sabato 28 gennaio 2017

Tra erbe, cunti, cure, ricette, giochi e tradizioni, la botanica del territorio!

Forse sono in tanti che non hanno mai considerato la ricchezza e la qualità botanica che il nostro territorio ha offerto nei secoli e, che manifesta ancora oggi attraverso le variegate famiglie e specie di essenze arboree che qui crescono e si sviluppano, sia quelle cosiddette "comuni", perché appartenenti alle colture antropiche tradizionali, e sia, soprattutto, quelle definite "spontanee" o anche "selvatiche", che spesso sono state considerate solo come erbe infestanti per le colture tradizionali e che invece sono delle vere "miniere" ricche di interessanti proprietà farmacologiche e curative, oltre che a detenere dei valori antropici, perché appartenenti alla tradizione e alla storia del nostro territorio. 
Trifoglio (pratense)
Dobbiamo precisare, però, che esse non sono peculiari della nostra terra, perché sono presenti in tante regioni e aree geografiche d'Italia e dell'Europa, seppur con varietà diverse, ma il loro particolare utilizzo antropico che è stato qui fatto nei secoli e il nome ad esse attributo dagli abitanti, sia in dialetto napoletano che nell'idioma locale, le hanno rese identità particolari e diremo molto interessanti, tanto da poter scriverne una trattazione a loro dedicata in questo blog.
Le prime essenze che esporremo sono quelle legate ai giochi dei bambini e dei ragazzi di un tempo.
Cespuglio di Euphorbia
Nel pomeriggio della "bella stagione" si soleva giocare in gruppi, sia maschi che femmine, a indovinare i colori che presentavano i petali dei fiori dei papaveri (Papaver Rhoeas), ancora chiusi nei boccioli ('e papagne). I boccioli venivano opportunamente raccolti nei campi alla conclusione del raccolto. I colori da scegliere erano: "bianco", "rosa" o "rosso", ovviamente erano solo dipendenti dal loro stato di crescita... 
Con i petali dei papaveri si giocava invece a procurare dei piccoli botti, ponendoli sulla mano sinistra chiusa e colpendoli con il palmo della mano destra. 
D'estate i bambini più piccoli si divertivano a fare delle gare per catturare i "soffioni" di Tarassico (Taraxicum Officinale), una sorta di piumino bianco (che chiamavano "'e papà") che il vento sollevava in aria e diffondeva lontano, per favorire la riproduzione della pianta.
Falsa Ortica (Lamium)
Con gli arbusti di Euphorbia (Euphorbia Sarawschanica), qui chiamati in gergo "'e fetienti", si realizzavano delle rudimentali frecce che i ragazzi più grandicelli utilizzavano con degli archi autocostruiti, usando rami di Pioppo "cutolino" o altre essenze.  
Saponaria
Il particolare nome coniato per questi arbusti, che sa di dispregiativo, forse scaturiva dal particolare odore sgradevole che essi emanavano specie durante le piogge primaverili, anche se, di contro, in estate i fiori di color giallo oro risultavano un certo senso profumati, tanto da attirare di sera tantissimi insetti, tra cui lucciole e grilli.
Centocchi (Stellaria)
I "fetienti" erano a quei tempi ampiamente utilizzati soprattutto dai fiorai, per realizzare le ghirlande ai funerali, perché servivano a sostenere quei fiori di addobbi aventi i gambi deboli. Dopo averli legati e appuntiti, queste asticelle erano infilavate in appositi supporti composti da Felci rinsecchite.
Con le foglie di  Parietaria (Parietaria Judaica e Parietaria Officinalis), si poteva lavare con efficacia quelle bottiglie che presentavano uno sporco ostinato sul fondo
Stramonio
Sui bordi della ferrovia Piedimonte erano presenti altre specie botaniche interessanti, oltre ai "fetienti", cresceva la Mentuccia o Nepeta, detta comunemente Nepetella (Calamintha), l'Arum (Arum Italicum), che era un tubero selvatico caratteristico per la sua bella infiorescenza costituita da pistillo formato da bacche color rosso vivo e un unico petalo color bianco o verde chiaro.
Si trovavano ancora: la Acetosa (Rumex Acetosa), il Romice (Rumex) l'Iperico (Hypericumperforatum L.) una sorta di bel mazzetto di fiori color giallo-oro che attirava farfalle e vespe. 
Fiori e bacche di Rapestoni (Ramolaccio)
Non mancavano i rovi infestanti (Rubus Ulmifolius), qui dette 'e spine), che producevano abbondanti e saporite more, molto ricercate dai ragazzini e dagli uccelli, e i cespugli di ortiche (Urtica Dionica), qui dette 'e 'llardiche, che sovente erano trattate dal personale della ferrovia, con diserbanti, spruzzati mediante appositi carri ferroviari.
