martedì 23 febbraio 2016

Storico, scrittore, poeta, musicista... Carmine Cecere






In strada, da Mugnano a Piscinola, per raggiungere il rione Don Guanella, anni '70
Terra feconda di scrittori, di poeti e di ricercatori storici, l'Area Nord di Napoli sa esprimere le proprie eccellenze, alla pari di altri territori, in ogni campo della cultura, attraverso le sue forze sane; forze generose che impegnano il proprio tempo libero e le proprie energie per scoprire e condividere il frutto delle loro passioni, attraversi i versi, i racconti, oppure attraverso la narrazione delle testimonianze storiche di questa comunità.
Fuori alla chiesetta di padre Benito, al rione Don Guanella
Oggi presenteremo ai lettori di Piscinolablog un generoso scrittore, che oltre a essere ricercatore storico, è anche scrittore di romanzi e di altro ancora..., il suo nome è Carmine Cecere.  
Ai lettori assidui del blog questo nome non dovrebbe risultare nuovo, perché egli è stato tante volte riportato a margine dei post, a ringraziamento della sua collaborazione e per il contributo documentale e fotografico fornito, infatti egli è soprattutto una persona generosa e sensibile, sempre disponibile a ogni forma di collaborazione, principalmente per gli argomenti di cui è appassionato. 
Cecere è nato a Napoli, nell'anno 1962, risiede nel Comune di Villaricca, ma ha trascorso gran parte della sua gioventù nel comune di Mugnano. 
Lo spettacolo "Progetto Uomo"
Per questi trascorsi egli è particolarmente legato alla cittadina di Mugnano, tanto da considerarsi mugnanese a tutti gli effetti... La sua dedizione alla cultura iniziò prestissimo, infatti, proprio a Mugnano, negli anni '70, insieme ad altri suoi coetanei, ha dato vita a “Il Giornalaccio”, un periodico di politica locale e di satira, che ebbe diverse edizioni; quella esperienza editoriale è ancora oggi ricordata da molti con simpatia.
Sul finire degli anni Settanta ha aderito al Movimento Biblico Cattolico di Mugnano, nel quale si dedicava ad animare musicalmente le attività religiose, oltre il tempo libero. Di quel periodo ricorda, con particolare commozione, l'esperienza che visse frequentando gli incontri che si tenevano nella chiesetta lignea nel rione Don Guanella, tra Miano e Piscinola. In quella piccola, ma graziosa struttura in legno, svolgeva inizialmente il suo ministero, il Reverendo don Benito Ricciardiello, che lì amava circondarsi della bella gioventù di questo Movimento.
Virtuosista della chitarra, agli inizi degli anni ottanta ha formato un gruppo musicale con il quale si è esibito in alcuni teatri della provincia di Napoli e nei teatrini delle parrocchie. Cavallo di battaglia del gruppo era lo spettacolo intitolato: “Progetto Uomo”. 
Di questo spettacolo musicale Carmine è stato l'autore ed ha curato la regia. Egli è stato anche autore di molte poesie scritte in lingua napoletana e di canzoni di carattere religioso.
Ma la principale passione di Carmine Cecere è stata ed è tutt'oggi, la storia locale, ha infatti collaborato, per circa tre anni, a partire dal 2005, al settimanale “Provincia Oggi”, curando una rubrica settimanale concernente argomenti storici e di cultura varia.
Attualmente è anche Webmaster del sito di internet http://www.mugnanostoria.it. Il sito contiene interessantissime  monografie riguardanti argomenti di storia.
Carmine Cecere è un prolifico scrittore di saggi storici e di romanzi, come si noterà, ha una bibliografia di degno rispetto, in quasi cinque anni ha scritto diversi romanzi e libri di storia riguardanti Mugnano ed alcuni comuni limitrofi.
Seguendo l'anno di pubblicazione, ha scritto:
-“Il Brigante Barbù”, racconto a sfondo storico, Roma 2010;
-“Storie della storia a nord di Napoli”, Roma 2010;
-“Mugnano inizio secolo ventesimo”, Roma 2010;
-“Il Ritiro del Carmine”, Roma 2010;
-“In memoria dei soldati mugnanesi caduti nella grande guerra”, Roma 2010;
-“Istituzione dello Stato civile a Mugnano di Napoli”, Roma 2011;
-“I matrimoni mugnanesi del XIX secolo”, Roma 2012;
-“Mugnano tascabile, dal XX al XXI secolo”, Roma 2013;
-“La luna con gli occhi, il naso e la bocca”. Romanzo. Roma 2013;
-“Cuore Nero”. Romanzo. Roma 2013;
-“Buon Lavoro!”. Romanzo. Roma 2013;
-“Alla corte di“re bomba” nel bel mezzo del ‘48”. Romanzo. Roma 2013.
-“1915-2015 Centenario della Grande Guerra. In memoria dei caduti mugnanesi”storia, Roma 2014;
-“1915-2015 Centenario della Grande Guerra. In memoria dei caduti maranesi” storia, Roma 2014;
-“1915-2015 Centenario della Grande Guerra. In memoria dei caduti calvizzanesi” storia, Roma 2014;
-“1915-2015 Centenario della Grande Guerra. In memoria dei caduti di Villaricca” storia, Roma 2014;
-“Il postino di El Alamein”. Romanzo. Roma 2015;
-“Il Tenente Fuoco”. Romanzo. Roma 2015.


