lunedì 22 giugno 2020

Il Comune di Piscinola, tra la Restaurazione borbonica e l’Unita’ d’Italia (Appendice alla Parte seconda)

Prima di continuare con il completamento della storia del Comune di Piscinola, della "Terza parte", introduciamo questa "Appendice" alla "Seconda parte", appena pubblicata, chiarendo i dubbi che sono sorti in merito alle origini dell'ingente debito detenuto dal Comune di Piscinola, al momento della sua aggregazione. Possiamo affermare, non senza una giustificata soddisfazione personale, che la ricerca in merito è stata fruttuosa e rapidissima, e le lacune presenti si possono dire definitivamente colmate! 
Grandezza della ricerca storica e lungimiranza di Colui (avv. Giacomo Rossi), che ben 157 anni fa desiderò mettere "nero su bianco", a futura memoria..., quindi, oggi per noi!

Origine, Storia ed ammontare dei debiti di Piscinola
(Dall'appendice della relazione dell'avv. Giacomo Rossi, del 9 febbraio 1863 dal titolo: "Memorietta riguardante la dimanda del Municipio di Piscinola di divenire Villaggio di Napoli", conservata nella "Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria", Napoli).

Nell'anno 1647, la Città di Napoli per fare un donativo di un milione richiesto dalla Maestà Cattolica Filippo IV, dietro conclusioni dell'eccellentissima piazza, impose due gabelle, cioè una di un carlino a tomolo sulla farina da esigersi nella Città di Napoli, l'altra di carlini tre per ogni tomolo da esigersi nei casali del suo distretto, fra cui Piscinola la cui gabella fu valutata per ducati 1822,75; tale somma venne tolta in prestito dai signori Alessandro Brancaccio, e Alfonso de Liguori (avo di Sant'Alfonso M. De Liguori), col patto quandocunque, tanto in benefizio della Città, che del Casale di Piscinola, come da istrumento rogato nel dì 1.° aprile 1647, per Notaio Giovanni Maria Stinga, allora Notajo della Citta di Napoli.
Nel 1679, il Casale di Piscinola per sottrarsi dalla jattura di essere venduto come le altre terre demaniali, e cadere al giogo dei Baroni, pagò alla Regia Corte di Sua Maestà Cattolica Carlo II, la somma di duc. 3800, come da istrumento per Notar Paolo Giuseppe Russo di Napoli.
Con istrumento del 18 febbrajo 1745, per Notar Francescantonio Migliaccio di Napoli la università del detto Casale, vendé al Duca D. Giuseppe Giordano Falangola duc. 81,00 di annua rendita corrispondente al capitale di duc. 2032 per l'acquisto di due comprensorj di case ad uso forno, chianca e bottega lorda (lo scrittore annota che ancora nell'anno 1863: "esistono i suddetti cespiti una alla casa municipale, e formano il patrimonio comunale"). 
Con istrumento del Notar D. Filippo Cangiano del dì 4 febbrajo 1781, a cagione di annualità arretrate l'università del detto Casale contrasse un debito con il signor D. Vito Majullari a tempo indefinito, nella somma di duc. 9778,89, estinguendosi però con questo denaro i debiti preesistenti, dinanzi discorsi, di cui il Majullari divenne cessionario dei dritti, e ragioni, perché da esso soddisfatti.
In fine con altri due strumenti deu 19 giugno e 16 ottobre 1781, per Notar Giuseppe Ventrella di Napoli, il detto Majullari cedè il prefato credito di duc. 9778,89, dovutogli dal Casale di Piscinola, una cogl'interessi  alla ragione di 3 e mezzo per 100, ascendenti a duc. 312, a D. Giovambattista Gallotti, di cui successero i suoi figlioli, D. Raffaele, e D. Salvatore Gallotti.
Il credito rappresentato dal fu D. Raffaele presentemente si rappresenta dai signori
1. D. Francesco Gallotti per duc. 890,37, su di essi gli si corrispondono duc. 21,74 annui.
2. D. Maddalena Gallotti per duc. 2381,00, su di essi le si corrispondono duc. 89,67 annui.
3. Eredi di D. Giovambattista Gallotti juniore per duc. 883,35, e loro si corrispondono annui ducati 21,36.
Il detto capitale quindi trovasi ridotto a ducati 8938,43.
Più esiste altro debito, anche a tempo indefinito di soli duc. 700 in prò dei signori Quattromani, pei quali si paghino duc. 25,20 annui.
In uno i debiti che gravitano sul Comune di Piscinola ascendono a duc. 9638, 43, e sugli stessi si corrispondono annui duc. 398,63".

