domenica 28 maggio 2017

Termini e detti tipici della civiltà contadina nell'Area Nord di Napoli


Molte volte, nel parlato corrente di tutti i giorni, capita di confrontarci con persone e con amici e, sovente, con meraviglia, ci accorgiamo che alcune parole o termini, da noi adoperati, risultano sconosciuti dai nostri interlocutori, specie se essi sono originari del centro cittadino, di altre zone periferiche della città o anche della Provincia di Napoli. Senza avere la pretesa di svolgere una trattazione di glottologia o di etimologia, vogliamo nel presente post discorrere piacevolmente, illustrando alcuni termini che a nostro parere sono univoci della società antica, contadina in genere, con alcune particolarità che sembrano preesistenti e uniche dell'area a Nord di Napoli o addirittura dei quartieri di Piscinola, Marianella, Miano, Chiaiano e Secondigliano. Alcuni termini, poi, qui hanno un significato del tutto particolare rispetto alle altre zone vicine.
Moltissime parole appartengono alle pratiche contadine e alle attività un tempo svolte nelle masserie e nelle campagne, altre, invece, sono legate al mondo dei mestieri e delle attività artigianali. Sono termini e allocuzioni che nei secoli si sono evoluti, ma che forse sono originari dalla lingua greca, osco-latina oppure derivanti dall'italiano volgare. Non è da escludere influenze linguistiche apportate dalle varie dominazioni straniere, subite nei secoli dal nostro territorio, che, a differenza di altri luoghi, dove questi termini sono andati in disuso o sostituiti da altre parole, qui invece sono stati conservati e utilizzati nell'idioma corrente, almeno fino ad alcuni decenni fa.
Riporteremo i termini in dialetto e a lato la descrizione o il riferimento all'uso dell'oggetto o della pratica, che il termine identifica, per far comprendere al lettore il loro significato. 
L'elenco non ha la pretesa di essere esaustivo, anzi è solo una piccola dimostrazione della varietà dei termini presenti; essi sono esposti in modo casuale, senza seguire un ordine preciso, questo per non appesantire la trattazione e soprattutto per stimolare la curiosità del lettore...


Cincurenza:   Forcone a cinque punte, per raccogliere la paglia (da "cinche riente": cinque denti);
Sàrrecchia:    Piccola falce usata per mietere l'erba o i foraggi;
Fàucione:      Grande falce usata per mietere l'erba o i foraggi;
Fùrchettone:  Forcone;
Pàndosche:    Zolle di terreno, particolarmente coese;
Màstrillo:       Trappola per catturare uccelli o topi;
Tàrpino:         Talpa;
Vàlerio:   Piccolo roditore abitante sui pioppi secolari;
Scàfoncia:     Piccolo invaso creatosi sulla cima dei pioppi secolari;
Lùcia luce:       Coccinelle;
Pùgna pùgne/llardiche:   Ortiche;
Céstune:         Tartarughe terrestri;
Màlaforbice: Coleottero, con due tentacoli, a forma di piccole lame;
Martellina:      Leverismo per azionare i freni a ceppi dei carri;
Annaquata:     Vino ottenuto da vinacce diluite con acqua;
Sférrazzuolo:  Vino ricavato dalla pigiatura di diverse varietà d'uva;
Fétiente:          Erba selvatica, dall'odore nauseante;
Acquarola:       Strada di Piscinola derivante dallo scolo dell'acqua;
Pélliccielli:      Erba selvatica;
Pìchiuchio:       Ferramenta;
Màruvizze:       Uccelli simili ai Tordi;
Céntrelle:         Creste di polli;
Vàrriale:           Tipo di botte;
Vùrpessa:   Uncino per recuperare i secchi da cisterne o piscine;
Màngano:        Attrezzo agricolo per dissodare terreni dopo aratura;
Mmana/Mmane: Elemento di un filare di vite ancorato ai pioppi;
Manganiello:  Attrezzo utilizzato per sollevare i secchi dai pozzi;
Sbreglie:           Parte delle pannocchie di granoturco (graurinio);
Spùntone:    Utensile usato per sgranare le pannocchie di granoturco;
Tùdero:         Parte delle pannocchie di granoturco (graurinio), usato anche per indicare la fasciatura di neonati;
Trebbeto:          base in ferro per appoggiare i pentoloni sul fuoco;
Lùtamma:         Escrementi di animali;
Lùtammaro:  Raccoglitore di Lutamma (operatore raccolta differenziata di un tempo);
Maschio:           Gelata;
Mastrillo:          Esca metallica, per uccelli o roditori;
Mamozi:       Due statuette un tempo esistenti sopra i pilastri d'ingresso di un giardino privato di Piscinola (al Principino), oggi dispersi;
Acquazza:         Brina mattutina;
Arie (o aria): Aia, spazio di una masseria destinato alla lavorazione dei prodotti agricoli;
Ammennula:     Seme di albicocca o di mandorla
Pampuglie:       Parte di fusto di legumi, separata nella bacchiatura
Citrangulo:        Arancio amaro;
Cùlata:       Ammollo di biancheria in tini, con uso di cenere e saponi;
Féscena:      Cesto con manico, usato per raccogliere frutta, a forma di cono;
Ancilla/Ancire:Uncino di legno per appendere oggetti;
Petturale:        Finimento per cavalli;
