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Massetti di sorbe (foto S. Fioretto) |
L'albero di Sorbo, che appartiene alla famiglia botanica delle Rosaceae, risulta essere uno degli alberi da frutto più longevi che esistano al mondo. Originario dell'Europa meridionale, dell'Asia Minore e dell'Africa settentrionale, si è diffuso rapidamente nel territorio italiano fin dai tempi più remoti, spesso in maniera spontanea, soprattutto nei territori montani, preferendo un tipo di terreno calcareo. Ma è nel meridione d'Italia che quest'essenza botanica trova il suo massimo adattamento, per il clima favorevolissimo, come in Sicilia, Calabria e in Campania, laddove riesce ad eccellere per produzione fruttifera e per bellezza del suo fogliame.
L'albero resiste bene ai parassiti e alle malattie botaniche, sopporta lunghi periodi di siccità e non ha necessità di particolari cure e concimazioni.
Per capire come questo cultivar sia stato considerato fin dall'antichità un albero importante nell'economia contadina delle passate generazioni, basti ricordare in canto contenuto nell'opera buffa "Lo cecato fauzo", scritta nel 1719 dal compositore della scuola napoletana del '700, Leonardo Vinci (su libretto di Aniello Piscopo), nel quale troviamo il canto che s'intitola: "So li sorbe e li nespule amare"... i versi che ricorrono, recitano così:
"...So’ le sorbe e le nespole amare,
So’ le sorbe e le nespole amare,
ma lo tiempo le fa maturare
e chi aspetta se ll’adda magnà,
se ll’adda magna’, se l’adda magnà,
se ll’adda magna’, se l’adda magnà,.."
Ne segue che le sorbe, assieme alle nespole, sono usate, in maniera sarcastica, a mo' paragone, per descrivere la maniera per superare la ritrosia delle donne in affari di cuore...:
"Accussì so’ le femmene toste (*),
che s’arrangiano (**) quanno t’accuoste,
tiempo e purchie (***) le fanno ammullà (§),
tiempo tiempo, purchie purchie,
tiempo e purchie le fanno ammullà"...
(*) toste, dure da convincere, (**) arrangiano, arrabbiano, (***) puorchie, denaro, (§) le fanno ammullà, le fanno mollare la presa.
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Venditore di sorbe nelle vie di Napoli (Foto I. Luce) |
Ricorrendo alla botanica, il Sorbo (Sorbus L.) è un genere di albero che appartiene, come detto, alla famiglia delle Rosacee, famiglia che comprende diverse varietà, per forma dell'albero e dei frutti, in particolare, per il colore e per il periodo di maturazione dei frutti.
Anche Dante Alighieri nomina il Sorbo nella Divina Commedia, in particolare nel canto dell'Inferno (XV, 65-65), esegue un paragone tra i frutti del sorbo e quelli del fico e scrive:
«ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi
si disconvien fruttare al dolce fico».
Gli antichi Romani apprezzavano le virtù dei frutti a tavola, preferendo gustarli cotti, serviti con il vino. Oppure, sempre cotti, insieme ad altri frutti secchi, per preparare un gustoso e rilassante decotto.
Tra le molteplici varietà esistenti, il Sorbo Domestico è quello che più si presta alla riproduzione intensiva e ad essere impiantato in giardini e parchi per il suo bell'aspetto, per la chioma ed il fogliame, che cambiano di colore, secondo le stagioni.
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Sorbe e fichi natalini, prod. S. Fioretto |
L'altezza dell'albero può variare sensibilmente in base alla varietà, passando dai cespugli, fino agli alberi dal grande fusto e portamento, infatti presenta una crescita molto lenta, che può durare diversi secoli (anche oltre quattro), arrivando a raggiungere un'altezza di 13 metri e oltre; esso preferisce l'esposizione soleggiata, si adatta a ogni tipo di terreno, preferendo quello calcaree, ma teme i ristagni d'acqua e resiste bene alle gelate e alle basse temperature.
Per avere la produzione dei primi frutti bisogna attendere almeno 15 anni... L'albero risulta essere autofecondante e presenta dei fiori ermafroditi, che sono molto appariscenti, di colore bianco tendente al rosa.
I rami sono di colore grigio a sviluppo tormentoso, mentre il tronco, con l'avanzare dei decenni, passa dal colore grigio, fino a diventare nero scuro e molto rugoso. Ed è proprio il legno a dare maggiori soddisfazioni per le sue qualità. Risulta infatti essere molto duro e resistente agli attriti, oltre a resistere bene agli attacchi dei tarli. Veniva un tempo largamente impiegato nella costruzione di attrezzi agricoli e casalinghi, come manici di utensili, viti in legno, mortai, assali per carri e per torchi, ecc.
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Albero di Sorbo a Piscinola (Na), S. Fioretto |
I frutti del sorbo, che sono chiamati Sorbole, Sorbe o
in napoletano Sòvere, sono delle Pomacee e possono essere di due tipologie: piriformi (ovvero allungate come le pere) o maliformi (ovvero tondeggiati come le mele). Nel nostro territorio esistevano ed erano diffuse in passato essenzialmente due varietà: quella chiamata Austegna (di agosto), perché i frutti erano raccolti da agosto a settembre, e poi c'era la varietà chiamata Natalina, perché i frutti "maliformi" erano raccolti e fatti maturare nel periodo natalizio; quest'ultima variertà era però la più diffusa e apprezzata.
