venerdì 2 settembre 2022

La Piedimonte? Come una "Stella Polare"....!

Stazione terminale S. Maria Capua V.  S. Andrea - Foto anni '70

I treni e i binari della Piedimonte d'Alife, come i lettori potranno immaginare, sono stati, nel corso dei sessantacinque anni di esercizio, luoghi di svolgimento di episodi e di avventure, ma anche occasione di incontri, di amicizie e di amori... Ci piace oggi pubblicare due racconti tratti da due episodi realmente accaduti, correlati ai ricordi di questo poetico trenino che un tempo, non tanto lontano, solcava ogni giorno campagne e centri agricoli della bella piana napoletana e aversana. Il primo racconto è stato scritto dal dott. G. Caracciolo, tratto dalla testimonianza del dott. Adolfo Cocchiararo, figlio del dottore Michele, all'epoca medico condotto di Marano, ed è ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale; mentre il secondo racconto è la narrazione di un episodio accaduto circa dieci anni fa, a Napoli. Il dott. Adolfo, all'epoca della pubblicazione del libro, "C'era una volta... la Piedimonte", fu molto gentile a concedere l'autorizzazione (unitamente a quella dello scrittore G. Caracciolo) a poter inserire il suo racconto nell'appendice del libro, oltre a voler essere presente alla cerimonia di presentazione, tenutasi presso la sala della biblioteca "Domenico Severino" di Piscinola, nel mese di ottobre 2014. Bello e commovente fu anche il suo intervento in sala, appena completata la lettura del racconto, ricordando il caro genitore. Purtroppo il dott. Adolfo ci ha lasciati alcuni anni fa.
Ecco i due racconti, il primo s'intitola: "La Stella Polare", mentre il secondo:
"Nicola, un “giovane” passeggero della Piedimonte...".

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La stella polare (Ricordi del Dott. Adolfo Cocchiararo, figlio del dott. Michele, anch’egli medico, in Marano di Napoli - tratti dal libro "Mitica Alifana", di Giovanni Caracciolo).

Stazione di Marano di Napoli - Foto cartolina

"Correva l’anno 1945, nel giorno dedicato a San Gennaro, e un giovane reduce si avviava lungo il tragitto della ferrovia Alifana, che gli indicava la rotta di casa. Era la stazione di Santa Maria Capua Vetere e il giovane, che proveniva da Caserta, pensò di incamminarsi seguendo i binari in direzione di Marano, suo paese di origine. Era stato per lui un lungo viaggio, con una tradotta che da Berlino, ormai liberata dai Russi, lo aveva portato, con alternate vicende, fino a Foggia e da lì a Caserta. La sua vita nel campo di lavoro di Berlino non fu una passeggiata e lui, giovane ufficiale medico, riuscì, grazie alla sua professione, a cavarsela aiutando tanti suoi commilitoni di varia nazionalità, ma anche tanti Tedeschi, anch’essi vittime di tante brutalità.
Le sue condizioni fisiche erano al limite dello stremo, quarantacinque chili di peso e tanta stanchezza non passano inosservati; ma ecco che, cammina cammina, si vede avvicinarsi una elettromotrice con una rimorchiata che rallenta e si ferma. Si affacciò il macchinista Ancelotti, lo riconosce e, fermando la vettura, lo solleva giusto in tempo, prima che svenisse. La notizia del ritorno del giovane dr. Cocchiararo Michele correva per Marano; erano anni che non c’era più un medico di fiducia nel paese e il giovane dr. Michele godeva di un grosso affetto e di una stima professionale, proveniente dall’antica tradizione medica della sua famiglia. La vecchia madre lo aspetta, ma bisogna renderlo più presentabile. Così fecero a gara per lavarlo, vestirlo e rifocillarlo. E la vita che continua...

Deposito officina di S. Maria C. Vetere- S. Andrea
Ormai il dr. Cocchiararo poteva riprendere il suo ruolo, anche come medico fiduciario della ferrovia Alifana (F.N.P.). Il treno, la stazione, il personale con le sue famiglie, erano per lui la vita. Quanti bambini sono venuti al mondo nelle sue mani, quante vite sono trascorse con le sue cure.
Era ormai una grande famiglia e come in tutte le famiglie ci sono sempre gli elementi “pestiferi”: due bambini che grazie al loro padre avevano la possibilità di giocare tra i binari, crescevano con il treno nel sangue e la loro eccessiva curiosità faceva disperare i ferrovieri. Erano proprio i due figli del dr. Cocchiararo.
Essi trovavano nel personale della ferrovia i loro compagni di giochi, con tanta pazienza e disponibilità; i treni erano i loro giocatoli veri che, sulle ginocchia dei macchinisti, facevano finta di manovrare, giocavano con gli scambi, imparavano i trucchi del mestiere e tanta conoscenza su ogni aspetto della ferrovia.
Il tempo passa, la vita li allontanava dai loro “giocattoli”, ma nel cuore rimane sempre l’amore profondo e il grande bagaglio di conoscenze tecniche ed umane che hanno segnato la loro infanzia.
Oggi tante cose sono cambiate e tante altre ne cambieranno e una grande nostalgia colora i ricordi chiusi nello scrigno dei loro cuori".