Campanule di Convolvulus
Sui terrazzamenti (Separelle) delle numerose Cupe nasceva in maniera spontanea una bella qualità di felce (Pteridium Aquilinum), che i contadini utilizzavano per confezionare casse di mele Annurche o le ciliege, per offrirle in vendita ai mercati del territorio. 
Nasceva spontanea anche la Saponara (Saponara Officinalis), un piccolo cespuglio con fiori profumatissimi, colore rosa e bianco,  largamente utilizzata in passato come antesignana dei detersivi.
Nei campi incolti, ma anche in quelli coltivati, si sviluppava il Cardo Mariano (Syllibum Marianum), qui chiamato "'o cardune", dallo spinoso, ma bel fiore, colore viola. Dalle imponenti e vellutate foglie color verde tendente al blu, era frequente incontrare sui cigli delle strade un'altra importante pianta officinale, chiamata Verbasco (Verbascum Thapsus). C'era il ripugnante Datura Stramonium (Stramonio o Erba del Diavolo), con i fiori bianchi a forma di tromba, i cui semi, contenuti in un calice spinoso, erano raccolti e utilizzati dai cacciatori di uccelli.
Galisonga
Lungo i bordi dei sentieri di campagna cresceva spontaneo l'orzo selvatico (Hordeum Murinum), le cui spighe si infilzavano nelle calze e negli altri capi di vestiario; anch'esse erano oggetto dei semplici giochi dei bambini. 
Con i piccoli fusti tubolari dell'Avena selvatica (Avena Sativa) si realizzavano curiose trombette, terminanti con il simpatico pennacchio dei suoi capolini.  
Cicoria selvatica
Molto belli i fiori azzurri della Cicoria selvatica e quelli color lilla della Malva selvatica (Malva Necleta).
Altro infestante, che però produceva un bel fiore bianco a forma di campanella, era il Vilucchio oppure Vilucchione (Convolvulus Arvensis), un rampicante qui chiamato 'e Ccuriune. Era altamente infestante a causa delle lunghissime radici bianche; infatti il Convolvulus si riproduceva in maniera esponenziale al minimo sezionamento di queste sue particolari radici. Di contro erano degli ottimi legacci per confezionare le verdure. Nei canditi calici dei Convolvulus si nascondevano maggiolini, scarabei e altri piccoli insetti. C'era anche una sua varietà a forma strisciante, con le campanule di colore rosa o bianco rosa (Vilucchio bicchierino).
Conyza
In primavera i campi si coprivano di un fitto tappetto di erba strisciante e grassa, i cui fiorellini erano delle minuscole margheritine, color bianco o blu: la prima era una specie chiamata Stellaria Media, detta comunemente Centocchi (Cerastium brachypetalum), la seconda, di colore blu, chiamata Veronica Persica. 
C'erano, poi: le cosiddette False ortiche (Laurium Purpureum), con i piccoli e delicati fiori di color lilla e la Fumaria Capreolata (Forum Acta Plantarum), con il suo bel fiore color viola-lilla.  
Cardo Mariano
Lungo i cigli dei sentieri e delle stradine carrabili si raccoglieva l'erba Portulaca (Portulaca Oleracea), che insieme alla Cicoria selvatica (Cichorium Hintybus) e la Rucola (Diplotaxis muralis), erano delle apprezzate erbe usate per preparare gustose insalate, in particolare quella che era detta in dialetto napoletano: 'a rucola 'e pucchiacchiello (Rucola e Portulaca).  
Si vedevano in gran quantità i delicati e lucidi fiori gialli dei Ranulcolis Acis, erba molto apprezzata dagli animali da cortile. 
Soffione di Tarassico
Bello e frequente anche il Grespigno (Sonchus Asper), una cespugliosa dal solare fiore, colore giallo-oro. Anche la Borragine era frequente tra le piante spontanee da campo, particolarmente preziosa per le sue elevate proprietà botaniche curative.
I Centonodi (Polygonium avicolare), che crescevano lungo i sentieri o "lemmeti"  erano utilizzati per alimentare il bestiame, in particolare i conigli. 
Oltre ai "Curiune", le altre erbe selvatiche che facevano lavorare non poco i contadini durante le operazioni di zappatura, erano: le Gramigne (Cynodon Dactylon ed Eleusine Indica), qui chiamate in tono dispregiativo "'e rammegne", la Sorgheta (Sorgium Halepense), con le sue radici tubolari colore rosso corallo, l'Eleusine Indica, chiamata volgarmente "Pellicciello", a causa del manto folto che realizzava nei campi e i Denti di Cavallo (Cyperus Rotundus), qui chiamati "'e Scannacavalli"
Portulaca selvatica
Questi ultimi (Denti di cavallo) presentavano delle radici con uno o due tuberi sferici tra loro collegati, e avevano poi degli steli apparentemente semplici e filiformi, che invece erano capaci di attraversare gli spessi manti di asfalto delle strade...!
