domenica 17 luglio 2016

Un assistente per i giovani di Piscinola... Ricordando Don Mimì Severino


Don Domenico Severino in un viaggio
La pagina più bella e luminosa che appartiene alla storia di Piscinola è stata sicuramente scritta da questo personaggio, che ha saputo con il suo estro, la sua fantasia e soprattutto con la sua ferrea volontà, raggiungere traguardi sociali inimmaginabili con le sole sue forze e con le poche risorse materialmente disponibili ai suoi tempi. Egli ha dimostrato che anche in una periferia dimenticata, senza sostegni finanziari eccezionali, ma solo con la passione e la forza della volontà, convinti di quanto si andava a programmare, si riusciva a competere e spesso a primeggiare in realtà sportive, sociali e umane all'epoca impensabili, sia in ambito regionale che addirittura nazionali...!
Cercheremo di descrivere in questo post la brillante e splendida figura di don Domenico Severino, sacerdote di periferia, per tanti semplicemente "l'Assistente, che è stato innanzitutto un uomo straordinario e poi un sacerdote zelante, impegnato nella comunità ecclesiale e nel tessuto sociale di Piscinola del secondo dopoguerra; Don Mimì ha saputo seminare e raccogliere tante opere di socialità e di bene comune nel suo quartiere, spendendo gran parte della sua vita, ben 37 anni, accanto ai suoi amati giovani. 
Prenderemo spunto per questo racconto la bella biografia, con le numerose testimonianze contenute, che fu scritta alcuni decenni fa ricordando la figura de "L'Assistente" (opera dal titolo "L'Assistente - Una comunità ricorda", anno 1994), redatta a cura di Natale Mele e Carmine Montesano.
Don Domenico Severino fotografato in una campagna di Piscinola
Domenico Severino nacque a Piscinola, il 7 settembre del 1923, in una semplice e religiosa famiglia di modesti lavoratori. Sentì fin da fanciullo la vocazione al sacerdozio. Suo primo maestro  e consigliere spirituale fu il celebre mons. Giovanni Mastropaolo, nella scuola elementare di Piscinola e poi, successivamente, il parroco don Angelo Ferrillo.
Frequentò, per cinque anni, a partire dal 1935, la Scuola Apostolica Arcivescovile, ove si distinse per acutezza d’ingegno; seguirono poi gli anni trascorsi al liceo classico. Ebbe a collaborare già da seminarista alla vita comunitaria del suo quartiere, presso la parrocchia del SS. Salvatore di Piscinola, affiancando don Salvatore Nappa nell'apostolato della "Gioventù Italiana di Azione Cattolica" (G.I.A.C.). 
Svolse con profitto la sua formazione teologica nel Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli, durante il conflitto bellico (1943-1947), ricevendo la stima e la fiducia dei professori e dei superiori  dell'Istituto. Al termine degli studi teologici fu consacrato sacerdote, il 31 maggio 1947, nelle mani del compianto Arcivescovo di Napoli, Alessio Ascalesi
Celebrò la prima messa nella chiesa del SS. Salvatore di Piscinola, il 2 giugno 1947. Fu poi coadiutore e viceparroco della chiesa, affiancando il parroco don Angelo Ferrillo. 
I primi incontri di pallacanestro nel cortile della "Sede"
Svolse per tanti anni, con zelo e spirito di sacrificio, la sua missione di insegnante di religione presso diverse scuole statale, tra le quali la scuola elementare "Torquato Tasso" di Piscinola e, soprattutto, il ruolo di "Assistente" della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.  
Don Domenico Severino è stato sicuramente un sacerdote sui generis per la sua epoca; egli, come un novello Giovanni Bosco, ha saputo uscire dagli schemi rigidi della Chiesa di quegli anni, che vedevano il prete come una "figura statica", chiusa all'interno delle mura ecclesiali, e ha esteso la sua opera pastorale all'esterno della parrocchia, verso la società laica. 
