sabato 23 aprile 2016

Curiosità, aneddoti, storielle divertenti, per un popolo che amava ridere...!


L'uscita dal periodo nero della Guerra, che segnò tanti lutti e sciagure, non solo nel nostro territorio, ma in tutta l'Italia e nell'Europa intera, destò una sorta di ventata di ottimismo e di entusiasmo tra la popolazione per la libertà riconquistata, anche se si doveva pur sempre affrontare il pesante fardello della ricostruzione materiale e morale del Paese.
La gente aveva trovata la serenità e il piacere di vivere, senza avere più il terrore di ricoverarsi nel corso dei bombardamenti anglo-americani o nascondersi durante i rastrellamento dei Tedeschi. Tanti uomini ritornavano dai "campi di concentramento" dove erano stati deportati, riabbracciando dopo anni le proprie famiglie. La vita ritornava a scorrere semplice e tranquilla come un tempo...
Foto panoramica su Piscinola durante la nevicata del 1973, foto di Giuseppe Iovine
In questo clima di riappacificazione sociale la gente riprese il gusto di divertirsi e di ritornare a ridere. Ed erano soprattutto le storielle divertenti, le curiosità e gli episodi singolari a destare l'ilarità collettiva, fatto però senza cattiveria e malizia.
Alcuni di questi aneddoti li abbiamo raccolti in questo post utilizzando dei nomi di fantasia o poche indicazioni, per proteggere la privacy delle persone coinvolte.
L'episodio più curioso, che avvenne nell'immediato dopoguerra, fu quello capitato a un giovane curato del territorio. Come consuetudine dell'epoca, in occasione di un funerale, il curato doveva recarsi a rendere la benedizione funebre presso la casa del defunto, prima di organizzare il corteo verso la chiesa.  In una di queste circostanze l'abitazione del defunto era posta nel centro storico del paese. Singolare a raccontarsi, proprio al momento della benedizione, si verificò il crollo istantaneo del solaio, fatto di vecchi travi e assi di legno (detti 'e chiancarelle) e così tutte le persone presenti in quel momento della stanza, compreso il mobilio e il povero defunto, finirono per precipitare rovinosamente nella sottostante stalla...!
Tra la nube di polvere e la concitazione scaturita ognuno si ritrovò in una posizione malconcia e diversa, chi sopra una botte, chi seduto dentro un tinello e chi appeso a una trave, ma la cosa che fece ridere a molti fu quella che il povero curato si ritrovò in groppa a un povero somarello, che si trovava in quell'istante legato alla sua mangiatoia, ignaro della imminente catastrofe...
L'episodio fece molto scalpore nel circondario e sicuramente aiutò a far crescere le entrate del "Bancolotto".... La cosa importante fu quella che non ci furono, per fortuna, feriti gravi tra le persone coinvolte, ma solo qualche graffio o contusione. Non sappiamo come se ne uscì il povero asinello.... e se dopo questo incidente si ebbe la forza di continuare lo svolgersi del funerale, oppure si decise di rimandare il rito di qualche ora.
Si racconta che una signora, abitante in via Vittorio Emanuele (‘O cape ‘e coppa), un giorno si mostrò infastidita dal passaggio della processione, forse a causa del suono della banda e del frastuono delle voci emesse dalle persone e dagli scugnizzi che seguivano il corteo. Invece di esporre al balcone la solita coperta colorata e lanciare petali di fiori, la signora chiuse stizzita i battenti del balcone e si ritirò in casa. L'aneddoto popolare, forse un po' leggendario, vuole che, dopo tale fatto, alla donna crebbe una vera e propria coda...!! Molte persone, dichiaratisi testimoni dell’avvenimento, erano pronte a giurare di aver veramente visto questa “appendice” anatomica, non comune per un essere umano…!! L'episodio divenne presto elemento di ilarità nella memoria collettiva e viene ricordato come: “‘A signora cu’ ’a coda"!
