sabato 9 gennaio 2016

Mons. Cocle organizza solenni festeggiamenti a Piscinola...!

Non esistono luoghi con una storia più importante e altri con una storia meno importante..., ogni territorio ha la sua storia, piccola o grande che sia, che è sempre unica, bella ed affascinante, a prescindere dal contesto e dalle dimensioni geografiche del territorio di appartenenza. La storia di Piscinola, oltre a essere bella, è oltremodo copiosa e ricca di eventi e di personaggi importanti...!
Interno della chiesa del SS. Salvatore in Piscinola, cartolina anni '40 ca. (A destra della foto il pulpito ligneo settecentesco)
Questo preambolo fa da cornice al racconto che segue: scritto per dimostrare che alcuni oggetti, oppure alcuni particolari architettonici del territorio (definiti "elementi antropici"), ritenuti fino a un certo momento "comuni" e privi di valore storico, riacquistano, con lo svolgersi della ricerca, il loro contenuto storico e la loro valenza culturale, spesso rilevante. Man mano che si procede con il lavoro, l'area di ricerca inizia subito ad estendersi, sia cronologicamente che geograficamente, spesso in maniera imprevedibile e si finisce per fuoriuscire dal perimetro di studio e andare lontano, molto lontano...! Si scoprono, non senza stupore, correlazioni con altri personaggi, con altri contesti storici, e altri luoghi, che possono essere anche lontanissimi, in un ambito di più ampio respiro: cittadino, regionale e perfino nazionale ed europeo!
L'unico fatto negativo che però emerge è quello che la perdita della memoria storica, vale a dire la perdita di quelle tracce di vissuto comunitario che identificavano gli "elementi" presi in esame, non consente di poter tramandare la loro storia ai posteri e costituisce un danno per l'intera comunità!  Con la perdita della memoria storica, gli "elementi" (oggetti o entità antropiche) diventano dei semplici e muti "oggetti", privi di passato e di una valenza culturale. 
Compito della ricerca storica, quindi, come dimostriamo in questo post, è quello di restituire alla comunità di appartenenza tutto il valore e l'importanza storica degli "elementi antropici" studiati: riscoperta che si tramuta in riappropriazione delle radici comunitarie, in cultura e in sapere per tutti. 

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Chissà quante volte le persone hanno pregato davanti a questa immagine ma senza chiedersi delle sue origini oppure, chissà quante sono passate innanzi, posando fugacemente il loro sguardo, ma senza chiedersi a quale santo appartenesse, e chissà quante altre persone, ancora, hanno pensato che si trattasse di una statua realizzata alla buona dai devoti, negli anni del dopoguerra o per opera di uno dei parroci che si sono avvicendati prima del secondo conflitto mondiale...! Con i risultati della ricerca storica oggi possiamo finalmente raccontare una parte della storia di questo particolare "elemento" della chiesa del SS. Salvatore, rappresentato dalla statua di Sant'Alfonso Maria de Liguori e anche della cappellina che la contiene! 

