Tra il 1457 ed il 1458, a causa dell'imperversare della peste in città, si rifugiò in una località sul lago Trasimento, e ivi compose alcune sue importanti opere, tra cui: De Felicitate Thrasimeni.

L'elezione al soglio pontificio di Pio II, il 19 agosto 1458, segnò una importante svolta nella vita di Giovanni Antonio. L'incontro con il nuovo pontefice avvenne durante la sua presentazione all'ambasciata perugina, nel 1459.

Papa Pio II
Nel successiva visita papale a Mantova, Campano, entrò in contatto con la cerchia della quale si contornava il pontefice, ed in particolare conobbe Giacomo Annanati, segretario pontificio e favorito del Papa. Quest'ultimo lo invitò ad aggregarsi alla curia romana, ottenendo l'impiego presso l'influente cardinale Filippo Calandrini.
Negli anni che seguirono, Campano ebbe modo di seguire il cardinale Calandrini, nel corso dei suoi numerosi viaggi nella penisola, in particolare a Mantova, a Rimini e nella stessa Perugia. Nel 1460 fu a Siena e, poi, di nuovo a Perugia per accompagnare le indagini del cardinale, su un omicidio avvenuto all'interno della celebre famiglia Baglioni.
Nel 1461 entrambi furono a Iesi e poi ad Ancona, per dirimere alcune controversie cittadine. Nello stesso anno, poi, i due accompagnarono il Papa Pio II a Tivoli, per verificare lo stato di costruzione del celebre castello. I suoi meriti e le sue capacità, ma soprattutto le sue raffinate doti poetiche, furono apprezzate da Pio II, tanto da nominarlo vescovo di Crotone, nell'anno 1462. Celebre in quell'anno la bellissima orazione funebre pronunciata da Giovani Antonio per i funerali del Cardinale di S. Susanna, Alessandro Oliva, del quale egli fu conoscente ed amico. Poco dopo, il Papa lo designò vescovo della diocesi di Teramo. In questo periodo il Campano ebbe un peggioramento della sua malattia, l'epilessia, i cui attacchi lo costrinsero a ripetute convalescenze. Nel
1463 lo troviamo a Viterbo, in occasione di un'altra visita papale, ma anche qui fu costretto alla convalescenza, a causa di altri attacchi di epilessia.
A Teramo passò a frequentare la famiglia Todeschini-Piccolomini, dalla quale uscì il successore papale, Francesco Piccolomini, al secolo Pio III. Il Campano accompagnò l'allora cardinale Piccolomini durante i suoi viaggi, diretti principalmente a Roma e a Siena. Tenne un'altra celebre orazione funebre, in occasione della morte del papa Pio II, avvenuta tra il 14 e il 15 agosto dell'anno 1464.
Negli anni seguenti, fino al 1470, il Campano si dedicò alle attività di correttore e di editore di testi antichi, presso alcune tipografie romane, in particolare, quella del tedesco Ulrich Han e quella del medico messinese, Giovanni Filippo de Legnamine.
Dal 1471 vediamo il nostro scrittore ad essere componente designato alle spedizioni diplomatiche (Legazioni), nella veste di oratore, grazie all'incarico ricevuto dal nuovo Papa, Paolo II. La "Legazione" riguardava lo stato della Germania, ed era finalizzata a dirimere la famosa "questione Turca", assieme alla risoluzione di altri problemi interni. Purtroppo la spedizione non ebbe successo, e il corpo diplomatico fece ritorno in Italia, passando per la Svizzera. Quell'anno segnò la scomparsa del papa, Paolo II.
Il successore di Paolo II, fu il cardinale Francesco della Rovere, che prese il nome di Sisto IV. Il nuovo Papa conosceva bene Giovanni Antonio, avendolo apprezzato durante gli anni della sua docenza all'università di Perugia; quindi lo nominò, nel 1472, governatore di Todi e, successivamente, governatore di Foligno.
Fu fiduciario anche del cardinale Pietro Riario, nipote di Sisto IV, e lo seguì nella spedizione della "Legazione Umbra", nel 1473. Ottenne l'incarico di "poeta di corte", ma per pochi anni, perché il cardinale Riario morì prematuramente. Quindi ebbero termine gli incarichi di governatore di Foligno e di "poeta di corte". Cadde poi in disgrazia, per alcune problematiche interne e, pur ambendo alla carriera ecclesiastica, non fu però scelto alla nomina di vescovo di Teano e di Tricarico. Poco dopo tempo, seguì una ripresa dell'attività diplomatica, con la nomina a governatore di Città di Castello (1474). Caduto di nuovo in disgrazia, tentò di racimolare qualche incarico, come storiografo, presso la Corte di Napoli: all'epoca era re di Napoli Ferrante d'Aragona, ma quest'ultimo non accolse la sua candidatura. Ritornò a Teramo, per attendere alle cose della sua diocesi, pur cullando in cuor suo il proposito di riproporre la sua candidatura al re Ferrante.
Morì nel luglio del 1477, mentre si trovava a Siena, aveva 48 anni. Fu sepolto nel duomo della città. L'orazione funebre fu tenuta dal senese Agostino Dati.
Giovanni Antonio, detto il Campano, è stato un apprezzato oratore, ma anche un raffinato poeta  e, poi, scrittore, storico, stilista epistolare, editore e filosofo. Scrisse molte opere, ricordiamo: "Opera Omnia", "Braccii Perusini vita et gesta", "Vita di Pio II", "Raccolta di Poesie Latine", l'Epistolario, "De Felicitate Thrasimeni" e altre.
Salvatore Fioretto