sabato 18 gennaio 2025

Della serie i racconti della Piedimonte: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti..." 2^ parte

(continuo della prima parte)

Deposito Sant'Andrea de Lagni (S.M.C.V.), 1972, foto di Rohrer

Nell’estate del 1972 la tratta tra Miano e Piscinola fu ammodernata. Furono sostituiti binari, traversine e massicciata. Ricordo le pale meccaniche cingolate, che asportavano le pietre vecchie della massicciata ed i grossi camion ribaltabili, che scaricavano le nuove pietre, facendo un rumore breve, ma assordante e tanta, tanta polvere.
Ricordo pure i lavori della chiodatura dei binari alle traversine. Si utilizzavano, già a quei tempi, i macchinari automatici per avvitare i bulloni.
Non ricordo se fu sostituita pure la linea aerea. Però so per certo che, negli ultimi tempi, ai lati dei tralicci in esercizio erano presenti spezzoni di tralicci più antichi, demoliti per corrosione avanzata.
Nel tempo i nuovi tralicci furono consolidati eseguendo alla loro base, ma fuori terra, un plinto di cemento armato a forma di piramide tronca.
Per lasciare il ricordo della ristrutturazione, al centro delle traversine di legno fu conficcato una sorte di chiodo d’acciaio inox, con incisa sulla “testa” di metallo, il numero “72”. Il numero si riferiva sicuramente all’anno dell’ammodernamento della tratta.

Spesso si vedevano gli operai che facevano la manutenzione della massicciata. Era frequente osservare due manovali utilizzare, per ausilio alla loro attività, un attrezzo particolare: una sorte di forchettone a otto denti, con una catena che si agganciava mediante un gancio al manico di legno.

Stazione  Sant'Andrea (S.M.C.V), 1972, foto di Rohrer

Un manovale teneva fermo il forchettone per il manico, facendo però leva sulle pietre alla base della massicciata e l’altro manovale tirava verso di se il forchettone, agendo con forza sulla catena che aveva cinta al busto. Cosi facendo, veniva risagomato il profilo della massicciata secondo la classica forma a trapezio isoscele, senza fare poi un grande sforzo fisico.

Stazione Giugliano, foto Rohrer

La stazione di Calvizzano - Mugnano era, come ho già detto, praticamente uguale a quella di Piscinola e per fortuna essa si conserva tutt’oggi ancora quasi intatta. E’ sopravvissuta fino a due anni fa anche la bella palma posta a lato dell’edificio.
Di questa stazione conservo il ricordo di un oggetto particolare e molto strano. Esisteva in quell'impianto un sistema di segnalazione a servizio del vicino passaggio a livello, attivabile a distanza mediante un rinvio a corda metallica.

La corda percorreva un certo tratto a vista, sorretta da sostegni alti quasi in metro. Praticamente, al sopraggiungere del treno, l’addetto in stazione andava ad azionare il sistema di allarme acustico-visivo (di tipo “a pale”) del passaggio a livello, tirando semplicemente la corda. Mi sono sempre chiesto negli anni a seguire come si faceva a riarmare il meccanismo dopo l’intervento…
Immagino ad una sorte di sistema con ricarica a molla, come quello dei giocattoli di una volta…! Ma il dubbio mi rimane ancora.
Spesso i sentieri esistenti ai lati della strada ferrata e gli stessi binari erano utilizzati come scorciatoie, per raggiungere i vari posti del paese.
C’era uno, in particolare, che dal ponticello vicino a quella che diventerà la "167" di Scampia, conduceva direttamente alla stazione di Piscinola e, da lì, alla piazza Bernardino Tafuri.

Stazione  di Sant'Andrea (S.M.C.V), 1972, foto di Rohrer


Occorreva però arrampicarsi, ma senza particolari difficoltà, ai lati della volta di mattoni, dove c’era l’inizio del sentiero. Un altro sentiero, formato da un “lemmate”, conduceva dalla stazione di Piscinola direttamente alla masseria dei nonni e quindi a casa nostra.

Ai lati della scarpata ferroviaria spesso crescevano dei cespugli selvatici molto particolari, che ancora oggi crescono normalmente su "siepi" o terrazzamenti abbandonati. Questi arbusti avevano un odore sgradevole, quasi di orina, tanto che tutti gli abitanti del posto li chiamavamo, in tono dispregiativo: “’e fetienti”. L’odore sgradevole si accentuava dopo la pioggia.