Chiesa SS. Salvatore, cappella con l'immagine di Sant'Alfonso Maria De Liguori (foto di Dario De Simone)
L'immagine di Sant'Alfonso, che si venera nella cappellina omonima, posta sul lato destro della navata della chiesa, ha una storia di degno rispetto e risale a oltre 170 anni fa...! L'autore che la commissionò fu un personaggio molto discusso e controverso alla sua epoca, anche se oggi è stato rivalutato dalla storiografia moderna ed è rientrato a pieno titolo, per importanza, nella storia del Regno di Napoli e della comunità religiosa napoletana; quest'uomo si chiamava Celestino Maria Cocle, fu Rettore Maggiore dei Redentoristi e arcivescovo di Pratasso. Ma mons. Cocle è ricordato soprattutto per un altro aspetto importantissimo della sua vita, egli fu il confessore personale e consigliere spirituale di sua maestà, il re Ferdinando II di Borbone, per tanti anni,  incarico affidatogli con insistenza dal pontefice regnante, Gregorio XVI.
Mons. Cocle fu quindi un uomo di Chiesa, tanto amato e odiato nello stesso tempo, temuto e perseguitato, religioso e pio, ma frequentatore dello sfarzo della corte borbonica, un uomo umile ma autorevole.... Insomma un personaggio abbastanza controverso, complesso da esaminare dal punto di vista storico, soprattutto perché è vissuto in un contesto difficile, nel quale le cronache, pubblicate dalla stampa di parte, condizionano fortemente la sua figura e la sua personalità, a favore o contro, a seconda del versante dal quale esse provengono: sia dalla casa reale, sia dalla Chiesa, che dai nuclei di Liberali e di Carbonari, all'epoca molto attivi anche nel Regno di Napoli. 
Cercheremo di descriverlo in maniera "asettica", seguendo le testimonianze contenute nelle varie fonti storiche raccolte.
Mons. Celestino Cocle nacque a San Giovanni Rotondo (provincia di Foggia), il 23 novembre dell'anno 1783. Entrò in età giovanissima nella Congregazione del SS. Redentore, fondata da Sant'Alfonso Maria de Liguori. La sua vita subito volse a raccogliere traguardi importanti: culminò nel 1824, quando fu nominato Rettore Maggiore della Congregazione dei Redentoristi, che era stata appena riunificata; carica che mantenne fino al 1832, quando fu nominato dal papa Gregorio XVI, arcivescovo di Pratasso. Ebbe il privilegio di accompagnare il papa Pio IX e il re Ferdinando II, in visita al santuario di Pagani, ai piedi della tomba del Santo fondatore.
Mons. Cocle e il ministro Del Carretto in visita al re Ferdinando II
Tra le tante cariche ricoperte nella sua carriera ecclesiastica, ricordiamo quelle di: prelato domestico e assistente al Soglio Pontificio di Papa Gregorio XVI, Abate Commendatorio di S. Maria Odegitria, Cavaliere Gran Croce del Real Ordine di Re Francesco I e dell’Imperiale ordine di Cristo del Brasile, Balì Gran Croce del Sacro Militare ordine Gerosolimitano, Decano Perpetuo della Regia Università degli studi, Gran Dignitario di Luigi Filippo Re dei Francesi, Cappellano Maggiore della Società Generale dei Naufragi di Parigi e, solo per finire, socio dignitario dell’Accademia Archeologica di Atene...
Mons. Cocle, quindi, nutrendo una profondissima venerazione per il Fondatore dei Redentoristi, fece realizzare a sue spese una devotissima immagine di Sant'Alfonso Maria de Liguori, con relativo altare eretto presso la parrocchia del SS. Salvatore di Piscinola, nel quale poi la statua fu riposta. 
Ritratto di mons. Celestino Cocle
Non solo, egli volle organizzare personalmente, per diversi anni, nel giorno del 2 agosto (all'epoca era considerata la ricorrenza della morte e quindi la festa liturgica del Santo), una solenne celebrazione liturgica, che si teneva presso questo altare della parrocchia piscinolese, cerimonia che era sempre seguita da un ampio giubileo di devoti.
Per sua volontà e finanziamento fu realizzata anche la bellissima cappella che accoglie i resti di Sant'Alfonso nel Santuario di Pagani, rivestita di pregiati marmi. Fece altresì realizzare l'immagine reliquario del Santo, attraverso il pio gesuita, don Placido Baccher.
Celestino Cocle, in qualità di confessore della Casa Reale, godeva di una grande influenza verso il sovrano, ed otteneva da questi quanto chiedeva, soprattutto in termini di concessioni, che tuttavia Egli utilizzava per fare del bene, specie verso gli ultimi e i derelitti.
Presto, però, questi privilegi cominciarono ad essere visti con gelosia e sospetto, soprattutto nell'ambito della corte reale e tra i Liberali napoletani. Era opinione diffusa, alimentata soprattutto dai Liberali, che il mons. Cocle insieme al ministro Del Carretto, tenessero ideologicamente in ostaggio il sovrano, condizionandolo sensibilmente anche negli affari di Stato... Non trascorse molto tempo che questi nemici incominciarono a tramare contro i due famosi personaggi, alimentando il malcontento tra il popolino e la classe della borghesia dell'epoca
Foglio di cronaca, fatto stampare e distribuire dai carbonari
In occasione dei moti insurrezionali del 1848, tra le varie richieste e condizioni imposte al sovrano dai Liberali, oltre all'agognata Costituzione, ci fu anche la richiesta di arresto per mons. Cocle e per il ministro Del Carretto
Il sovrano, forse male consigliato, forse per una scelta ponderata mirata a salvare la propria incolumità e la corona traballante, forse pensando di smorzare sul nascere il malcontento popolare, decise, senza ripensamenti, di far arrestare i due confidenti, per lui diventati molto scomodi... Riversò irriconoscente e in modo indecoroso tutte le responsabilità del malgoverno su entrambe le persone, che erano state fino a prima dei punti di riferimento e indiscussi suoi confidenti.
Le cronache raccontano che il Cocle, intuendo che i fatti si mettevano male per lui, riuscì in tempo a mettersi in salvo, riparando dapprima presso alcuni conventi di frati, siti nei Casali intorno Napoli, per poi rifugiarsi nel convento di Castellammare, ospite del vescovo della diocesi omonima.
Questo però non servì a salvarlo dalla rappresaglia del sovrano e, forse per una "soffiata", fu scoperto dalle guardie borboniche nel rifugio di Castellammare e arrestato. La condanna infertagli fu l'esilio; condanna che egli accolse con lacrime e costernazione per l'ingiusto trattamento subito. 
La mattina del 10 marzo 1848 fu imbarcato sul traghetto "Nettuno" e condotto a Malta.
Articolo tratto da "Biografie manoscritte" di P. S, Schiavone, vol.2
Dopo la persecuzione e l'umiliazione patita, a quasi un anno di distanza dagli eventi raccontati, fu riaccolto in patria;  tuttavia egli decise di ritirarsi definitivamente a vita privata, presso alcuni nipoti, che abitavano nel borgo di Montesanto
Morì all'età di 74 anni, il 2 marzo 1857. 
La sua tomba si trova a Napoli, nella chiesa redentorista di S. Antonio a Tarsia.
Non sappiamo purtroppo quali vincoli legavano mons. Cocle con Piscinola, e in particolare con la Parrocchia del SS. Salvatore, legami che hanno favorito sicuramente questa generosa concessione, compiuta per onorare la figura di Sant'Alfonso. Immaginiamo che dovesse essere stato per l'amicizia spirituale intercorsa con il parroco dell'epoca, nata forse in occasione di qualche Santa Missione Popolare, organizzata a Piscinola dai Redentoristi e dal mons. Cocle.
Non sappiamo se l'altare fatto costruire da mons. Cocle corrisponde all'attuale sistemazione dell'immagine di Sant'Alfonso, oppure si tratta di un'altra cappella. 
Un tempo, proprio sul lato sinistro dell'attuale cappella, addossato alla paraste, era sistemato il pulpito di legno settecentesco, utilizzato per le prediche durante le funzioni solenni, come nel corso delle Sante Missioni Popolari. Non è da escludere che questo pulpito sia stato utilizzato da Sant'Alfonso per le prediche svolte durante una Santa Missione e quindi considerato una testimonianza del Santo, da immortalare con un altare e una sua immagine, in stretta adiacenza. Sicuramente l'attuale cappella di Sant'Alfonso ha subito delle modifiche nel corso dei secoli, perché essa è una delle due, tra quelle presenti lungo le pareti centrali della navata, che risultano essere prive di una mensa.