"Si rilevò subito uomo aperto alle necessità. Il carattere silenzioso, forse un poco ritroso, era dotato di tanta volontà e di tanto spirito di sacrificio, e non tardò a donarsi totalmente senza risparmiarsi; donò tutto se stesso, incominciando dallo svuotare il portafoglio che certamente non era mai pieno". (cit. Mons. Paolo Vinaccia)
Ha saputo incontrare i giovani, parlando loro con un linguaggio semplice, nuovo, diretto ed essenziale. Li ha incontrati nelle strade, nelle piazze, nelle scuole, vivendo in mezzo a loro nei loro luoghi di frequentazione, attirandoli alla sede dell'Azione Cattolica, ma senza forzature, facendoli crescere nello sport, nella musica, nei giochi, nel piacere di stare bene insieme, coltivando, nel tempo libero, gli ideali e gli interessi comuni. 
Don Domenico Severino e don Salvatore Nappa
Così scriveva il parroco don Gennarino Musella: "L'Azione Cattolica era il campo preferito, tutti lo chiamavano l'Assistente. Tutte le sere, anche le più fredde d'inverno, era anche fino alle ventitré con i suoi giovani, con i suoi ragazzi, che oggi sono padri esemplari, lo ricordano con amore e riconoscenza, perché ha dato a tanti giovani una soda formazione e tanti luminosi esempi. Era di vivace intelligenza, semplice, buono, gentile, scrupoloso, e di carattere forte; non tutti lo capivano; ma chi gli è stato vicino non lo potrà mai dimenticare perché gentile lavoratore, vero uomo di Dio."
Se pensiamo a come fossero severe le regole vigenti in quegli anni nell'A.C., quando era consentito solo ai ragazzi di frequentare la "Sede" di Piscinola, capiremmo la grandezza del suo operato...; don Mimì applicò subito, senza indugiare, le nuove disposizioni e capovolse questa assurda discriminazione, accogliendo, presso i locali dell'A.C. di via Vittorio Emanuele, anche le ragazze di Piscinola. Solo questo esempio basterebbe per capire la "rivoluzione" che operò questo apparente semplice sacerdote, in questo piccolo centro di periferia di Napoli.
"In questa nuova sede, più centrale, l'Azione Cattolica diventa epicentro di intimi terremoti di pulsioni ed emozioni, di acquisizioni di coscienze e valenze sociali e Tu (don Mimì) eri preparato a questi nuovi tempi. Ora l'Azione Cattolica diventata sede di incontro aperta anche all'altro sesso, infatti veniva frequentata dalle sorelle Enzina e Fernanda Fioretti, dalle sorelle Cangiano, alle quali va un affettuoso e rispettoso saluto, che un po' ci turbavano. Per il solo fatto che frequentassero, mi appariva come sacrilega violazione di un tempio esclusivo e riservato o forse perché quella intrusione era inconfessabilmente desiderata, forse d'un turbamento, all'unisono, imbarazzante e dolcissimo" (cit. Luigi Sica, di Antonio).
Don Salvatore Nappa così lo ricordava: "Con orgoglio devo dire che nel ricostruire e poi dirigere l'A.C. giovanile a Piscinola negli anni '43, '44, '45, chi mi diede una collaborazione completa e totale fu proprio don Mimì, allora seminarista, insieme ad altri giovani. Erano tempi difficili non solo per guerra ma anche e più ancora con l'arrivo degli americani, perché si lavorava da parte dei primi partiti all'accaparramento dei giovani. Ma l'A.C. crebbe rapidamente e abbondantemente tanto che la nostra associazione era considerata tra le prime della Diocesi.
Mi piace ricordare alcune delle grandi iniziative che realizzammo in quegli anni: 1) Rosario pubblico, alla sera, per via V. Emanuele fino alla chiesetta della Madonna delle Grazie; 2) il gioco e le gare di ping-pong con premi; 3) l'inizio della pallacanestro nel campetto  realizzato nel cortile della sede; 4) le commedie e la cantata dei pastori nella sala della ex sacrestia. Tutte queste attività, iniziate e portate avanti con il valido aiuto di don Mimì, furono da Lui ingigantite fino a tal punto che le piccole gare di ping-pong svolte nel chiuso della sede furono portate a livello cittadino e regionale per la bravura dei giovani, come avvenne anche per la pallacanestro che assunse e sempre per l'opera di don Mimì, a squadra più che regionale.