Per presentare il poeta, ecco tre poesie che Cecere ha voluto dedicare alla cara "Piedimonte" e alla sua Mugnano...

Alla fermata del tempo
La siepe si riveste
sotto i raggi del sole,
di nuovo le formiche
sulla stretta traiettoria.
Su i rami di un noce,
ancora nudo, due passeri
a pulirsi le piume.
Tra l’erba fresca,
l’odore del ferro
della vecchia Piedimonte
col suo trenino fermo lì,
nella stazione dei ricordi.
Il venticello delle quattordici
accoglie i passeggeri,
sbadigli e valige di cartone,
vecchi coi baveri alzati
e ragazzine a spogliare fiori.
Si ritorna a casa,
nel tempo in cui la luce
non aveva falsi toni,
si ritorna indietro
per ascoltare i suoni,
le rime dei giorni che furono,
i passi dei nostri padri,
i passi dei nostri figli.

Passeggiate campestri
A ridosso
della vetusta villa Venusio,
tra i frutteti, all'ombra dei rovi
e degli anni quieti:
si facevano battaglie
tenendo strette spade di legno
a cavalcioni di cani pulciosi,
felici di giocare con noi.
Noi piccoli scugnizzi,
cuccioli randagi
per sentieri polverosi
nei giorni di un giugno che fu;
coi piedi nei sandali rotti
e braccia come piccoli alianti:
si saltava a turno
le sponde irte del lagno.
Tutto intorno, rimembro,
nuvole disordinate di verde,
silenziosi noci i cui rami
incorniciavano
la via ultima di ogni uomo.
Il tempo scandito
dalle foglie cadute,
dai solchi lasciati
nei viottoli solitari ma vivi.
Rincorrevamo lucertole
per ore ed ore,
seguendo le loro infinite traiettorie,
ruzzolando nella polvere,
tenendo il loro incerto destino
chiuso nelle nostre mani,
nei cappi dei fili d'erba
fatti con antica maestria;
e al calar della sera
voci di madri riempivano l'aria,
giovani urla chiamavano figli,
ombre al calar della sera,
in una Mugnano lontana,
forse più viva, forse più vera.
  