Ritratto di mons. Celestino Cocle e immagine della sua tomba, nella chiesa di S.Antonio a Tarsia
Fino a pochi decenni fa, ai piedi della statua di Sant'Alfonso era posta una specie di cornice di legno, leggermente decorata, sorretta da un piede di appoggio; dietro al vetro erano mostrate due carte antiche, al cui capoverso c'erano delle lettere miniate o forse stampate. Qualcuno ritiene che si trattasse di una o due epistole scritte da Sant'Alfonso e indirizzate al parroco di Piscinola. Tanto erano preziosi e venerati questi cimeli, che al cospetto di questo quadro erano sempre accese due lampade, sorrette con dei candelabri di ottone. Purtroppo oggi si è persa ogni traccia della loro esistenza, probabilmente furono rubate nel periodo del "Dopoterremoto del 1980". Forse non sapremo mai cosa effettivamente essi rappresentassero!
L'abito vescovile che oggi copre la statua del Santo non risulta essere quello originale dell'Ottocento, ma rifatto sommariamente alla fine degli anni '90 del secolo scorso.
La ricerca storica continua il suo corso, siamo del parere che le risposte ai diversi quesiti qui posti siano contenute tra le "note" dei diari parrocchiali e che la loro consultazione consentirà di colmare presto anche queste lacune storiche. 
Salvatore Fioretto 

Ringraziamo il fotografo Dario De Simone per la collaborazione a "Piscinolablog" e per averci concesso la sua foto, utilizzata nel post.

Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati agli autori, ai sensi della legislazione vigente).
N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.

domenica 3 gennaio 2016

Nicola, un'insolita guida per gli anziani di Piscinola....!

