sabato 5 ottobre 2013

Dedica a un figlio della nostra terra: Antonio Buonomo



Antonio è uno dei figli più poliedrici della nostra terra piscinolese. Non ha mai tagliato il cordone ombelicale che lo tiene legato alle sue radici. Straordinario interprete della canzone classica napoletana e non solo. Chi non ricorda le sue performance artistiche che svariano dalla macchietta alle canzoni di Buscaglione e Carosone, vincendo nel 2008 appunto il premio intitolato a questo grande della musica mondiale che è stato Renato Carosone? Indimenticabile la sua interpretazione del cammorrista nel magnifico “Fortapache” di Claudio Risi, film di denuncia imperniato sulla tragica morte di Giancarlo Siani. Ha partecipato a numerosi Festival di Napoli, sempre con ottimi risultati, ed anche, nel 1976, al Festival di Sanremo, dove presentò una canzone che oggi definiremmo “all'avanguardia”, dal titolo “la femminista”. Inutile citare gli innumerevoli successi delle sue canzoni, fra tutte vorremmo ricordare una personalissima interpretazione di “Totonno 'e Quagliarella”, secondo noi, una delle più riuscite di tutti i tempi. Molto apprezzato da quel monumento alla napoletanità che era Mario Merola, il quale lo volle in numerose sceneggiate, seppe distinguersi in tanti altri lavori teatrali. Ma, oltre all'artista, ci sentiamo contigui al piscinolese Tonino, e vorremmo stupirlo con alcuni ricordi, perchè se è vero che non rammentiamo il nome d'arte col quale esordì (e ce ne scusiamo...Toni...qualcosa?), ci ricordiamo perfettamente con quale canzone vinse il festival delle voci nuove durante i festeggiamenti per il SS. Salvatore nell'anno 1959, ad appena 9 anni. Era un successo del grande Nunzio Gallo: “Sti mmane” (queste mani). Stupito? Guarda che ci ricordiamo pure di quando facevi il garzone di barbiere nel negozio-abitazione nel palazzo dello Staviano, ed il “Tuo Masto”(prima dell'altro che portasti al successo), Don Mimì 'o barbiere, figura storica della vecchia Piscinola. 
Caro Antonio, da figlio verace di questa terra, aiutaci a portare fuori da Piscinola quanto di meglio può offrire la nostra gente, e sii sempre orgoglioso della tua Piscinola.
Lettera scritta da Pasquale di Fenzo 
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giovedì 3 ottobre 2013

Angolo poetico del venerdi: i colori della musica...!

L'angolo di questa settimana è dedicato ai ragazzi di Piscinola, che con il loro entusiamo hanno colorato questo fine settimana le strade del quartiere. Hanno realizzato 15 dipinti a tema musicale, esposti nelle vetrine di altrettanti esercizi di artigianato e del commercio del quartiere, da piazza Tafuri a Via Plebiscito. La kermesse rientra nelle due giornate dell'evento cittadino "PianoCity", che si svolgerà il 5 e il 6 ottobre prossimo, a partire dalle ore 17:00, in piazza B. Tafuri a Piscinola, a cura dell'Ass. Noi e Piscinola. Organizz. maestro Giulia Biancardi. Saranno organizzate visite guidate alle opere artistiche.
                                                                                                                                  Salvatore Fioretto



lunedì 30 settembre 2013

Una stazione per convento....al Frullone!

Il convento di carrozze ferroviarie dei Frati Minori Riformati del "Frullone"


