domenica 1 settembre 2013

Miseno nelle tradizioni della mia terra....!


Tante volte mi sono chiesto come mai la cittadina di Mugnano di Napoli avesse un'antica tradizione per il commercio del pesce fresco... Sono le cittadine che si affacciano sul mare ad avere sviluppate queste tradizioni ed usanze e mai (per quanto ne sappia)  quelle con vocazioni agricole, specie se situate nell'entroterra, in aperta campagna e con scarse vie di comunicazioni... Questa tradizione anomala esisterebbe quindi solo a Mugnano ed è, infatti, tanto radicata da avere da tempo immemorabile un mercato ittico, conosciuto in tutto il circondario a nord di Napoli e fino all'intera Provincia. 
Veduta di Miliscola e Miseno 


Anche Frattamaggiore aveva sviluppata fino a pochi decenni fa la tradizione e l'arte di realizzare i cordami di canapa, usanza legata soprattutto alle origini marinare della popolazione, come a breve spiegherò.
Miseno, chiesetta ricostruita sul luogo dove erano venerate le reliquie di S. Sossio
Da diverse estate mi reco al mare a Miseno, negli stabilimenti balneari lì presenti e, spesso, ascoltando l'idioma degli abitanti dell'area puteolana ho potuto riscontrare come la loro inflessione dialettale del parlato e le espressioni gutturali sono molto simili a quelle dei Frattesi, dei Mugnanesi e anche dei Maranesi. Leggendo un po’ la storia dei Campi Flegrei si può dedurre che Miseno, Cuma e Pozzuoli furono a metà nel IX secolo invase e distrutte dai Saraceni provenienti dal mare e che gli abitanti di queste cittadine, fuggendo nell'entroterra della Liburia e dell'Agro napoletano, si spinsero ancora oltre, per trovare un luogo sicuro e protetto, fino a insediarsi in un bosco fitto di vegetazione, che fu per questo motivo chiamato "Fracta" e poi successivamente trasformato in "Fratta". Forse già conoscevano in precedenza quel luogo, per l'approvvigionamento della Canapa, con la quale realizzavano le corde per le loro imbarcazioni. Nei secoli seguenti si distinsero due abitati, uno grande e uno piccolo, al punto da indicarli per distinguerli, in Fracta Majore e Fracta Pictula (piccola). Frattamaggiore e Frattaminore di oggi.
Capo Miseno
In questa riflessione ho pensato anche alla presenza della chiesetta piscinolese dedicata a San Sossio, che le fonti storiche riportano nelle carte celebrate, fin dal IX secolo. Una mappa del Valmagini, risalente all'inizio 1800, riporta evidenziata la chiesetta di san Sossio nella antica località chiamata Piscinella, ossia nei pressi del locus della primitiva Piscinula. Quindi la chiesetta in parola doveva trovarsi nei pressi della via cupa Perillo, pressappoco dove esiste oggi la caserma dei Vigili del Fuoco di Scampia. Dopo queste premesse introduttive, e pensandoci bene, esisterebbe (il condizionale è però d'obbligo) un legame storico che unirebbe questi quattro siti: Miseno-Pozzuoli, Mugnano, Piscinola (chiesetta di S. Sossio) e Frattamaggiore (Città Misenate)...
Analizziamo la mia ipotesi...


Cappella del Tesoro di San Gennaro, "Sossio e Gennaro", affresco del Domenichino.
Per farlo dobbiamo risalire alla storia dei primi anni del Cristianesimo in Campania... Per chi non lo sapesse, San Sossio Diacono era amico fraterno di San Gennaro Vescovo ed era nativo della città di Miseno. Quando fu incarcerato a Pozzuoli, perché tradito dai pagani, San Gennaro si recò a visitare Sossio in carcere e professando anch'egli la sua fede cristiana, morirono insieme decapitati preso la Solfatara. I martiri furono poi sepolti in un luogo clandestino, nei pressi dell'Agro Marcianum (forse nei pressi di Fuorigrotta). 
Con la proclamazione dell'Editto di Milano da parte dell'imperatore Costantino I (313 d.C.), editto che tollerava il cristianesimo e i cristiani, i Misenati ed i Napoletani prelevarono i resti dei rispettivi concittadini e li traslarono nelle loro diocesi. Quindi San Sossio fu sepolto nella chiesa di Miseno, mentre San Gennaro fu riposto nelle Catacombe di Capodimonte. Nell'ultima scorreria dei Saraceni, avvenuta alla metà del IX secolo, la cittadina di Miseno fu distrutta e le reliquie di San Sossio rimasero ivi sepolte sotto i resti della chiesa di Miseno che le venerava. I Misenati, come già detto, fuggirono nell'entroterra per cercare un luogo sicuro. E' probabile che un gruppetto dei fuggitivi portò con sè nella fuga qualche piccola reliquia del martire e che poi, trovando rifugio, si stabilì a metà strada, presso la località Piscinella, che allora doveva essere già popolata. 
Particolare della mappa del Valmagini, di inizio '800