Pellicchielle:   Pomodori tagliati a spicchi per la conservazione in bottiglie:
Frùngillo:        Fringuello, uccello;
Frùvone:         Pertica di castagno usato durante la bacchiatura delle noci ("scugnare");
Gregne:     Covoni di frumento o mais;
Samenta:   Aggettivo dispregiativo, usato per offendere una persona;
Semmenta: Semi;
Sémmentini:   Varietà di funghi, prodotti da alberi da frutta;
Tròciola:         Carrucola per pozzi o ruota di argano in genere;
Scànnecavalle: Erba selvatica;
Cùriune:         Erba selvatica;
Ugliata/ugliatella:  Erba selvatica;
Ràpestone:      Erba selvatica;
Pàlluottole:     Castagne lessate;
Pùca:              Marza per eseguire gli innesti; 
Pugna pugne:  Ortiche
Pica:            Specie di "eco" ricorrente proveniente dalla laringe durante il respiro; 
Fìcucielli:        Fichi, ancora in fase di formazione;
Fùlana:       Asticella di Pioppo utilizzata come piccolo tudore/tirante, nella potatura delle viti;
Catarozza: specie di bulbo presentato alla base di una qualità di rapa, dei quali le mucche erano golose; 
Currivo: sensazione di intolleranza, reazione a un torto subito;
Carruociolo: carrozzino per giochi, realizzato artigianalmente; 
Cassella: lanterna a olio;
Cientepelle:   Interiora bovina o suina, bollita e condita con sale e limone; 
Cucchiarotto/cucchiarone: grosso cucchiaio il legno;
Cùtolo:       Rametto di Pioppo o di Salice utilizzato come legaccio nella potatura delle viti;
Cuzzutiello: piccolo pezzo di pane, di solito l'estremità di una pagnotta;
Fìcajuolo:       Raccoglitore/venditore di fichi; 
Scàrdasse:       Attrezzo per lavorare la lana;
Càrresi:           Trasportatori di derrate con carri;
Vàrricchiali:    Trasportatori di vino con carri;
Tòrtona/tùrtella: Tralcio di vite utilizzato come legaccio/tudore nella potatura   delle viti;      
Tàppiatore:  Operatore per la riparazione dei terrazzamenti;
Tàppia;        Margine di un terrazzamento; 
Tennècchia: Elemento di un filare di vite ancorato ai pioppi;
Nocca:        Specie di fiocco fatto con nastro colorato, da applicare al collarino bianco degli studenti;
'Ncasaturo: Pertica di legno utilizzata per costipare il terreno nei rinvasi di piante;
Stìre:           Asse di legno utilizzato per impugnare gli utensili;
Sguìglio/schiuoppo:   Gemma in fase avanzata di crescita;
Spàlatrune: Fusto di Pioppo, utilizzato come sostegno delle viti;
Tàccole/tacche:  Avanzi del taglio di tronchi;
Ballerina:   Piccolo mobile con specchiera;
Ciambotta: Minestra estiva di ortaggi;
Cìocche:  Tempia;
Còveta:       Raccolto; 
Criscito: impasto fermentato, usato come lievito per fare il pane;
Cùrtellaccio:  Macete a forma dritta, per tagliare tronchi;
Cucchiarella/cucchiarotto: grossi cucchiai di legno utilizzati in cucina, termini in uso anche per indicare cazzuole per muratore;
Màrrezzola:    Macete uncinata per tagliare piccoli rami;
Mascariello: parti di agnello o capretto, bollite e condite con sale e limone. Generalmente indica parte del viso;
Miccia/surfariello: piccolo cero a base di zolfo, utilizzato per sterilizzare le botti del vino dopo il lavaggio e l'asciugatura;
Ancire/ronca:  Falcetta uncinata sostenuta da lunga pertica;
Annizza/annizzata:    Frutta che inizia a marcire;
Tréppiero/treppetiello: Scala a tre piedi di castagno;
Scàlillo:        Scala per raggiungere alberi di elevata altezza o per raccogliere ciliege, noci, uva;
Soriciaro:  Operatore dedito alla cattura di roditori nei campi;
Velanza: bilancia;
Vàmmane/màmmane:   Levatrici domestiche; 
Vessica: Vescica di maiale, un tempo usata per contenenre e conservare la sugna;
'Nnzulfatore:    Operatore per l'inzolfatura delle viti;
'Mpuosto:        Postazione, base per appoggiare botti o altri oggetti;
Spàccaturo:     Coltello per eseguire innesti;
Lavannarella: Lavandaia;
Lìmmo:       Strato melmoso che si forma sulla superficie dei liquidi o del terreno;
Lìsciva:          Soda caustica; 
Mamma zezzella: Madre adottiva o nutrice;
'Mmuniache:  Dolci a base di ammoniaca;
Murtorio:  funerale; 
Pandolfa: zolla di terreno coesa;
Pinto:   Pavone;
Pizzipaparo: boccale a punta o innaffiatoio;
Purucchiu/Puricchiuso: insetto oppure per indicare una persona avara; 
Cacciuttiello:   Cucciolo di cane;
Costa: terrazzamento del terreno, sito ai lati delle cupe o strade del quartiere; 
Costarella: piccolo terrazzamento (come "Costa");
Crastula: pezzo di piatto di ceramica o di altro materiale;
Purucchiamma: cosa fatta per economicizzare; 
Cuncimma: Concime chimico;
Cùonsolo (cùonso):  Cena offerto dai vicini, dopo il funerale, ai parenti del defunto;
Cimmenera: Comignolo, ma più propriamente indicata la cappa, ossia la campana o volta, che costituiva la prima parte del condotto di aspirazione dei fumi nei camini, nei quali spesso, però nei grossi camini, ci si poteva sedere all'interno.