Il convento dei frati è raggiungibile tramite una stradina di campagna e sorge nella zona denominata Viscariello (dalla vecchia strada che un tempo era detta del "Boscariello"), situata nella località omonima appartenente al quartiere di Piscinola. La zona è molto vicina al bosco di Capodimonte. Circondato da una verdeggiante pineta, il convento sorge in un luogo così tranquillo da far dimenticare al visitatore di trovarsi a due passi dalla caotica città, presentandosi accogliente a chi vuole pregare e meditare... Appena fuori dal cancello, riportante in rilievo la sigla FMR - Francescani Minori Riformati, gli sguardi vengono rapiti da una bella carrozza “Centoporte” a tre assi, che fa bella mostra di sé in un piccolo cortile prospiciente l'ingresso. 
Il convento ospita una comunità di francescani appartenenti al ramo dei "Minori Rinnovati". Questi fraticelli vivono in piena povertà, seguendo rigidamente la regola redatta da San Francesco d'Assisi, alloggiati in fredde e nude carrozze ferroviare, in inverno appena riscaldate da qualche stufetta a legna. Tra i frati ci sono molti giovani, provenienti da diverse parti d'Italia. Spesso alcuni di essi si incontrano anche per strada, quando si recano a officiare messa o a cantare e suonare nelle chiese vicine del territorio; quello che colpisce di loro è la costante allegria, la loro semplicità e poi anche il loro abito essenziale: camminano spesso scalzi, senza sandali!
Per risalire alla storia di questo singolare convento e di come esso fu costruito, dobbiamo risalire alla metà degli anni '70, quando un vecchio possidente della zona acquistò dalle Ferrovie dello Stato una decina di carrozze ferroviarie, chiamate "Centoporte", che erano destinate alla rottamazione e così decise di donarle ai frati. Nel contempo, un altro benefattore, sempre della zona, concesse l’uso del suolo e, così facendo, intorno al 1975, nacque il convento come lo vediamo oggi.
Forse è l'unico esempio di architettura sacra del suo genere esistente in Italia, realizzata utilizzando dei vecchi carrozzoni ferroviari. E' anche un bel esempio di riutilizzo/riciclo di componenti destinati alla rottamazione, risolvendo anche diversi problemi di carattere ecologico e ambientale.
All'ingresso del convento si può osservare una  “Centoporte”, ben conservata, sistemata su un breve tronco di rotaie, come se fosse in procinto di partire per un bel viaggio...!! La carrozza, trasformata in parlatoio, si presenta ben tenuta, dipinta in livrea tutta castana nell'esterno e un bianco avorio negli interni. Gli ambienti sono arredati in stile sobrio, con riutilizzo di alcune panche preesistenti. Nello scompartimento, diviso con pareti in legno o in blocchi lapidei, sono state ricavate tre stanzette: una destinata alle confessioni, una come sala di attesa e una sala più grande sistemata con un lungo tavolo e sedie. Un corridoio laterale in legno e una scaletta, permette l’agevole accesso alla struttura. 
Una piccola curiosità è la presenza sulla livrea della vettura di un vecchio tubicino di servizio (forse dell’aria compressa) che è stato riutilizzato per alimentare gli ambienti con l’acqua potabile.
Su una bacheca posta all'esterno della carrozza sono esposte delle vecchie e sbiadite foto che riprendono il resto del convento, con altre vetture “centoporte”. Il convento non è interamente visitabile al pubblico, poiché i frati vivono in piena clausura.
Molto suggestiva e semplice è la cappella del convento, dedicata al Santissimo Sacramento, realizzata a forma di un capanno, come se fosse una parte di un presepe... Sull’altare sono riportate alcune frasi di San Francesco, che invitano all’adorazione del Sacramento.
Pace e… treni!
Salvatore Fioretto 
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La foto inserite in questo post sono state scattate da Massimiliano Verde, in agosto 2009.

 

La cappella del convento


sabato 28 settembre 2013

Gli insorti del '43... le quattro giornate del popolo di Napoli!



