sabato 10 giugno 2023

Della serie i racconti della Piedimonte... Alla conquista del Ponte di Capodichino...!

Questo post descrive un'altra bella esperienza vissuta assieme agli amici dell'Associazione "G.A.F.A." (Gruppo Amici della Ferrovia Alifana), svoltasi a principio dell'estate 2010, avente per oggetto la riscoperta degli antichi impianti ferroviari sopravvissuti nella nostra zona.
Oggi a distanza di tredici anni da quell'evento, che sottolineo fu estemporaneo, perchè per nulla organizzato, possiamo dire che esso fu unico e irripetibile, perché capitato a pochissimi altri appassionati e curiosi,
considerando anche l'ingeneroso epilogo subito dal ponte di Capodichino...!

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Spesso, nel pomeriggio, quando ritornavo da lavoro con la mia auto, ero solito percorrere viale Umberto Maddalena, a Capodichino. Durante questo percorso, la vista dei tralicci superstiti della ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife (che si possono osservare ancora oggi, sul lato sinistro della carreggiata), immancabilmente mi ispiravano tanti cari ricordi, con al centro il magico trenino...
I
l primo di questi tralicci (ancora oggi presente ai margini del viottolo interno che un tempo collegava al deposito della "Ferrarelle"), risulta essere molto antico, perché presenta la mensola ricurva  all'estremità. Esso risale, infatti, ai primi anni di costruzione e di esercizio della ferrovia, quando furono messi in campo dalla compagnia francese "C.F.M.I." (Chemins de Fer du Midi et de Italie), intorno all'anno 1905... Oltre a questo particolare traliccio, sono presenti almeno altri cinque o sei tralicci supersiti, disposti lungo il tragitto che mena verso il ponte di Capodichino. Questi tralicci, purtroppo (come risulta anche oggi), giacevano da anni in mezzo a "montagne" di rovi infestanti, che rendevano impenetrabile l'area e non lasciavano intravedere i binari e la massicciata...
Un pomeriggio di quell'estate 2010 (credo che eravamo nel mese di giugno), sempre al mio viaggio di ritorno dal lavoro, mi accorsi che le erbacce erano state asportate e si intravedevano bene i binari della linea ferroviaria!
Informai subito i miei amici del G.A.F.A. (Gruppo Amici della Ferrovia Alifana) della novità e subito mi adoperai per organizzare un sopralluogo di ricognizione...
Scelsi un giorno infrasettimanale, verso il tramonto, di quello che doveva essere uno spensierato e assolato mese di giugno. 
Rispose all’appello solo l'amico Biagio, perchè gli altri soci avevano degli impegni e non potevano partecipare nell'immediato. Insieme a Biagio organizzammo quindi l’ispezione, utilizzando degli insoliti mezzi di ricognizione: le nostre montain bike...!
Partimmo dalle nostre rispettive abitazioni ed ecco che, in un batter d'occhio, entusiasti, ci trovammo all'avanscoperta, nel sito inesplorato! Credo che agli occhi di qualche abitante del posto dovemmo apparire proprio come due "Indiana Jones", per il nostro insolito e curioso
modo di procedere durante l'escursione... Raggiungemmo il sito accedendo dalla strada pubblica e, poi, attraverso una stradina collegante alcuni caseggiati e fabbricati industriali, posti a ridosso di Calata Capodichino.
L'area di sedime della vecchia linea ferroviaria era delimitata da un muretto di cemento, che da un lato era sormontato da una cancellata, mentre, dalla parte opposta, era più basso e privo di recinzione e risultava quindi valicabile... Riuscimmo a superarlo, ma non senza fatica, soprattutto per il pesante carico determinato dalle nostre biciclette, che trasportavano "a spalla"...
Una volta superato il muretto, come per magia, c
i trovammo sui binari della ferrovia!
Iniziammo a camminare, ancora increduli, sulle pietre della antica massicciata, che stranamente si presentava ancora bianca; tuttavia, i binari erano alquanto arrugginiti. Molte traversine di legno erano marce e diverse erano come disintegrate. Sul selciato c'erano molti chiodi e piastre di blocco delle rotaie, pure esse arrugginite (queste piastre di serraggio sono chiamate in gergo ferroviario "chiavarde"), tuttavia molte di queste erano ancora in buono stato...
Provvedemmo a recuperarne alcune, considerandole come nostro "bottino" d’escursione...! Recuperammo anche due chiodi d'acciaio, che un tempo erano infissi nel centro di ciascuna traversina di legno. Sulla testa di ogni chiodo era stampigliato l’anno di installazione della traversina. Nel nostro caso si leggeva ancora bene il numero “72” (ossia posate in opera nell'anno 1972)!
I binari in questo tratto di ferrovia non erano più paralleli, forse perché i  pesanti mezzi utilizzati per la bonifica dell'area dalle piante infestanti, avevano urtato in più punti le rotaie, facendole deformare.
Proseguimmo l’ispezione diretti verso la mèta ambita, che era rappresentata dal ponte ferroviario di Capodichino!
Prima del ponte, incrociammo lo scheletro di una pensilina di acciaio, posta sulla banchina di quella che un tempo rappresentò la fermata facoltativa di Capodichino.
La struttura conservava ancora il cartello di acciaio, con sopra scritto "Fermata Facoltativa". Altro elemento che destò la nostra attenzione, sempre perché a noi sconosciuta, fu una scala in muratura, scavata nel terrapieno, che un tempo permetteva l’accesso ai viaggiatori, direttamente dalla strada Calata Capodichino. La scala  terminava con un cancello in ferro, che dava direttamente sul marciapiede della strada.
Pochi passi ancora e ci trovammo finalmente sul mitico ponte!
Tutto si presentava stranamente in ordine, come se qualche ora prima fosse transitato il treno della Piedimonte! Il piano di calpestio era stato pulito, le traversine di legno, ancora ben conservate, erano curiosamente poste in asse ai binari e incastonate nella struttura di cemento del ponte.