Da osservare che, tra i locali acquisiti in proprietà dall'Università del Casale di Piscinola, c'erano, oltre al "Forno pubblico" e alla "Bottega lorda", anche la "Chianca", dedita alla vendita al dettaglio delle carnagioni macellate (con Jus Macellatico): deduciamo che l'etimologia del toponimo di Piscinola di "Capo 'a Chianca", derivi, quasi sicuramente, per la presenza di questa struttura comunale.
La "Bottega lorda" era il locale (con il corrispettivo "diritto di privativa" concesso all'asta, al miglior offerente), per la vendita a prezzi controllati di oli, fomaggi, latticini, salami e pesci affumicati.



Con la prossima pubblicazione della "Terza Parte", completeremo la trattazione della storia del Comune di Piscinola, descrivendo gli eventi che portarono alla sua abolizione e all'aggregazione del suo territorio all'interno del Comune di Napoli.
Salvatore Fioretto

domenica 21 giugno 2020

Il Comune di Piscinola, tra la Restaurazione borbonica e l’Unita’ d’Italia (parte seconda)


Continuiamo in questo post la narrazione delle vicende storiche del Comune di Piscinola, che abbiamo iniziato nella parte prima, e analizzeremo sinteticamente i motivi che causarono l'epilogo dell'Ente comunale. 
La vita dell'amministrazione piscinolese continuò, dopo la restaurazione borbonica, in seno alla conservata struttura della Provincia di Napoli, sotto la soprintendenza del Distretto di Casoria. In quel periodo Piscinola contava 2218  abitanti (anno 1858), quasi tutti dediti ai lavori agricoli nei campi del territorio comunale. C'erano anche un discreto numero di persone dedite ai lavori nell'edilizia, nella manutenzione delle selve e nelle cave di Chiaiano, per l'estrazione del tufo. Purtroppo il ridotto numero degli abitanti, l'esigua estensione territoriale del Comune e, soprattutto, la mancanza di una imprenditoria fiorente e di un mercato di derrate prodotte, che portassero introiti alle casse comunali, attraverso le imposte dei dazii sui beni di consumo, furono significativamente determinanti per l'esistenza del  Comune di Piscinola, portando alla sua rapida soppressione, avvenuta nell'anno 1866 (1 gennaio).
Il bilancio delle casse comunali erano quindi gravate da debiti significativi, a fronte dei quali il Comune non riusciva nemmeno al pagamento dei ratei degli interessi annuali. Questi debiti derivavano soprattutto da impegni finanziari contratti dal Comune nei decenni precedenti all'Unità d'Italia e che furono acquisiti dalla famiglia Gallotti, dal precedente debitore, don Vito Majullari (ducati 8900)
Non conosciamo ancora con precisione le cause che portarono alla formazione del debito; sappiamo che una parte di esso scaturì dal debito contratto con il duca don Giuseppe Giordano di Falangola (ducati 2032), come descritto nella prima parte, purtuttavia c'erano anche delle sostanziose pendenze pregresse e una traccia ci conduce addirittura al periodo vicereale, quando fu richiesta dalla comunità un'ingente liquidità di danaro, per far fronte al "riscatto" del Casale contro la paventata compavendita. Ma questa è materia di ulteriori future ricerche storiche.
Poi c'erano le spese per la manutenzione corrente del territorio, le spese amministrative e i contributi che il Comune doveva versare ogni anni alle casse dell'Ente provinciale per la realizzazione delle infrastrutture nel territorio provinciale...
Ecco alcune delle numerose delibere scritte durante le sedute della Deputazione della Provincia di Napoli di quegli anni, riguardanti i solleciti e le interpellanze rivolte al Comune di Piscinola, per il pagamento dei creditori o per la conciliazione a fronte della richiesta di aumento degli interessi da parte degli stessi. Quando troveremo altre informazioni, provvederemo a implementare e ad aggiornare questo elenco. 

