venerdì 12 maggio 2023

Là dove c'era l'erba... ora c'è una città....!

Gli anni '70 del secolo scorso l'hanno segnato la metamorfosi di gran parte del territorio posto a Nord di Napoli, soprattutto del quartiere di Piscinola e di altri centri vicini, con la scomparsa definitiva di estese zone agricole ivi esistenti. Per il quartiere di Piscinola la trasformazione del territorio è stata un cambiamento epocale e radicale, a causa della perdita definitiva della zona agricola, detta "Dello Scampia", che costituiva gran parte del sua estensione geografica e il principale sostentamento economico di molte sue famiglie, e con essa anche la perdita di un'identità comunitaria, che costituiva il "cuore propulsore" di usi, costumi e di tante tradizioni. L'antico toponimo di "Scampia" deriverebbe da "Scampagnato", ossia campagna libera e sterminata, senza ostacoli e senza case...
Non abbiamo trovato foto che possano testimoniare lo scempio che avvenne in quegli anni, vale a dire lo sconvolgimento subito dal territorio, per permettere la realizzazione dei programmi di edilizia popolare, previsti dalla legge “167”. Per descrivere questo passaggio della storia del territorio, abbiamo trovato questi due scritti, già pubblicati nel libro "Piscinola, la terra del Salvatore" (ed. The Boopen, anno 2010, di S. Fioretto): il primo, è tratto dal romanzo: "Maddalena", scritto da Fortunato Calvino, mentre, il secondo, è tratto dal libro: "Storia di Periferia", di Carmine Montesano. I titoli dati ai due brevi racconti sono stati scelti in questo post, per evidenziare alcuni passaggi del loro contenuto.


‘O rrè d’ ‘e papaveri…! (da "Maddalena", di Fortunato Calvino)

Molto commovente è questo brano tratto dal libro “Maddalena” (di Fortunato Calvino, anno 1996), nel quale lo scrittore esegue una descrizione nostalgica della campagna piscinolese scomparsa. Il dialogo avviene tra i due personaggi protagonisti del libro: Salvatore e Maddalena, nel mentre questi si rivedono a casa di Salvatore, dopo molto tempo… Maddalena è stata internata dieci anni in manicomio, ma ne esce guarita e cerca così di recuperare il tempo perduto…

“[…] Tenimme tanti ccose ‘a raccuntarce, tante. ’E vire sti quadre, so’ state pittate quanno ero guaglione. ‘O pittore era n’amico ‘e famiglia ca steve ‘e case a Piscinola, dint’ ’a na campagna. Ogni dummèneca steveme a pranzo ‘a casa soja. Isso pittàve ‘e cagne ‘e stagione. Guarda ccà: Vièrno, ‘a bella stagione, l’autunno…quanne ferneve nu quadro ‘o regalave a Papà. ‘E maje pazziato dint’’a nu campo ‘e papaveri? Io sì, saglievo ncopp’’a na muntagnella ‘e terra a là ‘ncoppe me sentevo ‘o re de papaveri ca era l’esercito mio. (Si avvicina a un quadro) Stu campo ca vire è ‘o stesso ‘e chillo ca te sto parlanne io, sulo ca oggi dint’’o stesso posto nun esiste cchiù niente, sulo palazze, palazze! […]. 

"Un ciclone devastatore...!” (da "Storia di Periferia" di Carmine Montesano)

“[...] Dall’inizio degli anni ‘70, in conseguenza dello stravolgimento subito dall’ambiente, è radicalmente mutata la composizione sociale ed economica della popolazione. Il programma residenziale previsto dalla legge 167, abbattutasi con la forza di un ciclone devastatore ha sconvolto le antiche strutture sociali, provocando anomia e disaffezione.
Le campagne vanto della zona, si sono ridotte a uno sparuto ciuffo di alberi, che qui e là punteggiano l’abitato, ne ricordano con nostalgia l’antica vocazione agricola ed ammoniscono con il loro maestoso silenzio, come possa essere improvvida l’azione dell’uomo quando obbedisce a scelte che non rispettano le comunità e ne mortificano la cultura. L’importanza del rapporto uomo territorio è stata completamente trascurata, a contraddire la raccomandazione del filosofo Considerant:“Stabilita la condizione dell’uomo, con i suoi bisogni, i suoi gusti, le sue inclinazioni originali, determinare le condizioni del sistema di costruzione più appropriato alla sua natura”.

