lunedì 11 giugno 2018

A Piscinola, il maestro Don Beniamino Montesano impartisce lezioni di musica a tutti!


Abbiamo sempre definito questo territorio e questo quartiere, come la "Terra della musica" e i tanti post che abbiamo pubblicato sulle pagine di questo blog ci hanno dato piena ragione. Il personaggio che oggi descriveremo in questo post rappresenta un altro degno rappresentante di questa nobile arte, per aver divulgato, con le sue composizioni, la bellezza del canto e della musica napoletana (ma anche quella in lingua italiana) e, soprattutto, per aver insegnato, fino al momento della sua scomparsa, la teoria musicale e saper suonare gli strumenti, a tantissimi giovani del quartiere: ci riferiamo al maestro don Beniamino Montesano.
Il maestro Montesano nacque a Piscinola, il 9 dicembre dell'anno 1875. Coltivò fin dalla giovane età la passione per la musica; non prese mai lezioni, ma apprese l'arte di suonare e di comporre brani, studiando da autodidatta il solfeggio e iniziando poi a strimpellare il pianoforte. Arrivò a saper suonare, con estro, diversi strumenti musicali, tra i quali: il violino, le percussioni, il mandolino..., diciamo che possedeva una dote innata, tanto è vero che nella sua abitazione, sempre affollata di giovani studenti, non erano pochi coloro che prendevano lezione di sassofono e di tromba...
La sua storia di compositore autodidatta ricorda molto quella di alcuni musicisti e poeti, nati e vissuti a Napoli nel "periodo d'oro" della canzone napoletana, come Salvatore Gambardella, per la musica, e Vincenzino Russo, per i versi delle canzoni.
Paroliere e musicista di diverse canzoni napoletane, Montesano partecipò, con le sue composizioni, a vari "concorsi di audizioni" per la Piedigrotta in vari anni, come quello organizzato nel 1926 dalla casa editrice “Luigi Mascolo”. Tra le canzoni per pianoforte, da lui scritte e musicate, abbiamo trovato: “Vase annascuse” e “S’io mo vasasse a tte!”. Insieme a G. F. Miccio compose la canzone “Pecchè sì ‘nfama?”, mentre con A. Ventriglia ne compose un’altra, dal titolo:”‘Nu cunziglio!".
Con il paroliere Eugenio di Febbraro scrisse la musica della canzone: "'A festa Addulurata", forse composta per essere cantata in occasione della festa patronale dedicata alla Madonna Addolorata, che un tempo si svolgeva a Piscinola.
Nel 1934 rese omaggio alla nascita della principessina Maria Pia di Savoia, componendo la marcetta, per piano e canto: “A principessina d’ ‘a Casa Riale ‘e Napule!”. Il titolo per esteso recitava così: "Omaggio per il lieto evento della nascita della Principessa Maria Pia di Savoia a Napoli il 24 settembre 1934, Canzone Marcia", versi e musica di Beniamino Montesano, domiciliato a Piscinola...".
Altre canzoni che scrisse Montesano furono: "'O surdatiello", "Primi passi", "Pazzie 'e na femmena traduta". 
Nell'"Archivio storico della canzone napoletana della RAI" sono presenti diversi riferimenti, tra gli autori di versi o musica, che ricordano il nostro compositore piscinolese. 
Purtroppo abbiamo recuperato solo alcune delle composizioni scritte dal maestro Montesano, ma gran parte del materiale musicale che lo riguarda è andato perduto o disperso negli anni che seguirono la sua scomparsa.
Un aneddoto raccontatoci dal maestro Nicola Mormone riguarda la marcetta di: 'O surdatiello. Essa fu cantata per la prima volta a Piscinola, durante una serata musicale di "voci nuove", organizzata nei primi anni '60, presso la sala chiamata "Arena Azzurra", situata in via Vittorio Veneto. L'Arena Azzurra era una sala all'aperto, utilizzata prevalentemente in estate, come sala di proiezioni cinematografiche (Una volta coperta, diventerà il cinema teatro "Selis"). La marcetta fu interpretata davanti a una affollata platea di piscinolesi da un giovanissimo Dino (Bernardo) Silvestri. La canzone fu molto applaudita. Dino è il figlio di Alessandro detto ‘o barbiere (del quale parleremo dopo) e di Maria, detta ‘a Ricciulella, nonché fratello maggiore del maestro Gennaro Silvestri.
Per conoscere altri particolari della vita di Don Beniamino, abbiamo chiesto notizie proprio al maestro Gennaro Silvestri, che lo frequentò e lo apprezzò fin dalla sua tenera età. Gennaro ci racconta che la sua famiglia abitò in subaffitto presso l’abitazione del maestro, fin dall’anno 1945. In questa abitazione vi trascorse tre anni della sua vita; essendo nato nel 1950, rimase a stretto contatto con don Beniamino, fino all’anno 1953 e poi dal 1954 al 1967, come studente, nonché amico. Sicuramente la presenza del maestro e il quotidiano diffondersi delle note musicali tra le stanze di casa, hanno contribuito non poco a far nascere, nei primissimi suoi anni di vita, la passione per la musica. Grazie all'incoraggiamento e al convincimento da parte di don Beniamino, verso il papà di Gennaro, don Alessandro Silvestri, fu donato al fanciullo, che aveva appena tre anni, una piccola batteria, che fu adattata quasi artigianalmente alle sue dimensioni. I tre improvvisarono un curioso terzetto: il papà, Alessandro, s’improvvisò a suonare la chitarra, il maestro Beniamino suonava il mandolino e Gennaro la piccola batteria. Ebbene, chi ascoltava il complessino restò meravigliato, soprattutto dalla perspicacia del piccolo Gennaro: infatti, anche se piccolissimo, dimostrò di avere già ben sviluppato l'"orecchio musicale" e sapeva alternare, "a tempo", pause e battute alle percussioni, senza leggere spartiti musicali. Ma alla fine erano stati soprattutto l'intuito e la lungimiranza del maestro don Beniamino Montesano, a realizzare questa bella scoperta! 
