I patrioti della Rivoluzione
del 1799 dell'Area Nord di Napoli
In questa trattazione descriveremo i patrioti del '99 che sono legati, per la loro vita, al territorio dell'Area Nord di Napoli.
In questa trattazione descriveremo i patrioti del '99 che sono legati, per la loro vita, al territorio dell'Area Nord di Napoli.
Don Maria Nicola Pacifico (*)
I martiri del 1799, in una stampa |
Don Nicola Pacifico possedeva una masseria ubicata nei pressi del Vallone di San Rocco. Questa masseria è riportata nella mappa disegnata dall’Ing. Camerale G. Porpora nel 1793.
Le cronache “rivelano” che nelle adiacenze della sua casa realizzò un prezioso e raro orto botanico.
Piantumazione dell'"Albero della libertà" |
Fu membro della commissione di ricerca istituita dalla Real Accademia, dopo il tragico terremoto che interessò la Calabria, nel 1783 e l'eruzione del Vesuvio, nell'anno seguente. Insieme ad altri scienziati, disegnatori e ricercatori, anch'essi designati dall'Accademia, sbarcò a Scalea e proseguì fino a Messina e dintorni, eseguendo rilievi e sperimentazioni sull'ecosistema calabro e sullo Stretto. Dopo questa indagine pubblicò due dissertazioni sul terremoto e partecipò alla stesura di quello che divenne un famoso Atlante geografico.
Il giornale il "Monitore Napoletano" |
Nel corso della battaglia disputata a Napoli, sul Ponte della Maddalena, fu fatto prigioniero dall’esercito borbonico e condotto nelle carceri dei Granili.
Quasi paralitico, fu condannato al patibolo; la sentenza, per impiccagione, fu eseguita in Piazza Mercato, il 20 agosto 1799. A nulla valsero le intercessioni operate in suo favore, in particolare quelle del Cardinale Ruffo, che fu suo discepolo. Morì come tutti gli altri patrioti martiri del 1799, senza rinnegare se stesso e i propri sentimenti di libertà. Si narra che poco prima di salire sul patibolo, fu istigato da alcuni facinorosi a gridare: "Viva il re!", egli rispose, impavido, inneggiando: "Viva la libertà!".
Don Carlo Mauri, marchese di Polvica
Il marchese Carlo Mauri nacque a Napoli, nel 1772.
Oltre al feudo di Polvica (Napoli) e di Baronissi (SA), era proprietario delle taverne: "l'Arco", "il Portone" e "la Piazza", che si trovavano tutte ubicate in questo antico tenimento del casale di Polvica.
Durante la Repubblica Mauri fu comandante del primo Battaglione della Guardia Nazionale e fu anche membro della Municipalità e della Commissione per la Toponomastica.
Raro ritratto del marchesino Mauri |
Secondo alcune testimonianze egli, con un manipolo di giovani combattenti, piantò all'Arco di Polvica "l'Albero della libertà" e, poi, condusse tutti a festeggiare l'evento, nella vicina taverna "il Portone".
Durante le fasi finali della brevissima Repubblica Napoletana, con un gruppo di patrioti, si asserragliò nella fortezza di Baja, dalla quale riusciva a difendere, per la posizione strategica, il sottostante porto di Baja. Fu però fatto prigioniero dagli inglesi di Nelson, i quali in cambio della pacifica capitolazione delle forze rivoluzionarie, avevano invano promesso loro un salvacondotto. Furono quindi tutti arrestati e il Mauri, dopo un processo sommario, fu condannato alla pena capitale per impiccagione. La pena gli fu tramutata poco dopo in decapitazione, pare per espressa richiesta fatta all'ammiraglio Nelson.
L'Albero della libertà |
Sulla vita del marchesino Mauri ha scritto un piccolo saggio anche lo storico di Chiaiano, dott. Domenico De Luca, dal titolo "Marchese Carlo Mauri feudatario di Polvica giustiziato nel 1799" ed, Elisa Velardi, anno 1993. Il celebre Giustino Fortunato menziona lo sfortunato giovane patriota nel suo libro: "I napoletani del 1799".
La residenza dei marchesi Mauri a Chiaiano |
Con la Restaurazione borbonica i beni della famiglia Mauri furono tutti confiscati dallo stato, come avvenne per gli altri rei della rivoluzione.
Don Giovan Battista Mosella
La legge giacobina che aboliva lo stato feudale |
Non troviamo espressamente menzionato il nome del curato e se le accuse ebbero per lui delle conseguenze serie. Sappiamo però che in quel periodo, dal 1780 fino al 1800, fu parroco di Piscinola don Giovan Battista Mosella, dopo il quale subentrò, poi, don Ambrogio Tagliamonte.
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La ricerca storica su questo argomento è ancora in corso, perchè molti patrioti napoletani, anche se originari del nostro circondario, sono indicati nei testi come nativi di Napoli ed è alquanto difficile accertare la loro esatta collocazione geografica.Destino purtroppo volle che di quella strage del '99 non rimanessero molte tracce storiche, perché il sovrano borbonico, ritornato nella capitale del Regno, ordinò la distruzione di tutti i documenti e gli atti dei processi eseguiti.
Salvatore Fioretto
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(**) Si ringrazia la dott.ssa Antonella Orefice, storico, scrittrice e direttrice del giornale "Il Nuovo Monitore Napoletano", per la consulenza gentilmente fornitaci sulla vita del Marchese Carlo Mauri.
Interessante e dotto articolo
RispondiEliminainteressantissimo davvero anche perché sono un autentico appassionato della Repubblica Napoletana del 1799
RispondiEliminaGrazie cari lettori, i vostri consensi ci spronano a continuare, facendo meglio...
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