La cecità degli uomini ha radicalmente invertito e posposto i termini della questione. Gli addetti all’agricoltura sono letteralmente scomparsi e sono andati a gonfiare il settore dei lavoratori dipendenti del Comune di Napoli, un sicuro rifugio all’incertezza dell’avvenire che si preparava per loro.
Il commercio è sempre ridotto nei limiti della categoria dell’eliminabile, perché sarebbe veramente difficile immaginare un insediamento abitativo senza salumerie, macellerie, fruttivendoli, ecc..
La civiltà contadina, le strutture sulle quali si ergeva la costruzione dell’immaginario popolare, la capacità aggregante dei suoi miti e riti, si sono spazzati via per cedere il passo ad un informe individualismo che non trova sistemazione in nessun definibile modello di civiltà e che sfocia in un pericoloso anarchismo anomico”.

 
I due scrittori, Fortunato Calvino e Carmine Montesano, descrivono in modo ineccepibile il danno irreversibile che ha subito in questi anni il nostro territorio e con esso la cultura, i valori e le tradizioni secolari. Questo tragico momento fa, purtroppo, da spartiacque “epocale” tra la Piscinola di una volta, con la spensieratezza della sua gente e le sue tradizioni, con quella che rappresenta la Piscinola di oggi: niente qui sarà mai più uguale a prima...!

Concludiamo questo post con una breve ma significativa poesia a tema, tratta dal libro, già menzionato: "Piscinola, la terra del Salvatore" e invitiamo i cari lettori, come sempre facciamo, a leggere i due libri presi in riferimento.

 

A primmavera mo è nu suonno...!

Che fine ha fatto ‘a primmavera nosta?!
Ce mancano ‘e culure,
D’ ‘e sciure d’ ’e ciardine…
Ce mancano ‘e profume,
D’ ’e prati d’erbe e vviole!

‘A primmavera nosta è mmorta...!
Tutto s’ è purtato appriesso ‘a essa,
‘O rrosa d’ ’e pastene ‘e perzeche,
‘O ghianche d’ ’e sciure ‘e cerase,
Pure ‘e limone e ll’arance prufumate…!

Comm’erano belli chilli mese Abbrile,
Quanno ‘e sciure carenno d’ ’e piante,
‘O viente se purtava pe’ ll’aria luntano…
Pareva na nevicata culurata,
Tutto ghianco e rosa se pittava!…

Tutt’era ‘nu sfavillìo ‘e culure…
E pe’ sta festa, turnavano papisse e palummelle…
Comme pe’ dà 'na mano a 'sta natura!
Ca s’era scetata d’ ’o suonn’ ‘e vierno, n’ata vota…
E accussì, tutto turnava sempe ‘o stesso, accussì ogni staggione…!

Cu’ ‘o primme raggie ‘e sole tiepido,
Tutte ‘e piante cacciavano ‘e fugliulelle ‘e latte,
E ‘nsieme a cheste, bocciuoli ‘e sciure…
Ognuno cu’ ‘o culore ‘e cu’ ‘na forma soja,
Ognuno cu’ ‘nu prufumo, assaje frisco e bello!

Che malincunia me vene, pensanno,
Ca ‘e giuvane ‘e ogge e chill’ate c’appriesso venano,
Nun hanno cchiù ‘a furtuna,
‘E vedè 'stu spettacolo d’ ’a natura vicino a ‘e case lloro…
Ma ‘o munno accussì và, quaccuno ‘o po’ cagnà...?

Salvatore Fioretto

venerdì 5 maggio 2023

Della serie i racconti della Piedimonte.... "Escursioni e viaggi a Piedimonte d'Alife, tra i binari e i treni..."

Per questa rubrica dedicata ai racconti ambientati tra i treni della ferrovia Napoli Piedimonte D'Alife, ecco altre due belle testimonianze, tratte dai resoconti di due associazioni italiane, e pubblicati sui loro periodici. Il primo dalla "Rivista del Club Alpino Italiano, dell'anno 1915, e il secondo dagli "Atti dell’XI Congresso Geografico Italiano", dell'anno 1930. 