Quanno sunaveno  ‘e  campane d''o Ritiro (*)
‘Nmiezo  ‘o palazzo
‘nu munno sano:
vanno e venene
dananze ‘a vocca d''o furno
figliole allere,‘mbrattate ‘e farina,
che mmanne ‘nmprufumate
‘e millefiori 'e cannella.
‘Nfornano e sfornano,
da giovedì a ssabbato,
che piccerilli attuorno
che pazzeano, c’alluccano
e guardano ‘e mamme
ca ‘ppriparano ‘a Pasca.
Sonano ’e campane d''o Ritiro,
e je me ricordo ancora,
e me ricordo ‘o vestetiello
nuovo pe' ll’occasione,
che scarpetelle bbianche:
e guaje a chi me spurcave.
Sonano ‘e campane d''o Ritiro,
dint’all’aria
prufume ‘e scjure ‘e pesco,
sapure ‘e vita,
d’erba selvatica,
prufume ‘e tantu tiempo fa.
(*) Chiesa e convento delle suore carmelitane, detto del "Ritiro del Carmine".

Auguro al caro amico Carmine la pubblicazione di tanti altri saggi e  romanzi e che le sue passioni possano godere di tanti successi e soddisfazioni, in nome della cultura, di cui egli è un generoso diffusore.
Salvatore Fioretto
 
Premiazione dal direttore del settimanale "Provincia oggi"
 

venerdì 19 febbraio 2016

Mons. Salvatore Cavallo, storpiato si trascinava per le strade, per aiutare i suoi poveri...

