martedì 10 ottobre 2023

Una "Villa Fiorita" a Piscinola..., la bella storia di una esperienza imprenditoriale vincente!

Il locale "Villa Fiorita", situato in via Vittorio Veneto, a Piscinola (per noi abitanti ”Miez''a via nova”), fu aperto nel 1960 su idea di mio padre Raffaele Silvestri, che trasformò il tanto amato orto di mia madre, per tutti la signora Bianchina, in sala di ricevimento. Fu un successo, c’era sempre il pieno e spesso si doveva rifiutare qualche matrimonio perché il locale era già prenotato.
La formula organizzativa era quella del "catering", che non corrispondeva effettivamente a quella odierna, non era una ditta specializzata che portava dolciumi e rustici, ma c’erano tutti prodotti fatti in casa che arrivavano in grosse ceste di vimini coperte con tovaglie da tavola. Andavano per la maggiore i biscotti chiamate “anginetti”, durissimi, coperti con glassa di zucchero, c’erano poi le pignolate, sempre biscotti dolci con pinoli. Ho provato ad assaggiarli ma per me erano immangiabili. Non potevano mancare i taralli sugna e pepe e il casatiello. Anche la torta nuziale era fatta in casa e spesso era un regalo di qualche invitata più esperta.
Tutto lo smistamento del commestibile e delle bevande avveniva nel cantinato adibito a sala organizzativa, dove i camerieri, vestiti con camicia bianca e papillon, sistemavano, pulivano, preparavano i vassoi per portare il buffet ai tavoli. Tutto questo io lo osservavo dal mio balcone posto al piano ammezzato perché, quando era in procinto l’arrivo degli invitati, mia madre ci proibiva di scendere perché non voleva che potessimo infastidire gli invitati e gli sposi. All’epoca eravamo quattro marmocchi uno più piccolo dell’altro, per quegli anni, dopo ne sono nati altri tre, sette figli in tutto, belle famiglie numerose di una volta! Durante lo svolgimento della cerimonia, ci era concesso di guardare attraverso i vetri chiusi del balcone, a patto che non litigassimo a chi doveva stare più avanti. Alla fine della serata, invece c’era di nuovo via libera e io scendevo nel cantinato, dove c’era un assordante rumore di bicchieri e di coppe di alluminio che venivano lavati dai camerieri alla velocità della luce. L’odore del vermouth si espandeva per tutta la sala e io ero incuriosita da questa bevanda che i grandi gradivano molto, infatti c’erano sulle mensole tantissime bottiglie vuote, per cui una sera, di nascosto, mi rubai una coppa da cui aveva bevuto qualche invitato, ma per me al momento non era un problema, e finalmente assaggiai quel liquido che sembrava profumato ma al sapore mi risultò imbevibile e capii che i grandi avevano dei gusti orrendi! Accanto al cantinato, mio padre aveva trasformato il rifugio notturno delle galline in spogliatoi, qui gli sposi si cambiavano di abito per indossare il vestito per il viaggio di nozze. Poiché ero una bambina un po’ irrequieta, un giorno pensai che avrei voluto vedere la vestizione degli sposi e sbirciai lo spogliatoio della sposa ma fui subito beccata e rimandata da mia madre che non riusciva a spiegarsi in che modo ero riuscita ad evadere la sua sorveglianza. Penso che qualche schiaffetto ci fu!
Che malinconia vedere ora il mio cantinato pieno di cose inutili e impolverate, senza più quella vitalità, quelle voci, quei rumori che suscitavano tanta allegria.
Ricordo i preparativi che venivano fatti al mattino, da un ragazzo di nome Vincenzo che sistemava le sedie, adornava i tavoli con fiori sempre freschi. Adoravo il pomeriggio perché arrivavano i musicanti per le prove e mi intrufolavo tra i tavoli per ascoltare la musica... Mio padre aveva pensato a tutto e per i giorni di pioggia aveva comprato dei tendoni che scorrevano lateralmente sui binari.
Il nome “Villa Fiorita” fu scelto da mia madre che ha sempre avuto il pollice verde e una passione per i fiori, ce n’erano tanti, soprattutto rose, ortensie e gerani che ancora ci sono. Fece arrivare da Sorrento dei vasi di maiolica bellissimi e tutti colorati in cui piantò delle cigas per rendere l’ambiente elegante e raffinato. L’attività si è svolta fino al 1966 quando i miei genitori, nonostante una folta clientela, decisero di chiudere perché troppo impegnativa.
Mi è pesato per molto tempo quel silenzio che, all’improvviso, assordava il mio giardino.

Tina Silvestri

Se i lettori volessero qui condividere il ricordo di un loro evento familiare svolto in questo locale, potranno inviarci i loro scritti nei commenti di Piscinolablog e, magari, corredati anche di foto.
Ringraziamo l'insegnante, Tina Silvestri, per averci trasmesso questo suo bel racconto, che pubblichiamo con piacere per i lettori di Piscinolablog. Villa Fiorita fu una delle poche esperienze imprenditoriali che risultarono vincenti nel quartiere di Piscinola, durante il cosiddetto "Boom Economico"; peccato che sia durata solo pochi anni.

S.F.

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