C'era un personaggio a Piscinola che è stato amato per la sua semplicità, ma viene ricordato anche per alcuni episodi molto divertenti: tutti lo chiamavano con il nomignolo bonario di “‘o Barone”. Non si conosce precisamente il vero motivo, forse a causa del suo portamento un po’ bizzarro e trascurato, forse parafrasando il suo stato di povertà con il titolo previsto per una persona ricca e blasonata. Una volta, nell’immediato dopoguerra, fu preso in giro anche dai soldati americani, che marcando la sua nomea di nobile, lo scortarono fino a casa, con tanto moschetto e di picchetto...!
Dal fisico apparentemente normale, anche se non proprio bello nell’aspetto e forse anche un po’ sciatto nel vestire, il "Barone" è entrato a far parte nell’immaginario collettivo della nostra gente per un’altra caratteristica che lo distingueva: vale a dire l’eccezionale forza posseduta. Egli sembrava un uomo dal fisico normale, ma era dotato di una forza straordinaria. Secondo le testimonianze raccolte, riusciva a sollevare e trasportare sulle sue spalle, mobili o sacchi pesanti, anche oltre il quintale, senza l’aiuto di nessuno. Ironia della sorte, spesso si riduceva anche in stato di ubriachezza e si vedeva brancolare nei pressi di qualche “vineria” di Piscinola.
Il "Barone" prese moglie in tarda età. Per molti anni abitò in un “basso” di Piscinola, non ebbe mai un lavoro fisso e visse soprattutto grazie al sostegno e alla generosità della gente di Piscinola. Quando morì, furono in molti a compiangerlo, perché in fondo si era fatto volere bene da tutti, per la sua semplicità e umanità. (*)
Altri aneddoti divertenti sono i tanti ricordi che accompagnano la storia della banda musicale di Piscinola.
Il maestro della banda, che si chiamava Gaetano, era un personaggio alquanto severo e affrontava con serietà e metodo il suo ruolo di direttore musicale della banda; pretendeva dai suoi allievi musicisti la massima dedizione nello studio della musica, oltre la costante loro presenza alle prove settimanali. Certe volte, quando perdeva la pazienza, commentava con delle battute sarcastiche le modeste esibizioni di alcuni suoi allievi...
Un giorno, un suo allievo si mostrò alquanto incerto e altalenante nella esibizione musicale, si chiamava Pietro ed era anche un po' balbuziente...; il maestro dopo varie prove e controprove, ormai spazientito, esclamò tra il serio e il faceto: "Pietro, tu come parli così suoni...!!". E tutti giù a ridere a crepapelle...
Ad un altro musicista di nome Pasquale, che si era dimostrato anche lui alquanto insufficiente nell'esibizione, gli disse: "Pasquale, quando suoni il trombone sembri che dai i calci nel portone!". Altre risate!
Ma anche tra i componenti della storica banda musicale si ebbero alcuni episodi esilaranti, spesso raccontati da mio padre. 
Vincenzo, che suonava il tamburo, era soprannominato Sarchiapone per il suo ruolo nella Cantata dei Pastori; un anno, durante la processione della festa di Miano, litigò con un altro musicista, forse per una questione di rivalità artistica. Sarchiapone sfogò la sua ira in una forma che oggi diremo autolesionista! Nel corso della concitata discussione che ne scaturì, assalito dall'ira, buttò il suo tamburo a terra e lo sfondò irrimediabilmente con i piedi. Poi abbandonò di punto  la banda in quella esibizione, senza giustificarsi!
Un altro componente della banda musicale, soprannominato Pallino, un giorno si posizionò alla finestra di casa sua, intento a pulire lo strumento che suonava; tra una lucidata e una strofinata di cera, gli scivolò lo strumento dalle mani e rovinò sulle dure pietre di basalto della strada ('e vasule); ovviamente il curioso episodio destò le risate dei vicini e dei viandanti... perché, purtroppo lo strumento riportò vistose ammaccature... Fu portato a riparare presso un negozio specializzato che si trovava all'epoca in via San Sebastiano: ci misero una pezza, ma lo strumento rimase seriamente compromesso, sia nella forma che nel suono...