Oggi ricordiamo il 70esimo anniversario delle Quattro Giornate di Napoli. L'insurrezione ebbe inizio il 28 settembre del '43, con epilogo il 1 ottobre seguente, quando i tedeschi abbandonarono la città di Napoli, marciando attraverso la via Santa Maria a Cubito.  
Tante pagine luminose di storia sono state scritte in quei giorni da parte di persone appartenenti ad ogni ceto sociale, nessuno si tirò indietro e come in un patto di solidarietà, ognuno, come poteva, diede il suo contributo, alcuni fino all'estremo sacrificio della vita oppure riportando gravi ferite. 
Nuova targa toponomastica dedicata a Raffaele Marfella
Anche il nostro quartiere ha dato esempi luminosi di dignità civica, al Viscariello (antica via Boscariello), i tedeschi fucilarono il contadino 79enne, Raffaele Marfella, reo di aver nascosto nei suoi campi il giovanissimo nipote e alcuni suoi amici, solo per averli protetti dalle possibili rappresaglie tedesche. L'anziano si stava recando sul luogo del nascondiglio, intento a portare dei viveri ai rifugiati. 
Alla villa Flagella (ex villa Paternò) furono ospitati decine di sfollati dalla città, cosi nei campi di Marianella e Chiaiano. 
Nel Bosco di Capodimonte, il 30 settembre, i tedeschi fucilarono l'aviere Angelo Ciociari di Sanza (Salerno) insieme ad altre due persone. Una croce ricorda ancora oggi il posto dove avvenne l'eccidio. 
Il 20 settembre di quell'anno, i genieri tedeschi fecero saltare il ponte nuovo di San Rocco e quello detto di "Bellaria", causando un grave danno alle comunicazioni dei quartieri suburbani dell'area nord. Fortunatamente il ponte vecchio di San Rocco fu risparmiato e potette assicurare i collegamenti essenziali. 
Il 24 settembre  nelle campagne tra San Rocco e Marianella furono fucilati, dopo varie torture subite, cinque contadini accusati di aver nascosto dei militari italiani. 
Sergio Bruni, giovane suonatore di clarinetto

Il grande cantante Sergio Bruni (Guglielmo Chianese) fu egli stesso un partigiano combattente delle quattro giornate di Napoli, difendendo con un gruppo di partigiani il ponte di Chiaiano, che era stato minato dai tedeschi. Fu ferito alla mandibola e alla gamba. Il ponte fu illeso e si trova ancor oggi al suo posto, vicino la rotonda chiamata "Titanic". 
A Mugnano un gruppo di giovanissimi cattolici impegnati, tra i quali il sacerdote Rossetti e altri 3 aspiranti seminaristi e missionari, furono passati per la mitraglia, accusati di spionaggio, nel mentre si erano recati in delegazione a  Giugliano, presso il comando tedesco, per implorare clemenza alla cittadina di Mugnano e ai suoi abitanti. Un monumento situato all'ingresso del cimitero di Mugnano conserva a perpetuo ricordo i resti di questi generosi ragazzi del '43. 
Medaglia d'oro Gennaro Capuozzo
In quei giorni di combattimenti e rappresaglie, tanti ragazzi alcuni ancora bambini combattettero in città e nei borghi periferici una battaglia impari, fino al sacrificio della propria vita. Ricordiamo lo scugnizzo Gennaro Capuozzo (12 anni) e altri giovani ragazzi, che per il loro gesto e valore sono stati insigniti della medaglia d'oro al valor militare.  Il ponte della Sanità fu salvato da una giovanissima partigiana, Maddalena Cerasuolo.
Altri casi di altruismo e di abnegazione per la libertà e per la dignità umana sono stati scritti anche nel quartiere di Piscinola, registrando significativi episodi di resistenza, come in Via Vittorio Veneto e in Piazza del Municipio, i quali attendono ancora una ricostruzione storica definitiva. 
Anche mio nonno Salvatore, come tanti contadini della zona, riuscì a nascondere nella sua masseria di “Abbascio Miano”, per una settimana, quattro militari italiani in fuga,  assicurando loro il vitto giornaliero. Diede loro anche degli abiti, per non destare sospetti lungo il loro percorso di fuga. 
Un giorno ricorderemo il sacrificio di decine di bambini vittime a Piscinola dei riflessi di quella che fu una ingiusta e orribile guerra!
Salvatore Fioretto 
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

Barricata realizzata ribaltando un tram delle Tramvie di Capodimonte, sulla salita di Santa Teresa degli Scalzi

giovedì 26 settembre 2013

Angolo poetico del venerdì... "Fiori e palme..."

L'angolo di questo venerdì sono due scorci del quartiere di Piscinola, belli per l'essenza degli alberi e dei suoi fiori color rosa. Angoli purtroppo vilipesi dall'incompetenza, dall'incuria e dal vandalismo selvaggio. Le palme sono state recentemente bruciate da teppistelli che si beano delle loro indisturbate bravate, gli alberi dai fiori rosa hanno subito una "capitozzolatura" spietata (drastica potatura di rami)..., eseguita fuori stagione, quando le temperature sono ancora alte, per sopperire alla carenza di illuminazione notturna della Piazza B. Tafuri e di via Plebiscito. Ci sarebbe ancora da continuare .... Un grande e grave peccato contro la natura!
                                                                                                                                  Salvatore Fioretto

Piazza B. Tafuri, "fiori color rosa" in una foto della primavera scorsa!
  