Toppa d'oro:   Collana d'oro;
Vient''e terra: Tramontana;
Zàrellara:      Venditrice di nastri, spille e bottoni
Zùlfaniello:    Candelotto di zolfo usato per sterilizzare le botti;
Zuzzimma:     Sporco;
Zuzzuso:       Persona che non si lava, oppure riferito a qualcosa di sporco;
Rammaggio:  Danni, provocare danni alle colture;
Ràrogne:        Rane;
Rìroto:           Tipo di carro da trasporto di derrate;
Tòrta/Tortella: Legacci realizzati con tralci vecchi di viti, usati durante la potatura per fissarle le viti ai tronchi dei Pioppi;
Vèlanzola:     Traino di carro con tre animali da tiro (Di solito Bue, Mulo e Cavallo);
Vèlanza:        Arpione/asse in legno usato per appendere il maiale per le zampe, durante la macellazione; 
Vroccola:        Chioccia, gallina che cova le uova;
Vòzzola (Vozzolella):  Stomaco, usato anche negli animali;
Stipetto: Parte di un mobiletto da cucina;
Stìpeto: Anta di una porta o finestra;
Scàgliuozzoli: Tipo di frittura, a base di farina di mais;
Scàzzacaturo: Attrezzo utilizzato per spostare il pane del forno;
Stoppa:      Canapa, usata per sigillare oppure usata insieme all'albume per bloccare arti slogati;
Màtala (o Màttala): Contenitore in legno usato per impastare il pane;
Mammuso:     Alimento pastoso, gommosso, poco fragrante; 
Mangiaguerra:  Varietà di uva autoctona; 
Pàstone:    Pasto per maiali;
Parasacca:  Varietà di uva autoctona; 
Paccarelle: Varietà di pesche tardive;
Pìripisso:     Cappello curioso, basco alla francese;
Mammella: Madre, mamma;
Muccaturo/maccaturo:   Fazzoletto;
Tuozzo, Tozzole: Porzioni di pane; Pane diventato duro;
Varriale: botte;
Zappiello/zappelluccio: varietà di piccole zappe usate per le attività nei campi;
Zérretiello:  Brocca in creta smaltata usata per contenere il vino o l'acqua;
Pàpisso:         Farfalla di grandi dimensioni;
Papà:             Soffione, seme di Tassarico;
Pìmmicia:    Coleottero (Maggiolino), di colore verde, avente odore sgradevole, riferito anche alle ecchimosi alle dita o pulci;
Puca:   frammenti di piante di legumi secchi
Ancinetti:       Dolci locali;
Nìppolo:         Piccolo batuffolo di cotone
Memella:        Caramella;
Mìlocca:     Sostanza molle, comportamento scialbo (in senso dispregiativo);
Férrillo:         Aratro manuale;
Ferrareccia:     Ferramenta, venditore di ferro in filo;
Pàstanaturo:  Attrezzo in legno per piantare o seminare;
Pùcchiacchiello : Erba selvatica per formare insalate spesso con la Rucola (in ital. Portulanca);
Piedimonte: Treno della ferrovia "Napoli-Piedimonte d'Alife";
Màcennola:    Attrezzo per sfibrare la canapa dopo la macerazione;
Pìsciniello:    Piccola vasca nelle stalle, per raccogliere escrementi di animali;
Pàstone: Pasto per maiali, a base di avena, patate, avanzi di cucina;
Prufico: Impollinatore naturale per fichi;
Gràurinio:    Granoturco;
Rarillo: gradino; 
Casanduoglio: venditore di formaggi e latticini;
Sbàncula:      Pezzo di legno;
Scolla:      Benda usata sulla fronte per lenire l'emicrania o l'ecchimosi;
Scùgnatori:   Operatori per la bacchiatura delle noci; 
Scurriale:      Frusta per domare gli equini da traino; 
Sgaglie:  Lacerazioni ai lati della bocca, detto anche per le dicerie; 
Spiringuacchio: Segno di inchiostro stracciato su qualcosa; 
Spillone:    Grosso ago per cucire i materassi;
Sdanghe:      Assi dei carri;
Tatillo: Padre, papà; 
Zarellara/o:  Venditrice o venditore di merce assortita (merceria)
Zipeppe/cantaro:  Vaso da notte;
Zàppuliato:   Leggera zappatura o risultato della lavorazione;
Zanfrine:      Attrezzo per raccogliere o distribuire letame;
Zella, Zelluso:       Calvizie. Persona affetta da calvizie;
Mollese:        Tipo di pino che produce pinoli;
Ràsula:    Attrezzo per raccogliere i residui d'impasto nella mattala;
Ràsuliare:    Pulire i terreni da erbacce con la zappa;
Ruoto:         Pietanza prelibata cotta al forno, generalmente in una padella circolare che da essa prende il nome (es. Ruoto 'e patane, ruoto 'e stocco, ecc.);
Scùllare:    Operazione di alleggerimento di piante o frutta, per favorire lo sviluppo;
Zìppolo:       Cuneo;
Zuzullo/Zuzù:  Usato per chiamare o indicare un cane, specie ai bambini;
Vriala:          Rubinetto per botti, anche l'utensile per forare;
Vùttaro:        Riparatore di botti;
Tùmpagno:   Coperchio delle botti;
Tossa cùmmerziva: Tosse convulsa;
Vènacciaro:  Torchio per vinacce;
Vàrrile:         Tipo di botte;
Vàllenaro:     Pollaio;
Vòzzola:        Stomaco, riferito agli animali;
Appesa:         Salumi messi a stagionare;
Rivista:         Andare in cerca di noci bacchiate, nelle zone poco accessibili o impervie; 
Terramasco:  Strato di terreno formato da cenere vulcanica, particolarmente duro; 
Tùmmolo:    Tomolo, unità di misura del frumento e di altre derrate;
