martedì 4 marzo 2014

'A cantina 'e don Vincenzo Di Guida.... Da Piscinola a Posillipo... (Un racconto di Luigi Sica):


Per l’amorevole insistenza dell’amico Salvatore Fioretto e per la dedizione con la quale cura i ricordi e la storia di Piscinola, descrivo nel seguito la cantina condotta da Vincenzo di Guida, esistente un tempo al Cap' 'a Chianca; tratto da un racconto scritto per la prima bozza del mio libro "Il borgo perduto" ed. Marotta e Cafiero, 2013. 
Anche questa cantina, condotta da don Vincenzo, era strutturata a modo di trattoria, aveva una sola entrata prospettante Via Plebiscito, che adduceva direttamente in un ampio locale illuminato da una grande finestra.
Piscinola dall'alto, anno 2013 -  Foto di Ciro Pernice
Di fronte all’ingresso c’era un bancone di mescita dei vini, con tanti ‘pizzipaperi’ di creta smaltata, recanti il prezzo al litro e la denominazione del vino. A lato c’era una vaschetta con acqua corrente, dove don Vincenzo sciacquava le bottiglie o le giare da riempire, con una serie di campioni di misura in vetro: litro, mezzolitro e quarto di litro e anche piccole giare in vetro, da un quarto e mezzo quarto di litro (quest'ultime, riempite di vino, erano destinate ai giocatori, che usavano giocarsele a carte...).
Dietro al bancone di mescita s’intravvedeva una cucina in muratura sormontata da una superba batteria di pentole e paioli in rame, i cui pezzi, splendidamente stagnati, martellati e lucidati da Zicchibaki, facevano bella mostra di se.
Adagiati sul lato sinistro del locale, c'erano una serie di botti da mille litri, delle botticelle da trecento litri, alcuni ‘varricchi’ (tipo di botti da 225 litri, il cui termine  proviene dal francese barrique) e, poi, damigiane, fiasconi e fiaschi, da 5 e 2 litri.
Sulle pareti del locale c'erano mensole di marmo zancate al muro recanti "vini imbottigliati", fiaschi di Chianti, bottiglie di Vermouth, di Marsala all’uovo, di liquore Strega e il VOV (un liquore allo Zabajone) e tra esse c'erano appesi quadri con nature morte, di cacciagione e pesci, inframmezzati da altri quadri raffiguranti scene di corti, di cavalieri e dame impomatate ed imparruccate e alcune foto di gruppo di avventori reduci da spedizioni di caccia e pesca, che avevano immortalato l'evento con l'immancabile mangiata finale in questa trattoria, a coronamento della piacevole scampagnata.
Piazza B. Tafuri anno 2010, foto S. Fioretto
Nel locale c’erano tanti tavoli grandi da sei posti, con tovaglie a quadroni banchi e marroni e con robuste sedie impagliate, che all’occasione erano disposti "a ferro di cavallo", di modo che i conviviali, mentre mangiavano, potessero guardarsi e parlare. 
La sala, tramite una porta, adduceva ad un cortile interno, dove in estate si poteva desinare all’aperto, mentre sul lato destro di detto cortile si trovava una bella pista per il gioco delle bocce.
Le mura perimetrali del cortile erano addobbate con piante di gelsomino ed edera rampicante che donavano un senso di frescura.
Al pari delle altre, la cantina di don Vincenzo era una trattoria rinomata nel borgo e famosa anche fuori Piscinola, perchè offriva varietà di piatti di pesce, eccellenti per qualità di derrate e cottura, come i fritti di Anguille e di Mazzoni pescati sulla riviera domizia quando ancora era incontaminata, ma don Vincenzo sapeva trattare e cucinare anche la cacciagione: anatre e beccacce erano delle sue specialità..., ricordo una volta che, con mio padre e i suoi numerosi cugini, tutti appassionati di caccia, mangiai una pietanza insolita, ma divinamente succulenta: una ricetta di stinco di maiale con i fagioli...
Spesso, di domenica mattina, dal treno della ferrovia "Piedimonte" e dalle linee autobus "110" e "22" sortivano gruppi e famiglie d’avventori che chiedevano l’indicazione della trattoria "Di Guida" e noi subito indicavamo loro la breve strada da seguire.
I discendenti di don Vincenzo hanno conservato nel tempo questa antica tradizione, ancora oggi i Di Guida, grazie alla loro consolidata esperienza enogastronomica, conducono un prestigioso locale a Posillipo: ‘La Baia dei Due Frati’, dove ebbe luogo il banchetto delle mie nozze. L’amabile anfitrione paesano, dopo una messe d’antipasti, due primi, un secondo di carne ed uno di pasce, sautè di frutti di mare, contorno, frutta, dolce, se ne venne per offrirci un pentolone di pasta e fagioli con le cozze che mandò in visibilio tutti gli invitati...!
Anche don Vincenzo preparava le sue specialità: zuppa di anguille e cicoria, pappardelle mari e monti con vongole e funghi pioppini e la variante di spaghetti con sugo di noci e tocchetti di pescatrice; mio padre raccontava che ai suoi tempi don Vincenzo preparava anche un zuppa di rane, che venivano catturare in primavera nei piccoli pantani delle terme di Agnano.
Non le ho mai mangiate, ma presumibilmente mi sono perso davvero una leccornia!
Luigi Sica
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3 commenti:

  1. salvatore della corte.4 marzo 2014 alle ore 08:45

    Ricordo benissimo Don Vincenzo e la sua cantina.Quel giardino sul retro che non si smetteva mai di giocare a bocce.Io ero piccoli a quei tempi ma ne serbo un bel ricirdo.

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  2. Don Vincenzo e suo fratello Peppe 'o cantiniero, era grandi amici di mio padre. Ricordo quando mi recavo con la bottiglia a prendere tre quart 'e vino e 'na gassosa, oppure un fiasco di ottimo olio pugliese che vendevano sfuso.
    pasquale di fenzo

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  3. Vorrei rivedere tutte le foto della piazza di piscinola da ocapa a chiank , ocap ecoopp soott a chiess , a basch mian, e dintt e giardinett davanti o guardiann, dint o canciell da piedimont, a basch l'acquaroll. Chi oggi e fortunato ad averle eun piacere pubblicarle per farle vedere piscinola bella come era prima, saluti ai nativi di piscinola

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