sabato 2 novembre 2013

Miniello... Il ricordo di un eroe silenzioso! di A.M. Montesano



In questi giorni, in cui si parla con giusto orgoglio delle quattro giornate di Napoli, mi balza alla mente il ricordo di una famiglia fieramente antifascista: quella di Carmine Cascella. 
Ho conosciuto questo signore, chiamato Miniello, negli anni ’50, quando ero piccolissima e lui, ormai, alla fine della sua vita. Mi ricordo di un vecchietto piccolo, curvo e fragile; eppure, Miniello era stato uno dei più fulgidi esempi di antifascismo. Proprietario di un accorsato negozio di barbiere, nel corso del ventennio fascista fu continuamente bersagliato dalle rappresaglie delle camicie nere: quando tutti chinavano la testa e, pur di lavorare, si piegavano ad attaccare sulla giacca l’emblema dell’odiato dittatore, quel piccolo uomo resistette all’incendio del negozio, alla miseria che ne seguì e a tutto l’olio di ricino che fu costretto a ingurgitare. 
Discreto ed equo nei suoi giudizi, sopportò in un dignitoso silenzio tutte le angherie ed ebbe parole di sereno conforto anche nei confronti di chi, suo malgrado, era costretto ad accompagnare al confino i dissidenti politici. 
Quando fu possibile, Miniello riprese la sua attività in un nuovo negozio situato in via Vittorio Emanuele, poco dopo il largo don Carlo, dove, ormai provato e stanco, fu affiancato dai figli Antonio(Totonno) e Paolo(Pauluccio). 
Don Carmine trasmise la sua passione politica a tutta la famiglia: oltre che a Paolo e a Totonno, diventato poi uno dei più conosciuti parrucchieri di Piscinola, alla moglie Lucia, una casalinga riservata e sempre intenta al benessere della famiglia, ai figli Maria(Marittina), Flora, Salvatore e Gigi. Fra questa famiglia, che abitava nel mio stesso palazzo in via Vittorio Emanuele, e la mia a volte si accendevano appassionate discussioni ma non nacquero mai screzi; anzi, fra noi, ci furono sempre  un grande affetto, rispetto reciproco e collaborazione. 
Ecco, io credo che anche di questi uomini si debba parlare, oltre che di quelli che hanno combattuto sulle barricate, di questi eroi silenziosi che non hanno rinnegato la propria fede, nonostante le violenze subite, credendo, fino alla morte, in un ideale di pace e di uguaglianza.
AnnaMaria Montesano
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Scorcio dell'antico "Cape 'e Coppa" a Piscinola, anno 1978 (via V. Emanuele)
                                                                    

giovedì 31 ottobre 2013

Angolo poetico del venerdì: Don Carlucciello... mio padre! - scritto da A. Cascella


A proposito dell'angolo poetico del venerdì, con grande piacere, per l'opportunità di avere questo spazio, desidero pubblicare la poesia, da me arrangiata da una nota poesia di Roberto Benigni dedicata a Massimo Troisi, che scrissi per descrivere mio padre Carlo Cascella (detto mastu Carlucciello), duranti i lunghi e sofferti 17 giorni di terapia intesiva, prima della sua dipartita. 
Papà era molto noto a Piscinola e mi ha lasciato grandi insegnamenti, attraverso l'esempio, il suo modo di vivere e la sua condotta.                                                                   
                                                                                     Anna Cascella
 
Don Carlucciello... mio padre!
(A mio padre, Carlo Cascella)

Non sempre sapevo cosa teneva "dint'a capa", 
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un mastu Carlo, non se ne fa un altro.
Morto Carlucciello muore l’armonia
nascosta in qualsiasi dolce canzuncella,
che parla ‘e Napule, ‘o Vesuvio e Pullecenella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di "fuje 'a lloco", "jamme belle", "statte sora",
"’e nuosto", "isd-isd", "vuò balla’ nu tango", "azz’!".
Era come parlare col Vesuvio,
era come ascoltare del buon Jazz.
"...Non facciamolo sedere al primo banco!",
urlavano le dotte camicie nere,
"...Questo Cascella non deve capire,
tanto più che all’ultimo banco non vere quasi niente!".
E, invece, anche se solo qualche anno dopo,
riesce pure 'a studià!
Con lui ho capito tutta la bellezza della vita: 

l’amore per il partner, i figli, la famiglia e Dio,
la passione nel sostenere le proprie idee,
l’importanza di coltivare le proprie passioni,
la dignità del proprio lavoro, l’onestà,
l’amore e il rispetto per la natura,
l’importanza di aiutare chi ha più bisogno di noi,
la cura della propria persona e del vestire,
la pazienza e la capacità di gestire i momenti difficili della vita,
e tante, ma tante altre cose
e non m'ha mai parlato di altrui teorie,
e non m'ha mai raccontato altre storie.

O Papà mio, io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
e ti porterò sempre nel mio cuore
e mai mi stancherò di parlare di te
ai miei figli, ai miei nipoti e
a tutti quelli che vorranno sentir parlare di Te !!!!

Con profondo Amore
Tua figlia Anna (da Te detta Annarella)