Deposito S. Andrea de Lagni (S.M.C.V.), 1972, foto di Rohrer

In estate, invece, durante la fioritura emanavano un odore più sopportabile all’olfatto, una specie di profumo... Ironia della sorte, fino a pochi anni fa, i rami di questi arbusti  venivano utilizzati dai fiorai, per fare da sostegno ai gambi dei fiori nella composizione di ghirlande. Credo che oggi qualche fioraio li usa ancora.
Quando questi arbusti diventavano invadenti, tanto da intralciare la visibilità ai convogli e le periodiche ispezioni dei cantonieri, il personale della ferrovia Piedimonte eseguiva un trattamento di diserbo, nelle prime ore del mattino, spruzzando liquidi con convogli speciali, muniti di nebulizzatore.
Ricordo ancora le imprecazioni di mio padre quando osservava le foglie degli alberi da frutta o gli ortaggi che diventavano gialli, a causa del contatto accidentale con queste sostanze chimiche…! Il vento spesso diffondeva oltre misura il prodotto nebulizzato, senza che gli operai potessero regolarne il getto con precisione…
Nel quartiere di Piscinola la ferrovia attraversava diverse strade, in gran parte su ponti “a volta”, quasi tutti realizzati nello stesso stile, anche se con dimensioni diverse. Ne ricordo cinque in particolare e cioè: Via cupa di Piscinola, Via cupa Acquarola, Via Piscinola Mugnano, Via cupa della Filanda e Via cupa Spinelli.

Via Don Bosco, poco prima di Piazza Carlo III

Quello ad avere la luce più grande era situato in Via Piscinola Mugnano, mentre il più basso era quello in via Cupa Vicinale di Piscinola.
Mio padre mi racconta che quest’ultimo attraversamento fu rimpicciolito, a causa della sopraelevazione fatta alla sede stradale.

I ponti avevano i due pilastri in tufo con pietre angolari in piperno e la volta realizzata in mattoni rossi.
Le volte dei ponti erano costruite in maniera molto singolare: avevano le generatrici dei mattoni non in asse alla linea ferroviaria, ma stranamente allineate, secondo una linea a sviluppo elicoidale.

Questi ponti, tranne quello di via Cupa Spinelli, che è ancora lì, sono stati tutti abbattuti, tra gli anni 1989 e 2008, per dar corso alla costruzione delle nuove linee ferroviarie della “MetroCampania NordEst” e della linea 1 della metropolitana. L’ultimo in ordine di tempo ad essere demolito è stato quello di Via Cupa di Piscinola, buttato giù, senza pietà, agli inizi del 2007.
Molto struggente e commovente è il ricordo di un avvenimento che lega il ponte di Via Piscinola - Mugnano con la visita papale di Giovanni Paolo II, che si svolse nel Novembre del 1990. Ricordo il Papa, che a bordo della “papamobile”, oltrepassò il ponte della "nostra" Piedimonte, tra due ali di fedeli che lo acclamavano, quando da Marianella si recava alla villa comunale di Scampia, per consacrare il Rione "167" alla Madonna della Speranza.
A fare buona guardia della zona, sopra il ponte, si piazzarono due aitanti poliziotti in borghese, che da lì poterono controllare facilmente la sicurezza del pontefice. Se avessi fatto almeno una foto di quell’avvenimento, l’avrei conservata gelosamente...! Purtroppo non portai con me la macchina fotografica...! Fatale distrazione!

Salvatore Fioretto

Il racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto ai diritti d'autore e di editoria, pertanto è vietato copiare, modificare ed eseguire qualsiasi altro utilizzo del testo, per fini anche non commerciali, senza ricevere l'esplicita autorizzazione da parte dell'autore.

Stazione "Scalo Merci" di Napoli, anni '50. Fotogramma tratto dal film "Napoli sole mio"

venerdì 17 gennaio 2025

Della serie i racconti della Piedimonte: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti...", I ^ parte

Continua la pubblicazione dei capitoli del libro: "C'era una volta la Piedimonte" ed. Athena Net, anno 2014. E' la volta del terzo capitolo del libro, che s'intitola: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti...". Sull'onda emozionale che potrà suscitare la rievocazioni dei ricordi della storico trenino dell'Area Nord di Napoli e del basso casertano, visti dagli occhi di un fanciullo degli irripetibili primi anni '70, auguriamo a tutti i lettori, una "buona lettura"!

 

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"Chissà perché... ora che sto raccontando un pezzo della storia della “Piedimonte” e anche un po’ della mia vita, ho la gradevole sensazione che quello che racconto appartenga ad un mondo sereno e tranquillo, dove il tempo trascorreva senza intoppi e preoccupazioni… e questo mio rievocarli adesso mi regala una certa pace interiore…

Stazione di S. Maria C. V., 1972, foto tratta dalla collezione Rohrer

Sicuramente il particolare periodo spensierato dell’infanzia fa sembrare, a distanza di tempo, tutto più bello e speciale. Ma forse a quei tempi il mondo più tranquillo lo era per davvero, rispetto ad oggi…!