Traliccio superstite a Capodichino, ricostruzione della linea elettrica  (2010)
Altro elemento che suscitò la nostra attenzione fu la presenza, quasi completa, di tutti i tralicci della linea elettrica aerea: alcuni erano di tipo classico, con le mensole a forma di "Lamba", mentre altri erano del tipo "senza mensola". Questi ultimi, ovvero i tralicci privi di mensole, avevano solo la parte verticale e servivano a tesare, attraverso un cavo metallico, il filo elettrico strisciante, perché così avveniva nei tratti in curva. In serie al cavo tirante era un tempo interposto un isolatore di porcellana, di color marrone scuro.
Procedemmo ad attraversare lentamente e con cautela il ponte; non nascondo che avevamo un certo timore, pensando che il ponte stava lì, senza manutenzione, da oltre quarant'anni anni, tuttavia la voglia di continuare l’ispezione fu più forte dei nostri timori…!
Più avanti, oltre il ponte, il binari scomparivano interrati, anche se era conservata la sagoma in rilevato, che fu la sede della linea ferrata.
Altra interessante scoperta fu la presenza, dopo il tratto in curva, di un'arcata di mattoni rossi, di costruzione simile a quella dei ponti della ferrovia; tale struttura era stata realizzata quasi sicuramente per compensare il dislivello del terreno, permettendo di valicare con il ponte in ferro, via Cupa Santa Cesarea. Sopra a questa struttura in mattoni (che appariva alla vista come un ponte), c’erano accumulate decine di traversine di legno. Osservandole, apparivano come in una "scena", nella quale era stato fermato il tempo...; come se qualcuno le avesse depositate in quel luogo temporaneamente, in attesa di una loro immediata ricollocazione...
Facemmo diverse foto di ricordo di tutte quelle scoperte, per mostrarle agli altri soci, sul forum del G.A.F.A.
Al ritorno, sul ponte, fummo assaliti da uno sciame di api... Sembrava che queste protestassero contro la nostra invasione! Chissà da quanti anni quel luogo era rimasto isolato e incontaminato! Per fortuna non ci fecero niente.
Nei mesi che seguirono ritornammo a ispezionare il ponte di Capodichino e le aree adiacenti, anche con il segretario Pasquale.
Capitò in quel periodo anche un'altra interessante scoperta. Grazie sempre al mio intuito, scorgemmo dalla strada le due estremità dei binari, che si trovavano nel lato opposto all’attraversamento di Cupa Santa Cesarea, ossia al di là del ponte in ferro che un tempo attraversava la strada. Riuscimmo a esplorare l'area di posa dei binari, accedendo attraverso il cortile di un condominio adiacente. Ricordo che chiedemmo il permesso ad alcuni abitanti che si trovavano affacciati ai balconi, presentandoci come soci dell’associazione GAFA.
Questi ci autorizzarono con molta generosità. Valicammo quindi una specie di terrapieno, delimitato da un muro di contenimento, ed ecco che anche in quel sito si presentò, davanti ai nostri occhi, un bel tratto di binari, lungo circa 70 metri, discretamente conservato, sicuramente meglio del precedente sito. Addirittura il sole luccicava sulla superficie delle rotaie (come si puo' notare dalla foto pubblicata). Anche per questa scoperta, eseguimmo delle foto ricordo.
Quando terminammo l'ispezione, salutammo con molta riconoscenza i nostri benefattori..., eravamo felici...!
Restammo ammirati per l'ospitalità ricevuta da quelle persone, che pur non conoscendoci, ci consentirono di accedere al sito, attraverso l'area condominiale. Spesso la gente si mostra diffidente, soprattutto quando ci presentiamo come soci appassionati della ferrovia Piedimonte, ma in quella circostanza fu tutto ben diverso…! Grazie ancora cari amici!

Salvatore Fioretto 

1 commento:

  1. Un altro stupendo post di Salvatore che spolvera un argomento amato da tanti, come noi che hanno vissuto quel momento storico in cui la Piedimonte d'Alife fece la storia del nostro territorio della cinta nord di Napoli.

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