...6 agosto..., su tutti i calendari si legge: "Trasfigurazione di N. S.", ma per noi è ancora la "festa"..., la festa di Piscinola...! La festa del SS. Salvatore!
Altare della chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore (2009) |
Quanti piscinolesi si chiamavano un tempo Salvatore? Tantissimi! Si può dire che in ogni famiglia si contava almeno un rampollo con tale nome! Una tradizione nata per suggellare una specie di patto tra il Patrono, il territorio e la sua comunità: un autentico legame storico-antropologico verso la figura del Salvatore, che ha caratterizzato sicuramente la storia e le vicende di questo luogo.
Un tempo nel borgo di Piscinola si organizzavano solenni festeggiamenti in onore del SS. Salvatore, che richiamavano curiosi e appassionati sia dal centro cittadino che dalla sua Provincia; oggi, a malapena, si eseguono brevi fuochi pirotecnici, verso la sera del giorno della ricorrenza...
Come avvenuto per la "festa", così l'usanza di porre il nome "Salvatore" ai fanciulli sta lentamente scomparendo negli ultimi tempi, notiamo, sperando vivamente di essere smentiti, che nelle famiglie di oggi sono sempre meno i genitori che affidano il nome del Patrono ai loro figli.
Tutta una tradizione, purtroppo, che va inesorabilmente annullandosi nel dimenticatoio della cosiddetta modernità dei nostri tempi...!
Come avvenuto per la "festa", così l'usanza di porre il nome "Salvatore" ai fanciulli sta lentamente scomparendo negli ultimi tempi, notiamo, sperando vivamente di essere smentiti, che nelle famiglie di oggi sono sempre meno i genitori che affidano il nome del Patrono ai loro figli.
Affresco del SS. Salvatore (XVII sec.), part. foto del m.tro G. Vitagliano |
Degli antichi festeggiamenti popolari di Piscinola ne hanno parlato diversi scrittori nelle loro opere letterarie, qui riportiamo la breve citazione che la grande scrittrice e giornalista Matilde Serao fece sulla testata de "Il Giorno", il 15 luglio 1904. Il testo fu successivamente raccolto, insieme ad altri racconti, in un'opera completa, pubblicata con il titolo "I Mosconi".
Intanto, già da qualche anno, nel sito internet intitolato "SantissimoSalvatore", curato da alcuni cittadini del Comune di Militello Val di Catania, è stata inserita anche Piscinola, nell'elenco delle cittadine italiane che hanno affidato il patronato al SS. Salvatore. Li ringraziamo ancora in questa pagina del blog!
Intanto, già da qualche anno, nel sito internet intitolato "SantissimoSalvatore", curato da alcuni cittadini del Comune di Militello Val di Catania, è stata inserita anche Piscinola, nell'elenco delle cittadine italiane che hanno affidato il patronato al SS. Salvatore. Li ringraziamo ancora in questa pagina del blog!
Sito di Militello Val di Catania (Catania) che elenca i luoghi italiani dove il SS. Salvatore è il Patrono, tra essi Piscinola (Foto n.18). http://www.santissimosalvatore.com/SEZ-festa-patronale/festa-patronale-content.php?id=altreFeste |
Salvatore Fioretto
Invitiamo i lettori a vedere il documfest: "Piscinola e il Suo Salvatore", pubblicato l'anno scorso, regia di Dario De Simone (ecco il link): https://www.youtube.com/watch?v=eqv3fnBOpl8
“Le festicciole”
(dai "I Mosconi" di Matilde Serao; racconto pubblicato sul
giornale “Il Giorno”, del 15 luglio 1904)
"Ecco che, con l’estate grave ed asfissiante, con le prime spiche che si arrosolano agli angoli delle vie, sui fornelletti portatili, fumicano nei caldaioni trascinati sulle rotelle, con i primi cocomeri che rosseggiano sulle bancarelle, alla novissima luce dell’acetilene, tutti i vicoli di Napoli, tutte le strade dei sobborghi, tutte le piazza dei paesi suburbani diventano il regno il trionfo, l’apoteosi della festicciola.
"Ecco che, con l’estate grave ed asfissiante, con le prime spiche che si arrosolano agli angoli delle vie, sui fornelletti portatili, fumicano nei caldaioni trascinati sulle rotelle, con i primi cocomeri che rosseggiano sulle bancarelle, alla novissima luce dell’acetilene, tutti i vicoli di Napoli, tutte le strade dei sobborghi, tutte le piazza dei paesi suburbani diventano il regno il trionfo, l’apoteosi della festicciola.