Quando ci recavamo in stazione per prendere il treno, l'attesa a volte durava ore intere, specie quando si perdeva per pochi minuti il treno della corsa precedente. Essendo la linea ad un unico binario, occorreva che sopraggiungesse prima il convoglio proveniente da Mugnano, per poter "liberare" la tratta al nostro treno proveniente da Secondigliano. La nostra meta era quasi sempre Mugnano. Quell’attesa oggi potrebbe apparire estenuante, ma c’è da dire pure che allora la vita aveva altri ritmi e non era frenetica come oggi! Forse non si crederà, ma stranamente quel tempo di attesa trascorreva molto, ma molto velocemente…

Stazione di Secondigliano, 1972, foto Rohrer

Durante questi momenti di attesa in stazione, essendo un bambino vispo e abbastanza irrequieto, quindi insofferente a stare fermo per molto tempo, mi divertivo a saltellare tra i binari ed a raccogliere da terra i biglietti usati. Ne conservavo a centinaia, di tutti i tipi e tutti diversi per la destinazione: “Piscinola – Mugnano”, “Piscinola – Marano”, “Aversa – Piscinola” …e cosi via. A casa ne facevo strumento di giochi con gli amichetti: usavo quei biglietti veri per un una ferrovia virtuale, che era frutto della mia immaginazione… ovviamente simile alla mia preferita: la “Piedimonte”! Ne avessi conservato almeno uno di quei biglietti!! Non vi nascondo che li cerco ancora oggi, ma invano, nei mercatini delle pulci che spesso visito...
Vicino all’edificio della stazione di Piscinola erano presenti due belle palme grandi, un po’ come nelle altre stazioni della “Piedimonte”.
Ai lati dell’edificio viaggiatori vi erano altri due locali in muratura, più piccoli: il locale attrezzeria/magazzino, con vano d’accesso chiuso da una saracinesca ed il locale servizi igienici. Il locale attrezzeria/magazzino aveva davanti una banchina alta poco più di un metro. Spesso sul “binario morto”, posto in un angolo del parco ferroviario, sostavano carri merci con sponde basse, colmi di traversine, binari, brecciame o altro materiale utilizzato per la manutenzione della linea.

Stazione di Marano 1972, foto tratta dalla collezione di Rohrer

Sulle banchine dei passeggeri non erano presenti panche. Inizialmente c’era una sola banchina posta a filo della stazione, mentre ai lati del binario centrale c’era solo una fascia pavimentata in terreno battuto composto di pietrischetto giallo, che permetteva di accostarsi al treno senza rischiare di inciampare. Negli ultimi tempi fu realizzata anche una banchina centrale in cemento armato.
Comunque, le banchine non avevano un’altezza sufficiente per poter accedere direttamente al treno, ma si dovevano sempre affrontare gli scomodi e alti gradini. Lascio immaginare cosa significava per gli invalidi, gli anziani, le donne e i bambini piccoli…!
L’illuminazione del parco dei binari era assicurato da quattro (o forse cinque) lampioni: due erano ancorati alle pareti dell’edificio stazione e gli altri ai tralicci della linea elettrica. Essi erano realizzati in ferro battuto, in stile liberty, con alcuni piccoli motivi floreali.
Ogni lampione terminava con piatto smaltato, di color bianco con bordatura nera, dentro il quale era avvitata una grossa lampadina.
La caratteristica forma dell’edificio della stazione faceva ricordare un po’ quelle stazioncine di montagna, infatti la forma del tetto a capriata, con tegole ed attorno molto verde rendeva quel luogo molto singolare... rispetto al resto dell’abitato; posso dire che essa trasmetteva una sensazione singolare e un non so che di fantastico...!
Le finestre e le porte della stazione di Piscinola avevano sormontate la classica cornice con arco a sesto ribassato, con la chiave di volta in rilievo. Le finestre erano due per ogni facciata e si trovavano allineate alle sottostanti porte di ingresso. Le pareti esterne della stazione erano tinteggiate con colori tenui: giallo ocra, con cornici e riquadri di colore bianco e grigio. Gli infissi erano di legno, molto semplici, con stipiti interni ciechi.
Posso dire che essa era rigidamente uguale allo standard delle altre stazioni della “Piedimonte” (uguale a quelle sopravvissute di Calvizzano o Secondigliano, tanto per fare un esempio). Ai margini del parco ferroviario c’era una staccionata a grate di cemento (la classica recinzione ferroviaria).
In prossimità della stazione di Piscinola c’era il passaggio a livello incustodito della via Napoli Ferrovia Piedimonte d’Alife, oggetto purtroppo, come dirò in avanti, di luttuosi avvenimenti.
Per quanto riguarda la linea elettrica, a differenza delle altre stazioni, dove erano presenti lunghe travi orizzontali di acciaio, sorrette da tralicci verticali, a Piscinola i cavi elettrici della linea aerea erano sostenuti da un sistema di doppi cavi tiranti, collegati attraverso isolatori ai pali di sostegno, posti alle estremità dei binari. Tra i due tiranti c’erano dei listelli distanziatori.
I tralicci della rete elettrica erano composti da profilati imbullonati e controventati. La linea aerea si componeva di tre conduttori di rame fissati a isolatori di porcellana marrone: due superiori alla mensola del traliccio e uno inferiore. Quello inferiore era il conduttore destinato al contatto con il pantografo strisciante.
Sul lato esterno di ogni traliccio erano presenti due isolatori più piccoli, che sostenevano i fili sottili, utilizzati per la rete telegrafica".

(segue nella seconda parte)

Salvatore Fioretto

Il racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto ai diritti d'autore e di editoria, pertanto è vietato copiare, modificare ed eseguire qualsiasi altro utilizzo del testo, per fini anche non commerciali, senza ricevere l'esplicita autorizzazione da parte dell'autore.