Dal “Giornale dell’intendenza della Provincia di Napoli”, anno 1859 settembre n.19 Consiglio provinciale Risoluzioni Sovrane su i voti del Consiglio provinciale del 1859. 
14°.  In ordine alla imposizione di grana otto addizionali al contributo diretto di Piscinola per addirsene il prodotto a pagare a favore della famiglia del Barone Gallotti  l’annua rata di duc. 500,, - pel debito di oltre duc. 9000,, - con l’interesse pel 3 ed un quarto per cento; il Consiglio opinava di chiamarsi le parti a novella conciliazione, ed in ogni caso, di limitarsi a sole grana quattro la progettata imposizione; potendosi al mancante supplire con levarsi la tariffa del dazio sul consumo del vino. Ha determinato la M.S. che ella categoricamente vi riferisca.

Dagli atti dell'Archivio storico per le Provincie Napoletane, del periodo 1859-1863

L’11 febbraio si approva l’aumento della tassa in Cardito, Piscinola e Portici, con aumento per quest’ultimo comune della tassa del vino per sanare “un deficit di ducati 2000 esitati dalle casse comunali nel 1859 per truppe in transito e manutenzione di strade in occasione della permanenza della regia corte”; nella stessa occasione veniva quasi raddoppiato il tributo di Mugnano (A.S.N., ivi).

59.° I. Veduta la precedente deliberazione del 14 novembre ultimo, con cui furono domandati taluni schiarimenti circa la convenzione progettata tra il Municipio di Piscinola, ed i signori Gallotta creditori del Comune.
Veduta la deliberazione di quella Giunta municipale del 1° corrente mese, dalla quale risulta di non essersi la giunta medesima uniformata alle disposizioni della Deputazione.
Considerato che ai termini dell’art. 133 della legge comunale e provinciale possono meritare approvazione le contrattazioni di prestiti, non già progettati in astratto, o trattative di accordi senza che sieno definiti i patti tutti del contratto.
Inteso il Deputato signor Scotti Galletta,
La Deputazione non trova luogo a deliberare sugli atti di sopra accennati della Giunta municipale di Piscinola, e di nuovo invita ad uniformarsi alle deliberazioni del 14 novembre 1863.

72.° VII. Il Sindaco di Piscinola domandò dilazione a tutto il mese corrente per la soddisfazione del ratizzo delle opere pubbliche provinciali del 1863, atteso la deficienza del numerario in cassa.
La Deputazione
Inteso il Deputato signor Colletta,
Annuisce alla domanda.

278.° XXIII. La giunta Municipale di Piscinola, con deliberazione del dì 24 del passato mese, domandò l’autorizzazione di stare in giudizio contro il Barone signor Giuseppe Gallotti, il quale per credito contro il Comune di L. 30,330.76 aveva eseguito pegnoramento di uno stabile di proprietà del Comune medesimo, ed aveva chiamato il Municipio innanzi ai Tribunali per gli atti di espropriazione.
La Deputazione cav. Avellino,
Approva l’anzidetta deliberazione della Giunta, non tralasciando però d’inculcare al Municipio di non impegnare il Comune in una lite dispendiosa quantevolte non abbia valevoli ragioni di opporre al creditore.
Intervengono il signor marchese D’Afflitto Prefetto Presidente ed i Deputati signori Scotti, Galletta, Colletta.

289.° VII. La giunta municipale di Piscinola chiede dilazione sino a giugno prossimo al pagamento dei ratizzi provinciali per 1863 in duc. 59.28, adducendo che il Percettore della fondiaria non ha versato il primo bimestre del prodotto dei centesimi addizionali d’interessi del Comune, per avervi posto sequestro il Cassiere comunale di Mugnano.
La Deputazione
Inteso il Deputato signor Colletta,
E ritenuto il principio stabilito di non doversi accordare dilazione.
Rigetta la domanda.