Buona lettura

--------------------------------------------  o  O  o  ---------------------------------------------

Rivista del Club Alpino Italiano (Pubblicazione Mensile Per cura del Consiglio Direttivo della sede centrale. Redattore Gualtiero Laeng– Volume 34- 1915 (pag.125 e 126)

Il racconto che segue è il resoconto di una escursione organizzata per i 21 soci, della sezione napoletana, del Club Alpino Italiano. Le due comitive intraprendono il viaggio partendo da Napoli, a bordo del treno della ferrovia Napoli Piedimonte d’Alife; la ferrovia era stata appena inaugurata da pochi mesi… 

Sezione Napoli - “Lago del Matese (m. 1007) – Monte Miletto (m. 2050).  9-10 gennaio 1915

A causa delle numerose iscrizioni fu necessaria, per la buona riuscita dell’escursione, la divisione in due categorie.
La categoria A diretta dal socio conte Riccardo Candido Filangieri partiva il 9 gennaio da Napoli alle ore 8 per la nuova ferrovia Napoli Piedimonte d’Alife, dove giunse alle 13 ½ (Il treno giunse alla stazione terminale di Piedimonte).
Alle ore 14 la comitiva di 11 persone si mise in marcia sotto una insistente pioggia, percorrendo la mulattiera S. Gregorio, S. Croce, e valicato il Monte Raspato (m. 1211)alle ore 18 giunse alla Casina delle Brecce (della società Ticinese) sulla riva Sud Ovest del Lago, dove ebbe luogo il pranzo e pernottamento. Alle 6 ½ del giorno 10, data la persistente nebbia in alto che non permise di uscire più presto, la comitiva passando a Nord di Serra Spina e dopo aver contornato il lago che arriva quasi alla Masseria Risorto (per le recenti piogge l’acqua aveva raggiunto la quota di 1010,50 mentre il livello normale è 1007), risalì il canalone che mena alle Torme, indi per il costone N.E. di Monte Miletto, denominato Serra del Cane (m. 1850) pervenne alle ore 10 alla base del cono terminale.
Qui, dopo una esasperata alternativa di nebbia e nevischio, si mise decisamente a nevicare, e perché oltre al vento impetuoso si era formato uno spesso strato di neve ghiacciata, il direttore della gita ritenne opportuno rinunciare al raggiungere la vetta, anche per l’ora avanzata.
Girando a destra sul versante orientale la comitiva scese al Campo dell’Arco (m. 1584) dove, dopo una breve colazione al sacco, alle ore 11 seguendo la stessa via dell’andata, alle ore 13 ½ pervenne di nuovo alla Casina delle Brecce, dove incontrò la comitiva B. Questa partita da Napoli il giorno precedente alle ore 13, dopo aver pernottato a Piedimonte all’Albergo Matese, aveva mosso la mattina del 10 alle ore 6 ½ sotto la direzione del socio barone De Angelis e composta da 10 persone, seguendo la stessa via della prima comitiva era giunta al lago alle ore 11 e si era colà trattenuta percorrendone i dintorni.
Alle 13 ½ le due comitive riunite, seguendo lo stesso itinerario della salita discesero a Piedimonte d’Alife, dove giunsero alle 16 ½. Dopo un cortese ricevimento in casa del conte Goffredo Gaetani alle ore 17 ripartirono alla volta di Napoli, dove giunsero alle ore 21.”

 -------------------------------------------- o  O  o  --------------------------------------------

 

Atti dell’XI Congresso Geografico Italiano, Volume 4. Tipografia del Regio Istituto Sordo-Muti, 1930.