Tùfolo:          Residuo di granoturco;
Tùocco: Fare la conta:
Tùdariello 'e san Biase: Torroncino donato durante le feste patronali (Piscinola e Mugnano);
Trafagare:   Travasare il vino;
Trociola:  Carrucola;
Tàlle:           Parte di pianta di zucchino, da lessare;
Frustilli:      Residui della potatura di Pioppi o di alberi di frutto;
Taglia:         Solco nel terreno, usato in genere durante la zappatura;
Tàmmariello: Aggiustatore di piatti e terraglie in genere;
Tìano:    Pentola di rame, usato anche per indicare una pietanza in cottura; 
Tòrca, Torca maggiajola: Varietà di pesca;    
'Mmane 'e vite"Braccio" di vite nella sistemazione tipica, detta "a filare";      
Murtale: Mortaio;
Fucularo: Camino;   
Stùrchio:      Fusto della pianta di granoturco;
Stùmpagnare/Tùmpagnare: Operazione di apertura e chiusura delle botti;
Stùglia:        Involucro esterno della pannocchia di granoturco;
Bàsilese:     Varietà di pesca;
Brùsca e striglia:   Spazzole per pulire il mantello degli equini;
Bottamburro/minerva:    Piccoli pedardi 
Scurpione: Pipistrello
Spérone:             Breve tralcio di vite, lasciato per fruttificare;
Spùllecarielli (o Spùllechetielli):   Fagiolini;
Spàlatrappe:  Nastro adesivo (scotch in genere);
Spasano: Piazzale esistente presso i Regi Lagni utilizzato per essiccare la canapa dopo l'avvenuta macerazione
Spàtula:         Attrezzo utilizzato per pettinare la Canapa;
Sèrchia:         Piccola ferita alle mani, screpolatura del freddo;
Sèpe/sèparella: Terrazzanento del terreno, spesso indicata anche un margine di una cupa;
Sfasciacarrozza:    Riparatore di carri;
Còsta/cùstarella: Parte di superficie del lato inferiore di un terrazzamento;
Mezzana/mezzanella: Biglie in vetro per giochi, di dimensioni ridotte;
Martillina:   Volantino manuale presente su un carro, azionante i freni a ceppi
Nìppule:                Fiocco di cotone o lana attaccati agli indumenti;
Père:                      Albero, fusto;
Tacche:                Scaglie di legno derivante dai tagli con lame di rami d'albero, specie di pioppo
Trìebbeto:              Treppiedi per sostenere pentole;                
Spreppa/steppone: Parte di un ortaggio o di pianta;
Spàramonaco:      Attrezzo in ferro curvato, usato per centrare  i coperchi delle botti nelle loro sedi;
Sòrca:                        Solco per semina;
Sfrinnesèare:    Perdere i sensi, compiere azioni incontrollate, prossime alla pazzia;
Sévera:                      Selva, zona di terreno incolto, pieno di rovi e arbusti selvatici oppure terrazzamento; 
Severaiulo:                Lavoratore delle selve;
Scopa 'e bbrusco:      Scopa di saggina;
Scìurone:                   Fichi di primo raccolto;
Sciosciammosca:      Attrezzo usato per allontanare mosche;
Schìummare:             Stendere i panni sulle corde;
Scàrpesare:            Frollatura del mosto durante la fermentazione;
Scàtozza:                   Bulbo di rapa;
Scàrda:                      Coccio di terracotta o di ceramica;
Pàstora:                 Coccio di terracotta o di ceramica, sovente utilizzato per indicare il gioco detto "della campana";
Scànnaturo:               Coltello utilizzato per uccidere i maiali;
Ròtta/céllare:             Cantina, luogo interrato per conservare vini;
Vàvrille/ràrille:          Pergole per bacchiare i legumi o il grano;
Ràmpule:                    Ramo di albero;
Ràffia:                        Rafia usata per eseguire innesti;
Récca:                        Varietà di ciliege autoctone;
Figlie d''a Maronna:Trovatelli o ragazzi adottati dal Befotrofio   dell'Annunziata;
Ammazzuccà:             Operazione di preparazione della Canapa
Belledonne:                Varietà di pere;
Cardille:                    Erba spontanea, dalle cui teneri cime si ricava, dopo cottura, una gustosa minesta;
Quartarulo:                Piccola botte;
Palummo:                   Conati di vomito;
Pùzzaro:                     Pulitore o riparatore di cisterne/piscine;
Minerva:                    Tipo di fiammifero oppure piccolo pedardo;
Mòntese:                    Cavatore di pietre di tufo;
Mònettine:                 Varietà di pesca precocissime; 
Molaforbice:             Arrotino; 
Migliulillo: Varietà d'uva ad acino piccolo usata per colorare il mosto; 
Parasacca:   Varietà d'uva usata per la vinificazione;
Castagnara: Varietà d'uva usata per la vinificazione;
Vermenata:               Avere paura;
Prussiano:                 Vomere, aratro;
Pùla:                       Residuo della bacchiatura;
Prùpana:                    Propaggine;
Pòrca:         Porzione di terreno per mettere a dimora  ortaggi;
Pampuglie:    Particolato residuo della bacchiatura dei legumi, es. fagioli;
Pullanghella: Spiga di granoturco lessa, anche per gallinella.
