giovedì 9 luglio 2020

Analisi socio-demografica del Villaggio di Piscinola, nel primo decennio del secolo '900... (Prima parte)


Abbiamo narrato negli ultimi post, le vicende storiche che portarono alla soppressione del Comune di Piscinola e all’annessione del'ex territorio comunale nei confini del Comune di Napoli, come "Villaggio". Ovviamente, la conseguenza di questa importante variazione geo-amministrativa, fu quella che il territorio di Piscinola uscì dall'amministrazione del Circondario di Casoria, perché ormai rientrato in quello del Circondario di Napoli, a cui Napoli apparteneva e dirigeva.
In questo post eseguiremo una analisi socio-demografica, riportandoci a una distanza di circa 45 anni da quell’avvenimento storico per Piscinola, per capire quali furono le variazioni avvenute in ordine all’anagrafe, le statistiche riguardanti le tipologie di patologie presenti, le cause di mortalità, il grado di scolarizzazione, le occupazioni principali della popolazione; non ultimo, il sistema di agricoltura praticato. Per fare ciò abbiamo fatto riferimento a due importanti pubblicazioni che abbiamo rinvenute e che sono rispettivamente:
- “Annuario storico statistico topografico del Comune di Napoli, anno 1909-1910 (Anno secondo dell'annuario) Volume pubblicato nel 1913.
- “Relazione e memorie estratte dagli atti del comizio agrario del circondario di Napoli” letta nell’adunanza autunnale dell’anno 1869.
Per quest’ultima fonte, che risale a qualche decennio precedente al periodo di osservazione, abbiamo preferito comunque di prendere in esame, considerando che esso fotografa la situazione agricola del circondario di Napoli, e che, in mancanza di altre fonti, costituisce comunque un valido e attendibile riferimento storico. 
Il sistema agricolo tipico del nostro territorio, ad essere praticato in maniera intensiva, è il sistema b), ossia: "Coltivazione mista con predominio di Seminatorio", anche se non mancavano altri tipologie di coltivazioni, come "mista con viti", selve, giardini delle delizie e pascolo.  
Ricordiamo che i commenti del post sono scritti in carattere corsivo.
 
Ecco di dati statici anagrafici:

Popolazione presente a Piscinola, calcolata al 31 dicembre 1908 (esclusa la guarigione) 
-Maschi: 3460
-Femmine 3205 
Totale abitanti: 6665 

Nati nel 1909
-Maschi: 118
-Femmine: 107
Totale nati: 225 

Morti nel 1909
-Maschi: 79
-Femmine: 78
-Emigranti: 12 
Totale morti 1909: 169 
Differenza tra nati e morti: +56 persone 


Abitanti al 31 dicembre 1909 
-Maschi 3491
-Femmine: 3230 
Totale abitanti 1909: 6721;
quindi 56 abitanti in più rispetto all'anno 1908. 

Nati anno 1909:
Nati legittimi:
-Maschi: 111
-Femmine: 104 
Nati illegittimi  (sommati i "riconosciuti" con i "non riconosciuti"):
-Maschi: 7
-Femmine: 3 
Totali nati: 225, di cui:
-Maschi: 118
-Femmine: 107 

Nati morti: 
-Maschi: 6
-Femmine: 7
Totali nati morti: 13 (tutti legittimi)

Parti doppi:
-2 maschi: 1
-2 femmine: 1
--------------------------------------------- O ----------------------------------------------------

Matrimoni celebrati (1909): 48 
--------------------------------------------- O ----------------------------------------------------

Confronti:
Per un semplice confronto statistico, riportiamo:
- gli abitanti di Piscinola, al momento dell'integrazione nel Comune di Napoli, nel gennaio 1866, erano 2218 (quindi nel 1909 erano triplicati, da considerare che il periodo di fine ottocento è stato caratterizzato da imponenti epidemie di Colera e Tifo che avevano decimato la popolazione napoletana).
- gli abitanti di Napoli, nell'anno 1909, erano 612.191 (compresi i cinque Villaggi).
 


Seguono i dati statistici  per il solo villaggio di Piscinola o per i villaggi di Piscinola e di Marianella, riferiti all'anno 1909:
--------------------------------------------- O ----------------------------------------------------

Polizia Veterinaria (Villaggio di Piscinola): 
Vigilanza sullo stato sanitario degli animali specialmente lattiferi:
-Ispezioni eseguite:  1024
-Provvedimenti sanitari emessi: 48
-Animali lattiferi bollati: 74
-Vigilanza sull'igiene delle stalle e altre località:
-Ordini emessi per risanamenti: 27
-Vigilanza sui generi alimentari: 963
--------------------------------------------- O -------------------------------------------------------

Vigilanza scolastica (Villaggi di Piscinola e Marianella): 
Visita periodiche scuole:
-Municipali: 29
-Private: 17 
Totali visite: 46

---------------------------------------------- O ------------------------------------------------------ 
Denuncia per malattie infettive (Villaggi di Piscinola e Marianella) 
-Vaiolo:   2
-Febbre tifoidea: 3
-Difterite: 1,    di cui    decessi : 1 
-Totale: 6 