Il racconto che segue è il resoconto di una escursione organizzata per i 113 congressisti che, a bordo di quasi 30 automobili, sono portati a visitare varie parti della Campania: riportiamo il viaggio tra Caserta e Piedimonte d’Alife… pag. 251-253

L’escursione al Matese

“La mattina del 29 nel solito luogo di convegno si raccolsero i 113 congressisti che parteciparono a questa escursione: ed erano molti tra essi coloro che avevano compiuto anche le precedenti.
Ora, dunque, l’attrattiva era costituita dalla maestosa montagna che si solleva, al limite settentrionale della Campania, fino ad altezze ignorare nel resto di questa parte d’Italia; ed era arduo come fu osservato, il proposito di giungervi, penetrarvi e ritornare in un solo giorno.
Appena usciti dalla città, le macchine s’indirizzavano a nord: a nord per il vialone di Caserta; a nord dentro il Parco meraviglioso della Reggia, lungo i viali che fiancheggiano i laghi e le cascate.
Una sosta di pochi minuti si fece in quel parco, perché si potesse ammirare il complesso più pregevole di opere d’arte ivi racchiuso, il Bagno di Diana, ai piedi della cascata principale: poi si riprese la corsa verso nord. E correre si doveva, perché la via questa volta era assai lunga rispetto al tempo, che era breve.
Appena uno sguardo a S. Leucio – che interessa per la singolarità della sua origine piuttosto recente – mentre s’imboccava la via di Caiazzo; la quale è eccellente, per certo migliore di tante grandi vie che sono alle porte di Napoli. E le macchine possono correre, sicché sembrano rincorrersi, come in una gara. Ciascuna vorrebbe, infatti, superare le altre, ma l’ordine è rigoroso e va rispettato.
Ecco il Volturno: si vede da lontano e vi si giunse in un attimo.
Un rallentamento sul ponte di Annibale. Quel nome ci dice che siamo in uno dei principali campi di azione del fiero nemico di Roma. Ma pesa sul ponte che ne porta il nome come un triste destino.
L’antico Ponte di Annibale, cioè il romano, cadde e se ne possono lì vicino scorgere i ruderi: il moderno, che è un’opera pregevole, non è sicuro.
Le macchine, dopo quel necessario rallentamento, ripresero la corsa verso Caiazzo.
E qui una breve sosta: la colonna si ricomponeva prima che iniziasse, colla discesa di Caiazzo, la marcia verso Piedimonte d’Alife.
Un po’ di pioggia cominciò a far temere per il successo di questa escursione, ma durò assai poco. Tuttavia Piedimonte era ancora lontana.
Una sosta a un passaggio a livello. In breve una trentina di macchine poderose rombavano dietro a un misero cancello, guardato da una fanciulla succinta, che con molta grazia prometteva sempre l’arrivo del treno.
Oh quel treno! Si sentiva sempre e non si vedeva mai la povera macchina impastoiata, che saliva ansando e come vergognosa di mostrarsi a quelle altre che divorano la via. Quasi qualunque via.
Finalmente giunse e se ne vanno anche gli escursionisti attesi già a Piedimonte. Passa Alvignano; passa Dragoni: ancora il Volturno ed un gran ponte: il Ponte Umberto e Margherita.
Un po’ più in là incomincia il grande rettifilo, che sembra sbarrato da primo bastione del Matese e che effettivamente termina a Piedimonte.
Piedimonte è quasi in festa pei congressisti. Quando mai si erano viste ai piedi del Matese tante macchine insieme? E colla pretesa, per giunta, di farsi ancora più in là, attaccando – come si dice – la grande montagna carsica. [...]".


Abbiamo cercato con questi due racconti, recuperati e ambientati attorno alla ferrovia Piedimonte, di trasmettere al caro lettore come doveva apparire al viaggiatore il territorio tra Napoli e Caserta, all'inizio del '900. Semplicità, natura e tranquillità, queste sono le prime sensazioni percepite...! E se pensiamo, poi, che fino al 1943, da Piscinola, Marano, Mugnano ecc., era possibile con una linea ferroviaria diretta (seppur con i tempi dell'epoca) raggiungere le località amene ai piedi del Matese, allora ci assale pure una giustificata tristezza...!

Salvatore Fioretto

 

 

 










venerdì 28 aprile 2023

Un cantante, un attore..., ecco Antonio Buonomo!