Cupola e campanile di Santa M. delle Grazie (parrocchia di San Giacomo Mag.), con sfondo panoramico del Matese
Il personaggio di cui racconteremo la vita, pur non essendo nato e vissuto a Piscinola, è stato molto attivo nell'area Nord di Napoli, estendendo il suo pensiero e l'azione che animava il suo operato fino a noi. Egli ha formato tanti uomini e apostoli di fede, che hanno speso la loro vita a servizio delle nostre comunità, parliamo di monsignor don Salvatore Cavallo.
mons. Salvatore Cavallo
Don Salvatore Cavallo nacque del piccolo comune di Calvizzano, il 21 marzo 1883, da semplici genitori.
La sua famiglia, molto religiosa, aveva già dato, in antichità, alla comunità di Calvizzano due sacerdoti, infatti Cristoforo Cavallo fu parroco della chiesa di San Giacomo Maggiore di Calvizzano, dal 1589 al 1640, morì a Calvizzano il 7 luglio 1640 e don Giovanni Battista Cavallo, figlio di Rienzo (Lorenzo), anch'egli sacerdote, che morì l'8 novembre 1633.
Salvatore Cavallo sentì fin dagli anni della sua fanciullezza la chiamata al sacerdozio e a quattordici anni decise di intraprendere il percorso di studi al Seminario di Napoli.
Altare maggiore della parrocchia di S. Giacomo Maggiore
Così riporta il canonico Balzamo descrivendo mons. Cavallo: "La sua vita fu come un ruscello che, scaturito da limpida roccia, senza ristagnare né intorbidirsi mai in un lungo percorso, per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume".
Figliolo affettuoso dell'antica terra di Calvizzano, si fece amare dai suoi concittadini, ma ebbe stima e affetto anche dai compagni di studio in Seminario: amò e fu amato da tutti i seminaristi e dai docenti che lo conobbero.
Si fece portatore di pace in Seminario, infatti tra i seminaristi interni e i chierici esterni, che frequentavano l'istituzione, non correva buon sangue. Egli, a modo suo, seppe rompere quel ghiaccio e incominciò a legarsi amichevolmente con un certo Gennaro Tignola, e a sua volta con altri chierici; altri presero l'esempio, fino a che tutto il seminario si sciolse in uno scambio di amicizie...!
Cupola e campanile della chiesa di S.Maria delle Grazie (Calvizzano)
Tutti erano entusiasti di don Salvatore e lodavano la sua grande bontà!
Quel legame durò anche dopo il seminario, infatti quando fu parroco e anche nel periodo della malattia, non gli marcò mai la visita di questi suoi "fratelli del Seminario".
Fu uno studente modello, amò lo studio in maniera speciale, fu sempre tra i migliori alunni di tutti i corsi frequentati. Veniva sempre premiato per il suo profitto nelle scienze. 
La sua formazione non finì con gli anni accademici, infatti nella sua vita non tralasciò mai di studiare.
Durante gli anni del Seminario, nel periodo di vacanze, le sue ore migliori le trascorreva nella chiesa di Calvizzano, impartendo lezioni di catechismo.
Al termine del ciclo di studi, si laureò in Diritto Canonico.
Libretto biografico di Salvatore Cavallo
Mons. Salvatore Cavallo fu ordinato sacerdote nell'anno 1908.
Alcuni anni dopo, dietro indicazione dell'Arcivescovo di Napoli, ricevette l'alta onorificenza di Prelato Pontificio (prelato domestico del Papa), ma occorsero molte insistenze perché il curato accettasse la nomina. A quelli che gli facevano gli auguri, rispondeva: "Che auguri, se il Signore fosse contento di me, allora sì che mi consolerei".
Fu quindi nominato prima vice rettore e poi rettore del Seminario Minore di Napoli. Amò i suoi seminaristi in maniera speciale. Quando si accorgeva che qualche suo seminarista aveva bisogno di una parola amica, non si risparmiava mai. I seminaristi formavano la sua seconda vita!
Cercava di infondere amore e fede anche tra il personale serviente il Seminario, come verso i camerieri, che erano di gran numero a quei tempi.
Parrocchia di San Giacomo Maggiore a Calvizzano, foto di inizio '900
Si racconta che un certo Michele aveva molti figli e qualcuno anche storpio. Egli era sempre in difficoltà economiche, specie nei periodi di vacanza dei seminaristi, quando la cucina era chiusa e doveva provvedere da solo al vitto giornaliero. Don Cavallo lo andava incontro in queste sue difficoltà, dandogli in prestito una bella somma di danaro e così  Michele poteva sbarcare il lunario...
Mons. Salvatore Cavallo amò tanto gli infermi. Il suo pensiero fisso erano gli ammalati negli ospedali, che amava smisuratamente. Per essi voleva che anche i seminaristi coltivassero questa stessa dedizione, perché considerava l'amore per gli infermi come una scuola di alta formazione di santità e d'apostolato. Usava visitare diverse volte la settimana gli ospedali della città di Napoli. Lo fece anche da parroco.
Parrocchia di San Giacomo Maggiore a Calvizzano, vista esterna
Quando era rettore del Seminario e gli portavano cesti di frutta o altre cose, egli non tratteneva niente per sé, donando ogni cosa ai suoi cari infermi. 
Nel 1928 gli fu assegnata la parrocchia di San  Biagio di Mugnano, che resse ininterrottamente per 19 anni.
Innamorato di Gesù Cristo e del Vangelo, visse  con fervore il suo ministero, senza tregua, tenendo tuttavia a cuore il nascondimento e l'umiltà. Già amante dei poveri, fu investito dalla fiamma ardente dell'opera missionaria...!
Ebbe a cuore solo la gloria di Dio che era la sola ragione della sua esistenza.
Parrocchia di San Biagio a Mugnano di Napoli, facciata
