lunedì 22 giugno 2020

Il Comune di Piscinola, tra la Restaurazione borbonica e l’Unita’ d’Italia (Appendice alla Parte seconda)

Prima di continuare con il completamento della storia del Comune di Piscinola, della "Terza parte", introduciamo questa "Appendice" alla "Seconda parte", appena pubblicata, chiarendo i dubbi che sono sorti in merito alle origini dell'ingente debito detenuto dal Comune di Piscinola, al momento della sua aggregazione. Possiamo affermare, non senza una giustificata soddisfazione personale, che la ricerca in merito è stata fruttuosa e rapidissima, e le lacune presenti si possono dire definitivamente colmate! 
Grandezza della ricerca storica e lungimiranza di Colui (avv. Giacomo Rossi), che ben 157 anni fa desiderò mettere "nero su bianco", a futura memoria..., quindi, oggi per noi!

Origine, Storia ed ammontare dei debiti di Piscinola
(Dall'appendice della relazione dell'avv. Giacomo Rossi, del 9 febbraio 1863 dal titolo: "Memorietta riguardante la dimanda del Municipio di Piscinola di divenire Villaggio di Napoli", conservata nella "Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria", Napoli).

Nell'anno 1647, la Città di Napoli per fare un donativo di un milione richiesto dalla Maestà Cattolica Filippo IV, dietro conclusioni dell'eccellentissima piazza, impose due gabelle, cioè una di un carlino a tomolo sulla farina da esigersi nella Città di Napoli, l'altra di carlini tre per ogni tomolo da esigersi nei casali del suo distretto, fra cui Piscinola la cui gabella fu valutata per ducati 1822,75; tale somma venne tolta in prestito dai signori Alessandro Brancaccio, e Alfonso de Liguori (avo di Sant'Alfonso M. De Liguori), col patto quandocunque, tanto in benefizio della Città, che del Casale di Piscinola, come da istrumento rogato nel dì 1.° aprile 1647, per Notaio Giovanni Maria Stinga, allora Notajo della Citta di Napoli.
Nel 1679, il Casale di Piscinola per sottrarsi dalla jattura di essere venduto come le altre terre demaniali, e cadere al giogo dei Baroni, pagò alla Regia Corte di Sua Maestà Cattolica Carlo II, la somma di duc. 3800, come da istrumento per Notar Paolo Giuseppe Russo di Napoli.
Con istrumento del 18 febbrajo 1745, per Notar Francescantonio Migliaccio di Napoli la università del detto Casale, vendé al Duca D. Giuseppe Giordano Falangola duc. 81,00 di annua rendita corrispondente al capitale di duc. 2032 per l'acquisto di due comprensorj di case ad uso forno, chianca e bottega lorda (lo scrittore annota che ancora nell'anno 1863: "esistono i suddetti cespiti una alla casa municipale, e formano il patrimonio comunale"). 
Con istrumento del Notar D. Filippo Cangiano del dì 4 febbrajo 1781, a cagione di annualità arretrate l'università del detto Casale contrasse un debito con il signor D. Vito Majullari a tempo indefinito, nella somma di duc. 9778,89, estinguendosi però con questo denaro i debiti preesistenti, dinanzi discorsi, di cui il Majullari divenne cessionario dei dritti, e ragioni, perché da esso soddisfatti.
In fine con altri due strumenti deu 19 giugno e 16 ottobre 1781, per Notar Giuseppe Ventrella di Napoli, il detto Majullari cedè il prefato credito di duc. 9778,89, dovutogli dal Casale di Piscinola, una cogl'interessi  alla ragione di 3 e mezzo per 100, ascendenti a duc. 312, a D. Giovambattista Gallotti, di cui successero i suoi figlioli, D. Raffaele, e D. Salvatore Gallotti.
Il credito rappresentato dal fu D. Raffaele presentemente si rappresenta dai signori
1. D. Francesco Gallotti per duc. 890,37, su di essi gli si corrispondono duc. 21,74 annui.
2. D. Maddalena Gallotti per duc. 2381,00, su di essi le si corrispondono duc. 89,67 annui.
3. Eredi di D. Giovambattista Gallotti juniore per duc. 883,35, e loro si corrispondono annui ducati 21,36.
Il detto capitale quindi trovasi ridotto a ducati 8938,43.
Più esiste altro debito, anche a tempo indefinito di soli duc. 700 in prò dei signori Quattromani, pei quali si paghino duc. 25,20 annui.
In uno i debiti che gravitano sul Comune di Piscinola ascendono a duc. 9638, 43, e sugli stessi si corrispondono annui duc. 398,63".

Da osservare che, tra i locali acquisiti in proprietà dall'Università del Casale di Piscinola, c'erano, oltre al "Forno pubblico" e alla "Bottega lorda", anche la "Chianca", dedita alla vendita al dettaglio delle carnagioni macellate (con Jus Macellatico): deduciamo che l'etimologia del toponimo di Piscinola di "Capo 'a Chianca", derivi, quasi sicuramente, per la presenza di questa struttura comunale.
La "Bottega lorda" era il locale (con il corrispettivo "diritto di privativa" concesso all'asta, al miglior offerente), per la vendita a prezzi controllati di oli, fomaggi, latticini, salami e pesci affumicati.



Con la prossima pubblicazione della "Terza Parte", completeremo la trattazione della storia del Comune di Piscinola, descrivendo gli eventi che portarono alla sua abolizione e all'aggregazione del suo territorio all'interno del Comune di Napoli.
Salvatore Fioretto

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