Ossacane:   Porzione di terreno per mettere a dimora semi di frutta;
Papute:       Incappucciati, membri della Congrega;
Pònteca, ponteche:    Frutta acerba, tanninica;
Pigna mmolise:     Pino che produce pinoli;
Pigna pònteche:    Pino che non produce pinoli;
Pianella:     Vassoio di legno, con sponde, per far lievitare il pane;
Pésellera:    Residui secchi di piante di piselli;
Fàsolina:     Residui secchi di piante di fagioli;
Fàvara:        Residui secchi di piante di fave;
Pàtanara:     Residui secchi di piante di patate;
Vitecaglia:    Residui secchi di tralci di vite;
Pàstene:       Ampio appezzamento di terreno con alberi da frutta;
Pullana:        Pollina, concime a base di escrementi di polli;
Ova 'ngallate:   Uova fecondate;
Ruciulillo:     Foruncolo;
'Ncauzare:     Rincalzare ortaggi;
'Nzerta:          Fascio/mazzetto
Bandiera:     Quadro con immagine del santo patrono, addobbato con luci e appeso in luogo stabilito del quartiere, per annunciare i festeggiamenti patronali in programma;
Cannuccia:    Pezzi di canne per appendere il bucato;
Castagnara:   Varietà di uva da vino;
Cagliata:       Tipo di formaggio di produzione familiare; 
Cerasare:    Raccoglitore di ciliege; 
Cuòfene/cùfunature:  Recipienti per derrate;
Mùrtorio:      Funerale;
Mònte:           Cava di tufo o pozzolana, anche pozzo d'areazione;
Mezzaniello:  Fienile della stalla, soppalcato;
Màntice:        Attrezzo usato per inzolfare le viti;
Méta:              Covone di paglia in genere; 
Mezavotte:     Tipo di botte;
'Ngerare:        Formazione della spiga di grano o d'orzo;
'Nzertare/'Nzerto:  Innestare/innesto;
'Nzeccosa:  Frutta acerba, tanninica; 
'Nzeveruso: Frutta acerba;
Tùficchio:   Tappo inferiore della botte;
Màfero:      Tappo grande della botte del vino, realizzato in legno di pioppo.
Lémmate:   Piccolo sentiero tra i campi, spesso nei confini (forse deriva dal latino: limites)
Lùmmata:    Luminarie per le feste patronali;
Legnasanta: Albero e frutti di cachi;
Iunco:          Giunto, legaccio, di origine vegetale;
Gùainella:   Gioco dei ragazzi, con lanci di pietre;
Fùnella/Trezza;:     Fune sottile, per stendere il bucato;
Fùmeta:       Fumo o ambiente poco nitido;
Fureste: Si dice di animale selvatico o di animale che mostra comportamenti poco domestici;
Fùrcina:       Pertica di legno terminante con una forcella;
Frùscella:    Piccoli contenitori in vimini, per la ricotta;
Ficchi ficchi: Tipo di fuoco pirotecnico;
Granata:      Melograno o tipo di bomba per fuoco pirotecnico;
Féccia:         Morchia depositata nella fermentazione del vino;
Féligna:       Fuliggine, ragnatela;
Dìana: Fuoco pirotecnico mattutino, per annunciare l'inizio della festa;
Cùparella:   Piccola cupa, stradina con margini in rilevato, anche con sviluppo in pendenza;
Cùfunatura:  Recipiente in legno adoperato per il bucato;
Cràstula:       Frammento di piatto o di mattonella in genere;
Còtre:       Telo ricamato, nero o viola, usato un tempo per i funerali;
Cùonso/Cònsuolo: Cena offerta ai parenti del defunto;
Cìambotta:    Minestrone estivo a base di ortaggi;
Chìaccune:    Tralci di vite, in formazione;
Chìerchia:     Cerchio delle botti;
Chìuppo o chìuppete: Pioppo;
Cérnetura:     Residuo della setacciatura di cereali o altre sostanze;
Cènneraturo: Telo  per coprire il bucato;
Càvicchio:      Piccolo tappo per botte
Càterozza:      Bulbo della rapa;
Càrrato/càrratiello: Tipo di botte grande;
Càrdone:        Cardo Mariano;
Càpezza:        Armamento in cuoio per equini;
Càuraturo/càurara: Pentolone in rame;
Càpizze:         Fusto della canapa;
Cànnaturo/ cànnaturizia: di cosa che stimola la golosità;
Cànnule:        Canapa;
Cànnito:         Canneto;
Càlatura:        Propaggine di vite;
Càmpata:        Stipendio, risorse per il sostentamento;
Càcecavuoglio: Portare sulle spalle, spesso indica un tipo di gioco;
Colostro:  Primo latte di mucca, conseguente a un parto;
Cùpiello:  Piccolo tino per contenere il vino o il pasto degli animali; 
Cutogne:    Cotogne
Béllella:     Varietà di pesca; 
Torca 'e Maricella: Varietà di pesca che prese il nome della selezionatrice, soprannominata "Maricella"; 
Tuficchio:    tappo piccolo della botte, realizzato in legno di pioppo;
Pesca Mimì del FornoVarietà di pesca che prese il nome del selezionatore "Domenico Del Forno"; 