Dipinto tratto dal Web
Quando ho ascoltato questa storia raccontatami qualche tempo fa dal rag. Giuseppe Silvestri, che dall'alto dei suoi ottantadue anni, sprizza tanto entusiasmo ed energia da vendere, mi sono a dir poco commosso, non tanto per la storia in sé, che è comunque bella, quanto per l'umanità e per la semplicità degli abitanti del nostro antico borgo di Piscinola.
Il rag. Silvestri, Geppino per gli amici, è anche un apprezzato poeta, ha infatti scritto diversi componimenti e ha partecipato a dei concorsi di poesia, coronando spesso il primo premio, come dimostrano le coppe che fanno bella mostra nel suo studio piscinolese.
La storia che stiamo per raccontare è ambientata a Piscinola, verso la fine degli anni sessanta.
Fuori all'antica trattoria della famiglia Sarnacchiaro viveva da tempo, libero, un cane randagio, adottato dai frequentatori della cantina, che erano anziani contadini e pensionati. 
Il suo nome, alquanto insolito per un cane, era Nicola: un nome comune che la dice lunga sul grado di familiarità raggiunto tra questo cane e i frequentatori della Piazza e della trattoria Sarnacchiaro
Questo cane era amato da tutti e, pertanto, continuamente gli veniva offerto del cibo e, a volte, strano a dirsi, anche del vino..., insomma era considerato un amico commensale a tutti gli effetti...!
Il livello di confidenza e di familiarità era diventato così profondo, che Nicola aveva preso l'abitudine di accompagnare a casa quei bevitori incalliti, spesso anziani, che la sera avevano esagerato col polso e, barcollando, non riuscivano più a ritrovare la strada di casa... 
Foto di repertorio
Nicola dimostrava di assolvere appieno a questo compito, diremo sociale, ed erano in molti a poter beneficiare delle sue generose prestazioni. Bastava che gli si dicesse "Nicola, accompagna a casa questa persona!" e lui non se lo faceva ripetere due volte... 
Tutto questo era avvenuto spontaneamente, senza che il cane fosse stato addestrato; diremo grazie alla forza della natura e grazie anche all'affetto innato che hanno questi animali verso gli uomini...!
Un giorno il cane Nicola si allontanò da Piscinola e per diversi giorni fu cercato per tutto il circondario, ma invano. In tanti, specie i ragazzi che popolavano la piazza si organizzarono per la ricerca della loro mascotte, che fu estesa per tutto il borgo e anche oltre. Per le strade di Piscinola non si diceva altro: "Avete visto Nicola?", "Nicola non si trova, è passato per questa strada?"...
Foto di repertorio
La ricerca andò avanti senza pause, finché il povero cane Nicola fu ritrovato, ma ahimè... barcollante e in stato confusionale, perché... era ubriaco...! 
Insomma, come si dice "...a praticare lo zoppo si impara a zoppicare...!"
La notizia del ritrovamento subito si diffuse tra gli abitanti e in tanti accorsero con gioia per rivederlo, specie quegli anziani che avevano appreso con ansia la scomparsa del loro beniamino... Così il cane fu subito rifocillato e accudito. 
Altra volta che Nicola sparì fu per opera degli "accalappiacani" comunali, che agendo sul territorio di Piscinola, catturarono il cane mentre attraversava la Piazza Tafuri, chiudendolo nel loro furgone. La notizia della cattura del cane subito raggiunse gli anziani che erano radunati in quel momento nella cantina Sarnachiaro. Questi si unirono in tanti per organizzare qualche forma di protesta, al fine di recuperare il loro amico a quattro zampe. Incominciarono a meditare di bloccare la circolazione veicolare in Piazza...
Foto di repertorio
Per fortuna il camioncino degli operatori cinofili ripassò in quel luogo e fu quindi riconosciuto e bloccato dagli anziani. Il vigile sanitario che uscì dal furgone chiese sconcertato ai protestanti cosa volessero da loro, e questi, insieme risposero: "...vulimme 'a Nicola, datece 'a Nicola...!". Il vigile confuso, replicò: "...ma noi trasportiamo cani e non persone..." e loro ancora: "...ma Nicola è nu cane...!!". Nel frattempo il cane avendo riconosciuto le voci dei suoi amici, iniziò ad abbaiare dentro il furgone, con tutto il fiato che gli era rimasto e così fu subito liberato. Intontito per la cattura, fu rifocillato dagli anziani, anche questa volta in modo su generis: infatti uno di loro esclamò: "dammece 'nu poco 'e vino, ca Nicola se repiglie subbeto...!", e così, anche stavolta, il cane si riprese...
Nicola continuò il suo compito sociale di accompagnare a casa gli anziani poco sobri (da noi si dice "fatti a vvino")..., visse per molti anni ancora, adottato dagli anziani piscinolesi e dai proprietari della trattoria Sarnacchiaro, che lo ebbero tanto a cuore.
Salvatore Fioretto 

(La storia di Nicola mi è stata gentilmente raccontata dal caro rag. Giuseppe Silvestri, che qui saluto grato per la sua generosa collaborazione a "Piscinolablog" e per avermi fornito due dei suoi componimenti poetici che ho qui sotto pubblicati. Ringrazio anche l'amico Vincenzo Tomo per la sua collaborazione).


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Foto di repertorio


Ecco la poesia scritta da Giuseppe Silvestri per ricordare questo particolare cane di Piscinola.


Nicola
(Dedicata a tutti i cani randagi)
Conosco 'nu cane senza 'mpurtanza
nun è di razza, nè tene padrone,
si chiamma Nicola, vive 'nmmiez''a piazza
e campa p''a bontà 'e chi tene core;

Dint''a ll'osteria accanto 'a cchiesa
Nicola è comme fosse 'e casa,
'nzieme e pensionati e ll'osteria
se sparta 'a vita, 'o vino e 'a casa.

Quanne 'a sera qulcuno fatto a vvino
stente a truvà 'a strada giusta,
Nicola comme 'nu cristiano
se mette a fianco e l'accumpagna a casa...
                 Giuseppe Silvestri 








Ancora il poeta Giuseppe Silvestri con un componimento dedicato alla campagna piscinolese scomparsa...
Campagna di Periferia
(Ai miei amici di infanzia)
Campagna di periferia
ricordo di un'infanzia 
tormentata, cancellata
per sempre dalla mente
da mostri d'acciaio e 
torri di cemento.
              Giuseppe Silvestri 

Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati agli autori, ai sensi della legislazione vigente).
N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.

Piscinola, piazza G. B. Tafuri e l'edificio comunale (ex scuola T. Tasso)

domenica 20 dicembre 2015

Gli altri commercianti dell'antico borgo di Piscinola!

