mercoledì 3 dicembre 2025

Terza parte: La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule...

 (segue dalla seconda parte) 
La chiesa attuale
La chiesa attuale comprende una unica ampia navata con brevi cappelle laterali; cinque poste nel lato destro e cinque poste in quello di sinistra, all'interno delle quali sono collocate le nicchie con i santi. Solo quattro di esse contengono gli altari realizzati in marmi policromi intarsiati, risalenti al XVII-XVIII secolo, tre sul lato sinistro e una sola nel lato destra. 
La struttura portante è realizzata in tufo, mentre il tetto è costruito con una capriata di legno, coperta con tegole. 
La lunghezza della chiesa (compreso il corpo avanzato nel lato di ingresso), è di 35 metri circa, mentre la larghezza è di 10 metri circa. La sacrestia è un corpo attiguo a quello della chiesa ed è larga 6 metri e lunga 10 metri. Nel lato sinistro della chiesa sono presenti due locali sovrapposti e comunicanti tra loro, un tempo sede dell'Associazione cattolica, utilizzati per lo svolgimento degli incontri di preghiera e per le attività ludiche e sportive.
Il campanile è stato realizzato a pianta quadrata, avente i lati che misurano sette metri circa, mentre l'altezza complessiva della torre è di circa 20 metri, a partire dal piano stradale.

Il gruppo scultoreo dei santi

Come si è detto, nel corso degli interventi degli anni ’50 del secolo scorso, furono eliminate le tele con i dipinti antichi e furono ricavate le nicchie per ospitare le statue dei santi. Delle statue conservate nella chiesa del Salvatore purtroppo non si conoscono i nomi degli autori e nemmeno l’anno di realizzazione. Per la datazione, invece, è stata fatta una stima di massima, che potrebbe essere oggetto di successiva correzione.

I Santi del lato destro:

Sant’Anna (cappella nel lato destro della controfacciata)

Statua attribuita a Sant’Aspreno (Prima cappella a destra)

L’immagine del Santo è scolpito in legno, raffigurato a mezzo busto. Abbiamo fondate testimonianze, sia orali che scritte, che si tratterebbe della statua del vescovo san Donato da Arezzo e non di S. Aspreno, primo vescovo di Napoli, come invece viene riportato nella targhetta identificativa apposta alla base della nicchia. Nel testo già citato: “Chiesa e comunità nella diocesi di Napoli tra Cinque e Settecento”, è scritto che nella chiesa di Piscinola era conservata una reliquia di san Donato e che nel giorno della sua ricorrenza liturgica veniva portata in processione per le strade di Piscinola. 

Non è assurdo pensare che sia la stessa statua attuale a contenere un piccolo scomparto interno dove veniva inserita questa reliquia, come avveniva nei tempi antichi per altre statue di santi (vedi le statue dei santi compatroni della cappella del Tesoro di San Gennaro). Nei secoli passati Sant’Aspreno era invocato contro il male dell’emicrania, mentre san Donato, per proteggere le persone dagli attacchi di epilessia. L’iconografia di san Donato trova corrispondenza a come è raffigurato in santo nella statua: con la mitra e il libro dell’Evangelo, tenuti in una mano.  C’è da aggiungere che in passato a Piscinola il culto di San Donato era molto sentito dagli abitanti, lo dimostrerebbe i tanti piscinolesi che portano il nome di “Donato”, mentre, di contro, non risultano abitanti del quartiere, anche nel recente passato, che abbia avuto il nome di battesimo di “Aspreno”. Probabilmente il pastorale doveva essere presente fin dalle origini della sua costruzione e sia stato perduto nel corso del tempo o forse sia stato anch’esso oggetto di furto.

