venerdì 8 dicembre 2023

A Napoli, il presepe è ambientato tra le strade e i vicoli della città... Il presepe tradizionale napoletano!

Come è noto, il presepe fu allestito per la prima volta in Italia da San Francesco d'Assisi, nella cittadina di Greccio. Il Santo lo allestì nella notte di Natale del 1223, in un eremo presente nel piccolo borgo, con personaggi del popolo, come era stato stabilito dal pontefice. In realtà il Santo trovò ispirazione dalla sacra rappresentazione che vide visitando la Terra Santa. 

A Napoli il grande sostenitore e divulgatore del presepe fu un altro santo, non napoletano di nascita, perché era veneto, ma possiamo dire di adozione, perchè vissuto e morto a Napoli: fu San Gaetano da Thiene (*1480 +1547) a diffondere il presepe e il suo culto tra i ceti popolari.

Ma si dovette attendere due secoli circa per raggiungere le massime rappresentazioni, quando il presepe fu preso a cuore dai regnanti borbonici, che curarono personalmente la creazione dei pastori e fecero allestire pregevoli rappresentazioni nelle loro sontuose dimore nobili reali. La massima opera del presepe napoletano la possiamo ammirare ancora oggi nella rappresentazione settecentesca conservata nella certosa di San Martino, costituita da quell'opera d'arte creata con i pastori donati dal collezionista e architetto Michele Cuciniello e inaugurata nel museo nell'anno 1879.
Pescatore

Con questo post intendiamo descrivere brevemente la struttura tipica del presepe napoletano e soprattutto il significato di alcuni personaggi caratteristici introdotti nella scena della natività.

Scena e ambientazione: Nel presepe tradizionale napoletano la Natività è rappresentata, non in una grotta o in una capanna, ma tra le rovine di un tempio romano (pagano), con frammenti di colonne e capitelli, architravi e fregi, con brevi tratti di mura di opus reticolatum, mattoni rossi e altri ruderi; l'utilizzo di questa tipologia di rappresentazione ha un significato ben preciso, essa infatti intende evidenziare come la venuta del Redentore abbia sostituito e sovrastato tutte quelle che furono le credenze e le divinità pagane fino a quel momento adorate. La scena è poi completata dal “volo” di sontuosi e colorati angeli che scendono a frotte dal cielo terso e turchino e dalla immancabile stella cometa. Gli angeli sono appesi a fini e collocati, verso l'alto, scegliendo figure di dimensioni via via decrescenti, in modo da rispettare la lontananza della scena.

Pastori e gregge

Le dimensioni dei presepi variano a seconda della grandezza degli spazi e dei volumi impegnati, ma l’elemento fondamentale che li accomuna è quello che tutte le case, le strade e i pastori sono ambientati in scene, con strade e vicoli, che simulano spazi e scorci riconducibili alla Napoli antica, con riproduzione di personaggi e di botteghe tipiche. Quindi nel presepe tradizionale napoletano il Bambinello Gesù è fatto nascere nel cuore della Napoli popolare… in mezzo ad affollate strade e nei vicoli della città vecchia. Sullo sfondo, poi, il paesaggio viene riprodotto con le immancabili scene di caseggiati, stradine impervie e sinuose, fiumiciattoli, cascate d’acqua, con ponti, mulini, alberi, fino alle montagne, il tutto abilmente rappresentato e armonizzato, rispettando sempre la prospettiva.

Sacra famiglia: figura centrale di tutta la scena del presepe è sempre la Natività. San Giuseppe è rappresentato secondo i dettami dell’iconografia classica: come uomo di avanzata età, con barba e baffi, veste il mantello e una tunica di due colori, giallo/oro e viola. Solitamente ha un bastone in mano e posa in piedi, un poco distaccato dalla Madonna, forse per indicare la sua paternità putativa su Gesù. Maria è una giovanissima e bellissima fanciulla, indossa un abito rosa e il velo azzurro, solitamente ha i capelli biondi e mostra il bambinello benedicente tra le braccia. La mangiatoia è di legno, con abbondante paglia.
Bue e Asinello: secondo la tradizione il bue e l’asinello riscaldarono con il loro fiato la mangiatoia in cui venne riposto Gesù. Simbolicamente rappresenterebbero il Bene (bue) e il Male (asino). Sono due forze in apparente contrasto tra loro, ma in effetti risultano in equilibrio perfetto e danno ordine al mondo intero...