Targa toponima di "Villaggio di Piscinola" in via del Plebiscito, foto di Ferdinando Kaiser
Viviamo nell'era degli ipermercati, dei grossi centri commerciali, e delle aree attrezzate, luoghi che sono poi l'emblema, l'espressione della società di oggi che vuole avere sempre tutto a portata di mano, in maniera semplice ed immediata, senza perdersi in logoranti fatiche, in percorsi estenuanti, tra impazienti file e con le tante borse cariche di prodotti da trasportare... Si va comodamente in auto, con carrelli super capienti, aria condizionata, bar, cinema e altri comfort a contorno, momenti rilassanti... un piacere per tutta la famiglia...! Ma un tempo i nostri centri storici, come quello di Piscinola, di cui narreremo in particolare le vicende, erano un pullulare di artigiani, venditori al minuto, commercianti stanziali o improvvisati, spesso anziani, che cercavano con quell'attività di sbarcare il cosiddetto lunario, ma c'erano anche tanti ambulanti che provenivano da diversi paesi, anche lontani della provincia di Napoli e Caserta o dai quartieri napoletani vicini. La loro continua presenza diventava, con il passar del tempo, elemento familiare nell'immaginario collettivo, e tanti sono rimasti memorizzati con simpatia nei ricordi degli adulti e degli anziani di oggi.
Quattro anni fa, grazie alla pubblicazione in Facebook della foto della targa del Villaggio di Piscinola, da parte di un nostro caro amico che si chiama Gino La Bruna, si scatenò in una chat un interessante dibattito, diremo una sorte di revival, tendente alla ricerca dei nomi dei tanti venditori di Piscinola, specchio ormai per tanti dei bei tempi andati della propria giovinezza. Un dedalo di ricordi, di personaggi, la cui presenza, con le loro attività, regalavano momenti di spensieratezza e anche di affetto ai tanti ragazzi di un tempo, oggi ultracinquantenni, che ricordano con nostalgia quel periodo bello della loro vita. 
"Vecchio e nuovo": Piazza Bernardino Tafuri, foto di Natale Cuozzo
Abbiamo deciso, quindi, di immortalare quel periodo di vita comunitario, riscoperto quella sera quasi per caso, per perpetuare questo ricordo anche più in là, in un futuro che si spera prossimo, quando le future generazioni vorranno riappropriarsi delle loro radici, per rievocare, con eventi comunitari, i momenti salienti della vita dei loro avi e del loro quartiere.
Elenchiamo qui, come facemmo già in altro post sui soprannomi, che ha avuto un discreto successo, i nomi di moltissimi venditori e negozianti, ambulanti o stanziali, di Piscinola di un tempo, con la precisazione che ci limiteremo a citare solo quelli che non ci sono più e, eccezionalmente, qualche venditore anziano conosciuto, ancora vivente.
- Ciruzzo 'o parulano (frutta e verdura)
- 'a spaccalagna, sott' 'a chiesa (pratiche mediche popolari)
- Vicienzo 'o chianghiero (macelleria) 
- 'e Scarparelle (dolciumi e caramelle)
- Mele 'a merceria (stoffe)
- Ciruzzo 'o parulano (frutta e verdura)
- Eugenio 'o putecaro (salumiere)
- Tummasino 'o parulano (frutta e verdura)
- Totonno 'o scarparo (calzolaio)
- Lurenzo 'o canteniero  (vinaio)
- 'on Angelo 'o gravunaro (carbone)
- Rusinella 'a gassusara (bibite)
- Onna Caterina sott'a Chiesa  (merceria?)
- Onofrio 'o masterascio (falegname)
Villa Mario Musella a Piscinola, colombaia, foto di S. Fioretto
- Vicienzo 'o zuoppo - ditta tre piedi (fumetti e gelati)
- Luisella 'a pisciavinnela (pesce)
- Zufinella d''o llatte (latte)
- Geppina d''o ppane (forno per pane)
- Anna, maglia e moglie 
- Papiluccio fore 'a vianova 
- Aitane 'o bumbulare (bombole di gas)
- Rusina d''e pazzielle (giochi per bimbi)
- 'on Aitane 'o masterascio (falegname)
- Miniello (barbiere)
- 'on Vicienzo 'o popolo (ciabattino)
- maste Giuvanne 'e piscitiello (muratore - vinaio)
- Anenna d''o ppane (forno del pane)
- Tatunnielle pinocchio (riparazione biciclette)