Palme in Villa Mario Musella (ex villa Vittoria)


martedì 24 settembre 2013

"Fore 'o trentotto" e... un tram per il Casale...!


Per narrare la storia del tram a Miano, Piscinola e Secondigliano dobbiamo risalire al 10 luglio 1889, quando il Consiglio Provinciale di Napoli approvò la concessione delle linee tramviarie ai signori Mele, Coscia e Petagna, ai quali nel frattempo si era aggiunto anche il sig. Augusto Daufresne; tale atto pubblico prevedeva, come si sa, la costruzione delle linee tramviarie per Marano, Giugliano, Mugnano e anche quella per Miano/Piscinola (inizialmente programmate con trazione a vapore). La concessione prevedeva l'esercizio delle stesse per ben trentacinque anni!  In data 30 luglio 1889 nacque, quindi, a Bruxelles la società belga denominata “Societé Anonyme de Tramways du Nord de Naples” (abbreviata in TN), che acquisì subito la convenzione stipulata dalla Provincia. Il resto della storia delle "Tramvie del Nord" si può leggere nel post dedicato ai tram (vedi post pubblicato su questo blog il 28 Agosto scorso).
 
Il tram per Secondigliano (linea n.37)

Tram n. 37 nelle curve di Via Miano, poco prima del ponte detto di Bellaria 
Il ramo di linea che ci riguarda (il terzo della rete) fu inizialmente costruito ed esercito fino a Miano ed era identificato con il numero "2". Si presume che il capolinea si trovasse all'altezza della casa di cura "Villa Russo". Il terminale cittadino, invece, era ubicato sulla "Salita del Museo", oggi via Santa Teresa degli Scalzi.
Successivamente, nell'anno 1905, fu realizzato il prolungamento per Secondigliano, fino all'incrocio con Corso omonimo, per consentire l'interscambio con le Tramvie Provinciali (la località è ancora oggi detta Ponte di Secondigliano).  Per la realizzazione di questo prolungamento furono costruite ben due nuove strade ad ampia carreggiata, vale a dire quelle che oggi chiamiamo Via Lazio e Via Regina Margherita. Lungo via Lazio fu costruito anche un bel ponte in mattoni rossi, che esiste ancora oggi...! Questo ponte si rese necessario per scavalcare l'antico tracciato che i contadini di Miano percorrevano da secoli, per raggiungere i loro campi  (strada detta cupa).


E' la prima pagina del Regio Decreto che autorizza il prolungamento del tram elettrico da Miano a Secondigliano, con la costruzione di via Lazio e di Via R. Margherita nell'anno 1905. Da notare che sono riportate anche le precedenti autorizzazioni per la trasformazione in elettrica della linea a vapore diretta a Mugnano-Marano-Giugliano e passante per Marianella.


Il tram per Piscinola (linea n.38)
Per le vicende storiche del tram n. 38 diretto a Piscinola bisogna invece attendere fino alla primavera del 1926, quando, in pieno regime fascista, si ebbe ad inaugurare finalmente la “bretella” o meglio la “navetta” della linea “Miano-Piscinola” (identificata inizialmente col numero “2”). Dalle poche e scarne fonti risulta che la linea fu inaugurata il 21 aprile 1926, ricorrenza fascista del "Natale di Roma".  La foto che riportiamo a margine del post ne è un'attendibile testimonianza.

Le linee delle “Tramvie di Capodimonte” (con tratto continuo) e quelle delle cosiddette “Tranvie Provinciali” (con tratto discontinuo), com’erano nell’anno 1913 (collezione CLAMFER). La linea tranviaria per Piscinola è stata aggiunta, anche se realizzata in epoca posteriore.