Stazione di Scalo Merci, fotogramma tratto dalle scene del film "Napoli sole mio".

martedì 7 gennaio 2025

La musica a Piscinola continua..., ecco il maestro Sasà Priore!

Piscinola, terra della musica e di talenti musicali, registra la presenza di tanti personaggi che sono nati, hanno vissuto, oppure hanno frequentato e contaminato con il loro apporto musicale e culturale il fermento artistico che ha attecchito e si è sviluppato in questo quartiere, fin dai tempi più antichi. Dopo i tanti artisti dei quali abbiamo finora descritto la biografia della loro vita e le loro opere, oggi illustriamo quelle di un altro grande musicista, originario del quartiere di Piscinola, che abbiamo apprezzato fin dalle sue prime esibizioni e che ammiriamo soprattutto per il suo talento artistico e la sua grande semplicità di vita, ci riferiamo al maestro e compositore Sasà Priore.

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Presso la scuola di musica del m. G. Biancardi

Sasà Priore è nato a Napoli, nel rione Scampia alla fine degli anni '70, da madre piscinolese, mentre il padre è originario del quartiere Sanità. La famiglia materna abitava in via Napoli Piedimonte d'Alife (luogo soprannominato "dint 'o Canciello"), mentre suo zio, Luigi Marra, gestiva il locale laboratorio di pasticceria, che era anche bar e pasticceria, situato in adiacenza alla stazione di Piscinola della ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife.
Da bambino, Sasà ha vissuto in via Vittorio Veneto,  ma poi è cresciuto a Scampia, pur conservando sempre il legame con Piscinola, dove vivevano i suoi parenti.

Sasà Priore, con il maestro Giulia Biancardi

Fin da ragazzo ha dimostrato il suo talento artistico e innate capacità musicali, è stato allievo prediletto del maestro piscinolese Giulia Biancardi, con la quale si  esibito, poi, in diverse edizioni dell'annuale kermesse musicale: "Piano City a Napoli", nel corso degli eventi organizzati a Piscinola, dal Centro "MaMu".

In brevissimo tempo Sasà Priore è diventato un bravo e apprezzato pianista, compositore e arrangiatore napoletano: un attivo session man per diversi progetti discografici e tastierista di diverse formazioni musicali e di celebri artisti; fino ad aggregarsi con il complesso degli "Osanna", storica band di rock progressivo Italiano, fondata dal cantante musicista Lino Vairetti, negli anni '70.
Sasà Priore con Corrado Rustici
Nel corso degli anni numerose sono state le sue collaborazioni con artisti di rilievo nazionale ed internazionale. Dal lunghissimo elenco degli artisti famosi con cui Priore ha collaborato artisticamente, ricordiamo: Roberto Murolo, Pino Daniele, Enzo Avitabile, Franco del Prete, Alan Sorrenti, Peppe Lanzetta, Tony Esposito, James Senese, Enzo Gragnaniello, Corrado Rustici e i "Cervello", Pietra Montecorvino, Loredana Daniele, e tantissimi altri...
Numerose sono state, poi, le sue partecipazioni ai maggiori festival di Rock e World Music internazionali.
Ecco le principali tournè a cui ha partecipato in questi anni, con le varie formazioni musicali ed artisti:
-Osanna: Tour "Osanna", dal 2008 ad oggi;
-Anime: Tour "Anime", dal 2022 ad oggi;
-Cervello: Tour "Cervello", dal 2017 ad oggi;
-Osanna – NCCP: Tour "Cinquant'anni di buona compagnia", 2016;
-Loredana Daniela: Tour "Loredana Daniela", 2015;
Sasà Priore con Pino Ciccarelli, durante il progetto "Anime"

-Maldestro: Tour "Non trovo le parole",  2014;
-Pino Ciccarelli Tour: "La questua dei musici ambulanti", 2013;

-Ciro Rigione: Tour "Terra Mia", 2013;
-Pino Ciccarelli: "Processione d'Ammore - Concerto Musicale Speranza", Tour 2011, 2012;
-James Bond Concert Show: Tour JBCS, 2011, 2012;
-The Collettivo: Tour "Moder By Contract", 2013;
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The Collettivo: Tour "Something About MAry Quant", 2010, 2011, 2012;
-Piero Gallo Ensamble: Tour "Diario Mediterraneo Benite", 2007,2008,2009,2010, 2011;
-Marzouk Mejri:
Tour "Genina", 2008, 2009;
-Enzo Avitabile: Tour "Salvamm'o Munn", 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007;
-Peppe Lanzetta: Tour "Ridateci i sogni", 1999, 2000;
-Gianni Fiorellino: Tour cd "Favole", 1998, 1999, 2000.