Treppetiello: scaletto a tre piedi;
'Ntonio 'o riccio: Varietà di pesca;
Langella: Otre antica;
Paccarelle:  Varierà di pesca, tardiva; l'alberello usato come portainnesto per altre varietà di pesco ("Franco");
Piripisso:    Tipo di cappello, detto "a Basco";
Pizzipapere: Tipo di boccale o innaffiatore per giardino;
Belledonne:   Varietà di pera; 
Cosce 'e Firenze: Varietà di pera;
Mastanduone: Varietà di pera;
Bellelle: Varietà di pesca, tardiva:
Ciocche cardinale: Varietà di susina;
Pappagona: Varierà di prugna;
Pitulana:  Varietà di pesca gialla;
Bùverone:      Tipo di fondazione per muri;
Nataline: Varietà di fico;
Fiche 'e San Giuvanne: Varietà di fico, a due fruttificazioni;
Trojane: Varietà di fico;
Allardate: Varietà di fico;
Bùbbazza:    Intruglio di cose non specificate, spesso usato in senso dispregiativo;
Bùttone:            Gemma;
Brustulaturo:    Attrezzo usato per torrefare l'orzo o il caffè; 
Arilla:         Semi di uva; termine usato spesso per indicare vivacità oppure il grillo;
Arricettare/ricietto: Pulizia/pulire, spesso usato per indicare la morte di qualcuno;
Archetiello (festa dell'): Sagra celebrata a Miano, presso la chiesa della Madonna dell'Arco;
Anemella:          Interiora di animale
Arie:   Aia, piazzale interno alle masserie per eseguire lavorazioni;
Abbrustuliato:   Bruciato, tostato;
Anfolla:             Piccola anfora, per conservare l'acqua;
Abbascio:          Zona del territorio in depressione.

 
Speriamo che questa piccola trattazione stimoli la curiosità e l'interesse soprattutto delle giovani generazioni, attuali e future, auspicando che essi continuino e implementino il lavoro di ricerca svolto e, soprattutto, conservino queste tracce antropologiche del territorio, quale valore culturale appartenenti alla storia della loro terra di origine.

Salvatore Fioretto
 
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.

sabato 29 aprile 2017

Don Raffaele Ruggiero crea a Piscinola una fondazione per i fanciulli svantaggiati..."



Il presidio M. Sciuti
Chissà quante persone, abitanti del territorio dell’Area Nord di Napoli e non, si sono recati nel corso della propria vita in questa elegante struttura degli anni ‘50, costruita a misura d’uomo, in quella parte di territorio che fu del quartiere di Piscinola, un tempo chiamato ”lo Scampagnato”, oggi divenuto parte della “Scampia moderna”, e non conoscono i motivi della sua realizzazione e, soprattutto, il nome di colui che fu il suo fondatore e benefattore: il cav. Raffele Ruggiero.
Ruggiero nacque a Napoli, nell’anno 1856. Sposò la marchesa donna Ortensia Schiassi; da questa unione nacquero diversi figli, dei quali ci è dato di conoscere solo il nome di uno di essi, Gioacchino, che nacque a Portici, nel 1902 e sposò una discendente dei principi di Bisignano.
Ruggiero era diventato possidente di diverse proprietà e tenimenti. Il suo nome è però particolarmente legato alla storia di Piscinola e di Agnano, oltre che alla città di Napoli. Egli era proprietario almeno di due estesi appezzamenti di terreno, un tempo ubicati nei territori di Piscinola e di Agnano; territori che sono legati anche storicamente tra di loro, come più volte scritto in questo blog, e ripeteremo nel continuo di questo racconto.
Il lago di Agnano in un dipinto ottocentesco
Raffaele Ruggiero ad Agnano possedeva tutta l’area sul quale sorgeva il lago omonimo, compreso diversi terreni adiacenti. Sappiamo che il lago fu utilizzato per secoli per la macerazione della canapa e del lino e, strano a dirsi, gran parte di queste fibre provenivano proprio dalle coltivazioni che si svolgevano nei campi di Piscinola, dei quali era per buona parte anche proprietario il Ruggiero. 
Ruggiero eseguì a sue spese, alla fine dell’‘800, il prosciugamento del Lago di Agnano, ormai ridotto a zona palustre, con la realizzazione di un lungo collettore sfociante a mare, nel quale confluivano un dedalo di nuovi canali, disposti a raggiera. Con questo articolato sistema idraulico si realizzava il deflusso delle acque sorgive dal suolo, di origine vulcanica, e la bonifica dell’esteso territorio. Infatti la conca, nel quale un tempo si trovava il Lago di Agnano, è un cratere di un vulcano spento, appartenente alla Caldera dei Campi Flegrei.