----------------------------------------------- O ----------------------------------------------------- 
Vaccinazioni anno 1909 (Villaggio di Piscinola): 
-Pubbliche: 170
-Rivaccinazioni:  752

----------------------------------------------- O ------------------------------------------------------ 

Profilassi delle malattie infettive, durante il 1909 
-Ispezioni per profilassi della malattie infettive:  206 
di cui:
Ordinanze emesse per isolamento degli infermi malattie infettive:  123
-Vaccinazione obbligatoria:              96
-Rivaccinazione obbligatoria:       2693
---------------------------------------------- O ----------------------------------------------------------

Assistenza pubblica, per anno 1909 
-ammalati visitati per malattie infettive:   118
-in sezione:  225
-a domicilio:  245 
Totale 588 
Visite fiscali a impiegati:  8
----------------------------------------------- O ----------------------------------------------------------
 

Causa morte, anno 1909 (Villaggio di Piscinola): 
Ipotosse (Tosse convulsiva)  1 f
-Dissenteria:  1 m
-Sifilide:  3 m + 1 f
-Setticemia: 2 m + 1 f
-Tubercolosi polmoni: 5 m + 7 f
-Tubercolosi intest. :  2 m
-Tubercolosi ossa artic.: 1 f
-Marasma senile:  7 m + 4 f
-Diabete: 1 f
-Sistema nervoso, Apoplessia/emor. celeb. 1 m + 1 f
-Meningite:   3 m + 3 f
-Eclampsia: 3 m + 4 f
-Bronchite: 8 m + 3 f
-Polmonite crupale:  13 m + 19 f
-Arterosclerosi: 1 f
-Endocardite, vizi valv. ecc.: 12 m + 21 f
-Peritoniti: 5 f
-Gastroenteriti: 11 m + 10 f
-Epatiti, cirrosi: 2  m
-Altre app. digerente: 2 f
-Nefriti: 3 m
-Cistiti; 1 f
-App. locomotore: 1 f
-Morti accidentali: 4 m
-Avvelenamenti: 1 m
-Suicidi: 1 f
-Omicidi: 1 f 
Totale morti: 157, di cui:
-Maschi: 79
-Femmine: 68.
Nota: m: maschi,  f: femmine

------------------------------------------------- O ------------------------------------------------

Confronto numero dei morti a Piscinola, con gli altri quartieri e villaggi di Napoli (anno 1909): 
-Piscinola: 157, morti su 6.721 abitanti (2,34%) 
-Miano: morti 147, su 6.129 abitanti  (2,4%); 
-S. Carlo all'Arena: morti 970,  su 38.551 abitanti (2,52%); 
-Fuorigrotta: morti 520, su 18.770 abitanti (2,77%); 
-Vomero: morti 505, su 21.783 abitanti (2,32%); 
-Posillipo: morti 144, su  7.233 abitanti (1.99%); 
-Montecalvario: morti 1.006, su 46330 abitanti (2.17%); 
-Vicaria: morti 2429, su 105.248 abitanti (2,3%); 
-Mercato: morti 1773, su 11.182 abitanti (15,85%); 
-Stella: morti 1273, su 47.714 abitanti (2,67%); 
-Pendino: morti 422, su 22.744 abitanti (1,86%); 
-Porto: morti 481, su 26.456 abitanti (1,82%).

                                                      ----------------- <O>----------------

Dalla “Relazione e memorie estratte dagli atti del comizio agrario del circondario di Napoli” letta nell’adunanza autunnale dell’anno 1869: 