Con il m. Lino Vairetti: trucco prima dello spettacolo degli Osanna

Mentre per i suoi contributi musicali ai lavori discografici annoveriamo: 
-Anime - Pino Ciccarelli Sasà Priore reinterpretano Mario Musella, Pino Ciccarelli e Sasà Priore - Afrakà 2021;
-Il Diedro del Mediterraneo – Osanna - MA.RA.CASH - 2021;
-Le Stagioni del Selvatico Suonare – Pino Ciccarelli – I Dischi del Riccio 2018;
-Live in Tokyo – Cervello - Blue Whispers Music 2017;
-Live in Japan –The Best Of Italian Rock – Osanna – King Records 2017;
-Ripartire – Luciano Caldore – Zeus Records 2016;
-Palepolitana – Osanna – MA.RA.CASH – Afrakà – Self – 2015;
-Sogno e son Fesso – Sabba & Gli Incensurabili – Full Heands/Audioglobe 2015;
-Loredana Daniele – Loredana Daniele – Graf Music 2015:
-James Bond Concert Show – Forever Bond - Michelangelo Comunicazione in collaborazione
con Optima Italia, Veradeis Edizioni e co-prodotto da CS – Cellar Studio e B&D Records. Distribuito da IRD – International Records Distribution 2014;
-Tempo - Osanna – Afrakà – Black Widow – Rai Enri - Koper Capodistria – SELF – MA.RA. Cash Records;
-Trasparenze - Pino Ciccarelli – I Dischi del Riccio – Marotta&Cafiero editori - 2013;
-La Questua dei Musici Ambulanti – Pino Ciccarelli (PoloSud Records) 2012;
-Rosso Rock – Osanna – (Afrakà 2012);
-Nessuno si senta offeso - Sabba & Gli Incensurabili - (BulbArtsWorks/AudioGlobe) 2012;
-Orizzonti Mediterranei – Roberto Giangrande (CLAPO Music – Marechiaro Edizioni Musicali/ Rai Trade) 2011;
-Prog Exhibition (su etichetta Immaginifica by Aereostella /Edel) 2011;
-Brotherhood Of The Wine – Fabrizio Fedele (Afrakà / BTF – 2009);
-Prog Family – Osanna/Jackson (Afrakà – 2009)
Osanna (Afrakà – 2008) [vinile 45 giri];

-Benite – Piero Gallo – (Forest Hill / Marocco Music - 2008 );
-Salvamm ‘o munno – Enzo Avitabile (Wrasse Records – Il Manifesto - 2004);
-Barrique Bis - Pietro Razzino – (Oinè 2003).

Significativa è stata la sua partecipazione (assieme alle varie formazioni musicali con cui ha collaborato), ai tanti festivals, rassegne ed eventi musicali in Italia e all'estero; ricordiamo soltanto quelli tenuti all'estero: "Strictly Mundial 2003" – Marseille Francia, febbraio 2003, "Mediterranee Les Cafes Mediterraneens 2003" - Marseille Francia, giugno 2003, "Feeling the world 2003" - Anversa Belgio, agosto 2003, "Fiest' Latina Sète 2003" - "Sète Montpellier" Francia, agosto 2003, "Nuit de L'Italie 2004" - Lyon Francia, gennaio 2004, "Les Mediterranees 2004" - Marseille Francia novembre 2004, "Womad Festival 2004" - "Revermade Reading Londra", luglio 2004, "London Jazz Festival 2004" - Londra Inghilterra, novembre 2004, "Live on Tour 2005: Tour in Belgio heist-op-den-berg" - Belgio, "I° Festival des musiques actuelles de la foire de Paris" - Parigi Francia, maggio 2005, "Roskilde Festival 2005" – Roskilde Danimarca, luglio 2005, "Festival D’Agadir Timitar 2005" – Agadir Marocco, luglio 2005, "Colours of Ostrava 2005" – Ostrava Rep.Ceca, luglio 2005 Stimmen Festival 2005 – Lorrach Germania, luglio 2005, "Zeltival 2005 – Karlsruhe" Germania, luglio 2005, "Festival Castillo L’Ainsa 2005" - Aragon Spagna, luglio 2005, "Sziget Festival 2005Budapest" Ungheria, agosto 2005, "KultutArena Festival 2005" – Jena Germania, agosto 2005,  "Grimmaer Liederflut 2005" - Grimmaer Germania, agosto 2005,  "Art & Festins du Monde – Gardanne" Francia, maggio 2006, Ida y vuelta – Perpignan Francia, Giugno 2006, "Internationale Sommerbuhne - Wolfsburg" Germania, giugno 2006 e di recente, con gli Osanna la tournè in Giappone "The Best Of Italian Rock" – Club Città Tokyo Japan – ottobre 2022, "Folkest 2006 – Capodistria" Slovenia, luglio 2006, "Festival Radio France 2006": Francia Esplanade des Platanes Murviel les Montpellier, luglio 2006, "Festival du bout du monde 2006" – Crozon Francia, agosto 2006, "Festival of World Cultures 2006" – Dublino Irlanda, Agosto 2006, "Folk Getxo bbk 06" – Bilbao Spagna, settembre 2006, Festival Sant-Denise 2006 – Parigi Francia, settembre 2006,