Il collettore di Agnano
Raffaele Ruggiero aveva la passione per i cavalli di razza. In una parte di questo territorio di Agnano, aveva fatto costruire un maneggio e curava l’allevamento di “purosangue”, dei quali si dilettava a far correre in gare di trotto e galoppo. In questo luogo, già dall’anno 1850, si disputavano corse ad ostacoli. All’epoca i campi deputati alle gare ippiche erano solo due in città: il Campo di Marte, a Capodichino, e il galoppatoio realizzato in via F. Caracciolo, nella Villa Reale. Quindi la città di Napoli non possedeva un campo di gare degno di una metropoli moderna, ma fu proprio Ruggiero ad avere una idea geniale e a favorire la costruzione dell’ippodromo di Agnano, divenuto l’impianto che conosciamo, famoso in tutta l’Europa per le varie competizione ippiche e soprattutto per la gara “Premio Napoli”, gara spesso legata, negli anni passati, alla Lotteria italiana.
Raffaele Ruggiero, infatti, subito dopo la prima Guerra Mondiale, ben pensò di donare al Comune di Napoli grandi estensioni di terreno dell’ex Lago di Agnano, con la clausola che intorno al suo allevamento sorgesse un moderno ippodromo…
La principessa Maria Josè durante l'inaugurazione
Dal “Bollettino del Comune di Napoli. Rassegna illustrata di storia, arte”. Anno 1931 (pag.10), si legge “…si cercò per lungo tempo e sempre invano, un luogo adatto per la costruzione d’un ippodromo degno d’una grande città come la nostra.  Ed il cav. Ruggiero, il cui fervore sportivo fu pari all'energia e alla tenacia, non senza ragione, pensò al bacino d'Agnano, sede delle prime corse ippiche napoletane. Per la sua vicinanza alla città, per la sua ridente posizione, pei facili e numerosi mezzi di viabilità, rispondeva quel luogo ai principali requisiti richiesti per un campo di corsa…”.
Alcuni napoletani di gran nome: Giuseppe Perlini, Tommaso Leonetti, Guglielmo Belgo, Michele Romano, appoggiarono l'iniziativa dei fratelli perugini Spinelli (Antonio e Salvatore), esperti di ippodromi (avevano già realizzato l'ippodromo di Villa Glori a Roma), per la realizzazione del nuovo impianto. I lavori cominciarono il 7 luglio 1934. 
Un vincitore del Gran Premio Lotteria, anni '70
Ma dobbiamo attendere solo il 2 giugno dell’anno 1935, seppure diversi anni dalla scomparsa del Ruggiero, per vedere inaugurato l’Ippodromo di Agnano, alla presenza del Cardinale di Napoli, Alessio Ascalesi, che lo benedisse, dei principi ereditari al Regno d’Italia, Umberto di Savoia con Maria Josè, di tantissime personalità cittadine importanti dell'epoca e ben diecimila spettatori! La prima società di gestione fu fondata al Circolo dell'Unione, da Tommaso Leonetti, il duca di Bovino, il principe di Gerace, il conte Moncada e il marchese Diana.
In questa conca sono state scritte le pagine più belle della leggenda del trotto: da Muscletone a Bayard, da Birbone a Tornese, da Une de Mai a Varenne. Agnano però nacque con il galoppo.
Ritornando al nostro racconto, la coppia di sposi Raffaele Ruggiero e Ortensia Schiassi si distinsero in città, soprattutto per le loro opere di beneficenza e di carità. 
Donna Ortensia Schiassi fece costruire a sue spese, accanto all’ippodromo di Agnano, una chiesa, una casa parrocchiale con asilo e scuola, retti dai frati francescani.
La struttura vista dall'alto (foto da "Google Maps")
La chiesa, intitolata a Sant’Antonio di Padova, è ancora oggi utilizzata per le funzioni religiose parrocchiali principali del vasto territorio di Agnano ed è sede della segreteria parrocchiale e della canonica. I francescani restarono nella struttura fino agli anni ’80. Donna Ortensia si distinse anche in opere di volontariato. Nel libro “La donna della nuova Italia, documenti del contributo femminile alla guerra (maggio 1915, maggio 1917), scritto da R. Quinteri, la Marchesa Ruggiero Ortensia Schiassi viene menzionata nell’elenco delle donne volontarie, che si distinsero in particolar modo per la loro opera, durante lo svolgersi del primo conflitto mondiale. 
Raffaele Ruggiero lasciò alla sua morte, avvenuta a Napoli nell’anno 1926, una cospicua somma da destinare al recupero di bambine subnormali; nacque così la “Fondazione Raffaele Ruggiero”, con sede al “Fondo Cancello di Piscinola”, ossia nell'esteso tenimento nel quale si coltivavano da secoli la canapa, il grano e le pesche, per mano dei bravi contadini piscinolesi; un ampio territorio che si estendeva dalle caserme di Miano, fino alla proprietà "Del Forno". In questa struttura, che fu completata alla fine degli anni ’50, fu realizzato un importante Presidio Ortofrenico, destinato alla cura e alla riabilitazione delle bambine svantaggiate.
Murales realizzato sul muro di confine del Presidio "M. Sciuti"
Nel settembre del 1972, il Comune di Napoli, a perenne memoria delle opere compiute dal cavaliere Raffaele Ruggiero, gli ha intitolato la strada che si sviluppa in adiacenza dell’Ippodromo di Agnano; mentre, al centro dei giardini, che si trovano all’interno dell’ippodromo, è stato eretto un monumento, sormontato da un busto in bronzo, dedicato al grande benefattore.