4^ tornata -  2 settembre 1863. 
31° XVI. Il Sotto Prefetto di Casoria riferisce che il Sindaco di Piscinola non ha adempiuto al pagamento dei duc. 80, dovuti a Gaetano Riccio sin dal 1856 per estaglio di manutenzione di strada comunale, eccependo la mancanza del numerario in cassa; assicura però il Sotto Prefetto che non sia questa la ragione vera del rifiuto, bensì che voglia il Sindaco maltrattare il Riccio, dal quale non ebbe il compenso che si attendeva.
Il deputato Relatore signor Colletta, facendo conoscere che il Sotto Prefetto procederà contro il Sindaco per la sua indelicatezza, propone spedire sopra luogo lungo un Commissario ai termini dell’art. 138 della legge 23 ottobre 1859.
Il Prefetto Presidente osserva che il Commissario rappresenta la parte governativa, e non può provvedere là dove il Governo non ha facoltà, ed inoltre va a carico del Municipio, non già di coloro che stanno all’amministrazione del Comune e non adempiono al proprio dovere, come sarebbe il caso in disamina.
Il Deputato Cav. Avellino domanda se sarebbe consentiti i piantoni militari.
Il Presidente risponde che si adottano per le condizioni di tale specie le disposizioni delle antiche leggi.
Il Deputato Cav. Avellino dice che convenga per le uniformità del servizio adottare per principio che saranno spedite le coazioni ai Cassieri comunali inadempienti.
Il Prefetto propone di trarsi il mandato di ufficio al Cassiere di Piscinola pel credito del Riccio, salvo  la spedizione dei piantoni se non eseguirà il pagamento.
La Deputazione l’adotta.

5^ tornata -  21 ottobre 1863 
84° XXI. Veduta la nota del sotto Prefetto del Circondario dii Casoria dei 24 dello scorso settembre circa la renitenza del Comune di Piscinola di pagare i rateizzi arretrati al comune di Mugnano.
Inteso il deputato sig. Colletta,
Veduta di Napoli da Capodimonte. Stampa ottocentesca
La Deputazione delibera trarsi il mandato d’ufficio alla cassa del Comune di Piscinola, per le somme stanziate in bilancio a pro del Comune di Mugnano in soddisfazione dei rateizzi arretrati. 

9^ tornata -  14 novembre 1863
167.° IX. I signori Francesco Luciano, ed altri Gallotti vantano contro il Comune di Piscinola un credito a tempo indefinito di duc. 4144.72; ma non avendo il Municipio pagato i convenuti interessi alla scadenza i creditori domandarono la rescissione del contratto, ed il pronto pagamento della somma.
Procedutosi al preventivo esperimenti di conciliazione, secondo la legge, fu progettata una transazione, mercé la quale il debito del Comune sarebbe ridotto a duc. 3050, ben vero da pagarsi fino a dicembre 1863, o al più a tutto aprile 1864.
Il Consiglio comunale con deliberazione del dì 16 passato mese ha consentito alla proposta transazione; e poiché il Comune manca assolutamente di mezzi, ha proposto torre a prestito la somma sia dalla Cassa di risparmi sia dalla Cassa di deposito e prestiti, o in altro modo qualunque, fissando l’epoca del pagamento a fine aprile. Si osserva che se da una parte la transazione sembra utile al Comune atteso la economia di oltre ducati mille ; dall’altra parte questo vantaggio scomparisce quando si riflette al patto di pagare prontamente un debito a tempo definito, e che il Comune, mancando di mezzi, dovrà torre la somma a prestito, gravandosi d’interessi assai maggiori di quello che pagava ai signori Gallotti del 3 ½ per cento. Si proporrebbe adunque approvare la transazione, e conseguentemente la deliberazione del Consiglio comunale di Piscinola, bensì quantevolte il Comune non dovesse prendere la somma a mutuo con un interesse maggiore del 4 per cento.
I deputati Giura e Capuano fanno considerare che la Deputazione, secondo la legge comuna e provinciale vigente, non ha facoltà che di approvare o disapprovare la deliberazione del Consiglio comunale, non già di variarla, o di porre condizioni di approvazione.
Il deputato relatore signor Scotti Galletta presenta la deliberazione seguente:
“La Deputazione provinciale preparatoriamente dispone che il Consiglio comunale indichi il modo, i patti, e la ragione d’interessi, coi quali intende contrarre il mutuo di duc. 3050, in esito di che si riserba di dare le provvidenze ulteriori.”.
Il Deputato signor Rossi si è astenuto.

La controversia del Comune di Piscinola con il debitore, barone Gallotti, si inasprì, arrivando, nel 1858 perfino alle aule del tribunale di Napoli, che viene chiamato dal Gallotti a pronunciarsi sulla legittimità della procedura della notifica dell'atto di pignoramento.