I frutti, poichè soggetti alla cascola precoce dall'albero, venivano raccolti in anticipo per prevenire il danneggiamento e riuniti in mazzetti ('o mazzo 'e sovere), per essere poi appesi negli androni delle masserie o sotto ai pergolati e ai balconi delle case.
Per essere consumati, essi hanno bisogno di un lento processo di maturazione, chiamato ammezzimento, per attendere che diventino commestibili, passando da un colore giallo verdino, a quello di marrone scuro; anche la consistenza passa da quella dura, a quella cremosa e morbida. I frutti ancora acerbi erano detti nell'idioma locale in maniera dispregiativa: "sovere 'nzeverate" oppure '''nzeccose".
Il processo di maturazione era molto lento, e per tale motivo, la saggezza popolare ha coniato il detto: "Cu 'a paglia e lu 'o tiempo, s'ammaturano 'e sovere" (con la paglia e con il tempo si maturano le sorbe), usato per paragonare una situazione che richiede pazienza e tempo per l'attesa, come per la maturazione delle Sorbe.
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Foto S. Fioretto |
I frutti sono ricchi di vitamine e minerali, ma poveri di zucchero. Questo tipo di zucchero contenuto, che presenta un basso apporto di calorie, rispetto a quello di uso comune (meno del 20% circa), è stato sintetizzato e viene utilizzato in dietologia col nome di Sorbitolo, nome che richiama chiaramente l'origine dai frutti del Sorbo.
In passato è stato anche utilizzato nell'industria alimentare, come conservante.
Altra curiosità è quella che il semifreddo, chiamato Sorbetto, deriverebbe proprio dal gelato preparato a base di frutti di Sorbo, associando la passata ricavata dai frutti, con panna fresca e succo di limone.
Dai frutti di Sorbo si ricavano ottime marmellate, un delicato liquore da dessert, chiamato "Sorbolino" o "Liquore Nobile di Sorbole" (liquore originario della città di Mantova ed è diffuso e apprezzato anche in Emilia Romagna, dove viene riconosciuto dalla Regione, come "PAT" - Prodotto Agroalimentare Tradizionale) e si ricava anche un apprezzato distillato.
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Foto assieme al sorbo secolare di Piscinola, abbattuto nel 2008 |
I frutti sono ricchi di composti che migliorano e regolano le funzioni dell'organismo, sono fonte importante di vitamina E e di vitamina C (contengono il triplo della vitamina C rispetto alle arance) e presentano un complesso variegato di minerali, tra i quali: magnesio, ferro, potassio, calcio e
zinco.
Anche in erboristeria i frutti del Sorbo e le parti dell'albero trovano un posto importante fin dall'antichità, per le loro proprietà curative e benefiche alla salute umana; gli estratti dalle parti dell'albero sono infatti consigliati nei casi di disturbi della circolazione venosa, per lenire lo sviluppo di varici, ulcere varicose e flebiti. Aiutano a fluidificare il sangue e migliorano la circolazione periferica. Gli estratti dalle foglie presentano spiccate proprietà antiossidanti. Dai semi si estrae un pregiato olio, ricco di acido oleico e linoleico e, una volta tostati, da questi si traggono per infusione delle ottime bevande calde.
La polpa delle Sorbe offrono protezione contro i radicali liberi e altri benefici alla salute. Inoltre, i frutti e la corteccia dell'albero, in quanto ricchi di Tannino, sono utilizzati per le loro comprovate proprietà astringenti.
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Produzione 2024, a Piscinola-Na (S. Fioretto) |
L'albero di Sorbo un tempo era diffuso nel nostro territorio, i cui frutti erano tra quelli preferiti dalla civiltà contadina, perchè garantivano la disponibilità durante la stagione invenale, quando scarseggiava la frutta fresca. Oggi questi frutti sono diventati sconosciuti ai tanti, in quanto difficili da trovare nei supermercati e nei negozi di frutta, tuttavia sopravvive la loro memoria e l'utilizzo solo da parte di pochi estimatori, che amano ancora questo genere di frutta antica.
Ci piace averlo qui ricordato, come "simbolo di resistenza" in un ecosistema, il nostro, ormai gravemente compromesso dagli interventi degli ultimi decenni, auspicando che possa essere presto reimpiantato e apprezzato dalle generazioni di oggi e da quelle future, per tutte le sue qualità e proprietà, fin qui descritte.
Salvatore Fioretto
Per la preparazione di estratti ed infusi, utilizzando le parti dell'albero, si rimanda il lettore interessato, alla consultazione dei siti o dei centri specializzati.
Fiorenza Calogero nel canto "So le sorbe e le nespole amare"
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Foto dell'ultimo albero di Sorbo sopravvissuto a Piscinola (Na), 2025 (S. Fioretto) |
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