Festeggiamenti in provincia di Napoli, anni '30 |
Quale istituzione più paesana, più indigena di questa? E quale manifestazione più caratteristica dei sentimenti di fede e di arte di un popolo amante dei colori, delle musiche, degli spari, che improvvisa una festa con quattro stracci rossi e azzurri, una frangia dorata e quattordici bicchierini di vetro colorato?
E, dal giugno all’ottobre, è
tutto una sfilata di santi, tutta una fioritura di festicciole, tutta un’orgia di lampadine, di ferze, di fuochi pirotecnici e di bande. Ogni strada di Napoli,
dalla fastosa Pignasecca al modesto vico Scassacocchi, ha, in questi cinque
mesi, il suo santo e la sua festa; e ad ogni otto passi v’imbattete in una fuga
di archi luminosi, in una Kermesse di
castagnari, nocellari e torronari, e ad ogni cantonata vi arriva all’orecchio
la gaia voce del venditore di gelati a un soldo o uno squarcio del Trovatore o della Cavalleria Rusticana, massacrato da una banda che non è di
malfattori, ma che si direbbe tale… E Miano, Piscinola, Marianella, sfoggiano
anch’essi i loro lumi colorati e le loro bandiere, e San Giovanni a Teduccio,
Portici e Resina, diventano tutto un caleidoscopio luminoso e disseminano le
notti di punti d’oro, di rubini e d’ametista, schiudentisi nel cielo come
strani fiori di luce…
Matilde Serao |
Tutto questo fa sorridere,
forse, lo scettico; fa strizzire, forse, l’uomo nervoso, a cui gli spari e i
tromboni danno l’emicrania; ma il sognatore, ma colui che rievoca le ricordanze
lontane, ma colui che vede in ciascuna di queste festicciole un poco dell’anima napoletana, anima vibrante ed
entusiastica, è lieto in fondo, di questi lumi, di queste musiche, di questa
piccola straccioneria clamorosa e simpatica, e si commuove, anche, un poco,
alla gaiezza dei monelli seminudi che fanno le capriole innanzi ai palchi delle
musiche, e alle tenerezze delle coppie d’innamorati che passeggiano sotto gli
archi scintillanti, in abito di festa, con un sorriso sul labbro e un raggio di
contentezza negli occhi…
E pensa, il sognatore, che
il nostro popolo si contenta di tanto poco, che vale, veramente la pena di
benedire a ciò che gli dà un quarto d’ora di felicità, anche che sia meschino o
banale, anche che i tromboni stonino e le lampadine sentano di moccolaia!"
Interessante e dotto articolo che con i suoi cenni storici ci fa rivivere la primavera della nostra spensierata gioventù "piscinolese" dove i racconti dei vecchi del "villaggio" avevano il profumo agreste delle incontaminate campagne che circondavano la nostra terra.
RispondiElimina... una lacrima... un po' di magone, mentre scorrevano piano le immagini della natia terra, chiamata ancora "villaggio" alle prime luci del XIX secolo. Quanti ricordi di quelle feste in onore del Santo Patrone SS.. Salvatore e quanta nostalgia del tempo che fu, dove i rapporti umani erano legati dal comune senso di appartenenza. Un vincolo che era spesso di sangue tra le storiche famiglie che risiedevo in quei luoghi già nel XXIII secolo; come da fonte dei registri custoditi nella locale chiesa dedicata al SS. Salvatore. Ora come tutte le cose é avvenuta una trasformazione, si sono quasi perse le radici storiche. Questo per vari motivi, tra cui lo spostamento di parte dei nativi in quartieri "più centrali" della città e la contemporanea migrazione interna di parte della popolazione delle varie provincie napoletane in quei agglomerati di grattacieli che furono costruiti nelle aree prima dedicate all'agricoltura locale. Terre chiamate come "abbascio all'acquarone" o "fore 'o canciello" oppure "abbascio miano" come "arete vigna" oppure "n'coppo 'o principino". Purtroppo le nuove "genti" come successe con la caduta dell'impero romano sono state portatrici di altre "culture" che hanno soppiantato il magico tempo in cui Piscinola era soprattutto la terra del Salvatore, dove anima e cuore viaggiavano di casa in casa. ��
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