
Sul treno preferivo sedermi accanto al finestrino, per scrutare il mio piccolo mondo... Quando il capotreno annunciava col fischio la ripresa della corsa, restavo seduto sulla panca, in trepida attesa di rivedere quel paesaggio. Durante il viaggio, intravedevo i casellanti accanto alle sbarre dei passaggi a livello, da loro appena abbassate. Non sempre c’erano le sbarre, infatti sulle strade larghe erano presenti ampi cancelli di ferro, dipinti a “scacchi”, di color rosso e bianco, che si piegavano come le pagine di un libro...

Ricordo la casellante di Mugnano: un’anziana
signora che era puntualmente lì, a chiudere i cancelli che custodivano il
passaggio a livello su via Napoli. Appariva costantemente gioviale e
sorridente; aveva sempre il grembiule sul ventre, come se al transito del treno
abbandonasse le faccende di cucina e corresse, un po’ come si trovava, a
chiudere e ad aprire i cancelli. Sembrava che la sua attività non fosse altro
che una dolce parentesi alla vita familiare!
Com’erano deserte le strade allora! Poche erano le auto circolanti e rare erano le motociclette. Ai passaggi a livello si raccoglievano poche auto in attesa del transito del treno e, a differenza di oggi, nessun automobilista si mostrava impaziente, anzi, spesso alcuni di essi si fermavano a parlare con i casellanti o a fumare sigarette delle vecchie “nazionali” senza filtro.
Com’erano deserte le strade allora! Poche erano le auto circolanti e rare erano le motociclette. Ai passaggi a livello si raccoglievano poche auto in attesa del transito del treno e, a differenza di oggi, nessun automobilista si mostrava impaziente, anzi, spesso alcuni di essi si fermavano a parlare con i casellanti o a fumare sigarette delle vecchie “nazionali” senza filtro.

In autunno, vicino alle masserie, si vedevano le donne sistemare le mele su “letti” di paglia. Come risaltava il colore rosso delle mele sopra il giallo oro della paglia! Ogni mattina le mele dovevano essere ruotate, affinché si colorassero uniformemente di rosso.
In inverno le campagne erano frequentate da
contadini intenti a preparare la terra per la semina. Carri trainati da cavalli
e asini erano le immagini più ricorrenti che si vedevano dal treno; ma anche
pagliai a forma di cono e, ai lati, muli che mangiavano l’avena e si
abbeveravano ai tini di legno.
Tra i personaggi legati alla “Piedimonte”, non
posso dimenticare quello che è stato per me il più caro: mio nonno Peppe. Lo
ricordo, come fosse ieri, quando veniva a casa nostra utilizzando la
“Piedimonte”. Se ne andava spesso in disparte, sedendosi ai lati dei binari e
lì meditava, poggiando le mani e il mento sul suo bastone, perché così faceva a
casa sua... Abitava in una masseria di Mugnano, proprio accanto alla ferrovia.
Un personaggio curioso è stato il maestro Mola, insegnante alla scuola “Tasso” di Piscinola, negli anni ‘40. Quest’uomo, di vasta cultura, ci teneva ad essere sempre puntuale agli appuntamenti. Un giorno perse per pura fatalità il treno della “Piedimonte”, quello che prendeva ogni mattino, per raggiungere la scuola.
Dovette, suo malgrado, prendere il treno
successivo che non fermava a Piscinola, perché era un “diretto” per Napoli. Il
maestro non si perse d’animo e, pur di non fare tardi per la prima volta in
vita sua, si lanciò dal treno in corsa, in prossimità della stazione... Ne uscì
fisicamente indenne dall’urto, anche se un po’ malconcio nell’aspetto!
La ”Piedimonte” ha segnato alcuni eventi tristi, come quello avvenuto nel 1972, quando una tromba d’aria si abbatté su Piscinola, danneggiando gravemente la ferrovia e la campagna circostante. Ricordo la furia del vento, che in pochi minuti devastò il territorio.
Molti
alberi furono sradicati dalla tempesta, precipitando rovinosamente sulla linea
ferrata. Il personale della ferrovia, ponderando il danno ricevuto dai
contadini, fu molto comprensivo e liberò i binari evitando di tagliare i
tronchi degli alberi, altrimenti questi sarebbero stati sottostimati dai
compratori. Questa decisione comportò un ritardo nel rimettere in esercizio la
ferrovia. Non potrò mai dimenticare quel gesto di umanità e di solidarietà non
comune!
La “Piedimonte” poteva essere pure un mezzo pericoloso, se vissuto con superficialità.
Ricordo mia madre, che mi diceva
sempre: “Salvatò, statte accorte ‘a
Piedimonte!” (“Salvatore, stai attento al treno!”) ed io seguivo sempre il suo consiglio, specie quando a settembre
partecipavo alla raccolta delle noci. Era quello il momento in cui ero più
esposto al “contatto” con i treni! Con molta cautela, raccoglievo le noci nei
cesti, vigilando sull’arrivo dei convogli. Quando il treno sopraggiungeva,
abbandonavo la raccolta e mi posizionavo in sicurezza ai lati della trincea. Il
treno transitava indisturbato, mostrando tutto il suo carico e la sua massa
d’acciaio. La terra sotto ai piedi tremava come durante un terremoto, ma non
avevo paura, anzi, ero felice…! Salutavo i passeggeri, agitando le mani e
urlando a squarciagola: “Ciaoo, ciaoo…!”

Un personaggio curioso è stato il maestro Mola, insegnante alla scuola “Tasso” di Piscinola, negli anni ‘40. Quest’uomo, di vasta cultura, ci teneva ad essere sempre puntuale agli appuntamenti. Un giorno perse per pura fatalità il treno della “Piedimonte”, quello che prendeva ogni mattino, per raggiungere la scuola.

La ”Piedimonte” ha segnato alcuni eventi tristi, come quello avvenuto nel 1972, quando una tromba d’aria si abbatté su Piscinola, danneggiando gravemente la ferrovia e la campagna circostante. Ricordo la furia del vento, che in pochi minuti devastò il territorio.

La “Piedimonte” poteva essere pure un mezzo pericoloso, se vissuto con superficialità.

Salvatore Fioretto
Il
racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto
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