Il tracciato comprendeva l’intero sviluppo della Via Vittorio Veneto (inaugurata nel 1913, strada a cui dedicheremo un post intero), fino all'incrocio con la strada proveniente da Via Madonna delle Grazie (oggi via Napoli a Piscinola). 
I binari del tram in via Vittorio Veneto (Maternità), anni '50.
 La targa tra le due finestre è quella che indicava la fermata del tram.
Alcune testimonianze, raccolte dagli anziani, attestano che la linea per Piscinola fu inizialmente esercita "in serie" alla linea "2" diretta a Secondigliano, vale a dire: il tram che giungeva da Capodimonte si immetteva in via V. Veneto e, poi, invertendo la marcia, proseguiva per Secondigliano, lo stesso faceva quello proveniente in verso contrario. Forse quello fu un esercizio transitorio, che dovette svolgersi nei primissimi anni di gestione della tramvia; sicuramente, prima di diventare indipendente, la tramvia fu gestita come "bretella", identificata con il numero "6", così come avvenne per gli altri rami di tramvie denominate: "Bivio di Mugnano-Mugnano" e "Bivio di Marano-Marano".

Tram n.38 in stazionamento a Piazza Dante, anni '50 (particolare di una cartolina)
La linea tranviaria era ad un unico binario, con interscambi ai due capolinea; quello nel lato di Piscinola era situato in prossimità dell’incrocio con Via Napoli, dove era presente "l'asta di manovra" e i "respingenti", realizzati in travi di acciaio... (vedi foto a margine della pagina). Le caratteristiche tecniche della linea tranviaria sono state descritte in dettaglio nel precedente post già menzionato. 
Nel 1929, per il condizionamento del regime fascista, la società belga delle Tramvie di Capodimonte dovette cedere la gestione alla neocostituita "ATCN" (Azienda Trasporti Comunale di Napoli). La nostra linea fu denominata "38" e fu resa “indipendente”, con sviluppo fino a Piazza Dante, passando per il Tondo di Capodimonte e il ponte della Sanità.
Tram n.37 al Ponte di Secondigliano, anni '50
Gli anziani ricordano, ancora con nostalgia, il loro vecchio e caro tram, soprattutto quando dovevano pagare "mezza lira" dell'epoca per acquistare il biglietto della corsa. Sul convoglio, oltre all'autista, c'era il bigliettaio che aveva anche il compito di manovrare gli scambi e l'asta del trolley. Tante volte, pur di comprarsi una gustosa pizzetta fritta o degli scagliozzi (frittelle di semola), quei ragazzi sacrificavano la "mezza lira" del biglietto, preferendo camminare a piedi o appendersi allo staffone posteriore del tram...! 
Dalle 6:00 alle 8:00 c'era la "corsa operaia", con riduzione del biglietto a 25 cent di Lira.
Altri tempi, diremo oggi! 
Ancora oggi il luogo di Piscinola, che fece da capolinea al tram, in Via Vittorio Veneto, è indicato dagli abitanti con il toponimo di “Fore ‘o trentotto”. 


Inaugurazione del tram a Piscinola, 21 aprile 1926. Sul frontale del la carrozza si legge "Miano 2 Piscinola"

I tram delle linee "37" e “38”, ormai considerati, nell'ottica del nuovo trasporto su gomma, vetusti e superati, furono purtroppo definitivamente soppressi intorno al 1960, con il beneplacito dell'amministrazione comunale dell'epoca.
Il nostro "38" fu sostituito dalle linee autobus “110 Rossa” e “110 Nera”: la prima conduceva a Piazza del Plebiscito, mentre la seconda a Piazza Garibaldi. Col tempo, la linea “110 Rossa” fu sostituita dal numero “22”. Altre linee su gomma furono poi istituite nei decenni che seguirono e attraversavano per intero il quartiere di Piscinola, come la linea “25 rossa” (Piazza Carlo III- Marianella) e la linea “21” (Secondigliano- Via Morghen).
Ultimamente, dopo l’inaugurazione della “Linea 1” della Metropolitana Collinare, le linee autobus “110” e “22” sono state entrambe soppresse e sostituite con la linea "178”, il cui percorso si è abbreviato di molto negli anni, fino a diventare una "circolare" Piscinola-Museo...
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

Foto ricordo in via Vittorio Veneto (fore 'o trentotto), sullo sfondo il tram n.38 e i respingenti, anni '50