Con il maestro Lino Vairetti

"Notte Bianca 2006" – Napoli Italia, Settembre 2006 Teatr Rozrywki w Chorzowie – Kracovia Polonia, Novembre 2006, V "Festival InterParla 2007" – Madrid – Spagna, febbraio 2007, "Live on tour 2007": Tour in Belgio: "Cotejardin World Music Festival" – Leopoldsburg - Belgio e "3DCC World Music Fest" – Leuven – Belgio aprile 2007, "World Music Fest" – Bruggex - Belgio aprile 2007, "Club Città – Kawasaky Japan", aprile 2010, Mapo Art Center – Seoul Korea, aprile 2010, "Folkest Festival - Capodistria" - Slovenia, luglio 2014, "The Best Of Italian Rock - Club Città - Tokyo" - Japan - luglio 2015 , "Palazzo di Cultura - Taganrog - Russia" - marzo 2016, "Prog Sud Festival - Marsiglia" - Francia, maggio 2016, "Tsutaya O- East – Tokyo" – Giappone - luglio 2017, "The Best Of Italian Rock Vol. IIClub Città Tokyo" Japan – Ottobre 2022...

Un concerto degli "Osanna"

Sasà Priore attualmente svolge anche diversi incarichi di docente di pianoforte classico e contemporaneo, teoria, armonia complementare e improvvisazione, musica d’insieme. Insieme al maestro Giulia Biancardi, cura e promuove il progetto “Banda a come Piani”, presso il "Centro MaMu - Arte e Cura nella Globalità dei Linguaggi" di Piscinola. E' vicepresidente dell'Associazione "MaMu", coadiuvando il presidente, che è maestro Giulia Biancardi. E' anche educatore socio-pedagogico e "MusicArTerapeuta nella Globalità dei linguaggi" (Metodo Stefania Guerra Lisi) e svolge un’intensa attività didattica con bambini normotipi e con bambini con gravi disagi psicofisici, collaborando sia presso il "Centro MaMu" e sia presso il "MusicApnea School" (Colli Aminei) e il "Centro Minerva" (Ponti Rossi).

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Auguriamo al maestro Sasà Priore un futuro ancora più ricco di produzioni musicali,  di tournè, di collaborazioni artistiche e di opere musicali, pieno di riconoscimenti e di soddisfazioni nel vasto mondo musicale.

Salvatore Fioretto 

Le foto utilizzate in questo post sono state tratte dalla collezione/album dell'artista e da diverse fonti, in particolare ringraziamo il gruppo degli "Osanna" e Ferdinando Kaiser.


Il gruppo musicale degli "Osanna", al centro della foto Lino Vairetti, mentre sulla destra Sasà Priore

giovedì 19 dicembre 2024

Non c'è Natale senza "Tu scendi dalle Stelle"!

Non esiste Natale senza ascoltare almeno una volta la dolce melodia del canto "Tu scendi dalle stelle", composto dal santo marianellese, Sant'Alfonso Maria de Liguori. Il luogo e l'anno di composizione di questo famosissimo canto natalizio è stato molto dibattuto nel corso degli scorsi decenni; infatti, mentre secondo alcuni biografi del Santo le strofe furono pubblicate inizialmente con il nome di "Coroncina a Gesù Bambino" e inserite nel testo: "Operette Spirituali" (VI^ edizione), pubblicato da Benedetto Gessari, a Napoli, nell'anno 1755, per altri, invece, fu composto quando Alfonso si trovava a Nola, durante una Santa Missione popolare, ospite del sacerdote D. Michele Zambadelli, probabilmente nell'anno 1759 (quindi quattro anni dopo la prima fonte).
Di quest'ultimo riferimento si tramanda anche un curioso aneddoto, che vedrebbe il sacerdote D. Michele coinvolto in prima persona... Per descrivere l'episodio, prendiamo in prestito il racconto scritto da P. Celestino Berruti in: "Lo spirito di S. Alfonso Maria de Liguori" (
cap. 22/4) e pubblicato nel sito web "Sant'Alfonso e dintorni". Eccolo:

"Curioso deve dirsi il conoscimento soprannaturale che Padre Alfonso ebbe in missione riguardo ad un sotterfugio di D. Michele Zambadelli, presso cui abitava coi suoi compagni. Il santo compose colà la sua canzone sul Bambin Gesù, che incomincia “Tu scendi dalle stelle”.
D. Michele lo pregò, appena l’ebbe terminata, che gliela facesse copiare. Ma Alfonso rifiutò dicendo che non poteva permettergli ciò, finché non si fossa stampata. Giunta l’ora della predica, Alfonso andò alla chiesa, lasciando il suo scritto nella stanza. D. Michele confidentemente se lo prese per copiare la canzoncina, e fattane una copia, se la pose in saccoccia.
Ora Padre Alfonso in quella sera appunto cantò la detta canzoncina al popolo, perché correva il tempo del Natale di Gesù Cristo. Il sacerdote stava nel coro ad ascoltare. Quando all’improvviso il santo, dimenticandosi alcuni versetti di detta sua canzoncina, disse al chierico, che l’assisteva: “Chiamate subito D. Michele Zambadelli”, il quale sta nel coro, e tiene in saccoccia lo scritto della mia canzoncina; ditegli che me la porti, per poterla proseguire”.
Arrossì D. Michele a questa intimazione; ma poiché osservò che il santo essendosi sovvenuto proseguiva la canzoncina, non vi andò; e neppure ardiva di presentarsi a lui la sera in casa.
Ma il santo lo mandò a chiamare, e gli disse per scherzo di voler fare con lui un contraddittorio per il furto fattogli della canzoncina."