- Giacchino 'o gassusaro (bibite)
- 'Nduono d''e seggie (sedie di legno)
- Rafele 'o caviciajulo (ferramenta)
- Mastu Felice 'o scarparo (calzolaio)
- 'on Michele 'o Gravunaro (carbone)
- Giggino 'o sciuraro (fiori)
- 'on Mario 'o sciuraro (fiori)
- Matalena d''o ppane (forno del pane)
- Tonino 'o fotografo (fotografie)
- Totonno 'o baccalaiuolo (baccalà e stoccofisso)
- Pascale 'o baccalaiuolo (baccalà e stoccofisso) 
- Maria d''o pesce (pescivendola)
- 'o Russo (olio e olive) 
- 'on Mario 'o magliaro (stoffe)
- 'on Mario 'o serengaro (infermiere)
Portale di tufo in via Vecchia Miano a Piscinola
- 'on Mario 'o portalettera (portalettere)
- 'a Sceriffe (scrivana)
- 'o Mmericano 
- Gesummina d''o ppane (forno del pane)
- 'a Meza capa (forno del pane)
- 'a mpagliaseggia (riparazione di sedie di paglia)
- Francischella 
- Pascalino 'a lavanderia (lavanderia)
- 'on Gennarino 'o rammaro (restauro pentole di rame)
- Peppe 'a polis
- Totore 'o sorice (zuppa di cozze)
- Orazio 'o putecaro
- 'o Cinese (sarto) 
- Totore mezzone (vendita oli) 
- Anna 'a lattara (vendita latte) 
- Biancardi (salumeria) 
- Nannina 'a malametente (stoffe)
- Bianchina 'a putucara (salumeria)
- Gianni e Enzo 'e putecari (salumeria)
- Vicienzo 'o guardiano (sala giochi)
- Tatunniello (granite al limone) 
- Palummiello (oli e olive) 
- 'o Strillone
- Stefanile 'o bidello
- Ciro 'o mmericano (sigarette)
- Mille cose, da Maria 'a ricciulella
- Poco 'e pane (spighe di mais lesse e allesse di castagne)
- 'o Russo (venditore di olio)
- Michele 'o mullunaro (venditore di meloni)
- Cantina Sarnacchiaro (osteria)
- Cosimo 'o tarallaro (taralli)
- 'on Pasquale 'o pere e 'o musso (venditore di trippa)
- Caiulella (noleggio pulmino per mare)
- Ciro 'o mmericane 
- Rabbiele 'o mullunaro (venditore di meloni)
- Chiappetielle (ferramenta e colori)
- Carmeniello 'o parulano (frutta e verdura)
Cortile di via del Salvatore a Piscinola
- Zichibbacco 'o stagnaro (riparatore di pentole in rame)
- 'on Michele d''e barchetelle (giostrine)
- 'a Cecatella (caramelle) 
- Nanninella 'a malamenta (stoffe) 
- Biagio 'o sarto (sarto)
- Carulina (caramelle)
- Maria papoff (lavanderia)  
- 'o Marziano
- Rosaria 100 grammi 
- Ngiulina d''o pesce (pesce)
- Agatella d''allessa (venditrice di castagne lesse)
- Niculino 'o scarparo (riparatore di scarpe)
- Maste Guglielmo 'o vuttaro (riparatore di botti)
- Maria 'a zetella (allesse e gassose)
- Pe..pesce (ambulante)
- Sisina 'a putucara
- 'on Gaetano 'o masterascio
- Gaetano 'o bumbularo (bombole gas e mobili)
- 'on Peppino 'o sacrestano (aiutante canonica)
- Carmeniello 'o gigante
- Sarchiapone (imbianchino, tuttofare)
- 'o Caballero
- Pascale, 'o calle 'e trippa (venditore di frattaglie)
- Papiluccio, for''a vianova
- Mariuccia d''e sigarette
- 'Ngiulillo d''a frutta
- Nicola e Ferdinando, 'e cartunari
- Ciurella e figli 'o Cape 'e Coppe (prodotti dell'orto)
- Marittiello l'arrotino
-'o Chalet (meccanico per motorini)
- Luigi 'o buono
- Cinche palme
- 'o 'ndiane d''e seggie (venditore di sedie?)
- Tanelluccio
- Elvira 'a serengara (iniezioni a domicilio)
- 'a sciurara d''a vianova (fioraia)
- 'e zezi for''a vianova
Cappellina in via del Salvatore a Piscinola, foto di S. Fioretto
- 'on Niculino 'o scarparo (sott'a chiesa)
- Jack palanc d''e sigarette
- Rafele Scintillon
- 'on Pietro 'o tabbaccaro (sali e tabacchi)
- Maria 'a merceria (merceria)
- 'on Antonio 'o scarparo (ciabattino)
- Feliciello 'o sanzaro (intermediatore)
- Gerardo 'o scarparo (detto 'e sapunarella), ciabattino
- Giggione l'elettricista (elettricista)
- Cenzone l'emporio
- Giggino 'o scarparo
- Giacchino 'o gassusaro
- Mari 'a chetella
- Rusinella d''e gassose (bevande)
- Vicienzo 'e mieziuorno (mobili)
- Papele, Papè... (te piace 'o zucchero o 'o cafè?)
- Peppe d''e bombole ("Peppe pibigas", al Cape 'a Chianca)
- Teresina 'e ll'uoglie (venditrice di olio, da Melito).