Da “Giureprudenza civile della Corte Suprema di Giustizia di Napoli”, opera compilata da Luigi Capuano, vol. I, Napoli, 1861).
Ricorso contro la decisione della Gran Corte Civile di Napoli 1^ Camera, del 24 aprile 1858, nella causa tra il Comune di Piscinola e Gallotti. 
768) Per fare decorrere i termini a produrre i gravami nello interesse de’ Comuni, la notifica delle sentenze e delle decisioni dev’essere fatta al Sindaco, e non all’Intendente (irrecettibile).
30 settembre 1858 – Presid. Cav. Jannaccone – Relatore March. Puoti – P.M. Comm. Falconi)
La Corte Suprema ha considerato: “Che la legge, nel concedere alle parti litiganti la facoltà di richiamarsi da talune sentenze e decisioni, ha formato dei termini, oltre i quali siffatti reclami non potessero prodursi; affinché non sia perenne l’incertezza di chi ha avuto parte in un giudizio; e perché del decorrimento di tali termini si avesse legale sicurezza, ga prescritto che le sentenze e decisioni fossero intimate a coloro coi quali si è litigato, e con forme stabilite, e per mezzo di ufficiali a tal uopo ordinati, punto non curando la notizia di fatto, che se ne fosse potuta avere.
Che da questi principii procede l’indubitata verità, che l’intimazione, dalla quale i  termini per la produzione di gravami competono; e  quando i litiganti, sono enti che han solo una persona legale, o tali cui la legge concede per sua particolare provvidenza che altri agissero per essi, e ne curino il governo, l’intimazione debbe esser fatta a coloro che per legge possono intentar giudizio per esse, o difenderli. La legge prescrive che i Comuni sieno nei giudizii rappresentati dai Sindaci. L’art. 56 e 57 della L. del 12 dicembre 1816, enumerando tutti i carichi e le facoltà dei Sindaci, rifermano la verità, che i Sindaci rappresentino e governino immediatamente i Comuni, e costituiscano la loro persone legale in tutte le relazioni politiche, civili e giudiziarie.
Che i Sindaci istituiscono i giudizii pei Comuni; ed a questi è mestieri per legge indirizzar le citazioni per chiamare i Comuni in giudizio, come art. 164 LL. di PP. CC.; conseguentemente ai Sindaci solamente debbano intimarsi le decisioni per far decorrere il termine, oltre il quale il ricorso per annullamento non è permesso. […] 
Nella causa tra il Barone Gallotti ed il Comune di Piscinola il ricorso è stato prodotto quando erano trascorsi tre mesi dall’intimazione della decisione al Sindaco del Comune, e non ancora erano compiuti dall’intimazione fatta all’Intendente. SI è dunque prodotto un ricorso fuori i termini assegnati dalla legge contro una decisione già passata in giudicato. Il ricorso dunque è irrecettibile.

La situazione divenne sempre più insostenibile per la sopravvivenza dell'amministrazione piscinolese, tanto che il Consiglio Comunale di Piscinola, già con le sue deliberazioni, del 9 dicembre 1860, del 29 agosto 1861 e del 30 maggio 1862, inviò richieste e solleciti al Consiglio Provinciale di Napoli, per divenire un Comune autonomo più grande, unicamente insieme con i Villaggi di Miano e di Marianella (già facenti parte del Comune di Napoli nel quartiere S. Carlo All'Arena) oppure essere aggregato anch'esso, come "Villaggio", al Comune di Napoli... 
Ma questo è l'argomento della "terza parte". 
Salvatore Fioretto 

 

venerdì 12 giugno 2020

13 giugno...Viva Sant'Antonio!