Abbiamo sempre detto che Piscinola assieme a Marianella sono da considerarsi la "Terra della musica" e come è logico immaginare questa affermazione si basa su dati oggettivi e storici certi e irrefutabili. Quello che stiamo per raccontare è un'altra testimonianza di questa storica vocazione del territorio e riguarda un altro celebre personaggio, che è stato un artista poliedrico, che qui è nato e ha vissuto la sua giovinezza, attingendo dalle fonti di questa terra, ovvero la sua passione per la musica e per le arti espressive. Il personaggio del quale decriveremo la vita artistica e non solo, si è formato partendo da questo quartiere ed è cresciuto negli anni, fino a raggiungere le alte vette del successo nelle varie manifestazioni artistiche, sia nella canzone, che nella recitazione, parliamo del cantante e attore Antonio Buonomo.
Nacque a Piscinola nell'anno 1950, e come ci risulta vi abitò, dapprima, nel popolarissimo vico Operai e poi in vico II Plebiscito. Fu avviato fin da piccolo dai suoi premurosi genitori all'apprendimento del canto, frequentando le lezioni impartite da un insegnate del territorio. Crescendo, come tanti giovani dell'epoca, esercitò anche l'attività d'apprendistato. Come ricorda l'amico Pasquale di Fenzo, nel simpatico post del 2013 a lui dedicato, fu aiutante barbiere, nella bottega di don "Mimi 'o Barbiere", che si trovava all'epoca nel palazzo detto "dello Staviano", ma fu anche aiutante pasticciere nello storico bar piscinolese "De Rosa" (come appreso dal sito di "Calvizzanoweb").
Tuttavia la sua passione rimaneva sempre e solo il canto. Iniziò giovanissimo il suo percorso artistico e musicale. Fu già apprezzato per le sue doti vocali dal prof. Luigi Solla, insegnante della scuola elementare "Torquato Tasso" di Piscinola. Nel 1959, a soli 9 anni, partecipò al "Pinocchio d'Oro", una trasmissione presentata da Marisa del Frate e Raffaele Pisù.
Pochi anni dopo si cimentò con successo alla ribalta dello spettacolo, partecipando e vincendo un concorso di "voci nuove", organizzato a Piscinola in occasione dei solenni festeggiamenti del SS. Salvatore. Vinse con la canzone “’Sti mmane”: un brano di successo lanciata dal cantante Nunzio. 
Ecco la Lettera di Pasquale di Fenzo pubblicata il 5 ottobre del 2013, nella quale si raccontano alcuni passaggi della sua carriera.
Ma il grande debuttò avvenne a 17 anni, al Festival di Napoli nell’anno 1967, con la canzone, "Nun spezza 'sta catena", canzone cantata in abbinamento con la cantante Mirna Doris e poi anche con la canzone "Sincerità", con Gino da Procida
(il regolamento del Festival prevedeva che ogni canzone dovesse essere cantata da due artisti diversi).
Nel Festival di Napoli dell’anno 1968 cantò "Guappetella", in abbinamento con Giacomo Rondinella, classificandosi al terzo posto. Nel Festival di Napoli dell’anno 1969, invece, presentò la canzone "di giacca" intitolata: "'O masto", in abbinamento con Mario Merola, e fu un altro stepitoso successo...
Ancora nel
Festival di Napoli 1970, presentò "'Nnammurata 'e Marchiaro", cantata in abbinamento con Mario Abbate, e ancora la canzone "Casanova '70", in abbinamento con Oreste Lionello, famoso comico di tanti programmi della TV.
Nell’ultimo e sfortunato Festival di Napoli, dell’anno 1971 (edizione sospesa e non più ripresa), presentò la canzone "‘Na Bruna", in abbinamento con il celebre cantante Sergio Bruni. La canzone fu un grande successo e sarà uno dei "cavalli di battaglia" del maestro Sergio Bruni.
Nel 1973 vinse nella trasmissione televisiva "Sette Voci", condotta da Pippo Baudo.
Intanto, nei primi anni ’70, ritornò in auge la "Sceneggiata napoletana", rilanciata da alcuni cantanti popolari napoletani, come Mario Merola, Mario Trevi, Mario da Vinci e altri. Nel 1972, Antonio ebbe un ruolo nella sceneggiata "'O carabiniere", scritta da Gaetano di Maio e rappresentata dalla compagnia di Mario Trevi. Altre partecipazioni furono nelle sceneggiate "Zappatore", con la compagnia di Mario Merola, in "Lacrime Napulitane", con la compagnia di Gloriana e Crispo, in "Sposalizio" (R. Viviani) e in "L'imbroglione onesto" (R. Viviani), con la compagnia del grande Nino Taranto.
Nel 1973 partecipò alla Piedigrotta, con la copilation: "Le Nuove Canzoni di Napoli".