A Napoli, Raffaele Ruggiero sostenne anche un centro di cura pediatrico, sempre per bambini. Nel cortile dell’Istituto Ortopedico Teresa Filangieri Fieschi, in via Chiaia a Napoli, si trova affissa la lapide di riconoscimento in marmo, che reca una doppia cornice (interna di foglia d’alloro, esterna con ovuli e sgusci e sormontata da un caduceo alato e in basso un fregio a nappa),  con sopra la scritta di dedica al benefattore Raffaele Ruggiero:


IN MEMORIA DEL
CAV. RAFFAELE RUGGIERO
CHE DOPO UNA VITA DI ATTIVO LAVORO
NON DIMENTICO' NELLE SUE ULTIME VOLONTA'
I MINORATI DELLA NATURA
LEGANDO A QUESTO PIO ISTITUTO
LIRE 200.000
PER UNA SALA INTESTATA A SUO NOME


C’è poi da aggiungere che con il Regio Decreto del 12 dicembre 1940, n. 2005, veniva riconosciuta l’erezione in ente morale dell'Ospizio «Raffaele Ruggiero» per l'infanzia abbandonata e sofferente, con sede in Napoli. (GU n.51 del 28-02-1941 ). Ecco il testo: “In vigore dal: 15-3-1941 N. 2005. R. decreto 12 dicembre 1940, col quale, sulla proposta del ...., Capo del Governo, Ministro per l'interno, l'Ospizio «Raffaele Ruggiero» per l'infanzia abbandonata e sofferente, con sede in Napoli, viene eretto in ente morale. Visto, il Guardasigilli: Grandi. Registrato alla Corte dei conti, addi' 16 febbraio 1941-XIX”.
Papa Paolo VI
Significativo è l’evento che si verificò il 27 giugno 1973, quando un gruppo nutrito di operatori, medici, dirigenti e giovani pazienti del presidio della Fondazione Raffaele Ruggiero, furono accolti all’Udienza Generale in Vaticano, dal papa Paolo VI. Ecco le parole di benvenuto pronunciate dal pontefice: 
"Partecipano a questa Udienza, guidati dai loro dirigenti ed assistenti, due gruppi di giovani, ospiti di benemeriti Istituti di educazione e di assistenza: l’Istituto Medico Psico-Pedagogico «La Nostra Scuola» di Roma, e l’Istituto Psico-Pedagogico «Fondazione Raffaele Ruggero» di Napoli-Piscinola. Siate tutti cordialmente benvenuti, figli carissimi! Il nostro paterno compiacimento si rivolge a quanti fra voi, con diversa competenza ma con eguale abnegazione, si dedicano con cura paziente ed esperta all’assistenza e all’educazione di codesti cari figlioli, la cui particolare condizione li rende più bisognosi di amorevole e costante attenzione. 
La struttura
È un’opera grande, la vostra, un’opera altamente benemerita dell’umana società, e quanto mai preziosa agli occhi di Dio. Continuate a donarvi, continuate a prodigarvi, anche se la vostra delicata missione educativa non sempre è conosciuta ed apprezzata dagli uomini, come merita, essa però è conosciuta da Dio, e se voi saprete compierla per amore Suo, a voi si applicheranno le parole dolcissime del Divin Salvatore: «Ogni volta che avete fatto questo al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me stesso» (Mt 25,40). 
A voi, carissimi giovani, esprimiamo il nostro affetto, pieno e paterno. Sappiamo con quanta buona volontà e con quanto profitto vi sforzate di corrispondere alle premure dei vostri educatori. Bravi! Nel nome di Gesù, che umilmente rappresentiamo qui sulla terra, noi vi abbracciamo e vi auguriamo ogni bene, impartendo di cuore a ciascuno di voi, ai vostri cari presenti e lontani, e a tutti i vostri educatori ed assistenti l’Apostolica Benedizione”.
Monumento eretto nei giardini dell'Ippodromo
Il presidio della “Fondazione Raffaele Ruggiero” con il trascorrere dei decenni ha perduto purtroppo gran parte del suo fine istituzionale, infatti, dopo varie vicissitudini e problematiche, ha subito  l’evolversi dei tempi e dei costumi cittadini, oltre che dell’organizzazione della Sanità; risulta ancora oggi funzionante, anche se gestito nell’ambito della Sanità Pubblica (ASL), con la presenza di altri uffici e presidi medici territoriali. E’ intitolato, fin dalla metà degli anni ’70, a “Michele Sciuti”, insigne medico napoletano, direttore per tanti anni dell’ospedale psichiatrico “Leonardo Bianchi”. 
Nel presidio piscinolese ("Fondazione Raffaele Ruggiero" poi "M. Sciuti") hanno prestato per tanti anni la loro attività medica e di assistenza specialistica e infermieristica, diversi abitanti di Piscinola e dei territori ad esso adiacenti. Esso rappresenta una delle pagine più belle della storia di Piscinola moderna!
Del prof. Michele Sciuti e della struttura dell’ospedale Leonardo Bianchi, dedicheremo un apposito post, quale continuo della serie: “Ambiente e psiche”.
Salvatore Fioretto



 per la collaborazione il dott. Domenico Di Renzo. 
Murales realizzato sul muro di confine del Presidio "M. Sciuti"