Una delle ricorrenze del calendario più sentite nell'area a nord di Napoli e in particolare a Piscinola, a Miano, a Secondigliano e a Chiaiano, è stata la festività di Sant'Antonio di Padova, che cade, come è noto, nel giorno 13 giugno.
A Piscinola, l'intera contrada adiacente alla "via nova ‘e Piscinola", ovvero alla  strada nuova per Miano, poi denominata "via Vittorio Veneto" (inaugurata nel 1913), era stata affidata al "patronato" di Sant'Antonio di Padova, famoso Santo francescano, nato a Lisbona e morto a Padova. Proprio per questa devozione a Sant'Antonio, nel corso della prima metà del secolo scorso fu edificata a Piscinola, proprio in via Vittorio Veneto, una bella cappellina.
Ecco quanto scrive il caro amico Vittorio Selis a proposito della devozione dei piscinolesi per Sant'Antonio e sulla costruzione della cappellina a Lui dedicata, in via Vittorio Veneto: "Da quando mio nonno Gabriele, mio padre Albino e mia madre Giuseppina vollero la Cappella in via Vittorio Veneto votata al Santo, donata al Vaticano e quindi al Quartiere, un po’ tutti gli abitanti la sentirono propria. Tra questi c'era anche il giovane e vulcanico Mimmo che ebbe da subito un rapporto particolare con Sant'Antonio tanto da farsi guidare nelle sue scelte di vita più importanti. E quando inaugurò il Centro Sportivo Tennis Calcetto, a pochi metri dall'ex Cinema Teatro Selis, non poté fare a meno di intestarlo al Santo. E da tantissimi anni i Palladino, Mimmo prima, e poi suo figlio Nicola, stimato professore di diritto, hanno sempre onorato la tradizione del 13 giugno con i Selis, i Della Corte e gli abitanti di via Veneto. La cappella è piccolina, ma ha accolto quasi miracolosamente sempre tantissime persone.
Cappella di S. Antonio a Piscinola (V. Veneto)
"Ma come fa tanta gente a entrare in uno spazio così piccolo?" E' stato sempre il quesito senza risposta dei passanti. Nella Cappella oltre alla bella statua del Santo c'è una stupenda raffigurazione della Via Crucis, oltre allo stemma scolpito in legno della famiglia Selis, donato ad Albino Selis da un bravissimo artigiano locale.
Negli anni, come buon augurio ad affrontare con coraggio le numerose sfide della vita, si è sempre dispensato il pane prodotto da volontari. Si cercherà di farlo anche tra pochi giorni, pur rispettando le regole anti coronavirus.
Ma quando è nata la tradizione di distribuire il pane il giorno di Sant'Antonio?
Processione a S. Croce (Chiaiano) anni '80
"...Se otterrà la grazia da Sant'Antonio donerà ai poveri tanto pane quanto è il peso del bambino... "[...]
E’ stato di aiuto il cosiddetto miracolo del “pane dei poveri” operato da S. Antonio. Tommasino è un bimbo di 20 mesi: la madre lo lascia in casa da solo a giocare e lo ritrova poco dopo senza vita, affogato in un mastello d’acqua. Disperata invoca l’aiuto del Santo, e nella sua preghiera fa un voto: se otterrà la grazia donerà ai poveri tanto pane quanto è il peso del bambino. Il figlio torna miracolosamente in vita e nasce così la tradizione del pondus pueri, una preghiera con la quale i genitori in cambio di protezione per i propri figli promettevano a sant’Antonio tanto pane quanto fosse il loro peso. Questo prodigio diede origine a Padova, presso la Basilica dedicata al Santo, all’Opera del pane dei poveri, che la comunità parrocchiale ha in animo di costituire e che, attualmente, si concretizza attraverso l’impiego della Caritas parrocchiale a Padova e anche a Piscinola."
Processione a S. Croce, anni '80
Ma per la gioventù di Piscinola degli anni '60 la festa di Sant'Antonio era anche una delle poche occasioni dell'anno per stare insieme e festeggiare, organizzando il pellegrinaggio ad Afragola, dove c'era il Santuario dedicato al Santo; pellegrinaggio che si svolgeva ogni anno, rigorosamente a piedi, con partenza in piena notte, durante la vigilia della festa.
Ecco la testimonianza di un anziano piscinolese, di nome Antonio, raccolta nel 2017, durante un evento nella piazza di Piscinola.
"Alla mattina di S. Antonio 13 giugno si partiva alle ore una/due di notte da Piscinola. Si raccoglievano vari gruppi lungo il percorso. Si procedeva lentamente cantando, parlando e ridendo.
Si era negli anni ’60. Si faceva il percorso verso Secondigliano (davanti al cimitero), passando per Casavatore, poi per Casoria e si deviava, quindi, prendendo la strada che conduceva fino ad Afragola. A Casandrino sfottevamo sempre un merlo che si trovava in una gabbia appesa fuori a un balcone. A un semplice fischio, questo rispondeva facendo tutta la canzone del "Piave" di E. A. Mario...
Immagine di Sant'Antonio a S. Croce
Arrivavamo al Santuario verso le quattro del mattino, sentendoci la messa nella chiesa. La statua di S. Antonio a volte la trovavamo in chiesa e altre no. Poi chi voleva restare a pranzo in qualche trattoria del posto, restava. Ma la maggior parte di noi tornavano a casa per l’ora di pranzo. Per la circostanza a Piscinola diversi facevano il "forno di pane" di S. Antonio e poi si faceva la festa in via Vittorio Veneto, dove c’è la cappellina..."
Nella antica chiesa parrocchiale del SS. Salvatore di Piscinola è conservata, in un altare laterale, una bella statua settecentesca del Santo, realizzata in pesante legno massello. Purtroppo durante gli anni seguenti al Dopoterremoto del 1980, è stata sottratta la statuetta del Bambinello.
Un tempo a Piscinola, in via Vittorio Veneto, si organizzano solenni festeggiamenti in occasione della festa di Sant'Antonio, con allestimento di artistiche luminarie lungo la strada e con la rappresentazione di una "tragedia sacra", dedicata alla vita del Santo di Padova. Erano i devoti a recitare la trama della storia, secondo un copione tramandato di generazione in generazione.
Primitiva chiesa di S. Antonio sul corso di Secondigliano (poi riedificata e ampliata nel secolo scorso)