Le erbe selvatiche erano anche fonti di azoto e di altri preziosi minerali ed elementi botanici utili per la concimazione naturale dei campi, specialmente durante il cosiddetto "Sovescio", ossia la zappatura o l'aratura dei campi, quando si eseguiva il ribaltamento delle zolle superficiali. 
Erba Calenzuola (Euforbia Elioscopia)
Infatti, alcuni mesi prima del Sovescio, si seminavano nei campi una varietà di fave piccole  (Favino), qui chiamate  "'e favicchie", seguivano i Ramolacci selvatici, detti "Rapestune"(Raphanus Raphanistrum) e, solo per finire, i Lupini selvatici (Lupinus angustifolius), in modo di averli abbastanza sviluppati al momento dell'operazione.
In estate nei campi incolti si sviluppavano: la Piantaggine a foglie larghe (Plantago Lanceolata), la Mercolella (Mercurialis annua), la Silene latifoglia, con i caratteristici fiori a calice bianchi, l'erba Viperina (Scabiosa  Columbaria), la Vedovina, la Reseda Alba e la Solanium Nigrum.
Felce
La Solanium Nigrum, appartenente alla famiglie delle Solenacee (specie cui appartengono anche i pomodori), aveva delle piccole bacche nere, molto  tossiche, simili a dei minuscoli pomodori e per questo motivo, ma non impropriamente, che erano da noi chiamate "pummarole selvatiche"
Silene
Frequenti erano i cespugli di Setara, con il caratteristico fiore a forma di "scopino" (Setara Pumila).
Tre arbusti, con portamento alto e con fusti legnosi, risultano ancora oggi essere importanti nel campo scientifico e agrario, sia come piante officinali e sia come essenze botaniche per preparare infusi: il primo era il "Farinello", ossia il Chenopodio, utilizzato per ricavare cime per insalate (solo i rametti teneri) e soprattutto per la produzione della farina, ricavata dai suoi minuscoli semi.
Capsula dei semi dello Stramonio
Il secondo era l'Amaranto (Amarantus Retroflexus), noto per il suo pennacchio pungente, usato anch'esso per produrre farina, mentre il terzo era l'Assenzio selvatico o Artemisia selvatica (Artemisia Vulgaris), particolare per il suo caratteristico odore acre e molto intenso.
Sempre in estate, le altre erbe infestanti che "dominavano" i campi erano: la velenosa Euphorbia Helioscopia (chiamata volgarmente Erba Calenzuola), nome attribuito dagli antichi perchè ritenevano che il fiore ruotasse durante il giorno, come per il girasole, per raccogliere i raggi solari,
Solanium Nigris
C'era poi la Daucus Carota, ossia la Carota selvatica e la Galium Aparine, una essenza rampicante, con i foltissimi fiori bianchi a mo' di velo di sposa, che presentavano le foglie e i semi facilmente attaccabili agli indumenti e per tale motivo in alcune regioni oggi viene chiamata anche "Attaccavestiti".
Nei campi era frequente anche il Trifoglio (Trifolium Arvense), con i suoi caratteristici, piccoli e soffici fiori sferici, colore bianco o lilla e la delicata erba Galisonga (Galisonga Parviflora Asteracea), con i piccolissimi fiorellini a margherita, anch'essa utilizzata per alimentare gli animali da cortile. 
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Dente di Cavallo (Scannacavalle)
La Conyza (Conyza Canadensis) era presente nei terreni abbandonati, i cui fiori producevano delle spore che contaminavano irrimediabilmente gli indumenti al solo loro contatto.
L'erba per il bestiame da pascolo e per per quello da stalla era prodotta attraverso il Loglio (qui chiamato "a ugliata), la Poa Annua, l'Avena selvatica, la Coda di volpe (Alepocurus Pratensis), l'Erba medica (Medicago Sativa) e il Pepe d'Acqua (Poligonum Hydropiper - Aviaria o Persicaria).
Infestante, ma usata un tempo come colorante degli indumenti, era la Phitolacca (detta Uva Turca), per i suoi frutti composti da bacche colore nero, fortemente coloranti di rosso scarlatto.
Arum Italicum
Purtroppo stiamo assistendo in questi ultimi tempi a una metamorfosi della botanica del territorio, accompagnata dalla diffusione di erbe e arbusti infestanti, che stanno prendendo il posto delle antiche specie autoctone, spesso favorite dagli interventi non sempre felici di antropizzazione e anche dalle contaminazioni botaniche provenienti dai paesi esteri, quale, ad esempio, l'Alianto (Aliantus Altissima), arbusto che cresce rapidamente nel giro di pochi anni, diventando un poderoso albero, il cui tronco e le robuste radici possono minacciare la stabilità dei muri di confine e le opere stradali. 