Cenno sui Contadini (dati che comprendono i villaggi di Piscinola, Marianella, Miano Mianella e Capodimonte)
La statistica dei Contadini non c’è riuscita accapparla tutta. Ve ne diamo un saggio, che comprende i contadini del comune di Napoli e dei villaggi di Capodimonte, Miano, Pescinola, Marianella e Mianella. Speriamo l’anno venturo di presentare tutto il censimento dei contadini del circondario, se i sindaci dei comuni ci vorranno essere larghi del loro appoggio. 
Le notizie da noi raccolte, riguardano il numero dei coloni, le età, il sesso, lo stato, se celibi, se coniugati, con figli o senza, se vedovi con figli o senza, se sanno leggere e scrivere.
Per i lavoranti si è notato inoltre il salario giornalieri. Se fissi, o mobili, lavoranti a giornata.
Il quadro annesso segna partitamente i risultati. Dal medesimo di rileva che i coloni che hanno terre in fitto sono 885; maschi 841, donne che coltivano la terra a nome proprio 44. I celibi sono 71. Gli ammogliati con moglie vivente e vedovi con prole hanno 2407 figli, mentre eglino sono 741; e per conseguenza ricadono tre figli per ciascheduno. Vi sono 840 analfabeti sopra 885 agricoltori, ciò che dimostra quanto trascurata sia la istruzione pubblica negli anni scorsi.
L’età media dei coloni è di 47 anni; se ne riscontrano parecchi che hanno oltrepassato l’età di 60; sono appena 12, quelli che hanno raggiunto gli 80.
I lavoratori fissi, tra i quali sono i componenti di una istessa famiglia e propriamente i figli dei coloni, sono 552, dei quali 459 maschi e 113 femmine. Celibi se ne noverano 244. I figli sono 317. La classe dei lavoratori come quella dei coloni è quasi tutta analfabeta, numerandosi sopra 552 individui solamente 5 che sanno leggere e scrivere. La media dell’età è di anni 36, ve ne sono appena 8 che superano i 70 anni. La differenza della media dell’età tra i primi ed i secondi è da attribuirsi alla minore agiatezza e maggiore fatica dei lavoratori. La cifra degli analfabeti è scoraggiante. Solo rinfranca in parte il sapersi ciò che dal Municipio di Napoli, al quale appartengono, è stato fatto diminuire il numero. Nelle contrade di dette campagne vi sono installate per conto del Municipio N.14 Scuole divise in scuole Maschili, - 5 con 325 inscritti e 250 assidui, Femmine, - 4 con 202 iscritte e 170  assidue, ed in Infantili promiscue con 261 inscritti e 222 assidui: per guisa che si hanno 788 inscritti e 646 assidui. – Si potrebbe obiettare che il numero dei soli figli degli agricoltori è di 2866 e però che ne andrebbero a scuola meno del quarto, ma bisogna  tener conto che due quinti almeno sono adulti e già applicati a lavori della campagna: e però, quantunque sia deplorevole che si avviino alla vecchiaia analfabeti, bisogna non pertanto considerarli come morti all’istruzione e ad ogni specie di progresso, e si avrà per conseguenza che sugli altri tre quinti, cioè 1720 si trovano 788 inscritti, poco meno della metà. Non è certamente ciò che dovrebbe aversi, ma il Municipio ha dovuto fare come quei negozianti, che volendo introdurre una merce nuova su di una piazza, mandano prima i campioni, ed a misura che la merce incontra ne aumentano la spedizione; così il comune, sono pochi anni che ha impiantato le prime scuole, ed a misura che gli allievi aumentano, egli apre nuove scuole.
Timbro originale, "Villaggio di Piscinola e Marianella", 1870
E noi crediamo che fare differentemente sarebbe sciupio di denaro. Non sono le scuole, che mancano in Italia, solo gli allievi che non vi vogliono andare, sono i genitori che non curano la educazione dei propri figli. Per veder scomparire gli analfabeti non ci pare esservi altro rimedio che la istruzione obbligatoria.
Statistica degli agricoltori. 

PISCINOLA e MARIANELLA (anno 1869)
Numero dei coloni 195 
ETA’ 
-massina: 84
-media: 47,6
-minima: 17 
SESSO 
-Maschi: 185
-Femmine: 10 
STATO: 
-Celibi: 15
-Con figli:  558
-Senza figli: 5
-Vedovi
-Con figli: 35
-Senza figli:  0
-Sanno leggere e scrivere: 11
-Sono analfabeta: 184.


Dando un’occhiata alle vicine MIANO e MIANELLA, troviamo:
Numero dei coloni 108 
ETA’
- massina: 70
- media: 42
- minima: 19 
SESSO 
-Maschi: 97
-Femmine: 11 
STATO 
-Celibi: 14
-Con figli: 190
-Senza figli: 8
-Vedovi, con figli: 11
-Vedovi, senza figli: 29
-Sanno leggere e scrivere: 3
-Sono analfabeta: 105


Cenno sulla carta agronomica del circondario di Napoli.
La carta agronomica del circondario di Napoli a noi formata è ridotta a 1/50000 dalla topografica di Napoli e contorni eseguita dall’ufficio topografico al 1/25000.
Il circondario trovasi situato in parte nella regione dei campi flegrei; e propriamente nel lato orientale dei medesimi e per un’altra parte della Somma e del Vesuvio nei versanti nord-ovest, ovest, sud-ovest.
La posizione geografica è tra i gradi 40, 40’ e 40, 52’ latitudine boreale – e tra 11, 49’ e 12, 7’ longitudine orientale.
Annuario storico-statistico-topografico, anno 1909-1910
Circoscritto dal monte Spina, dal lago di Agnano, e dal monte dei Camaldoli all’ovest, dalle colline di Capodimonte e Capodichino al nord, dal Vesuvio all’est, e dal mare al sud, prende forma quasi di un semicerchio con la periferia contornata di monti che scendono verso il mare formando due vallate: una più grande tra il Vesuvio e Posillipo, e l’altra più piccola tra questo ed i Camaldoli. – Dal  livello del mare, l’inclinazione  del terreno sale a diverse altezze, con più o meno leggiero pendio da rendere coltivabili tutte le colline.
La più rimarcate altezze sono: il monte Somma metri 1138. Le piane sul Vesuvio metri 748. I Camaldoli metri 470. Posillipo metri 265,22. Capodimonte metri 146, 70.
Contiene 14 centri di popolazione. La città di Napoli con i villaggi annessi di Posillipo, Vomero, Fuori-Grotta, Miano, Mianella, Pescinola, Marianella formano la parte occidentale del circondario; al centro, nella parte più bassa ed alle estreme falde del Vesuvio, varie altezze dalla pendice della Somma e del Vesuvio messi in amenissima posizione sono: Barra, San Giorgio a Cremano, Portici, ed in ordine superiore Sant’Anastasia, Pollena, Massa di Somma, San Sebastiano: ed in fine sulle falde del Vesuvio al sud, trovansi Resina e Torre del Greco, che hanno messo  un piede sul vulcano ed un altro al mare, quasi che gli abitanti stessero pronti a fuggire i moti convulsi dell’ignivomo monte, che spesso ne’ suoi vortici li ha travolti e con le sue sabbie e lave infocate coverti.

