lunedì 19 agosto 2013

Piedirosso? No, meglio " 'O Pere 'e palummo"....!



Secondo gli esperti del campo e gli addetti ai lavori quella di quest'anno sarà un'annata eccellente per la produzione vinicola. Il caldo poco tropicale di questi mesi estivi, accompagnato da una primavera alquanto piovosa, hanno permesso la produzione di uve interessanti, per qualità e quantità, tali da poter definire l'anno di produzione, che volge al compimento, uno di quelli eccellenti ... da annoverare negli annali dell'enologia italiana degli ultimi decenni, naturalmente incrociamo sempre le  dita...!
Sappiamo tutti che la penisola italiana è densamente coltivata con tantissime varietà di vitigni, alcuni storici e millenari e altri frutti di incroci e/o di importazioni, ad ogni modo, la coltivazione delle viti in Italia risale a tempi remotissimi, ancor prima della venuta dei Greci e dei Romani...! La nostra regione, poi, non è da meno delle altre, con importantissime varietà di vitigni autoctoni coltivati, che producono eccellenti qualità di uve e, poi, vini apprezzati in tutto il mondo, sia dagli esperti enologi, che da semplici "utenti" della tavola... 
Tra i territori ameni della regione Campania, rinomati in campo enologico per essere stati altresì "baciati" dalla natura e dal sole, a fare da padrone troviamo sicuramente i Campi Flegrei, con la fascia costiera e l'isola d'Ischia. 
Un tempo, non tanto lontano, anche la zona intorno Napoli, in particolare il territorio "affacciato" ai Campi Flegrei, con la fascia compresa  tra i Camaldoli, Capodimonte, Piscinola, Marianella, Marano e Mugnano, aveva diffusa la coltivazione di variegate qualità di vitigni autoctoni, tra i quali a fare da padrone c'erano il "Piedirosso" e la "Falanghina", ma si trovavano anche altre varietà di vitigni minori, come le qualità denominate: "Mangiaguerra", "Suricillo", "Parasacca", "Marsigliese", "Asprinio" e tante altre ancora. I vitigni erano favoriti soprattutto dal microclima e dalla morfologia del terreno, che presentava, e presenta ancor oggi, in alcune isole sopravvissute alla distruzione, gli stessi caratteri fisici e naturali del territorio dei Campi Flegrei. Questi vitigni, e in particolare il "Piedirosso", producevano dei prelibati vini, apprezzati fin dall'antichità, soprattutto dai Romani e poi diffusi e noti in tutto il mondo allora scoperto. 


(Vite maritata al pioppo, con disposizione a ventaglio)