Sant’Antonio di Padova, con altare (seconda cappella a destra)


La statua di sant’Antonio di Padova è risalente al XVIII secolo, ed è interamente in legno scolpito e verniciato. Purtroppo, il bel bambinello che la statua portava in braccio, sopra a un libro, è stato rubato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso. Conserviamo però una foto tratta da una pubblicazione di opere d’arte che mostra l'opera originale. 
Prima degli anni ’50 in questa cappella era conservata la statua dell’Addolorata, mentre ai lati della nicchia erano affisse due lastre marmoree riportanti i nomi dei soldati caduti nella Prima Guerra mondiale. Tali lastre, negli anni ’30, furono poi collocate in piazza B. Tafuri, sulla parete addossata al Municipio di Piscinola. La statua di sant’Antonio era conservata in una scarabattola di legno posta sul lato sinistro dell’altare maggiore, come appare in una rara foto d’epoca, giunta fino a noi. In base a delle testimonianze orali, pervenute dagli anziani, risulta che in passato, alla base di questo altare, era collocato la statua di un Cristo morto.

Sant’Alfonso M. De Liguori (Terza cappella a destra)

La statua ha la testa, le mani in gesso, o di terracotta, mentre il busto è un supporto in legno e canapa coperto da un abito vescovile e mostra in una mano il crocefisso, nell’atto di predicare. 
Per quanto concerne le origini della statua e della nicchia di collocazione, apprendiamo dal libro: “Ultimi Uffizi resi alla veneranda memoria di monsignore D. Celestino M. Cocle della congregazione del SS. Redentore….” 1857, che esse furono fatte realizzare dal mons. Celestino Cocle, quando era Superiore Generale dei Redendoristi…; infatti si legge: “
Ne’ meno tenera fu la devozione che egli ebbe pel suo fondatore S. Alfonso M. de Liguori; e ne saranno monumenti oltre la cappella che con tanta sollecitudine e dispendio da Rettore di S. Michele in Pagani fece così costruire ricca di marmi ed ornati costruire; i Legati stabiliti ai nostri collegi di Napoli e Pagani; l’altare eretto con devota statua nella Parrocchia di Piscinola, dove tutti gli anni faceva solennizzare la festa
…”.

Mons. Cocle nacque a Manfredonia nell'anno 1783 a San Giovanni Rotondo e morì a Napoli, il 3 marzo 1857. Fu Superiore Generale dei Redentoristi dal 1824 al 1831. 
Si può desumere che l’opera sia stata eseguita in questo periodo di tempo, e certamente prima del 1857, anno della sua scomparsa. Sicuramente mons. Cocle è stato più volte a Piscinola e, molto probabilmente, in una proprietà di via del Salvatore abitava un suo familiare.
Fino alla fine degli anni ’90, alla base di questa statua era collocato un quadro contenente alcune lettere originali scritte da Sant’Alfonso; le lettere che erano indirizzate al parroco di Piscinola. Queste lettere oggi sono conservate nella casa museo di Sant’Alfonso a Marianella, come risulta dalla didascalia esposta nella bacheca, con la quale è scritto che essere furono donate dal Parroco, don Angelo Ferrillo, ai padri Redentoristi di Marianella.

San Gerardo Maiella (quarta cappella a destra)

La statua di San Gerardo, che si trova nella terza cappella di sinistra, è databile ai primi anni del XX secolo e ha la testa e le mani in gesso. Il busto è un simulacro realizzato con elementi di legno e di canapa e indossa il talare tipico dei padri redentoristi, mentre in una mano mostra un crocefisso di legno.