Re magi: Nel presepe napoletano i Re Magi sono i personaggi più importanti, dopo la Sacra Famiglia. I tre personaggi vengono collocati inizialmente a margine del Presepe, ben lontani dalla scena della Natività e, poi, vengono fatti avvicinare ad essa, gradualmente, col passare delle settimane, per indicare che il loro lungo cammino si concluderà alla fine della permanenza del presepe, ovvero intorno al 6 gennaio (Anche se il presepe a Napoli è tradizionalmente riposto il 17 gennaio, coincidente con la festa di Sant’Antonio Abate che, secondo la tradizione, rappresenta anche l'inizio del Carnevale). 
I Magi solitamente sono rappresentati in groppa a dei cammelli o a piedi, ma la tradizione del presepe napoletano li vuole in groppa a tre cavalli, rispettivamente di colore bianco, fulvo e nero. I magi appaiono vestiti con abiti lussuosi e ricolmi di gioielli, con mantelli, turbanti o corone e portano, come è noto, i doni al Bambinello Gesù: Oro, Incenso e Mirra; ovvero: l'Oro, sta a simboleggiare la regalità del Cristo, l'Incenso, rappresenta la Sua Divinità, mentre la Mirra era un’essenza molto diffusa in estremo oriente nel periodo antico; da essa si ricavava una resina di sapore amarognolo, che si dice fu mescolata al vino offerto a Cristo morente in croce; quindi la sua donazione intenderebbe predigere la passione e la morte di Gesù. Nei quattro Vangeli ufficiali, solo quello di Matteo menziona i Magi venuti dall'Oriente, ma non è dato di sapere il loro nome.

E’ però la tradizione cristiana, che risalirebbe al IX secolo (tratta da un Vangelo cosiddetto apocrifo, chiamato “Vangelo Armeno dell’Infanzia”), a dare loro i nomi di: Melkon (persiano, con cavallo fulvo), Gaspar (giovane, con cavallo bianco) e Balthasar (vecchio, con cavallo nero), poi italianizzati in Melchiorre, Gaspare e Baldassarre. Essi solitamente sono considerati dei sovrani, oppure maghi, saggi, astrologi o scienziati, ma probabilmente furono dei sacerdoti babilonesi, eruditi conoscitori delle antiche scritture, oltre a essere abili astrologhi, scrutatori delle stelle e dei pianeti;

purtuttavia la parola “magi” viene riferita dall'etimologia biblica alla loro capacità di predire il futuro, attraverso l’osservazione degli astri, infatti seguendo la cometa raggiungono il luogo cercato. I Magi simbolicamente rappresentano i continenti conosciuti all'epoca, ossia: Africa, Asia ed Europa.

Botteghe tipiche: Le botteghe tipiche che troviamo in primo piano nel presepe sono: il macellaio con tutti i tagli di carne appesi fuori alla bottega, il fruttivendolo, con gli ortaggi e la frutta abilmente realizzata con cera, l’osteria, con l’immancabile forno acceso e l’oste che serve gli avventori a tavola, il pescivendolo che espone il pescato sui banchi, in cesti di legno ("spaselle"), il vinaio con botti, damigiane e frasche di uva… ecc.

Il pastore della meraviglia

Casa vecchia a due piani: Altro elemento immancabile che si ammira è l’abitazione a due livelli, allestita in primissimo piano, con una anziana che si mostra affacciata al balcone, con collane e orecchini di perle che le ornano il collo e le orecchie. Gli interni dell'abitazione sono accuratamente riprodotti in miniatura: solitamente una cucina ben arredata, con focolare in muratura, piattaie e tegami di rame esposti, una tavola imbandita di piatti, bicchieri e pietanze, alcune sedie di paglia… 

Nel presepe napoletano troviamo poi la presenza di alcuni personaggi che hanno un significato ben preciso nella tradizione popolare e sono:

Benino
"Benino": il  giovane pastore posizionato in prossimità della scena della Natività, che dorme disteso sotto a un capanno di canne, mostrandosi assopito in un bellissimo sogno... Secondo alcuni significherebbe l’umanità che attendeva il Messia, ancora ritenuto un incantevole sogno...
"Pastore della meraviglia":  posizionato vicino alla Natività, ha le braccia e la bocca spalancate, perché assiste con stupore alla nascita di Gesù. In lui c’è tutta la meraviglia della scoperta del divino, l’incontenibile sorpresa dell’uomo che viene in contatto con qualcosa di immenso. Per alcuni sarebbe lo stesso Benino ‘risvegliato’.
Lavandaia

Lavandaia o lavandaie: rappresentano le "levatrici" che hanno assistito alla nascita di Gesù e hanno prestato aiuto alla Madonna. I teli che hanno usato per pulire il Bambinello sono puliti e immacolati, per indicare l’origine miracolosa della Natività.
Pescatore e Cacciatore: sono due figure legate al fiume. Il pescatore è posto nella parte bassa del corso d’acqua con la canna da pesca in mano: rappresenta la vita. Il cacciatore, invece, è posto nella parte alta del corso d’acqua, mentre imbraccia un fucile: rappresenta la morte. Insieme simboleggiano il ciclo vita: sono collegati alla dualità del mondo celeste e di quello degli inferi e simboleggiano gli eterni contrasti: vita e morte, giorno e notte, estate e inverno, fuoco e acqua...