Bar:
- Bar Ciancio
- Bar Abbatiello

I barbieri
- Nicola 'o barbiere
- Tonino 'o barbiere
- Alfonso 'o barbiere
- Vicienzo 'o barbiere
- Salvatore 'o ninno
- Gennaro 'o barbiere

- Totonno 'o parrucchiere (per signora)

Altri venditori di cui non si ricorda il nome:
- venditore di varecchina con furgoncino
- venditore di frittelle fuori l'emporio (panzaruttaro)
- venditore d''e cevuze annevate...
- venditrice di rane (Rarogne fresche, rarogne...!)
- raccoglitore di roba vecchia ( piattaro)
- venditrice di panini con la ricotta

Pasquale di Fenzo e Salvatore Fioretto

(L'elenco non è esaustivo, pertanto, come già fatto per i soprannomi, invitiamo i lettori a segnalarci altri venditori storici di Piscinola).

sabato 12 dicembre 2015

La grande umanità di un piccolo mondo antico: Piscinola... di Pasquale di Fenzo


Tra i tanti ricordi indelebili della mia gioventù, un posto speciale meritano i tanti venditori ambulanti e stanziali che un tempo popolavano le strade antiche della mia Piscinola... Rievocarli oggi, a distanza di tempo, mi rende orgoglioso, perché il loro ricordo susciterà sicuramente nei tanti lettori di queste pagine, dolci nostalgie e piacevoli carezze al cuore...!
Sulla piazza Bernardino Tafuri, don Eugenio 'o putecaro, con la moglie Peppenella, gestiva una storica e rinomata salumeria, che fu il primo esercizio commerciale a dotarsi di un telefono pubblico, tanto da essere considerato un vero e proprio "centralino telefonico" di Piscinola. La cabina telefonica, che si trovava all'interno del negozio, si può dire che rivoluzionò le abitudini di questo antichissimo borgo, fino a quel momento un po' lento e chiuso in se stesso... 
Sullo stesso lato della piazza c'era Pascaluccio 'o chianghiero e, poi, subito dopo l'angolo di Sott''a Chiesa, c'era il primo bancolotto di Piscinola. 
Proseguendo verso la cantina di Lorenzo (che fu poi di Pippotto), c'era un esercizio di tabacchi gestito da Idarella, mamma di Giggino Sica e, ancora oltre, la vecchia sezione del partito "PCI". 
Rusina d''e pazzielle era conosciuta come Rusina 'e 'Ndriana (forse la mamma si chiamava Andreana) e aveva il suo negozietto subito dopo l'ingresso della sacrestia della parrocchia del SS. Salvatore.
Mastu Giuvanne, soprannominato 'e piscitiello, era un bravissimo muratore che prendeva pure piccoli appalti e per questo era detto 'o masticiello, figlio di don Rafele l'indiano e fratello di don Gennaro mochia mochia; quest'ultimo aveva, invece, una impresa edile molto più sviluppata. 
Pinocchio che aveva un negozietto Sott''a Chiesa, oltre a riparare biciclette, le noleggiava pure (50 lire mezz'ora), ma noi bambini gliele riportavamo dopo mezza giornata, lasciandole lontano dalla sua bottega, per sfuggire ai suoi ricorrenti rimproveri. 
Per chi era del Cap''a Chianca non si può non ricordare della puteca di Giulia 'a putecara, una vecchina dolcissima che spesso regalava qualche caramella a noi bambini. Tanti erano gli aneddoti raccontati da Don Gaetano, detto "'o Lavoratore", figlio di Donna Giulia. Raccontava quando la gente andava a spendere con la "cartella" e diceva: "Don Gaetà, segnate, avete scritto?...E quando teneto 'o tiempo, ve lo leggete pure...!"
Rafele 'o cauciaiuolo era detto pure 'o menestaro, non perché preparasse minestre, ma perché amministrava pure piccoli condomini. Suo figlio Vincenzo, soprannominato 'on Vicienzo 'o smemorato, era un bravissimo imprenditore edile e un gran signore. Gigino 'o sciuraro ('o russo) era figlio di Mario Sica, il primo vero fioraio di Piscinola.
Su Pascalino d''a lavanderia vale la pena spendere due parole. Prima di tutto, oltre alla lavanderia, aveva un bazar che era riduttivo definire merceria, perché vendeva praticamente tutto: dalle scarpe ai capi di vestiario, dai detersivi ai profumi, dai bottoni ai giocattoli e tanti altri generi ancora... Nonostante oggi sia ultraottantenne, non ho mai sentito nessuno chiamarlo Pasquale, per tutti è sempre stato e sempre sarà semplicemente Pascalino. Nel basso, accanto alla bottega di Pascalino, c'era Michelina 'a Caprara, che vendeva caramelle e piccoli dolciumi, in concorrenza con Luciella, che si trovava di fronte alla cantina dei Di Guida, sempre al Cap' 'a Chianca
