domenica 22 marzo 2020

Tre aneddoti di vita popolare del borgo di Piscinola...


In questo post pubblichiamo tre aneddoti curiosi di vita comune realmente accaduti nel territorio di Piscinola, in tre periodi diversi tra loro: il primo intorno agli anni '20, il secondo prima della seconda guerra mondiale e il terzo negli anni '50. I tre racconti sono tratti dal libro "Piscinola, la terra del Salvatore", "Aneddoti popolari"... di S. Fioretto, edizione The Boopen, anno 2010.

Un incontro reale: la regina Elena di Savoia e due contadinelle di Piscinola!!
Campanile chiesa del SS. Salvatore da villa Musella, 2010
La regina d’Italia, Elena di Montenegro, ebbe a soggiornare spesso nella Reggia di Capodimonte. Si sa che quando era a Napoli prendeva lezioni di dialetto napoletano, perché pensava che i re e le regine dovevano parlare i dialetti dei loro sudditi come lingua propria... Era amante della cultura partenopea, anche perché, prima che diventasse regina, ebbe il titolo di “Principessa di Napoli”.
Si racconta che la Regina un giorno si recò per una passeggiata nella parte della Reggia di Capodimonte, che era chiamata il “Boschetto” e, lungo il tragitto, incontrò due contadinelle di Piscinola, che erano prese a estirpare l’erba in una radura.
Pensò di sperimentare con queste donne il livello di acquisizione del “suo” dialetto; si fermò e chiese loro: “Che facitè…?” Esse levarono il capo da terra e una le rispose: “Signò, scippamme l’éverà” (“Signora, stiamo estirpando l’erba”). Lei continuò chiedendo: “A che ora site venute?” (Da quanto tempo siete qui?) e queste risposero: “Da quanno fa juorno” (Dall’alba) e poi ancora: “Quando ve ne andrete?” e loro: “Quanne fa notte” (A notte).
Elena chiese ancora quanto guadagnassero per un lavoro così lungo e pesante e le ragazze risposero che guadagnavano soltanto dodici soldi al giorno 
“E’ poco, è poco, poverette!” esclamò Elena. Ella poi aggiunse: “Torno subito”.

La regina Elena rimase affascinata dalla semplicità di quell’incontro. Rincasò nella Reggia e poco dopo fece ritorno nello stesso luogo, portando con sé un sacchettino di confetti, che distribuì alle due donne.
Riflettendo ad Elena parve curioso elargire soltanto dei confetti e così aggiunse anche del denaro, che le ragazze accettarono volentieri.
Continuò, quindi, a conversare piacevolmente, stando seduta tra le ragazze. Dopo poco queste compresero, molto stupite, che stavano parlando a tu per tu con la regina d’Italia in persona!

“Aspetta, ca dimane t’ ’o ddico …!”
Si racconta che un vecchio piscinolese non sposato (zito), che viveva con la madre anziana, una sera fu coinvolto casualmente in una rissa, che si accese in un locale da gioco di Piscinola. Costui, mentre cercava di far da paciere, fu selvaggiamente pugnalato. Tornato a casa, la madre si accorse del suo stato e iniziò a supplicarlo di dire chi era stato a pugnalarlo. Egli, incurante della gravità della ferita, che intanto sanguinava abbondantemente, disse impassibile alla madre, di non preoccuparsi e che le avrebbe raccontato tutto con calma il giorno seguente. Pare che esclamò, dicendo: “Aspetta, ca dimane ‘a matina t’ ’o ddico…!
L’uomo, purtroppo, morì nella notte. Da allora è rimasto il detto: “Faje comm’ ’a chillo ca dicette: aspetta ca dimane ‘a matina t’ ’o ddico…!".

Uno sciopero al rovescio…! 
Questo episodio, alquanto atipico, è accaduto al principio degli anni cinquanta in Via Madonna delle Grazie.
Masseria in via Vecchia Miano (Abbascio Miano) prima della distruzione, 2002
Un gruppo di giovani piscinolesi, disoccupati, pensarono bene di inscenare una forma di protesta, per attirare l’attenzione delle forze politiche sul loro bisogno di lavoro. Invece di organizzare la consueta manifestazione di protesta, con blocchi e slogan per le strade, come siamo abituati ai nostri tempi (anche perché allora era modesto il numero di autoveicoli circolanti), pensarono di mettersi a lavorare gratuitamente al servizio della collettività. Ripararono a loro spese il selciato della Via Madonna delle Grazie che si trovava in pessimo stato di conservazione (allora la strada aveva ancora le caratteristiche di una “cupa”).
Se si adottasse anche oggi questa brillante iniziativa per protestare, oltre a non avere i soliti blocchi stradali, di cui siamo purtroppo anche vittime, ci troveremmo di fronte a manifestazioni pacifiche e utili alla collettività. Ma forse a quei tempi la vita si svolgeva secondo altri canoni e con altre concezioni sul significato di rispetto civico...
Salvatore Fioretto
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Masseria in via Vecchia Miano (Abbascio Miano) prima della distruzione, anno 2002

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