Nel corso dei secoli, il canto natalizio fu reso popolare col titolo di "Tu scendi dalle stelle", che è poi la prima strofa del canto. Esso sarà tradotto in tutte le principali lingue e verrà diffuso in ogni angolo della Terra.
Per capire la sua importanza e universalità, si può osservare che viene cantato
ogni anno dal coro della Cappella Sistina, a conclusione della Santa Messa di Natale, quando il Pontefice si reca in processione a deporre la statuetta del Bambino Gesù, nel presepio allestito all'interno della Basilica Vaticana.
Dopo questo brano, S. Alfonso compose l'altro canto natalizio, anch'esso famoso, interamente scritto in lingua napoletana, che s'intitola: "Quanno nascette ninno a Bettalemme", brano che riprende pressappoco anche l'impostazione e il ritmo musicale di "Tu scendi dalle stelle", al quale abbiamo dedicato negli scorsi anni un apposito post; ecco il link:
Quanno nascette Ninno a Bettalemme

Ecco il testo completo di "Tu scendi dalle Stelle":


"Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino,
io ti vedo qui tremar;
o Dio beato!
Ahi quanto ti costò l’avermi amato!
ahi quanto ti costò l’avermi amato!

A te, che sei del mondo il Creatore,
mancano panni e foco, o mio Signore,
mancano panni e foco, o mio Signore.
Caro eletto pargoletto,
quanto questa povertà
più m’innamora,
giacché ti fece amor povero ancora,
giacché ti fece amor povero ancora.

Tu lasci il bel gioir del divin seno,
per venire a penar su questo fieno,
per venire a penar su questo fieno.
Dolce amore del mio core,
dove amor ti trasportò?
O Gesù mio,
perché tanto patir? Per amor mio!
perché tanto patir? Per amor mio!

Ma se fu tuo voler il tuo patire,
perché vuoi pianger poi, perché vagire?
perché vuoi pianger poi, perché vagire?
Sposo mio, amato Dio,
mio Gesù, t’intendo sì!
Ah, mio Signore,
tu piangi non per duol, ma per amore,
tu piangi non per duol, ma per amore.

Tu piangi per vederti da me ingrato
dopo sì grande amor, sì poco amato,
dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto del mio petto,
se già un tempo fu così,
or te sol bramo:
caro non pianger più, ch’io t’amo e t’amo,
caro non pianger più, ch’io t’amo e t’amo.

Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core
non dorme, no ma veglia a tutte l’ore,
non dorme, no ma veglia a tutte l’ore.
Deh, mio bello e puro Agnello,
a che pensi? dimmi tu.
O amore immenso,
“Un dì morir per te” – rispondi – “io penso”,
“Un dì morir per te” – rispondi – “io penso”.

Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio
ed altro, fuor di te, amar poss’io?
ed altro, fuor di te, amar poss’io?
O Maria, speranza mia,
s’io poc’amo il tuo Gesù,
non ti sdegnare
amalo tu per me, s’io nol so amare!
amalo tu per me, s’io nol so amare!"

L'amore di Sant'Alfonso per il Bambinello è stato più volte manifestato nei suoi scritti e soprattutto nella raccolta intitolata: "Canzoncine spirituali". Ricordiamo il libro: "Novena del Santo Natale".
Ecco uno dei tanti scritti, nel quale si evidenzia tutta la dolcezza e l'amore nutriti dal Santo per Gesù Bambino:

"Mio Gesù, Figlio del Creatore del Cielo e della terra, Tu in una gelida grotta hai una mangiatoia come culla, un po’ di paglia come letto e poveri panni per coprirti. Gli Angeli Ti circondano e Ti lodano, ma non sminuiscono la tua povertà.
Caro Gesù, Redentore nostro, più sei povero, più Ti amiamo poiché hai abbracciato tanta miseria per meglio attirarci al tuo amore.
Se fossi nato in un palazzo, se avessi avuto una culla d’oro, se fossi stato servito dai più grandi principi della terra, ispireresti agli uomini maggior rispetto, ma meno amore; invece questa grotta dove giaci, questi rozzi panni che Ti coprono, la paglia su cui riposi, la mangiatoia che Ti serve da culla: oh! Tutto ciò attira i nostri cuori ad amarti!" [...].