La festa di Sant'Antonio era particolarmente sentita anche a Miano, presso il convento dei frati francescani della Madonna dell'Arco, nel cui Santuario si venera, ancora oggi, una bella statua del Santo. Ogni anno si organizzava una solenne processione, a cui un tempo veniva chiamata a suonare la Banda Musicale di Piscinola. La processione ci risulta che si svolge ancora nei tempi recenti, e percorre tutto il quartiere di Miano e di Mianella, arrivando fino a Secondigliano.
Anche a Secondigliano, la chiesa parrocchiale che si erge sul corso principale del quartiere è dedicata a Sant'Antonio di Padova. 
"Pane" distribuito durante la festa dello scorso anno a Piscinola
La chiesa è stata ricostruita negli anni '50-'60 sulla pianta di una più piccola e antica costruzione.
Nell'antico borgo di Santa Croce, vicino Chiaiano, la festa di Sant'Antonio era invece celebrata nella prima domenica di settembre, forse per permettere di far partecipare liberamente anche ai contadini e ai lavoratori dei campi, altrimenti a giugno essi sarebbero stati impossibilitati, a causa della raccolta intensiva delle ciliege nelle campagne del territorio.
La tradizione di Santa Croce risale almeno fin all'anno 1909, quando un gruppo di volenterosi e di devoti del Santo decisero di unirsi e di fondare un "Unione Cattolica Operaia Sant'Antonio". Nella chiesa di Santa Croce è conservata una bella statua lignea del Santo che viene portata in processione dai fedeli per tutte le contrade del territorio. Fino a una trentina di anni fa (1983), si organizzavano due processioni nel corso dell'anno: la prima, il 13 di giugno e la seconda, nella prima domenica di settembre. Oggi ci risulta celebrata solo la ricorrenza di settembre.
S. Antonio portato in processione ad Afragola
Nella cittadina di Afragola, nella quale Sant'Antonio è il santo patrono, la festa e la processione durano diversi giorni "a cavallo" della data principale del 13 di giugno. Nel giorno della festa, la statua venerata del Santo viene portata in processione per le strade e per le contrade di Afragola, già in piena notte, abbondantemente prima dell'alba del giorno 13 giugno, per continuare nei giorni seguenti.
Un tempo, tante anziane di Piscinola avevano una particolare devozione per Sant'Antonio e tra queste anche mia nonna, Mariuccia 'a Rossa; anche lei, come tutte le altre devote, ogni anno soleva sfornare tante "pagnottelle" di pane di grano nero (integrale) e distribuirle, per devozione, ai poveri e ai devoti del quartiere e, poi, riservare un quantitativo da destinare al convento di Afragola, dedicato al Santo. Il trasporto del pane ad Afragola avveniva alle prime luci dell'alba del giorno della festa, mediante un carro
trainato da un cavallo. Spesso la devozione per Sant'Antonio scaturiva dall'ottenimento di una "grazia", chiesta per la guarigione di un proprio familiare.

Per ricordare gli antichi abitanti del territorio, ripercorriamo i sentieri delle loro passioni...!
Salvatore Fioretto

Ringrazio l'amico Vittorio Selis per aver pubblicato la bella testimonianza che è stata ripresa e inserita nel contesto di questo racconto, dedicato alla venerazione degli antichi abitanti del territorio per Sant'Antonio di Padova.
Statua di S.Antonio conservata nella chiesa del SS. Salvatore in Piscinola