Ecco cosa scriveva il dott. Carmine Montesano, sulla figura dell'Assistente. Montesano è stato uno dei giovani allievi di Don Mimì e uno dei curatori della pubblicazione "L'Assistente":
"L'Assistente era una di quelle figure che il ruolo svolto strappa ai confini di una augusta individualità ed esalta talmente i connotati pubblici  sì da renderla appartenente al patrimonio collettivo ed alla memoria storica della comunità che lo ha conosciuto.
Festeggiamenti del quarantennio del movimento "Aspiranti A.C." a Piscinola
L'infaticabile opera prestata in favore dei giovani, la mai negata disponibilità umana, la consapevolezza dell'alto magistero morale, la fierezza dignitosa che erompeva dalla sua figura fisica, nonché la passione e l'entusiasmo che profondeva nella sua missione ne hanno fatto un maestro di vita. La severa autorevolezza, che allora non comprendemmo, ma che in seguito apprezzammo, è valsa per noi maestosa lezione, quale solo il fecondo silenzio dell'esempio può impartire".
Don Domenico Severino prese molto a cuore la formazione della pallacanestro a Piscinola e fu fondatore e animatore della Società di basket "Virtus Piscinola", già a partire dall'immediato Dopoguerra. Ecco la testimonianza della sorella Ida:
"Sin da giovane il suo sport preferito era la pallacanestro, a cui si dedicò anima e corpo, portando i suoi giovani in vetta alle classifiche. Anche con tanti sacrifici da parte dei giocatori e sua riuscivano a giocare ed essere sempre tra i primi. Ricordo che molte volte organizzavano estrazioni con regali per fare soldi per andare a giocare in trasferta. Proprio in questo ringrazio tutti coloro che lo hanno aiutato a fare ciò. Ricordo che io e l'altra mia sorella deceduta, lavavamo le magliette che lui, dopo le partite, portava a casa fradicie di sudore.
Foto di gruppo della squadra della Virtus Piscinola, con don Mimì
Quando c'era da cucire qualche numero nuovo dietro le magliette lo faceva lui di persona con la nostra macchina da cucire, in quanto diceva che noi li mettevamo storti."
Toccanti sono le parole che si leggono a introduzione del libro "L'Assistente" scritte "a due mani", da Carmine Montesano e Natale Mele:
"Il legame tra l'Assistente e la Virtus è inscindibile. La Virtus è ancora oggi "la sua società sportiva". Lui la fondò, lui la diresse, lui pose le premesse in uomini e cose perché non morisse, ma continuasse anche senza di lui e dopo di Lui. Perché svolgesse nel tempo la funzione di punto di riferimento per l'aggregazione di giovani. E' per questo che non è stato messo in discussione lo spirito delle origini. [...]".
Riguardo al suo rapporto con i giovani, ecco una bella testimonianza che ci ha reso Francesco, un giovane frequentatore all'epoca dell'A.C. di don Mimì: "Voglio ricordare di don Mimì fondamentalmente tre cose: 1) è vero che aveva un gran cuore, lo so bene per averlo appurato di persona e chissà quanti altri ne hanno beneficiato. Agiva in silenzio, con discrezione, nel massimo rispetto per la dignità delle persone; 2) durante una accesa riunione presso la mitica "Sede" causata dall'opposizione della sezione donne che non volle concedere a noi ragazzi l'uso di una saletta interna alla Sagrestia, l'Assistente, anche lui contrariato, proruppe con un motto: "Ragazzi, purtroppo tira più il filo di una sottana che una fune di bastimento!". 
Cancello della sede della Virtus, decorato con il simbolo "stella d'argento"
Anni dopo ne ho capito il senso; 3) sempre durante una delle periodiche riunioni, spiegava l'idea che dovevamo avere di Dio. Non una sorte di "mago" (termine testuale) che cava dal cilindro le cose di cui è fatto l'Universo, bensì "Ordinatore della materia". Sì, lui pensava e ci diceva che la materia esisteva da sempre.