Immacolata Concezione (Quinta cappella a destra)

La statua dell’Immacolata è forse la più bella e la più preziosa opera d’arte che si conservi in questa chiesa ed è risalente al XVII secolo. Per fattura e costruzione, è stata attribuita a un componente della famosa famiglia di scultori pugliesi, chiamata Verzella. La statua è stata realizzata in un unico blocco di ligneo, scolpito e dipinto, mostra un panneggio molto mosso, di colore azzurro e rosa e poggia su un emisfero, colorato di blu, con aggiunta della luna e della figura di un demone. Alcuni anni fa essa è stata sottoposta ad una operazione di restauro, con rifacimento ex novo la base lignea sulla quale appoggia, mentre è stato sostituito lo “stellario”, con uno nuovo di metallo dorato, completo di illuminazione elettrica.
C’è da aggiungere che questa opera non è originaria della chiesa di Piscinola, ma è proveniente dai depositi della Curia, all’epoca situati presso la basilica di Capodimonte. Essa fu affidata alla Chiesa del Salvatore, alla fine del secolo scorso, grazie anche all’interessamento del parroco don Francesco Bianco e del diacono dott. Franco Biagio Sica.

I Santi del lato sinistro:

San Biagio (cappella nel lato sinistro della controfacciata)

La statua si trova posta in una nicchia, sotto alla cantoria dell’organo. Essa è realizzata in legno scolpito, con gli occhi di vetro. È un’opera attribuibile al secolo XVIII. Il santo vescovo mostra un bambino che accarezza con la mano destra.

Sant’Antonio Abate (Prima cappella a sinistra)

La statua di Sant'Antonio è stata realizzata in legno intarsiato e dipinto. Essa reca i simboli dell’iconografia del Santo, che sono il bastone nella mano destra e un libro aperto dell’Evangelo nella mano sinistra, sulle cui pagine appare una fiamma, mentre ai lati della figura appare un piccolo maiale (Il Santo è considerato il protettore degli animali e dei malati di Herpes; questa malattia è appunto chiamata "Fuoco di Sant'Antonio"). È una delle statue più antiche conservate nella chiesa di Piscinola, la sua datazione dovrebbe essere compresa tra il XVII e il XVIII secolo. Il bastone con la campanella, un tempo sicuramente presente, è andato perduto nel corso dei secoli.

 
Sacro Cuore di Gesù, con altare (Seconda cappella a sinistra)

La statua del Cuore di Gesù è realizzata in cartapesta (oppure a strati sovrapposti di canapa e gesso); la testa e le mani sono realizzati in gesso, mentre gli occhi sono di vetro. La datazione della statua dovrebbe  attestarsi nell’ultimo decennio dell’’800, come risulterebbe da alcune notizie apprese dal periodico mensile: "La voce del Cuore di Gesù"

Madonna Addolorata, con altare (Terza cappella a sinistra)

La statua dell’Addolorata dovrebbe essere di fattura settecentesca, e presenta la testa e le mani di terracotta o di gesso, mentre il busto è realizzato con simulacro di legno e canapa (manichino) rivestito con abito e manto nero, con ricami di argento dorato. L’allegoria delle “sette spade” e la corona che cinge sul capo, sono opere realizzate in argento cesellato. 
Gli abitanti di via del Salvatore (luogo detto Sott’a Chiesa) erano particolarmente devoti a questa statua, si racconta, infatti, che ogni anno venivano da questi organizzati solenni festeggiamenti in suo onore. Si racconta che per questa statua essi avrebbero commissionati due abiti e mantelli neri, con le stesse decorazioni di argento dorato, che alternavano ogni anno addosso alla statua e venivano cambiati, prima che iniziasse la processione…
Prima che si modificasse l’altare maggiore della chiesa del Salvatore, con lo smontaggio della grande tela raffigurante la "Sacra Famiglia", in questa cappella era sistemata la statua del SS. Salvatore. 
Questa sistemazione è confermata dalla particolare conformazione dell’altare, che presenta le stesse decorazioni della cantoria dell’organo (uguale anche al vecchio pulpito demolito), con aggiunta dei simboli della passione di Gesù; anche il bassorilievo dorato cesellato che si trova collocato sul tabernacolo dell’altare, riporta l’immagine di Gesù Salvatore; tuttavia questa immagine non corrisponderebbe all’attuale statua del Salvatore, e forse raffigurerebbe la “statua dorata” menzionata nel diario di “Santa Visita”, del cardinale Pignatelli, del quale si è già fatto cenno.