Di fronte a Pascalino c'era l'abitazione-bottega di Don Felice 'o scarparo. Don Felice Era molto orgoglioso di suo figlio Rafiluccio, che credo sia stato uno dei primi laureati di Piscinola. Sicuramente il primo figlio laureato di un ciabattino! Rafiluccio mi dava spesso delle lezioni di grammatica italiana. Nel 1962 studiavo a casa sua, quando venne una forte scossa di terremoto ed io per smettere di studiare, dissi che il libro... era volato via dalla finestra...! A distanza di una quarantina di anni ho rincontrato Rafiluccio, che mi ha ricordato di quell'episodio e ci siamo fatti un sacco di risate...! 
Ricordo che, dopo la scossa di terremoto, a casa di Don Felice venne un tecnico del Comune per valutare i danni. Don Felice era terrorizzato dal rischio di un probabile sgombero coatto del fabbricato. Quando il tecnico rilevò che c'erano delle profonde crepe nel soffitto, Don Felice rispose: "Ingegnè, queste crepe nel muro non c'entrano niente col terremoto di oggi (1962), quelle crepe sono dovute ad una bomba caduta nelle vicinanze durante la guerra"...! Credo che quelle crepe (assieme al nucleo familiare di don Felice) erano ancora al loro posto, quando poi venne la più forte scossa del 1980!
Nel vico Primo Plebiscito, subito dopo la bottega di don Felice, c'era la bottega di un altro calzolaio indimenticabile, che si chiamava: don Vicienzo 'o Popolo, un personaggio singolarissimo, che spaziava tra la filosofia, la letteratura e quello di essere un bravo ciabattino.... Oggi lo chiamerebbero uno "showmen", con la differenza che i comici a teatro ripropongono sempre lo stesso spettacolo, mentre don Vicienzo ogni giorno cambiava copione...!
Altro abitante singolare del vico Secondo Plebiscito era Don Cosimo 'o tarallaro: "Cambiare dollaro, si accetta solo maneta italiana!", era il suo simpatico motto...   
Poi c'era un vecchio, soprannominato Ummenone (che stava per grosso uomo), il quale girava per le strade di Piscinola con una carriola di legno, raccattando escrementi di animali (di asini e di cavalli): un servizio sociale utile e gratuito per la comunità, per dimostrare che allora la raccolta differenziata la si faceva sul serio e anche con una finalità ecologica, perché gli escrementi raccolti erano venduti ai contadini per concimare le campagne. Ummenone, fumava un sigaro al giorno (il mozzicone lo utilizzava nella pipa) e pretendeva di scegliersi il sigaro dal pacchetto, quando lo comprava dal tabaccaio...!
Non mi ricordo di Totore 'o mezzone, ma mi ricordo di un certo Giovanni 'o Mezzone, mio caro compagno di scuola, figlio di Giggino 'o muzzarellaro, che vendeva e vende ancora, latticini come ambulante. 
Cenzone aveva un negozio di Emporio in piazza B. Tafuri, mentre suo cognato la domenica mattina si metteva con una specie di baldacchino, fuori a questo negozio ed aggiustava gli orologi, così tutti lo chiamavano Affonso 'o rilurgiaro
Rabbielle (Gabriele), anche lui stava in piazza, ma è riduttivo dire che vendeva solo meloni, perché commerciava ogni genere di frutta che la stagione in corso offriva, e non solo... Una volta, in pieno dicembre, procurò un'anguria rossa ad una persona la cui moglie incinta aveva avuto la classica "voglia"..., del mellone, per appunto! In estate Rabbiele vendeva anche le rinomate rattate, particolari granite condite con delle essenze colorate, di chissà quali composizioni e provenienza, ma deliziose! Aveva una grande bagnarola di zinco, sempre piena d'acqua, nella quale sciacquava e teneva i bicchieri di plastica..., alla faccia di tutte le norme igieniche di oggi!!
A proposito di serengare (antiche infermiere a domicilio), ne ricordo particolarmente due: una era  'onna Mitirde (donna Matilde), che ci vedeva pochissimo, ma nonostante questo faceva le iniezioni “a uosemo"...! Era la mamma di un altro personaggio storico di Piscinola, Gennarino 'ndlè ndlè, del quale parla anche Luigi Sica nel suo libro "Il borgo Perduto". L'altra serengara era 'onna Giusuppina 'a mmericana, che abitava proprio in piazza Tafuri, il cui balconcino stava sopra l'Emporio e si vede nella vecchia foto della processione del Salvatore risalente agli anni '50 (nel seguito mostrata).
Giusuppina era la zia di mia madre. Allora non c'erano le siringhe monouso e la siringa, che era di vetro, si bolliva in una vaschetta di alluminio per renderla sterile. Giusuppina 'a mmericana, che io sappia, non ha mai fatto bollire la siringa prima di fare un'iniezione ai clienti che si recavano presso la sua abitazione. Diceva sempre "...l'ho appena bollita", ma si era fortunati se l'avesse sciacquata nell'acqua fresca...! Eppure allora non c'erano malattie che si diffondevano per mezzo dell'ago: misteri della medicina e sempre alla faccia dell'igiene!
Pasquale Di Fenzo

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