Un'altra canzoncina di Alfonso, anche se poco conosciuta, sempre scritta in napoletano, è la delicata "Giesù Cristo peccerillo", eccola:

"Giesù Cristo peccerillo,
mariuolo, acchiappa core,
vuò lo mio? Te teccatillo,
tutto tujo, eccolo cchà.
Si i core de ll'aute gente
Po volisse, Ninno bello,
fatte sulo teaì mente,
cali ffaje spantecà.

ritornello (risponde il popolo dopo ogni due strofe)
Bello Ninnomio d'amore,
Sulo a Te io voglio amà.
Ovvero
Bello mio, Ninno Dio
Io pe Te voglio abbruscià

So craune, e so bruttezza
tutti i gigli, e giusummine;
de sta Faccia la janchezza
fa li Sante addobbeà

Chi è lo Sole 'n Paraviso?
Ninno mio, è sta janchezza;
chino bello, e ghianco viso
mena luce 'nquantità.

ritornello...

Venc' e rrose o russolillo
de sti belle Mascarielle:
mille vase apezzechillo,
chi le bede, t'ha da dà.
Dint'a st'Ucchie sta 'nserrata
tutt' a lluce de le stelle:
chi da st'Ucchie è smecceato
già è feruto, e t'ha da amà."

In questo link si può ascoltare la musica e il canto:

Giusù Cristo Peccerillo 

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La redazione di Piscinolablog augura un Sereno Natale a tutti i lettori affezionati e ai simpatizzanti di questa pagina culturale del territorio, sia ad essi che ai loro familiari ed amici!
Buon Natale e ancora Auguri!!

Salvatore Fioretto

 

venerdì 15 novembre 2024

Quelle gite a Montevergine di tanti anni fa…!

Nel libro storico-antropologico "Piscinola la terra del Salvatore", saggio più volte richiamato in questo blog, sono contenute tante tradizioni e feste che un tempo erano celebrate dagli abitanti del borgo, fino alla fine degli anni '50 del secolo scorso; alcune di queste tradizioni risultano essere molte singolari e caratteristiche, come quella che stiamo a descrivere in questo post, legata al divertimento e allo svago dei giovani piscinolesi, ma anche di quelli del territorio circostante a Piscinola. Questo post è dedicato alla memoria dei cari anziani dell'antico borgo, che purtroppo non sono più tra noi, i quali ci narravano spesso, non senza commozione, di questi loro semplici e ingenui momenti di svago, goduti nella loro gioventù dopo mesi di duro lavoro nei campi, nel settore dell'edilizia o dell'artigianato locale. Buona lettura!

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"All’inizio dell’estate, quando il tempo era bello e afoso e soprattutto quando in campagna non c’era molto da lavorare, i giovani piscinolesi organizzavano, insieme ad amici e conoscenti, una gita in bicicletta al santuario di Montevergine.
Questo santuario, dopo quello di Pompei, rappresentava la meta più ambita a quei tempi dalla gioventù piscinolese. Vi si poteva trascorrere qualche giorno spensierato, dopo le fatiche di un intero anno trascorso nei campi. Il viaggio era organizzato rigorosamente in bicicletta!

Giovani dell'Associazione catt. "Madonna di Loreto" in vico Operai a Piscinola, anni '50

Si partiva il pomeriggio di un giorno infrasettimanale, quasi sempre il venerdì e si percorreva la strada Statale “Nola–Avellino”. Gli anziani di oggi ricordano ancora con “timore” la fatica che si doveva sostenere allora per superare la salita di Monteforte, considerando anche la qualità scadente delle bici di cui si disponeva.

La sera si giungeva in un ostello o anche “affittacamere” di Ospedaletto, località posta in vicinanza della cittadina di Mercogliano. Inutile dire che essi vi giungevano molto stanchi e sudati. Dopo una cena frugale, si andava a dormire presto.
All’alba, verso le ore quattro, i giovani pellegrini riprendevano il viaggio, affrontando i ripidi e tortuosi sentieri della montagna del Partenio. Verso mezzogiorno si giungeva al Santuario della Madonna e si partecipava alla celebrazione eucaristica.

Dopo aver fatto delle offerte al Santuario, portando anche tutte le preghiere e le offerte affidate dai parenti e dai conoscenti, si provvedeva a fare la “provvista” di castagne secche (castagne d’ ’o monaco), di torrone e di nocciole. Non mancavano le altre leccornie, che venivano anche regalate come “souvenier” alle anziane mamme, alle fidanzate e ai nipotini. Non dovevano mancare naturalmente i ricordi del Santuario, che riportavano l’immagine miracolosa della Madonna di Montevergine.

Nella stessa serata si faceva ritorno a casa, naturalmente sempre molto stanchi, ma accolti tra il giubilo dei familiari, rimasti ad attenderli con trepidazione ed ansia.
Spesso si organizzavano anche gite collettive per Montevergine, a cui partecipavano intere famiglie. Si noleggiavano, nei primi tempi carri e solo, più recentemente, automobili capienti e decappottabili, che per l’occasione erano addobbate a festa, con fiori e mostrini colorati. Alla partenza si ricevevano gli applausi dai viandanti e dalle persone affacciate ai balconi. A volte si facevano esplodere dei mortaretti per augurare loro buon viaggio! "

Salvatore Fioretto 

Nella foto degli anni '50 si riconoscono tanti giovani di Piscinola, tra i quali il pugile Agostino Cossia