Clima. 
Posto il circondario di Napoli nella parte meridionale della zona temperata gode una temperatura media annuale da C. 15° a 16°. Rare volte il termometro cent. Segna al sopra dei 30 gradi e rarissime volte scende al disotto del zero e solo nelle parti più elevate va meno di due gradi sotto zero. I freddi in esso sono poco intensi e non mai di lunga durata.
Le nevi rare volte e per pochi momenti imbiancano i siti più elevati ed appena qualche ora di più durano sul dorso del Vesuvio.
Molto raramente la congelazione delle acque in campagna avvenuta la notte dura per tutto il giorno seguente, ordinariamente con elevarsi del sole lo sgelarsi avviene.
Onde determinare il clima del circondario ci siamo serviti delle osservazioni meteorologiche fatte sull’osservatorio astronomico di Napoli che trovasi a metri 146 dal livello del mare. Abbiamo potuto avere tre serie d’osservazioni: la prima comprende 25 anni dal 21 al 45; la seconda 15 anni dal 46 al 63: la terza finalmente di 4 anni dal 66 al 69. Quest’ultima serie comprende le variazioni osservate sei volte al giorno, vi si rimarcano delle differenze; ma noi abbiamo ragione di credere che le ultime sieno molto più esatte ed essendo esse osservazioni praticate in maggior numero di volte i medii devono mostrare più logicamente il vero.

Terreno Agricolo.
Il circondario di Napoli è diviso amministrativamente in 13 comuni, cioè: Napoli, San Giovanni a Teduccio, Portici, Resina, Torre del Greco, Barra, Ponticelli, San Giorgio a Cremano, Pollena, Massa di Somma, Somma Vesuviana, S. Anastasia, S. Sebastiano al Vesuvio (I comuni a nord di Napoli, facevano ancora parte del circondario di Casoria).
La sua popolazione è  527579, secondo il censimento del 1861.
La superficie è di chilometri quadrati 346,61 di guisa che sono poco più di 1524 abitanti per ciascun chilometro quadrato.
Confronto dell'edificato storico di Piscinola (in nero) con le modifiche post-Guerra
Il terreno agricolo di tutto il circondario presenta la estensione di ettari 23830,33 are, che messa in relazione con la popolazione si ha poco più di 4 are e mezza per ciascun individuo. Tale meschina proporzione non ha nessuna influenza sulla condizione economica della popolazione; perché il circondario è commerciale ed industriale più che agricolo.
La coltivazione è intensiva, per quanto lo permetta un suolo in vari punti non molto agricolo. Sebbene, meno la coltivazione umida, tutte le altre specie di colture vi si riscontrino; pur tuttavia queste possono restringersi in sei gruppi che tutte le comprendano. 
a) Coltivazione mista con predominio di Vigneto;
b) Coltivazione mista con predominio di Seminatorio;
c) Orto irrigui;
d) Selva;
e) Giardino;
f) Pascolo incolto.

a) La coltivazione mista con predominio del Vigneto, occupa un’estensione di ettari 7423,44; si osserva nella collina di Posillipo, ed a mezza costa dei monti Somma e Vesuvio, dove termina la selva, in mezzo alla quale qualche volta s’introduce. L’abbiamo chiamata mista; perché mentre la vite è quella che dà il prodotto maggiore; vi si coltiva anche l’orto secco e specialmente fave, faggioli e grano d’india, e vi è spesso mischiato il frutteto con il fico quale principale rappresentante. 
b) Il misto con predominio di seminatorio si estende per ettari 9175,77, e segue immediatamente la regione del Vigneto, estendendosi per la pianura di Fuorigrotta, di Miano, Pescinola e Capodichino e le basi del mote Somma nelle pianure di S. Anastasia, S. Sebastiano e Ponticelli. La natura mista risulta dalla coltivazione principale delle graminacee grano e grano d’india, delle piante tessili canape e lino, delle rubbia e qualche volta del cotone, che danno il prodotto maggiore e la coltura della vite, che costantemente trovasi unita e quelle del frutteti e del gelso che vi compare in diversi punti. 
c) L’orto irriguo occupa un’estensione di ettari 1948,70 e trovasi situato nel centro del circondario in massina parte, dove trovasi disperse nel sottosuolo buona parte delle acque provenienti dai monti Somma e Vesuvio ed anche da altri più lontani. In altri punti del circondario s’incontrano dei terreni paludosi in piccole frazioni che sono stati prodotti dalla immensa irregolarità del sotto suolo delle falde del Vesuvio.
Mappa del Littorale di Napoli, di Antonio Rizzi Zannoni, 1793
Le continue convulsioni del vulcano e frequenti tremuoti producono spostamenti nei corsi naturali delle acque e per conseguenza degli alvei momentanei che formano tanti diversi centri di terreni paludosi là dove per la naturale inclinazione del suolo non dovrebbero esservi.
Se ne riscontrano di questi in Torre del Greco, Resina e Portici. 
d) Il terreno della Selva nelle sue varie forme è di ettari 1450,53. Occupa la parte superiore del monte Somma meno la cima che è nuda e parte del Vesuvio al di sotto del cono; ove oggi specialmente nei tenimenti di Torre del Greco va estendendosi una giovane e rigogliosa foresta di pini seminati sulla pura arena del Vesuvio riversata sovra un sottosuolo di lava dura. Altra parte di selva riscontrasi ai Camaldoli per quella porzione che entra nel nostro Circondario. 
e) In ultimo 365 ettari ed 81 are son tenute a giardino. Sono giardini di delizie e non di produzione, e però i prodotti della floricoltura sono frazioni incalcolabili. Tranne pochissimi giardini, che hanno una estensione calcolabile al di sopra di 100 are, gli altri sono tutti di piccole estensioni al di sotto delle 30 are disperse nelle vicinanze di tutt’i centri abitati dei Comuni. 
f) Finalmente sono da numerarsi 258 ettari e 81 are tenuti a pascolo naturale per la loro natura, niente affatto agricola, sia perché troppo in declivio, sia perché, essendo terreni provenienti d’alluvioni la crosta agricola è ancora in principio di formazione. 