Amante della gioventù nel senso più nobile del termine, faceva tutto quel che poteva per accontentarci. Presso la "Sede" vi erano vari giochi: ping-pong, calcio balilla, si giocava a carte ("furiose" erano le partite con Bartolomeo Silvestri, suo "accanito avversario") e poi il juke-box. Ne comprò uno nuovissimo, in sostituzione di uno molto vecchio e piuttosto piccolo, ultimo grido della tecnologia di allora (fine anni '60). Ebbene, fu tra i primissimi apparecchi (forse il primo in assoluto a Piscinola) a contenere lo scandaloso "Je t'aime... moi non plus", di J. Birkin e S. Gainsbourg: era l'anno 1969...!".
Credo sia stato forse il primo prete, che io sappia, a Piscinola, a indossare pantaloni e giacca, lasciando la talare. Invero nei primi tempi alternava, poi mano a mano usava l'abito talare sempre meno, fin quasi ad abbandonarlo. Ricordo il clamore, a stento trattenuto, che andava diffondendosi nell'ambiente parrocchiale e nei parrocchiani stessi. Anche mia madre ne rimase alquanto colpita. Diciamola tutta: la cosa era considerata una stravaganza, nel migliore dei casi. Altresì amava essere sempre in ordine, pulito e ben rasato e un po' di dopobarba profumato non lo disdegnava.  
Ricorrenza dei caduti, posa della corona di alloro al monumento di Piscinola
Oltre alla sua attività di insegnante di religione, e dunque a prescindere dalla sua missione pastorale, non so se avesse altri interessi, ma penso di sì. Ad esempio non so se amasse la musica e quale. Però una cosa è da dire a tal proposito, marginale ma simpatica. Gli piaceva molto ascoltare al juke box il brano "Azzurro", interpretato da Celentano. Ciò perché ad un certo punto ricorrevano i versi "...Quelle domeniche da solo in un cortile, a passeggiar... ora mi annoio più di allora, neanche un prete per chiacchierar..."".
La sua figura infondeva sicurezza e fiducia, soprattutto nei ragazzi. "Quando conobbi l'assistente avevo appena cinque anni, ma ebbi subito l'impressione di conoscere un sacerdote "strano", in quanto non frequentava solo la parrocchia, ma anche ambienti non religiosi, come poteva essere la sede della Virtus o la sezione DC di Piscinola. Quel prete era strano perché io bambino  non riuscivo ad associare una figura religiosa  ad un ambiente, per così dire, "civile"; ma quell'uomo aveva qualcosa che mi attirava, forse l'amicizia che lo legava a  mio padre e a tutti quei piscinolesi della sua generazione; o forse il rapporto amichevole che facilmente instaurava con un ragazzo, come un bambino, forse entrambe le cose, o ancora tante altre doti nascoste che non facevano altro che infondere fiducia". (cit. Michelangelo Aspromonte)
Una delle ultime sue foto
Come tutti i grandi personaggi "rivoluzionari", che sono nemo propheta in patria, anche don Mimì non fu amato da tutti e soffrì per qualche maldicenza...
Si ammalò nell'estate del 1972, ma continuò a svolgere il suo ministero sacerdotale, con sacrificio e dedizione sempre maggiore.
Si spense a Piscinola, il 24 luglio 1984.
Ai suoi funerali parteciparono commossi i tanti ragazzi che furono suoi diletti "assistiti" e tanti piscinolesi che lo ebbero a cuore.

Potremmo andare avanti con la scrittura  di molte pagine ancora, piene di belle testimonianze, perché tantissimi sono gli aneddoti che narrano delle opere e delle azioni condotte da Don Mimì, per tutti semplicemente "l'Assistente"; opere e azioni che dimostrano la grandezza e il carisma dell'uomo che abbiamo voluto raccontare, per mostrarlo a quanti non l'hanno conosciuto in vita. 
Congediamo il ricordo di Don Mimì, con il suo inconfondibile saluto: "Cristo regni... Sempre...!".



A Don Domenico Severino è stata intitolata la Biblioteca Comunale, ubicata nel “Lotto 14B” e anche la nuova tendo struttura con il campo di basket, in Via Nuova Dietro la Vigna, realizzata dalla polisportiva Virtus Piscinola con il significativo contributo dell'organizzazione di "Una partita del cuore" di don Mazzi.
Salvatore Fioretto

Lapide di dedica che si trova all'ingresso della tenda struttura della Virtus, in via Dietro La Vigna

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