Per custodire questa ipotetica reliquia o magari solo per perpetuare il culto del Martire, è fondato supporre che la piccola comunità abbia edificato e dedicato a San Sossio una chiesetta, in piena e aperta campagna, altrimenti non si spiegherebbe l'attribuzione del titolo del Santo alla nostra chiesetta, proprio nel IX secolo, in un sito distante oltre 25 chilometri da Miseno e senza alcun legame storico con questo Santo e Miseno...! 
Le reliquie di san Sossio, che restarono sepolte e dimenticate sotto le macerie della chiesa di Miseno per diversi decenni, furono poi ritrovate per caso da alcuni monaci benedettini Napoletani, intorno all'anno 902 e traslate solennemente a Napoli, nel loro convento. Successivamente a partire dal 1494 fu edificata nel centro di Napoli una grande basilica, che prese il nome di "Santi Severino e Sossio".
Anche la cittadina di Frattamaggiore, che nel frattempo si era sviluppata e aveva avuto l'insediamento di una comunità di monaci Benedettini, aveva edificato una basilica  dedicata in onore del suo patrono, San Sossio appunto. I Frattesi ebbero modo di chiedere ai napoletani,  rivendicando le loro origini flegree, che le reliquie del loro protettore fossero traslate a Frattamaggiore, cosa che poi avvenne il XXXI maggio1807. Il corteo solenne, partendo dalla cattedrale di Napoli, si fermò una notte nella zona di Capodichino e proseguì la mattina seguente per la cittadina frattese, dove le reliquie furono accolte trionfalmente dai cittadini.  
Della nostra chiesa di San Sossio si sono perse le tracce a partire dalla fine del 1800. Ebbe nei secoli  momenti di splendore, divenendo anche Estaurita. Probabilmente fu distrutta durante qualche terremoto e non più ricostruita oppure caduta in abbandono e trasformata per farne altro uso, tipo: deposito agricolo o abitazioni. 
Quindi l'antica tradizione mugnanese per il commercio ittico sarebbe un retaggio storico risalente all'origine della diaspora misenate, perchè è altrettanto fondata l'ipotesi che un gruppo di misenati si sia stabilito anche in quel luogo, contInuando le proprie costumanze. 
Intanto il mercato ittico di Mugnano si è sviluppato molto negli ultimi tempi, tanto da abbandonare alcuni decenni fa la sede storica, in via Mercato Vecchio e trasferirsi nella nuova struttura situata nei pressi della circumvallazione esterna, vicino alla stazione della MetroCampania di Mugnano.
L'odierno mercato ittico di Mugnano
Ancora oggi tutti possono notare, la somiglianza gutturale dell'idioma dei Frattesi, dei Mugnanesi, dei Maranesi, dei Cumani, dei Puteolani e dei Misenati, tutti accomunati probabilmente dalle stesse origini flegree.

Dopo queste considerazioni, tratte un po' tra la deduzione, il paragone e l'intuito..., ipotizzando il percorso effettuato dai misenati in fuga, ho disegnato una linea immaginaria tra i siti di "Miseno-Cuma" e Frattamaggiore e si puo' facilmente vedere che questa linea passa proprio nelle vicinanze delle località di Marano, Mugnano e Piscinola-Scampia... 
Certo che occorreranno indagini approfondite e riscontri storici ineluttabili, ma la base di partenza dell'ipotesi non è infondata... Sarei molto grato se qualche lettore potesse fornire un contributo alla ricerca...
Non ci resta che augurarci una "buona ricerca"...! 

 
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

Tramonto a Capo Miseno... (Foto tratta da Internet, di autore ignoto)



6 commenti:

  1. Un'ipotesi suggestiva che andrebbe approfondita. Complimenti.
    Maurizio

    RispondiElimina
  2. Se qualche storico,sà dire di più che ben venga, ricerche e approfondimenti sulle nostre origini saranno sempre un enorme bagaglio di cultura e d'interesse per noi. Complimenti Salvatore e continua così! Alfredo

    RispondiElimina
  3. molto interessanti come sempre le ricerche di Salvatore.
    p.di fenzo

    RispondiElimina
  4. Grazie Alfredo e Pasquale, i vostri incoraggiamenti sono per me preziosissimi...

    RispondiElimina