Madonna del Rosario di Pompei, con altare (Quarta cappella a sinistra)

La cappella è realizzata con marmi intarsiati ed è di fattura ottocentesca. Il quadro è una copia di dimensioni ridotte dell’immagine della Madonna del Rosario venerata nella basilica di Pompei. Nello spazio circostante al quadro sono disposti quindici medaglioni contenenti le immagini delle stazioni della Via Crucis. La foto di questa cappella è stata inserita su una cartolina postale pubblicata negli anni ’50.

San Giuseppe (Quinta cappella a sinistra)

La statua di San Giuseppe è risalente al XVIII secolo ed è realizzata in legno scolpito e verniciato. Anche questa statua, a giudicare i suoi particolari scultorei, risulterebbe attribuibile alla mano di un componente della famiglia Verzella. Purtroppo, il bastone ed i gigli che un tempo adornavano la statua, sono andati dispersi oppure trafugati dai ladri nei decenni scorsi. In antico tempo questa statua doveva essere collocata nella nicchia dove attualmente si trova la statua del Cuore di Gesù, lo dimostra il fatto che sul tabernacolo del corrispondente altare è riportato un bassorilievo con sopra incisa l’immagine del santo come è raffigurato nella statua.

La statua del Salvatore e la nicchia (Altare maggiore)

La scultura del Salvatore è stata recentemente datata e risulta risalente al XVIII secolo. Essa è realizzata in un unico blocco di legno. Gli occhi sono in vetro. L’aureola e la piccola croce posta sulla sommità della sfera azzurra (che rappresenta il mondo), sono in bronzo dorato. L’immagine è stata recentemente ristrutturata e ridipinta.
Sulla parete attorno alla nicchia, dove è collocata la statua del Salvatore, sono raffigurati una schiera di angeli e di putti in stucco, mentre in primo piano, ai due lati, appaiono tre angeli realizzati in altorilievo sempre in stucco, che pregano a mani congiunte e mostrano alcuni simboli cristologici (calice, ecc.). 
Nella parte inferiore, della nicchia, sono presenti altri due angeli, che sono però a figura intera (un tempo essi sorreggevano i candelabri che illuminavano la parte alta dell’altare). La scena è abbellita con un drappeggio e una grande conchiglia, che racchiudono, come un’allegoria, l’affresco medioevale della Madonna della Misericordia. Ai lati della nicchia sono collocate quattro alte colonne a intero spessore (due per lato), con capitelli dorati in stile corinzio. Le colonne reggono una ampia volta decorata, con cornici dorate e allegorie composte con foglie di acanto.

Il Crocefisso (ingresso, lato sinistro)

Il crocefisso risulterebbe realizzato in terracotta ed è databile ai primi decenni del secolo XIX. E’ stato concepito e realizzato per essere una "macchina da festa", infatti dispone di braccia mobili, che si possono accostare ai lati del busto. Sicuramente è stato utilizzato in passato per svolgere le funzioni del Venerdì Santo e la processione del Cristo morto.
Secondo la testimonianza di Giovanna Altamura, insegnante della scuola Tasso di Piscinola, riportata nel suo libro di novelle, questo crocifisso presenterebbe anche la testa rimovibile, che  poteva essere reclinata sulla spalla, attraverso una cordicella, durante la funzione che si svolgeva in chiesa il Venerdì Santo.
Questo crocefisso veniva portato in processione durante la festa che era organizzata dagli abitanti di via del Plebiscito (‘o capo a Chianca) nei primi giorni di maggio e anche durante la processione generale che si svolgeva a termine delle "Sante Missioni" popolari, come quelle che furono organizzate negli anni ’50, per interessamento del sacerdote gesuita chiamato padre Juè.                                                                        (segue nella quarta parte)

Salvatore Fioretto 





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