La relazione continua, descrivendo in dettaglio i sistemi agricoli attuati dai contadini per la fertilizzazione dei campi, il tipo di colture praticate, le varietà di frutta prodotta, i vitigni e gli ortaggi prodotti, ma di questo argomento eseguiremo in futuro un post appropriato, altrimenti rischiamo di allungare sensibilmente le dimensioni di questa trattazione.

Nella seconda parte del post, esamineremo le problematiche del territorio, dal punto di vista infrastrutturale e organizzativo e i rimedi che l'amministrazione comunale aveva progettato o in corso di attuazione, sempre riferito al primo decennio del secolo '900. 
Salvatore Fioretto

sabato 4 luglio 2020

Ricordando mio Padre...., di mons. Salvatore Nappa

Ho avuto il piacere e l'onore di aver conosciuto e visitato più volte mons. D. Salvatore Nappa, negli ultimi anni della sua vita. Volle conoscermi personalmente, dopo che pubblicai il libro "Piscinola, la terra del Salvatore". Mi mandò a chiamare tramite suo nipote, Salvatore, e devo dire che per me fu davvero un bel incontro, mi accolse nello studio dell'appartamento di Marianella, dove risiedeva. Era allora divenuto da poco parroco emerito di Marianella.
Il tram "38" al capolinea di Piscinola
Poco dopo mi fece pervenire una bella lettera, che conservo gelosamente, dimostrandomi tutto il suo personale apprezzamento e le sue congratulazioni per la riuscita del libro, da me dedicato alla storia di Piscinola.
Seguirono altre mie piacevoli visite. Nell'ultima, fatta pochi mesi prima che monsignore morisse, volli regalargli la prima stampa del mio libro sulla Piedimonte, che gli avevo dedicato, assieme a mia madre.
Un giorno, non ricordo precisamente quando, ritornando da lavoro, a sera, trovai sulla mia scrivania una busta bianca, e dentro un fascicoletto con il frontespizio verde, con sopra stampato il titolo "Ricordando mio padre", Mons. Salvatore Nappa" e con scritto a penna, più sotto: " Mons. Nappa Salvatore, in ricordo".
Questo libretto l'ho tenuto conservato, assieme ai miei ricordi più belli e oggi è saltato fuori, per caso, tra le carte conservate. Mi sono ricordato di tutto quel periodo e ho interpretato questo manoscritto come un desiderio, manifestato dall'"amico" monsignore Salvatore, indirizzato alla mia attenzione, per far conoscere un giorno la storia del suo papà, don Giuseppe Nappa, nato e vissuto a Piscinola.
Il racconto colpisce e emoziona allo stesso tempo, sia per la semplicità della scrittura, e sia per i particolari descritti, riguardanti i luoghi, le usanze e le tradizioni dell'epoca; come pure, il ricordo di feste, di pellegrinaggi, di personaggi del popolo. Bellissimi anche i ricordi particolari di don Beniamino Montesano, della ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife, del Tram, della Banda Musicale di Piscinola e della festa di Piedigrotta... 
Devo dire che esso è il più bel tributo e la più grande riconoscenza che un figlio possa fare a suo padre: parliamo di due grandi personaggi e due grandi piscinolesi!
Ho preferito riportare il racconto integralmente, così come scritto, rispettando l'impostazione data da don Salvatore.
Ecco il racconto di mons. D. Salvatore Nappa: 