Ciò che operò, ciò che pensò, ciò che disse, tutto s'incentrava nell'amore di Dio. Ma quell'amore così grande pensò di riversarlo al prossimo, verso gli ultimi della sua parrocchia e del territorio circostante. Amò gli infermi, i derelitti e tutti quelli che erano senza speranze...
A mezzogiorno, chiusi i battenti della parrocchia,  era puntualissimo nella visita agli ammalati. Lo fece anche quando una gamba gli venne a mancare, a seguito di una tremenda malattia. Con la stampella sotto al braccio, continuò imperterrito  a visitare ogni giorno i suoi cari infermi, fino a quando le forze glielo permisero.
Fu un pastore esemplare e indomito, amò la sua famiglia spirituale, i fanciulli, gli uomini, le donne, gli infermi e i poveri.
Parrocchia di S. Biagio, altare maggiore, foto d'epoca
Chiamava i fanciulli amorevolmente per nome, e anche se era di indole riservata e taciturna, con essi si apriva, scherzava e giocava, facendosi fanciullo tra i fanciulli.
Voleva che si facesse ogni giorno il catechismo in parrocchia. Quel catechismo fu fucina di tantissime vocazioni ecclesiastiche. Tanti uomini, poi divenuti consacrati, hanno visto nascere la loro vocazione da quella fucina: sacerdoti, suore e frati devono un grazie a don Salvatore Cavallo, e tra questi troviamo anche don Angelo Ferrillo di Calvizzano, che fu parroco della chiesa del SS. Salvatore di Piscinola e don Nicola Frascogna di Mugnano, che fu strenuo missionario del PIME in India, le cui vicende abbiamo già narrate in due post qualche tempo fa. Fu particolarmente stimato dal beato Paolo Manna, fondatore del PIME.
Quando vedeva che i suoi figlioli erano fermamente intenzionati a continuare quel percorso di fede, faceva ogni modo per incoraggiarli, anche economicamente, per affrontare gli studi al Seminario.
Parrocchia di San Biagio a Mugnano di Napoli, interno
Per i giovani  e per gli uomini di Mugnano egli volle istituire in parrocchia i Ritiri di perseveranza.
Incoraggiava la frequenza all'Azione Cattolica, sia i ragazzi che le ragazze. Partecipava con costanza agli incontri con i giovani, durante i quali preferiva annunziare la parola di Dio senza fronzoli e retorica, ma in maniera semplice e diretta.
I poveri erano il suo occhio destro... Dopo la morte si venne a sapere, tra l'altro, che un povero percepiva un suo aiuto mensile di duemila lire...
Amava tanto i poveri, quando gli regalavano dei dolciumi o a casa sua la sorella preparava qualche pietanza saporita, destinava tutto a essi. 
Mugnano di Napoli, facciata della chiesa parrocchiale di San Biagio
Sempre disponibile per ricevere e rincuorare chi ricorreva alle sue amorevoli cure, dedicava molto suo tempo nel confessionale. Non usciva mai per una passeggiata di piacere, non prendeva mai vacanze. Andava a Napoli a visitare i suoi malati, oppure a Melito, a piedi, a visitare la chiesa e l'orfanotrofio, ma sempre per breve tempo.
A volte fu visto percorrere a piedi la strada da Calvizzano a Napoli, non prendeva il tram per dare un buon esempio di sé, soprattutto agli operai, che non potevano permettersi di pagare il biglietto. Spesso questi vedendolo, esclamavano: "Anche i sacerdoti, come noi, vanno a piedi fino a Napoli!".
Altra sua predilezione furono le opere missionarie. Basterebbe, infatti, raccontare le sue opere per le missioni per immortalare il suo nome. Egli soleva dire sempre che le opere fatte per il bene degli infedeli ritornavano a vantaggio dei fedeli... Non sapeva più che fare per i suoi cari infedeli! Diffondeva questo suo ideale in quanti lo conobbero e chiedeva di avere sempre un'attenzione per le opere missionarie.
Parrocchia di San Biagio a Mugnano di Napoli, interno
Utilizzò il mezzo della stampa per coltivare le sue anime. Quando era rettore del Seminario Minore di Napoli, comprava spesso libri, nuovi e usati, per farli leggere ai suoi studenti:  libri di ascetica, missionari e apologetici. Con cura, nella messa domenicale in parrocchia, faceva sempre dispensare le riviste della "Pia Società San Paolo".
La sua vita fu una fiamma spirituale ardente che si consumava nel sacrificio, ma il sacrificio fu il lievito e fermento per il suo apostolato. Alla sera andava a letto tardi e la mattina presto era già in piedi, sempre il primo a recarsi in chiesa. Trascorreva molto tempo in confessionale, che intervallava con un pranzo molto parco e frugale. Non si lamentava mai. Quando doveva lavorare per le sue anime non conosceva stanchezze.
Mugnano, antica chiesetta di S. Giovanni a Carpignano
Quando gli fu amputata la gamba, a causa dell'avanzare del male incurabile che colpì il ginocchio, a stento e con gran fatica avanzava, specialmente nel percorrere le scale che collegava la canonica alla parrocchia.
Soffrì  moltissimo per quella malattia e per lungo tempo, ma affrontò quel sacrificio sempre con il sorriso sulle labbra.
Morì il 5 febbraio 1947, in odore di santità.
Tanti cittadini di Calvizzano e di Mugnano ricordano ancora oggi la figura esemplare del loro caro Mons. Salvatore Cavallo.
Per questa biografia abbiamo preso spunto dal grazioso e raro opuscoletto che abbiamo rintracciato, intitolato: "In memoria di Mons. Salvatore Cavallo parroco di Mugnano - Commemorazione  del 21 febbraio 1947", a cura di mons. Raffaele Balzamo.
Su don Salvatore Cavallo, anche lo scrittore di Mugnano, Carmine Cecere, ha dedicato negli anni scorsi una bella biografia, contenente l'articolo pubblicato dalla rivista missionaria del PIME "Venga il tuo regno", che riportiamo a termine di questo scritto.