Zingara
Pastori con pecore: rappresentano il “gregge” dei fedeli che incontrano Dio, grazie alla guida avveduta del pastore. Il pastore impersonifica Cristo adulto che guida, pascola e protegge i suoi credenti.

Zingara: è una donna anziana, solitamente con un bimbo in braccio, rappresenterebbe una delle sibille (sibilla eritrea o cumana) che, secondo alcuni scritti, predissero la venuta di Cristo. Anche Michelangelo le ha raffigurate negli affreschi della celebre Cappella Sistina a Roma. La sua presenza nel presepe vuole rappresentare anche l’universalità del messaggio cristiano, rivolto a ogni popolo o etnia della terra.
Mendicanti, Zoppi e Ciechi: non mancano mai nel presepe. Essi rappresentano le anime del Purgatorio che chiedono preghiere ai vivi. A Napoli, nelle festività, specialmente a Natale, ciascuno dovrebbero recitare una preghiera per le “anime pezzentelle”.

Ciccibacco

"Ciccibacco" (detto in dialetto: “Cicci Bacco ngopp’’a votta”: Questo curioso personaggio dal nome buffo occupa uno degli spazi o locali posti ai lati della Natività. Guida un carretto trainato da due buoi e carico di botti di vino oppure è un vecchio che siede goffo sopra una botte con un fiasco di vino in mano. Ciccibacco è infatti la personificazione del dio pagano Bacco, quindi simboleggia gli eccessi e le smoderatezze nel mondo antico, soppiantate dall'avvento del cristianesimo. La scelta della collocazione di questo personaggio nel Presepe non è casuale, ma sta proprio ad indicare la vicinanza tra il sacro e il profano, l’eterna lotta tra il bene ed il male, e sempre quella sottile linea che li separa...!

Gobbo

Gobbo e Pulcinella: Altri due personaggi particolari che si incontrano in alcuni presepi storici napoletani sono: l’uomo gobbo, detto "Scartellato" e la maschera di Pulcinella. Il "gobbo" rappresenta l’umanità sofferente, imperfetta, che comunque combatte, non si rassegna e spera sempre nel cambiamento.
"Pulcinella" viene rappresentato con l'immancabile maschera nera, la camicia rossa e la casacca bianca; posa con il classico suo atteggiamento delle braccia e delle mani, per ammonire i visitatori (proprio a quelli che non manifestano alcun stupore alla vista di tanta bellezza), intendendo manifestare che in realtà non hanno capito proprio niente…!!
Dice: “Nun avite capito niente…!!”

Pulcinella

Zampognari: anche i zampognari, simbolo del Natale napoletano, non mancano tra i pastori più vicini alla Natività; sono vestiti con abiti tradizionali abruzzesi: con giubbotti di pelle di pecora, pantaloni a ginocchio di fustagno, calze bianche lunghe, con fettucce di cuoio nero incrociate e calzari tipici aperti, sempre in cuoio. Hanno poi i tipici copricapo dei pastori.

Altri pastori tipici sono i classici venditori ambulanti che un tempo circolavano per i vicoli di Napoli: l'uomo con "scardalana" (attrezzo per lavorare la lana), il venditore di caldarroste, l'arrotino, il suonatore di pianino, il ciabattino, la vecchia con arcolaio, la venditrice di uova, l'aggiustatore di piatti, l'oliandolo, il pizzaiuolo, l'ostricaio, ecc.

Cacciatore

I pastori simboli dei mesi e delle stagioni: Interessante è anche la correlazione che la tradizione mostra, rapportando i pastori alle stagioni e ai mesi dell’anno, infatti:
1. Gennaio: macellaio o salumiere;
2. Febbraio: venditore di ricotta e di formaggio;
3. Marzo: pollivendolo e venditore di altri uccelli;

Venditrice di uova

4. Aprile: venditore di uova;
5. Maggio: sposi con cesto di ciliegie o frutta;
6. Giugno: panettiere;
7. Luglio: venditore di pomodori;
8. Agosto: venditore di angurie o meloni;
9. Settembre: venditore di fichi o seminatore;
10. Ottobre: vinaio o cacciatore;
11. Novembre: venditore di castagne;
12. Dicembre: pescivendolo o pescatore.

 

Con questo post straordinario, dedicato alla descrizione del presepe napoletano, la redazione di Piscinolablog porge i più sentiti auguri di un sereno Natale a tutti i cari lettori.

Salvatore Fioretto

 

 

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