Prima parte: Ricordando mio Padre...
In oratorio a Piscinola
"Mio padre, Nappa Giuseppe, buonanima, nacque a Piscinola nel 1872.
Suo padre si chiamava Salvatore; di lui, mio nonno, ho vaghi ricordi nonostante che negli ultimi anni della sua vita venne a vivere da noi, ma non ho mai conosciuto la nonna "Anna" alla quale mio padre voleva molto bene, a tal punto che accettò di non entrare in convento dai Padri Francescani a Miano.
Che mio padre avesse avuto questa volontà e che fosse impedito dalla mamma me lo confidava spesso e mi raccontava che sognava spesso di passeggiare in quel convento vestito del saio francescano.
Sua mamma, inoltre, gli negò la possibilità di sposarsi al tempo giusto.
Infatti mio padre solo dopo la morte  avvenuta nel 1913, sposò all'età di 41 anni, Russo Teresa, di parecchi anni più giovane, nipote del parroco di Piscinola, Luigi Russo.
La sua vita, fino alla fine, si svolse in piena armonia con tutti e soprattutto con mia madre con la quale mai una parola fuori posto, mai un litigio, seppure piccolo ed insignificante ma sempre disposto ad aiutarla nei giorni più importanti dell'anno.
Fu padre amoroso verso i quattro figli avuti dal matrimonio, il primo Salvatore, morto all'età di appena di due anni, di Anna che sposò nostro cugino Angelo D. M., di me Salvatore, a cui diede il nome del fratellino morto ed infine di Angelo che dopo la guerra in Albania e la lunga prigionia sposò Santina Quinterno.
Mio padre esercitava la professione di barbiere ed era uno dei tre barbieri di Piscinola ed era molto apprezzato.
Esercitò la professione in saloni, cioè bottega, in tre punti diversi della zona, il primo salone in piazza, il secondo a via Miano, nel punto della confluenza tra le due strade, che quando pioveva forte veniva invaso dalle acque che defluivano dai Camaldoli. E fu per questo motivo che fece aggiustare a sue spese il locale al di sotto della abitazione in via S. Salvatore, dove c'era anche il forno per le famiglie del palazzo. Lavoro che costò non poco, ma che ne valse la pena perché gli permise di lavorare a casa, facendo come si dice, allo stesso momento "Casa e bottega".
Ne valse veramente la pena perché, non pagava più la pigione anche se allora essa non era eccessiva, e non veniva più sommersa dalle acque.
A quel tempo i barbieri lavoravano soprattutto il sabato sera e la domenica mattina, non perchè gli uomini non tenessero alla propria pulizia e alla bella presenza, ma perché non avevano i soldi a sufficienza  per radersi ogni giorno non essendoci ancora le "Gilette" e quindi mio padre lavorava fino a tarda sera il sabato e la domenica mattina con questa novità unica al mondo. Infatti la domenica mattina mentre era intento a esercitare il proprio lavoro, al suono della campana che annunciava l'inizio della Messa di mezzogiorno non solo lasciava tutti i clienti in attesa del proprio turno ma anche quello seduto sulla sedia grande anche se con la barba fatta a metà e scappava in chiesa, perché non voleva rimanere senza aver ascoltato la S. Messa, anche se gli era impossibile entrare, perché al quel tempo la chiesa si riempiva, per l'ultima Messa, non solo donne, ma anche di uomini e molti di essi compreso mio padre rimanevano sul sagrato ad assistere alla funzione religiosa.   
monsignore Nappa ai tempi del seminario
Certamente questo strano comportamento ci preoccupava, perché persavamo che i clienti, trattati a quel modo, se ne andassero, ma non era così, tutti rimanevano ad aspettarlo e tutti ritornavano la settimana successiva.
A confermare la religiosità di mio padre devo dire che egli, ogni mattina non solo partecipava alla S. Messa ma la serviva perché allora c'era bisogno dell'inserviente.
Una volta mi raccontò che una mattina, mentre stava in ginocchio servendo regolarmente la Messa fu chiamato dal parroco Gallo, mentre celebrava, il quale si era fermato e volle sapere da lui se aveva detto le parole della consacrazione, perché si era sentito male e avendone avuto la conferma, acquistò sicurezza e continuò la celebrazione.