Salvatore Fioretto


Si ringrazia lo scrittore Carmine Cecere per la sua collaborazione a "Piscinolablog" e per aver fornito alcuni testi e le foto storiche inserite in questo post. 


Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati agli autori, ai sensi della legislazione vigente.
N.B.: Le foto riportate in questo post sono state tratte liberamente dai siti web dove erano state pubblicate, il loro utilizzo in questo post è stato fatto senza scopo di lucro o altri fini, ma solo per la libera divulgazione della cultura.

Biografia tratta dal sito "AltraMugnano" a cura del webmaster e scrittore Carmine Cecere

venerdì 12 febbraio 2016

"Echi di cronaca... gli avvenimenti dimenticati"

Foto di un brigante
Tanti eventi accaduti nel nostro territorio sono rimasti nei fogli ingialliti di antiche pubblicazioni o, spesso, sono stati attribuiti genericamente al territorio della città di Napoli, senza fornire una precisa collocazione che citasse il nostro territorio, specialmente dopo il processo d'accorpamento dei tanti Comuni dell'Area Nord, al vasto territorio della "Grande Napoli", come essa sarà identificata negli anni '20 del secolo scorso.  
Nei primi anni che seguono l'Unità d'Italia le cronache si concentrano su un'intensa attività di gruppi armati, che saranno identificati dai graduati militari con il termine dispregiativo di "briganti". Si registrano tanti scontri armati tra questi gruppi con alcuni reparti dell'esercito, arresti e incursioni nel territorio, ma si evidenziano anche alcune defezioni tra i sottufficiali dei presidi della Guardia Nazionale.
E' evidente che molte notizie all'epoca non sono state diffuse oppure è stato enfatizzato il carattere sovversivo del movimento, per una questione di censura imposta dal nascente ordinamento, ancora a carattere militare, ma registriamo anche una carenza degli organi di stampa locale. 
Come è stato già riportato in un precedente post di questo blog, molti di questi briganti erano ex soldati del disciolto esercito borbonico, che non vollero arrendersi e consegnare le armi al nuovo ordinamento statale; riuniti in gruppi, lottavano sperando in un ritorno al potere del loro sovrano. I saccheggi, di cui venivano accusati, erano compiuti solo per assicurare del cibo necessario al loro sostentamento oppure per demolire i simboli del nascente Stato.
Foto di soldato dell'esercito piemontese
Le notizie qui riportate sono state tratte dai dispacci conservati nell'Archivio di Stato di Napoli, che sono stati raccolti nel volume: Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Guida alle fonti per la storia del Brigantaggio post-unitario conservate negli archivi di Stato. Pubblicazione a cura del Ministero per i beni e le attività culturali - Ufficio centrale per i beni archivistici. Stampato da Arti Grafiche Boccia, Fuorni-Salerno. Giugno 1999.
Essi rappresentano una sintesi degli scritti trasmessi dai vari organi di vigilanza spiegati sul territorio, alla Prefettura, alle Sottoprefetture o alle Luogotenenze  dell'epoca.
Precisiamo che l'elenco della nostra fonte è nutritissimo di eventi di brigantaggio, ma abbiamo estrapolato solo gli avvenimenti riferiti esplicitamente al territorio dell'Area Nord di Napoli e dintorni. 