Spesso gli aneddoti e i racconti costituivano il repertorio di curiosi personaggi popolari, che si divertivano a raccontarli ad amici e soprattutto ai bambini, durante lo svolgersi dei loro mestieri ambulanti: uno di questi personaggi caratteristici di un tempo è stato “Don Vicienzo”, detto “‘O popolo”, di professione ciabattino, il quale con un suo “repertorio” di centinaia di storielle e aneddoti ha incantato diverse generazioni di piscinolesi.
"Don Vincenzo" si posizionava con il suo banchetto di “solachianiello” nel cortile antistante alla sua abitazione in vico Plebiscito, sempre circondato da bambini e ragazzi incantati ad ascoltare i suoi affascinanti racconti e a osservare le sue espressioni colorite. Specie in estate, iniziava di buon mattino e finiva all’imbrunire, raccontando, come in una recita senza sosta, i suoi numerosi “fattarelli”. Si esprimeva sempre in italiano, con una prosopopea da letterato e per tale motivo la gente gli coniò il nomignolo di “‘o popolo”. Si racconta che egli ricordava tutta la Divina Commedia a memoria. Era un concentrato di filosofia di vita e di simpatia! (*)
Anche nell'epoca recente abbiamo conosciuto personaggi che hanno contribuito con la loro simpatia e il loro spirito divertente, a donare un sorriso, una risata, anche nei momenti seri della vita...
Un noto professionista del territorio, tra una pratica e l'altra, intratteneva spesso i suoi clienti con aneddoti e "fattarielli" divertenti; incominciava un nuovo racconto sempre con lo stesso preambolo: "Voi non ci crederete, ma...".
Nel suo studio, tra i vari titoli, ritratti e onorificenze ricevute, aveva in bella nostra due piccoli quadri alquanto singolari, che la dicevano lunga sul suo spirito ironico.
In uno dei quadri era riportata una foto a colori di un gruppo di 6-7 maiali ripresi in un porcile e a margine della foto, in una didascalia era riportata la scritta "Amici miei"!
Raccontava, a chi glielo domandava, che quella foto aveva fatto vincere una scommessa che una sua cliente aveva fissata con un incredulo amico americano. Un giorno i due si presentarono allo studio in questione e l'americano ebbe la dimostrazione che effettivamente il noto professionista napoletano mostrava una foto del genere, con la curiosa scritta a margine...  La scommessa comportò per pegno una cena in un famoso ristorante di Napoli, a cui fu ovviamente invitato anche il nostro concittadino.
Nell'altro quadro era riportato un componimento scolastico di un fanciullo frequentante la scuola elementare, che rispondeva al tema dato in classe: "Parlate di un giorno vissuto con vostro padre". Il componimento, scritto in un linguaggio incerto e approssimato, misto tra l'italiano e il napoletano, raccontava di un viaggio effettuato al mercato assieme al padre, utilizzando il proprio carro (carretta) trainato dall'asino. In poche parole il racconto descriveva che il povero asino, durante la strada di ritorno, si impuntò e non voleva proseguire il cammino, il padre, arrabbiato, colpì il povero animale con una pertica di legno (straccariello), con molta veemenza, fino a quasi tramortirlo e a fargli cambiare "idea"... Il racconto riportava in maniera colorita anche gli epiteti e le bestemmie pronunciate dal genitore alla presenza del ragazzo ... !
Salvatore Fioretto 

Alcuni racconti sono stati tratti dal libro "Piscinola, la terra del Salvatore - Una terra, la sua gente, le sue tradizioni" di S. Fioretto, ed. The Boopen, 2010. I racconti con la nota (*) sono stati forniti da Pasquale Di Fenzo.

Foto panoramica su Piscinola, dalla biblioteca comunale "D. Severino", foto di Giuseppe DiVaio

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