Inoltre sempre che poteva e lo poteva facilmente era presente in chiesa per accompagnare i canti suonando l'organo. Non era un grande maestro di musica, ma sapeva intonare ed eseguire tutti i canti religiosi senza difficoltà e per questo motivo era riconosciuto come organista ufficiale della parrocchia (del SS. Salvatore). Per questa sua attività riceveva anche la retribuzione che gli tornò utile quando non potette più lavorare e che gli permise di tirare avanti anche se con chiara ed evidente difficoltà.
Erano per me gli anni del seminario.
Mio padre sempre che il lavoro glielo permetteva non mancava mai alle grandi e speciali manifestazioni religiose, come ad esempio, i pellegrinaggi che ogni anno Mons. Trigilio organizzava per Pompei ed a proposito ricordo che un anno in cui partecipò anche la banda di Piscinola, e per recarci a Pompei, ci servimmo della Piedimonte d'Alife, fino a Piazza Carlo III e poi dovendo prendere la Circumvesuviana, percorremmo a piedi Corso Garibaldi alle 7 del mattino con la banda in testa tra la meraviglia della gente, che al nostro passare veniva svegliata dalla musica e dai canti e si affacciava ai balconi.
Cartolina celebreativa centenario ferrovia Napoli-Piedimonte, di Zacarias Cerezo
Ogni anno l'11 maggio insieme a tutta la famiglia papà si recava in pellegrinaggio a S. Antimo (Napoli), paese però della diocesi di Aversa. Di questo Santo egli fu assai devoto e riconoscente, perché quando si ammalò e stette in fin di vita gli fu proposto di raccomandarsi a questo Santo, di cui gli fu dato anche il quadro, egli veramente si raccomandò e stette bene, per cui ogni anno e spesso a piedi ci si recava a ringraziare il Santo, e quando divenni sacerdote volle che una delle prime Messe la celebrassi proprio nella bella chiesa di S. Antimo.
Nella sua vita mai dimenticò di recitare il Santo Rosario ogni giorno e forse più volte al giorno.
Ricordo che durante l'inverno la sera ci radunava tutti attorno al braciere e prima di andare a letto si recitava il Rosario.
Ricordo ancora che in estate, di pomeriggio soleva passeggiare fino alla chiesetta della Madonna delle Grazie recitando il Rosario e trovandomi a giocare al pallone con gli altri ragazzi, fermava il gioco e ci mandava a casa perché non voleva che sudassimo.
Ma questa sua religiosità questa sua devozione non la teneva solo per se. Essendo uno dei tre barbieri di Piscinola e avendo a che fare con molti uomini, faceva il missionario, non solo raccomandando loro, con il suo esempio, di non mancare mai alla S. Messa alla domenica, ma spesso facendo la predica, ed una sua espressione che ancora oggi ricordo bene era "Mondo, Demonio e Carne" da cui bisognava guardarsi bene.
Era davvero un uomo di preghiera e per tale la gente lo conosceva, tanto che ancora oggi, persone che lo hanno conosciuto ricordano la sua religiosità e la mitezza d'animo.
Un'altra espressione a lui molto cara e che ripeteva spesso, era che il barbiere per intrattenere i clienti doveva essere o un "Buon Parlatore" e lo era come abbiamo visto, o un "Buon Giocatore" o un "Buon Suonatore". 
Un buon giocatore non so se lo era, ma ricordo le interminabili partite a carte che faceva con "Mastro Mimmo" il signor Domenico del quale conservo un ottimo ricordo perché d'accordo con la moglie, una santa donna, mi fecero due regali a me molto graditi, il libro del "Divino Ufficio" al momento dell'ordinazione suddiaconale  e il camice bianco al momento della mia ordinazione sacerdotale.
Un buon suonatore lo era, come vedremo anche in seguito, ma adesso mi piace ricordare quando intratteneva i propri clienti, che usavano il salone anche per riposarsi, al suono della chitarra, strumento che suonava benissimo.
Non solo la suonava per accompagnare canzoni napoletane cantate da don Luigi Sica, ma anche suonando arie tratte dalle famose opere liriche. Ricordo che amava suonare principalmente il quarto atto della Traviata.
Non nascondo che anche a me piaceva tanto e voglio pensare che il mio amore per la musica classica me lo abbia trasmesso proprio lui, amore che conservo inalterato, tanto che ancora oggi amo trascorrere ore ad ascoltare la musica.
Prima di terminare questa prima parte nella quale ho parlato degli aspetto religiosi e cristiani, ricordo che pur sapendo che avrei continuato gli studi, fui avviato al suo mestiere facendo le prime barbe all'età di circa 10 anni a due clienti, che ricordo bene e ogni volta mi pagavano mezza lira. Smisi di farlo solo quando cominciai a frequentare la prima ginnasiale a Napoli.