Anno 1861
- febbraio 1861. Assalto di una comitiva armata alla casa di Michele Zappulla, in contrada Grotta del Sole, tenimento di Marano.
Soldato della Guardia nazionale. Collez. privata
- Attacco di una banda armata al posto di Guardia Nazionale di Chiaiano.  Proposta di scioglimento e disarmo della Guardia Nazionale di Pianura. Pianura e Chiaiano per sospetta connivenza con le bande dei dintorni.
- Attività di comitiva capitanata da Alfonso Cerullo nel tenimento di Marano.
- Arresto del brigadiere Domenico di Vaio, del villaggio di Nazaret, presso Chiaiano.
- Arresto del brigadiere Raffaele Esposito, detto Chianese, appartenente alla banda di Alfonso Cerullo.
- Sui fratelli Rigagnaniello di Pianura, presunte spie dei briganti della montagna dei Camaldoli.
-Salvatore Rippa, capobanda, si costituisce alla Guardia Nazionale mobile di Chiaiano.
-luglio 1861. Rapporti giornalieri del Governatore della provincia di Napoli, tra l'altro sulla comparsa di comitive armate in S. Pietro a Patierno, Giugliano, Qualiano, Afragola e Marano. 
- luglio1861. Marano banda di centoventi briganti. Napoli comitiva di briganti comparsa in S. Croce. Rapporto giornaliero del 28 luglio 1861. 
Raduno segreto di briganti (da una stampa d'epoca)
- Aggressione di masnadieri armati ad una casa colonica di Marano.
- Napoli. Banda di sessanta briganti comparsi ai Cangiani.
- Arresto di un brigante della banda di Marano.
Foto di gruppo di briganti
- Su una banda armata capitanata da Alfonso Cerullo operante nel circondario di Pozzuoli, in particolare nella zona di Giugliano; conflitto a fuoco nella Casina Poerio in tenimento di Cuma e annientamento della banda.
- Marano. Comparsa di banda di venti soldati sbandati.
- Napoli. Banda di sessanta briganti assale un possidente ai Cangiani.
-Napoli. Banda aggredisce ai Camaldolilli, Salvatore Conte ai Cangiani.
- Arresto briganti comparsi in contrada S. Croce: Gaetano Graziani, Giuseppe Angelillo, Gennaro di Francesco, Giovanni Davide, Tommaso De Angelo, Gabriele Rajano, Giovanni Solla, Gaetano Vajo, Ferdinando Rusciano, Francesco Rippa, Gabriele Rusciano.
- Segnalazione di una banda armata nelle campagne di Capodimonte. 
- Pianura-Pozzuoli. Banda guidata da Alfonso Cerullo e Raffaele D'Amore. Delazione del carcerato Arcangelo D'Amalfi.
- Bosco dei Camaldoli banda di briganti.
- Bosco dei Camaldoli, comitiva di briganti commettono aggressione e furti.

Briganti catturati da soldati piemontesi (foto)
Anno 1862
- Aggressioni e rapine sulla consolare di Roma in prossimità di Aversa. Perlustrazioni ed arresti in Giugliano, presunto covo di grassatori.

Anno 1863
- Banda armata in Marano capitanata da Raffaele Luccio. Grassazione compiuta da costui in danno di Paolo Magliola a Giugliano.
- 27 novembre 1863. Arresto a Marano del capo brigadiere Alfonso Cerruti.
- Presunta comparsa di una banda di Briganti nei dintorni dei Camaldoli presso Napoli.
Brigante Alfonso Cerullo (da una stampa d'epoca)
- Rapina a opera di un gruppo di malviventi in casa di un oste sulla strada dei Camaldoli; inseguimento e cattura degli autori ad opera del delegato di P.S. di Pozzuoli.
Comparsa di briganti ai Camaldoli. Esito negativo nelle ricerche. Relazione del questore all'autorità giudiziaria sul brigantaggio nelle campagne di Orsolona e Camaldoli.
- La sottoprefettura di Casoria fa presente la necessità di istituire in Piscinola una stazione dei Carabinieri contro il pericolo rappresentato da una banda di Briganti in via di organizzazione.

