Abbiamo in diverse occasioni pubblicato in questo blog dei post con argomenti concernenti la vita e le opere del nostro grande concittadino, Alfonso Maria de Liguori, ma poche notizie sono state riportate riguardo al suo aspetto fisico, a tal proposito abbiamo pensato di scrivere questo post per colmare questa lacuna, prendendo in prestito, tra l'altro, la breve descrizione eseguita dal suo principale biografo, che fu padre Antonio M. Tannoia, nell'opera: "Della vita ed istituto del venerabile servo di Dio Alfonso Maria Liguori", pubblicata nell'anno 1786:
"Era Alfonso di statura mediocre, ma grandetto di testa, e vermiglia la carnagione. Fronte spaziosa egli aveva, occhio attraente, e quasi ceruleo; naso aquilino, bocca ristretta, e graziosa, e quasi sorridente. Neri i capelli, e folta aveva la barba, e da se stesso, senza soggettarsi al rasojo, colle forbici smozzicavesela. Nemico di capellatura, anche da se solevasela accortare.
Aveva un aria che imponeva, un fare serio, ma misto di giovialità. Se giovanetto tutto concorreva a renderlo amabile, anche vecchio, e decrepito grazioso egli era, e di comune compiacimento.
Le facoltà primarie erano in esso ammirabili. Intelletto acuto, e penetrante; memoria tenace, e pronta; mente chiara, e metodica. Queste tre doti il sostegno formavano delle sue letterarie applicazioni.

Una continuata occupazione fu tutta la sua vita. O trattava con Dio, o applicavasi per Dio, né occupato mai si vide in cose indifferenti, nè in materie che, benché scientifiche, curiose fossero, e disutili. Tutto era profitto per Alfonso. Il zelo di Dio lo divorava; e non altro che Dio, e le Anime erano il suo scopo.
Intraprendente egli era, ma non temerario.
Ogni suo pensiere era contrappesato: la contrarietà non l'abbatteva, e tutto conseguiva, diffidando di se, e confidando in Dio. Uomo sempre uguale a se: né la traversia l'abbatteva, né l'auge lo gonfiava.
Aria di comando ebbela sempre in orrore. Pregava, e non imponeva, così conseguiva quanto voleva. Se ostentava il comando, voleva essere ubbidito; né lasciava impunita qualunque resistenza. Forte nel riprendere, ma non trasportato; e con un misto di mansuetudine raddolciva qualunque amarezza. Era grande, e facevasi picciolo; era picciolo, e facevasi grande. Le varie circostanze regolavano il suo fare. Tutto in esso era giustizia. Chiunque non defraudava di quel merito, che l'assisteva: puniva, e compassionava: e punito, restavasegli obbligato.
Il temperamento anzi che flemmatico portavalo alla bile; ma per impero di virtù ammiravasi in esso piacevolezza, e somma mansuetudine. Presente a se stesso, aveva sempre tra le mani la propria Anima.
Sorpresa di passione in esso non si osservò. La porta del cuore a suo talento aprivala, e serravala. Tutto dalla ragione veniva in esso regolato. Inimico di se stesso, non lusingò mai il senso. Ma se austero con se, con tutti pietoso egli era, e compassionevole. Tale in succinto fu Alfonso Liguori."
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Maschera in cera conservata a Pagani |
La schiena si arcuò gravemente e la testa risultava molto curvata verso il basso, tanto che il mento con il suo movimento logorava l'arco costale. Non gli fu più possibile celebrare l'Eucarestia nel modo ordinario, ossia di bere direttamente dal calice con il quale celebrava la Messa, ma dovette chiedere una dispensa straordinaria, per poter far uso di una cannuccia, che gli consentiva di aspirare il vino consacrato direttamente dal calice; questa cannuccia si trova tra i cimeli che ancora oggi si conservano e sono mostrati nel museo redentorista della Casa Natale di Marianella.

Gli ultimi anni della sua vita furono ancora più sofferti e dolorosi, perchè gli fu impedito di camminare e dovette fare uso, negli spostamenti, di una rudimentale sedia-poltrona munita di ruote, che fu costruita appositamente per la sua persona. Tuttavia, nonostante le sofferenze fisiche e i dolori ai quali era affetto, non gli fu mai turbata la serenità e la giovialità che emanava il suo volto, che si mantennero inalterati fino al momento della morte. Infatti per immortalare il suo volto fu eseguita, poco prima del funerale, una maschera in cera che ancora si conserva nel Museo annesso al Santuario di Pagani (SA).
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Alfonso sulla sedie a rotelle, a Pagani, benedice il Vesuvio in eruzione |
Salvatore Fioretto
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Immagine di Sant'Alfonso conservata a Ciorani, nella chiesa della SS. Trinità |
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