Seconda Parte:  "Sempre insieme a mio padre"

Come già descritto in precedenza non solo accompagnavo papà alle varie ricorrenze religiose ai vari pellegrinaggi ma ogni volta che potevo mi portava con sè.
Ricordo che ogni lunedì mattina, essendo giornata di riposo per i barbieri, tolto il necessario dal guadagno settimanale e consegnatolo a mia madre "Teresa" ci recavamo a depositare le poche lire rimaste, anche perché non teneva niente per se non avendo alcun vizio, sulla banca di Roma al Corso Secondigliano, essendo questa l'unica Banca della zona.
Ci si andava a piedi, non solo perché era difficile prendere il tram, ma anche perché si preferiva camminare. Da ricordare che il tram a Piscinola fu messo alla fine degli anni venti e faceva il servizio navetta fino a Miano e solo dopo un po' di tempo fu portato a piazza Dante.
Al ritorno, non mancava mai di portarmi nella pasticceria "Sacra" a Piazza Secondigliano e mi comprava una sfogliatella che io mangiavo con immenso piacere, tanto mi piaceva che lo spinsi a promettermi di portarmi a Napoli, in una famosa pasticceria, farmi sedere a tavolino e farmi mettere davanti un piatto pieno di sfogliatelle e vedere se ero capace di mangiarle tutte.
La promessa divenne realtà e dopo un poco di tempo, sempre di lunedì, mi portò a Napoli in via Costantinopoli, angolo via Foria, mi fece sedere e chiese per me un vassoio di sfogliatelle mettendomi alla prova.
Don Beniamino Montesano, con la famiglia Silvestri
La prima la mangiai con la stessa voracità come facevo a Secondigliano e con la stessa voracità iniziai a mangiare la seconda, ma la terza nonostante gli incitamenti di papà non riuscii a finirla, così tornammo a casa, lui contento per aver mantenuto la promessa, io perché avevo soddisfatto il mio desiderio.
Un'altra promessa mantenuta fu quella di portarmi a vedere la festa di Piedigrotta.
La sera del 6 settembre 1929 mi disse - vieni con me andiamo a Piedigrotta - Così ci incamminammo e a piedi arrivammo a Napoli, così per la prima volta vidi i carri allegorici, ascoltai le nuove canzoni e mi resi conto della gioia della gente che faceva di tutto per divertirsi. Ricordo che tanta era la folla che non riuscimmo ad arrivare alla chiesa di Piedigrotta ma ci dovemmo fermare a Piazza S. Ferdinando; contenti sempre a piedi ritornammo a casa: era passata mezzanotte.
Altri piacevoli ricordi sono legati alla sua passione per la musica.
A quei tempi, erano gli anni 1920-1930, non essendoci grandi svaghi, come oggi, si svolgevano durante i matrimoni i "Festini" dove si usava intrattenere gli invitati con piccole orchestrine e papà, essendo come abbiamo detto un ottimo suonatore di chitarra, insieme ad un certo "Lorenzo", che suonava il violino, a "Don Beniamino" (don Beniamino Montesano) un impiegato comunale che suonava benissimo il mandolino ed un cantante "Vincenzo" detto "a Scignella", formarono un "Concertino" che essendo l'unico della zona allietava i vari matrimoni e mio padre mi portava sempre con se con sommo piacere.
Mon. D. Salvatore Nappa nell'anniv. di sacerdozio
Piacere, perché mi piaceva molto ascoltare la musica e le canzoni napoletane ma anche perché era una delle poche occasioni per mangiare taralli, anginetti e biscottini vari.
Ricordo che ogni volta i "maestri" di musica smettevano di suonare per assaggiare qualche dolcetto venivano richiamati perché dovevano suonare e non mangiare.
Un altro ricordo, è legato alle rappresentazioni teatrali, che si tenevano a Piscinola nei locali dell'ex municipio, dove c'era una grande sala con palcoscenico e dove una piccola compagnia, portava in scena il soggetto di una canzone napoletana, accompagnati da papà che suonava la chitarra e da don Beniamino che suonava il mandolino, ed io che, come sempre, accompagnavo papà, ero seduto in prima fila e mi divertivo da matto a quelle battute che ancora oggi ricordo, come ricordo questi attori improvvisati.
Per Piscinola e i piscinolesi a quel tempo era l'unico divertimento.
In seguito quel locale servì ai giovani dell'azione cattolica per rappresentare "La Cantata dei Pastori".
Durante la guerra, nel 1943 quando arrivarono gli americani quella sala venne requisita e trasformata in cucina e sala mensa dove ricordo che anch'io di tanto in tanto andavo a mangiare portato da un tenente di cui ero diventato amico. Così finirono anche le compagnie teatrali a Piscinola.
Ricordo ancora, che quando ci si recava a Secondigliano, sempre invitati dal sig. Lorenzo, per qualche festino, al ritorno sempre a piedi dovendo passare vicino al cimitero di Miano, papà mi copriva gli occhi o con la giacca o con le mani ed insieme recitavamo le preghiere dei morti.
Ricordo ancora, che quando si andava a Miano per qualche serata di festa si terminava sempre con il "Ruoto di Stocco" piatto tipico della zona perché a Miano c'erano anche molti rivenditori di questo pesce.
L'unica volta che si venne a Marianella fu per la festa di S. Alfonso.
Ricordo che il concertino venne organizzato da Nappa Salvatore, non io, ma il figlio di zio Federico fratello di papà.
A quei tempi dovettimo sottostare ad alcune regole imposte dalla Curia Arcivescovile. Le regole era queste: 1) il concertino non poteva essere fatto nei tre giorni di festa cioè il sabato, la domenica e il lunedì ma solo il martedì. 2) al concertino non potevano intervenire cantanti donne e non poteva esssere svolto nella piazza principale e così venne fatto sul ponte di Marianella. Tutto fu rispettato e fu una bella festa.
Al termine di questo racconto storico ma soprattutto filiale nel quale ho voluto ricordare  alcuni momenti a me più cari della vita di mio padre mi sento pienamente soddisfatto perché ho adempiuto ad una promessa fatta a me stesso molto tempo fa cioè quella di far conoscere il suo grande amore per la religione e la preghiera e la sua collaborazione e sacrificio nel farmi diventare sacerdote con l'aiuto del Signore e del Suo esempio.
Adesso sento il dovere di dire con tutto il cuore "GRAZIE PAPA'"
Che il TUO esempio serva soprattutto ai nostri familiari e a quanti ti conobbero e ti stimarono."
Mons. Don Salvatore Nappa


Concludo questo post, ringraziando ancora Don Salvatore, per tutto il suo affetto dimostrato alla mia persona. 
Ringrazio, infine, l'amico Salvatore Nappa, nipote del monsignore, e tutta la famiglia Nappa, per avermi autorizzato alla pubblicazione del testo.
S.F.

Il lettore interessato potrà trovare la biografia di don Salvatore Nappa, attraverso questo link: Monsignore-che-amava-la-sua terra