Anni 1864-65

- Banda di Marano, operante nel 1861-62 nelle campagne di Pozzuoli e Casoria. Arresto del capo banda Alfonso Cerullo e di altri briganti, tra cui Giuseppe Vallefuoco, Macedonio di Maria. Indagini e interrogatori. 
Brigante (da una stampa d'epoca)
Anno 1868 
- 13 agosto 1868. Arcangelo d'Amalfi di Marano, Domenico Musetta di Miano, Nicola Santoro di Pianura, Alfonso Cipolletta e Biase Chianese di Mugnano ed altri: organizzazione di banda armata con il fine di cambiare e distruggere la forma del governo e suscitare la guerra civile tra gli abitanti dello stato e portare la devastazione e la strage contro una classe di persone, grassazione. 

Anno 1869

- 15 giugno 1869. Alfonso Cerullo vari reati in banda armata ad oggetto di cambiare e distruggere la forma del governo. 
- 25 agosto 1869. Nicola e  Vincenzo Russo di Piscinola: ribellione commessa in riunione armata di persone in numero maggiore di dieci."

I questi anni si verificò anche un grave episodio per l'incolumità pubblica degli abitanti del "villaggio" di Piscinola: apprendiamo la notizia dalle cronache contenute nel giornale "Il Ferruccio - Giornale del popolo", Anno I,  Numero 26, del 18 agosto 1864, giornale stampato a Firenze.
Nella rubrica "Notizie", a pagina 3, infatti si legge:
Testata del giornale "Il Ferruccio - Giornale del popolo" anno 1864
"14 (agosto) - Undici case rurali furono ieri divorate dal fuoco nel villaggio di Piscinola, Vi accorsero i pompieri di Napoli, i carabinieri di villaggi vicini, e molti soldati della 8 fanteria. Senza questi aiuti quel villaggio sarebbe stato quasi interamente distrutto, essendo le case per lo più formate e ripiene di materie accensibili. Una donna e tre bimbi correvano pericolo di rimaner vittime delle fiamme; ma mercé sforzi generosi furono salvati."
Soldati della Guardia Nazionale (da una stampa d'epoca)
Purtroppo non sappiamo dove si sviluppò l'incendio, se nel centro storico, oppure in qualche masseria lontana dal centro del "villaggio"; a quell'epoca Piscinola godeva  ancora di autonomia comunale. Dal numero di abitazioni coinvolte, ben undici, e per la cospicua presenza di materiali infiammabili descritti, propendiamo per una masseria piscinolese. Non sappiamo l'esito delle indagini, se le cause furono accidentali o dolose. Per nostra fortuna tutto si risolse senza danni alle persone, pur con significativi danni agli edifici. Da notare il solerte e salvifico intervento del corpo dei Pompieri, dei Carabinieri e dell'Esercito, già ben distribuiti sul territorio.
Una cosa interessante che si legge in questa cronaca è quella che il presidio dei Carabinieri tanto auspicato dalla sottoprefettura di Casoria, nel dispaccio di cui sopra, non era stato ancora realizzato...  Anche allora la burocrazia aveva i tempi di oggi...!
Della storia del brigante Alfonso Cerullo e dei briganti in genere, abbiamo già dedicato un post tempo fa, a cui rimandiamo il lettore interessato.
"Il brigante partigiano: Alfonso Cerullo" 

Ringraziamo gli autori della pubblicazione "Guida alle fonti per la storia del Brigantaggio post-unitario conservate negli Archivi di Stato" e anche il gruppo di lavoro archivistico che fu organizzato per questo progetto di catalogazione. Gruppo che ha operato per oltre due lustri, rendendo un grandissimo contributo al mondo della ricerca e della cultura, con questa monumentale opera del libro che ha permesso la divulgazione monografica di uno spaccato di storia del nostro territorio.
Salvatore Fioretto
 
Banditi catturati a Frosinone (da una stampa d'epoca)

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