Stazione di Mugnano Calvizzano - Foto cartolina

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"Nicola, un “giovane” passeggero della Piedimonte"…" (Racconto di Salvatore Fioretto)

Copertina del Libro

"Siamo agli inizi dell’estate 2011 e, nonostante la calura, sono costretto a recarmi nell’ufficio dell’INPS di Napoli per chiedere informazioni circa una pratica di mio padre. Gli uffici di via Galileo Ferraris sono affollatissimi di persone e mi capita di prendere un numero di prenotazione alto. Nell’estenuante attesa che giunga il mio turno, ammazzo il tempo leggendo qualcosa e osservando ogni tanto le tantissime persone che attendono impazienti lo svolgersi di estenuanti file di attesa. Non ricordo da quando tempo è seduto accanto a me, un anziano dal fisico esile e dalla statura minuta, con degli occhi azzurri, vispi e attenti. Con singolare semplicità mi dà subito a parlare e così scopro che il suo nome è Nicola ed è un "giovane" e arzillo anziano di appena 87 anni; originario della città Aversa, ma abitante da molti anni in un piccolo comune a nord di Napoli. Nicola mi racconta moltissime cose della sua vita e soprattutto della sua giovinezza.

Quando ho scoperto che è originario di Aversa, gli ho chiesto subito: "Nicola, hai mai preso la Piedimonte?!" Devo dire che mai domanda è stata così prodiga di ricompensa...! Nicola, con il suo modo di raccontare preciso e semplice e con la passione di un ragazzino, mi rivela così diversi particolari e aneddoti sulla ferrovia, alcuni per me inediti, nonostante le molteplici testimonianze raccolte negli anni! Grazie a lui, la mia lunga attesa diventa meno pesante…
Nicola è stato per diversi anni, parliamo nel periodo antecedente la II Guerra Mondiale, un abbonato della ferrovia Napoli Piedimonte d’Alife, perché periodicamente utilizzava il treno per recarsi a lavorare al centro di Napoli; lavorava infatti in una piccola fabbrica nella zona dell'Arenaccia. Racconta che il treno si componeva normalmente di due vetture trainate e di un'elettromotrice; le corse erano sempre molto affollate di viaggiatori.

Stazione di Giugliano in Campania
Alla partenza da Napoli (Piazza Carlo III), veniva agganciata alla coda del treno una piccola locomotiva a vapore che, sbuffando molto fumo nero, provvedeva a spingere il trenino affinché superasse le ripidissime rampe di via Filippo Maria Briganti, fino a raggiungere l’altura di Capodichino. Nicola ripete più volte che la corrente disponibile era poca e il treno non ce la faceva a superare il dislivello esistente... Giunti a Capodichino, poi, la vaporiera veniva sganciata dal treno e così poteva far ritorno lentamente a Piazza Carlo III. Altra curiosità che mi racconta è quella che spesso la locomotiva a vapore era alimentata con pezzi di legno, perché di carbone non se ne disponeva mai a sufficienza…
Stazione di Giugliano in Campania
Sulla salita di Capodichino erano stati compiuti nei tempi passati sostanziosi sbancamenti per prelevare la pozzolana e il tufo, erodendo buona parte della collina ed i binari erano molto vicini al ciglio del dirupo, con un pauroso declivio sul lato che guarda la città. Tale strapiombo per giunta era senza alcuna protezione e da lì, dai finestrini del treno, si poteva ammirare un panorama mozzafiato, scorgendo tutti i tetti dell’abitato di Capodichino.
Lungo il suo tragitto, prima di giungere ad Aversa, il treno attraversava le varie cittadine della pianura napoletana. I paesini erano intervallati gli uni dagli altri da una immensa, sconfinata e bella campagna, piena di alberi da frutta. Nicola ricorda con nostalgia i meleti di Mugnano e, soprattutto, i “letti di paglia” sopra i quali le mele erano messe a maturare. Durante il viaggio era solito incantarsi a vedere queste immense distese colorate di rosso porpora e giallo ocra..!
Stazione di S. Maria C. Vetere, stazione terminale
Arriva purtroppo il mio turno e così mi appresto a salutare a malincuore Nicola. Lui commosso mi dice “… Sai, avrei voluto avere un amico come te, mi piace molto come ti interessano e appassionano queste cose che nessuno più vuol ascoltare…!”. Resto senza parole e lo abbraccio affettuosamente.
Ciao Nicola..."

Testimonianze come queste pubblicate ne sono state trovate tante nel corso di questi anni di ricerca, ed erano contenute in romanzi, articoli di riviste e giornali vari. Sono racconti molto belli e anche nostalgici, che trasmettono in generale sentimenti di grande umanità, oltre che di bellezza, di semplicità, di pace ed armonia con l'ambiente e la natura. Ci piacerà nel prossimo futuro pubblicarne altri, realizzando una serie di racconti a puntate. 

Salvatore Fioretto 

I due racconti sono contenuti nel libro, già menzionato: "C'era una volta... la Piedimonte", di Salvatore Fioretto, ed. Atena, anno 2014.  

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