Il maestro Silvestri ci mostra anche una cartolina spedita da don Beniamino quando, a sedici anni, iniziò la sua carriera musicale girando l'Italia con diversi complessi. Nella cartolina si leggono parole del maestro che mostrano una particolare sensibilità d'animo e l'incoraggiamento a continuare, dimostrando che alla fine non si era sbagliato nel pronosticargli il successo artistico. Ecco il testo:
"Carissimo Gennarino non trovo parole adatte a ringraziare d’esserti ricordato di me. Mi fa piacere che hai trovato lavoro favorevole alla tua innata passione musicale. Ricordo sovente le suonate a tempo di musica che facevamo insieme, io che imparavo te, che eri bambino e, gioivo sentendoti suonare a tempo di record, quasi da piccolo maestro in erba. Bei tempi d’allora. Auguri di grande progresso e sempre meglio, appunto per farti suonare qualche mia composizione, se te ne ricordi qualcuna, sarebbe una bella sorpresa per me, sperando sempre con grande piacere di rivederti, allorché vai a trovare la tua famiglia e vorrei vederti da vicino. Abbi milioni di baci a non finire, con augurio di benessere e felice avvenire, dal tuo carissimo Beniamino Montesano. Piscinola, giugno 1967".
Un'altra testimonianza raccolta ci perviene dal dott. Orazio Salzano, stimato medico di Piscinola, che frequentò fin da ragazzo l'abitazione del maestro don Beniamino, insieme a tanta gioventù piscinolese dell'epoca. Salzano così ricorda Don Beniamino: "Il maestro Montesano era rappresentante di buona levatura morale ed appassionato della musica. La sua abitazione era un ricettacolo per giovani, che la frequentavano assiduamente per svolgere attività ludiche (prevalentemente canto e suono di strumenti a percussione). Il maestro Montesano amava ancor di più la musica perché, per appartenenza alla banda musicale dell'esercito, riuscì a salvarsi e a non andare in Africa per la guerra, dove quasi tutti i soldati morirono.
Non era titolato per gli studi, ma aveva capacità autodidattiche di composizione, di versi e musica, talvolta orientate verso sceneggiate teatrali.
Io, l'avvocato Sica e Aruta Antonio eravamo tra i giovani preferiti di Don Beniamino, il quale per avviarci al pianoforte componeva delle musichette didascaliche personalizzate. Il maestro Don Beniamino si era sposato due volte, ma non ebbe figli.
In occasione di festività si organizzavano nella sua abitazione feste e balletti, che per noi giovani rappresentavano un toccasana."
Incallito fumatore di sigaro, il maestro Beniamino Montesano non disdegnava a partecipare ad eventi musicali e culturali che si organizzavano sovente in quegli anni nel quartiere di Piscinola, soprattutto nell'oratorio della Parrocchia. 
Negli ultimi anni di vita, la malattia che colpì la sua vista, peggiorò di molto e il maestro finì per diventare praticamente cieco.
Don Beniamino Montesano morì a Piscinola, nella sua abitazione in Via Vittorio Emanuele 98, all'età di 93 anni, il 23 novembre 1968.
Considerando le numerose testimonianze raccolte nel territorio, provenienti da ogni strato sociale: dai professionisti, agli artisti, fino agli anziani e alle persone semplici, possiamo affermare che il maestro Montesano fu una persona molto stimata da quanti lo conobbero nella sua lunga vita; fu apprezzato soprattutto come musicista e compositore di canzoni. Egli rappresenta oggi un'importante e indelebile icona della storia musicale del quartiere di Piscinola dei tempi moderni.
Salvatore Fioretto 


Ringraziamo per la collaborazione alla ricostruzione della storia e alla composizione del testo, i maestri: Nicola Mormone e Gennaro Silvestri, il dott. Orazio Salzano, il prof. Natale Mele, Pasquale Di Fenzo ed i fratelli Di Febbraro di Piscinola. Grazie a tutti.


3 commenti:

  1. Ce ne fossero di personaggi come il nostro Salvatore Fioretto, il quale, con il suo impegno, porta a galla il ricco passato di una terra martoriata come la sua amata Piscinola. Continua così, non mollare!!!

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. La bella dedica ricevuta dallo scrittore e storico di Mugnano, Carmine Cecere, ha una valenza particolare, perchè so con quanta passione e amore Egli cerca di promuovere, con iniziative, opere e saggi storici per la sua Mugnano. Egli è un esempio da imitare, a iniziare da me. Grazie Carmine!

    RispondiElimina