Il termine "Piedirosso" deriva dalla denominazione data dai Romani a questo vitigno, che era di "Columbina Purpurea", ossia "Rosso di Colombo", o meglio, un appellativo riferito all'aspetto di colore presentato dal piede del piccione: un colore prossimo al rosso scarlatto. I Romani, infatti, paragonavano il colore assunto dal raspo delle pigne di uva con il colore assunto dalle zampe dei colombi... Anche il colore del vino, una volta raffinato, presentava dei riflessi vermigli, trasparenti alla luce, paragonati da questi al rosso scarlatto... 
Dalle nostre parti questo vitigno è stato sempre chiamato, sin dai tempi più antichi, "Pere 'e Palummo", termine che rappresenta una degradazione della lingua napoletana alla denominazione latina di "Columbina Purpurea". Una curiosità importante da dire è quella che questo vitigno, autoctono, ossia legato al territorio dei Campi Flegrei e dintorni, cresce e dimora ancora oggi in maniera naturale, ossia senza l'ausilio dei "portainnesti", è un motivo c'è ...!
Il "portainnesto" fu introdotto agli inizi Novecento del secolo scorso, quando in Europa si sviluppò una sconvolgente epidemia patogena delle viti, chiamata "Fillossera", che attaccò tutti i vitigni europei, minando alla base delle radici la loro sopravvivenza. La "Fillossera", infatti, è una malattia che attacca le radici delle viti, conducendole rapidamente alla distruzione. Non esisteva allora (e non esiste nemmeno oggi) una cura per difendere le viti da questa malattia. I botanici e gli agronomi europei dell'epoca ne studiarono tante e alla fine si inventarono un escamotage per difendere tutte le qualità autoctone della "Vitis Vinerea" (ossa della vite Europea), soprattutto quelle francesi e italiane, che erano le più numerose e minacciate dalla virulente patologia: introdussero dall'America dei "portainnesti" di "Vitis Lambrusca", ossia della "Vite Americana", le cui radici resistevano benissimo all'epidemia di "Fillossera". Furono innestati sopra queste viti tutte le qualità autoctone europee, salvandole da sicura distruzione. In questo scenario di allora, ci fu una eccezione..., proprio nella Provincia di Napoli!!  
I vitigni di "Piedirosso", "Falanghina" e altri minori, infatti, si salvarono dalla epidemia, naturalmente, senza l'ausilio del "portainnesto": il motivo è facile da dedurre: perché le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche del terreno, che è di origine e composizione vulcanica (pozzolanica), protesse i vitigni e non favorì la trasmissione della malattia alle radici delle viti. Tutt'oggi la propagazione delle viti nella nostra provincia, avviene per "propaggine" e per "talea", come da millenni a questa parte, senza "portainnesto"! 
Per quelli che non lo sanno, precisiamo che la "propaggine" consiste nell'inserire un tralcio della vite madre direttamente nel terreno, per farlo radicare, mentre la "talea" è la propagazione attraverso segmenti di tralci di viti, messi a dimora nei vivai.
Nella nostra zona il metodo di coltivazione delle viti era caratteristico ed è stato denominato dagli esperti "Alla Etrusca", che a differenza dell'altro tipo, detto "Alla Greca", consisteva nell'"accoppiare" le viti a degli alberi di Pioppo, disposti in filari e quindi utilizzati come supporto alle stesse viti. Questo tipo di disposizione delle viti coi pioppi viene chiamata anche con l'allocuzione: "Vite maritata ai pioppi". La tecnica di coltivazione, chiaramente di tipo "intensivo", permetteva di poter sviluppare in altezza le viti e di conseguenza avere un maggiore spazio di terreno alla base, utile per poter coltivare i cereali, gli ortaggi e gli alberi da frutta. L'altezza dei filari poteva arrivare anche a 8-10 metri! Ancora oggi si può ammirare questa tecnica nel territorio Aversano, perché utilizzata per l'Asprinio o l'uva Fragola.
(Filare di Piedirosso a Piscinola, in una foto del 2005)
L'ultima curiosità è quella che l'uva Fragola, volgarmente detta "Fravulella", è uno di quei vitigni americani, di cui abbiamo parlato sopra, introdotti in Europa per far fronte all'epidemia della "Fillossera".  
Esso fu, poi, molto apprezzato per la prelibatezza dell'uva e per il profumo e il sapore fruttato del vino e quindi coltivato in larga scala, soprattutto nella provincia di Napoli. Il vino è stato prodotto in gran quantità in passato, ma lo è ancora oggi, come pure il consumo dell'uva "da tavola"... Negli anni '30, durante la dittatura fascista, fu promulgato un Regio Decreto con il quale si proibiva la coltivazione di questo vitigno, chiamato anche "Uva Isabella" e la produzione del vino chiamato "Fravulella". Forse tale divieto aveva lo scopo di difendere le qualità autoctone dei vitigni italiani dall'invasione straniera...; tuttavia, in barba a questo divieto, la coltivazione delle viti di "Fravulella" non è mai cessata in Campania e tutt'oggi si può osservare ancora una consistente quantità di uva Fragola in vendita sui banchi dei mercati ortofrutticoli...! 
Purtroppo l'espansione della Metropoli e l'urbanizzazione intensa del territorio, hanno decretato la scomparsa quasi totale di queste antichissime testimonianze botaniche del passato nei quartieri a nord di Napoli.

Ci auguriamo anche quest'anno una buona vendemmia, inneggiando, con un forte "cin cin", quella che si prospetta un'ottima annata di vino!!
Salvatore Fioretto 
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(Filare di Piedirosso a Piscinola, in una foto del 2005)

5 commenti:

  1. La redazione di "Piscinolablog" al primo mese di vita, esprime i ringraziamenti a quei lettori che assiduamente in queste settimane inziali stanno leggendo le pagine e i post pubblicati. Un rigraziamento particolare ai numerosi amici lettori che si collegano dagli Stati Uniti, dalla Serbia, dalla Germania e dalla Repubblica Russa. Un ringraziamento anche agli amici italiani che sono ovviamente i più numerosi.

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  2. di nuovo complimenti

    Michele Arcopinto
    Chiaiano

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  3. A proposito della vocazione fortemente agricola e vinicola della nostra terra, oggi tavola ho bevuto un ottimo vino una Falanghina del Sannio dell'azienda vinicola De Liso, di proprietà di un Piscinolese DOC. Vi consiglio vivamente di gustarlo. Qui il sito:
    http://www.vinideliso.it/index.html

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