Nel 1976 partecipò al Festival di Sanremo, con la canzone satirica "La femminista", che suscitò non poche polemiche...
Nel campo della canzone napoletana e italiana ha inciso diversi LP, tra questi: "Pistola contralto, pistola tenore”, "Vasame", "Divinità". 
I brani musicali pubbicati su dischi in vinile e anche su musicassette, sono stati tanti, tra i quali ricordiamo: "Bella", "Alleramente", "Ciento catene", "Rose d’o mese ‘e maggio", "Mia cara Napoli", "Nun spezzà sta catena", "Chitarre d’'o mare", "Tengo vint'anne", "‘O ritratto ‘e Nanninella", "‘O rammariello", "Totonno 'e Quagliarella", "‘O guappo nnammurato", "Sciattoso Tango", "Miett’a meglia", "Pronto sono Antonio", "Nu poco 'e Napule"…, tanto per citarli alcuni e tra le più famose interpretazioni del nostro cantante.
Se nel campo musicale e canoro Antonio Buonomo è stato un cantante di successo e conosciuto dalla platea napoletana e anche nazionale, possiamo dire ugualmente anche nelle sue vesti di attore, sia di teatro che del cinema.
Nell’anno 2008 ha recitato nel film "Il mattino ha l'oro in bocca", di Francesco Patierno. Nel 2009 nel film "Fortàpasc", di Marco Risi.

In teatro ha recitato in diverse commedie, come in quelle con Renato Rascel e Giuditta Saltarini, nella commedia: "In bocca all'UFO". Da ricordare anche la partecipazione alla commedia "Felicibumta", con la compagnia di Gino Bramieri, "La cameriera brillante", con Paola Quattrini, e infine  "Il morto sta bene in salute", nella compagnia Cannavale-Marcelli.
Bella anche la sua partecipazione nella "Cantata dei pastori", andata in onda su Rai5.
Altre partecipazioni come attore sono state nei film: "Gorbaciof", regia di Stefano Incerti (2010), "Take Five", regia di Stefano Lombardi (2013), "Song'e Napule", regia dei Manetti Bros (2013), "Malanapoli - la ventunesima stella", regia di Enzo Morzillo (2013), "All'improvviso un uomo", regia di Claudio Insegno (2015), "Effetti indesiderati", regia di Claudio Insegno (2015), "All Night Long", regia di Gianluigi Sorrentino (2016), "Ammore e malavita", regia dei Menatti Bros. (2017), "Io Giusy", regia di Nilo Sciarrone (2021).
Anche nei cortometraggi troviamo la sua partecipazione, come nel: "Il segreto del tressette" (2009), "La volpe Sophia e l'indovinello solare", regia di Andrea Lucisano (2012) e "Ram" (2019).
Nell’anno 2008 ha ricevuto il "Premio Carosone" alla carriera.
Bella da leggere anche la particolare biografia pubblicata sul blog di Calvizzano: CalvizzanoWeb.blogspot.com - Antonio Buonomo, scritta da Mi.Ro, dalla quale abbiano condiviso la foto della scolaresca V^ C anno 1963-64, della scuola "Torquato Tasso" di Piscinola, con l'insegnante Luigi Solla. 


Oggi, dopo quasi sessant'anni di intensa attività artistica, Antonio Buonomo continua ancora a svolgere la sua professione con dedizione e passione, in tanti progetti e con diverse partecipazioni in ambito teatrale e cinematografico. Antonio non ha mai dimenticato le sue origini piscinolesi e, come ebbe modo di dire alcuni anni fa dal palcoscenico del "Teatro TAN" di Piscinola, si è sempre mostrato orgoglioso di appartenere a questa terra.

Si ringraziano per il contributo ricevuto per la scrittura di questo post gli amici: Donato Marano, Pasquale di Fenzo, e la redazione di "Calvizzanoweb e dintorni" - Mi.Ro.

Salvatore Fioretto