Vedovina
Concludendo questo argomento, rimandiamo il lettore interessato alle pubblicazioni specializzate di botanica e anche ai siti web,  che si trovano navigando in "internet, per verificare le molteplici proprietà farmacologiche e curative che presentano la maggior parte delle essenze qui descritte, che abbiamo omesso solo per una questione di spazio. 

Purtroppo dell'utilizzo di queste essenze nel nostro territorio sono giunte solo rarissime testimonianze, almeno fino ad oggi; ma confidiamo nella futura ricerca... 
Salvatore Fioretto 


Malva selvatica
Euphorbia
Amaranto




Phitolacca


Fumaria capreolata

Grespigno









Coda di volpe


Mercolella


Parietaria





Pepe d'acqua
Fiore di Borragine
Soffione di Tarassico




Convolvulus (Vilucchione)


Ramolaccio (Rapestone)

 
Farinello


Convolvulus (Vilucchio bicchierino)


Avena selvatica
















Galium Aparine



Carota selvatica


Centocchi (Stellaria)
Acetosa


Solanium nigrum


Reseda Alba
Ranuncolo selvatico


Piantaggine


Orzo selvatico
Veronica Persica




Convolvulus (Vilucchione)
Rumex (Romice)
Rumex (Romice)
Iperico


Loglio (Ugliata)
Grespigno

Assenzio selvatico

Eleusine Indica


Centocchi (Stellaria)


seguono due foto della Nepetella (Calamintha) e due con il Verbasco (Verbascum Thapsus)







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