mercoledì 4 dicembre 2013

Una breve storia della Ferrovia Napoli-Piedimonte d'Alife


Locomotiva a vapore Breda, denominata "Tifata", foto anni '50
Già pensata e progettata nel lontano 1880, la ferrovia "Napoli-Piedimonte d’Alife", dopo alterne vicende storiche, viene finalmente inaugurata il 30 marzo 1913, poco più di cent'anni fa..., nella tratta "Napoli-Santa Maria Capua Vetere - Capua (CE)" e completata nell’anno seguente nella tratta "Biforcazione - Piedimonte d’Alife (CE)".
La società costruttrice e gerente della ferrovia è una compagnia francese, appositamente costituita a Parigi, denominata: “Chemins de Fer du Midi et Italie” (CFMI).
La ferrovia viene suddivisa fin dalle sue origini in due tratte per ragioni costruttive e di esercizio: la tratta cosiddetta “Tratta Bassa”, a scartamento ridotto italiano (950 mm) a trazione elettrica (11000 V e 25 Hz), con partenza da Napoli centro (Piazza Carlo III) e terminale a Capua, passando per i centri popolosi di Secondigliano, Piscinola, Marano, Mugnano, Giugliano, Aversa e Santa Maria Capua Vetere (in quest'ultima con 4 stazioni); mentre, la “Tratta Alta”, anch’essa a scartamento ridotto, ma con trazione a vapore, con partenza da Santa Maria Capua Vetere (Stazione di Biforcazione) e terminale a Piedimonte d’Alife, attraversando i centri rinomati dal punto di vista paesaggistico e culturale, come: S. Angelo in Formis, Caiazzo, Pontelatone, Piana e Alife. 
La "Piedimonte" in un dipinto dal maestro L. Russo
Nell'anno 1923 la ferrovia “passa” sotto la “Gestione Commissariale Governativa, con il titolo di FNP  (Ferrovia Napoli-Piedimonte) e costituisce, fino alla seconda guerra mondiale, un volano di sviluppo socio-economico che favorirà l’accrescimento economico della popolazione e gli scambi commerciali tra i centri manifatturieri di Piedimonte e Capua con la provincia napoletana, allora piana fertilissima, con abbondante produzione di frutta prelibata e colture d’ogni genere.
La seconda guerra mondiale determinerà ingenti danni alla “tratta alta”, tanto che la ferrovia sarà sospesa all’esercizio per quasi venti anni. Solo a partire dal 1963 la “Tratta Alta” viene ricostruita su un nuovo tracciato a scartamento ordinario e collegata alla rete delle Ferrovie dello Stato, nella stazione di Santa Maria Capua Vetere. 
La nuova ferrovia viene esercita con automotrici diesel di costruzione OM (Aln 880, Aln 668, Aln 773).
Copertina del nuovo libro "Comm'era bella 'a Piedimonte!"
Dal 1969 la ferrovia “passa” sotto la gestione “TPN” (Tranvie Provinciali Napoletane), che dopo qualche decennio diventerà “CTP”. Dal 1986 la ferrovia ripassa di nuovo sotto la Gestione Commissariale Governativa, ridiventando FNP, ma chiamandosi di fatto “Ferrovia Alifana”.
Nel frattempo (anni '70), la cittadina di Piedimonte ha mutata la sua denominazione in "Piedimonte Matese". La “Tratta Bassa” sarà esercita notevolmente ridotta nel percorso originario, fino al mese di febbraio 1976, quando per mancanza di manutenzione e per l’accresciuto fabbisogno di utenza dei centri napoletani, che iniziarono a espandersi in maniera vertiginosa, verrà chiusa all’esercizio in attesa della sua riqualificazione generale.
Elettromotrice da manovra, AEG - Thomson Houston
A distanza di 33 anni, nel mese di aprile 2009 è stata inaugurata la prima tratta di questa opera: la "Piscinola-Scampia (Napoli) - Aversa Centro", lunga 10,5 km, con caratteristiche metropolitane, che e’ stata battezzata per le sue caratteristiche “La prima metropolitana interprovinciale d’Italia”.
Gli altri rami di connessione sono in costruzione, in particolare quello per collegare la ferrovia alla costruenda rete di metropolitana regionale: con la linea 1 del metrò di Napoli, fino a Capodichino, (da un lato) e con la stazione di Santa Maria Capua Vetere, (dall’altro lato).
Oggi la ferrovia si chiama "Metrocampania NordEst" e viene cogestita interamente da una società partecipata, insieme alla  ferrovia: "Napoli - Benevento - Cancello".
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
 













A sinistra la tratta bassa e a destra quella alta, tratte da
www.lestrade
ferrate.it
 di Rosario Serafino
Stazione di Piscinola della nuova ferrovia MetroCampania NordEst


domenica 1 dicembre 2013

I miei ricordi, tra i personaggi di un tempo...! Di P. di Fenzo



Paesaggio agreste da Capodimonte
Se vi capita di fare l'intero percorso della linea del Metro collinare e scendere al capolinea "Piscinola-Secondigliano", sappiate che proprio dove adesso sorge la moderna stazione di Piscinola si trovava la stazione della ferrovia Alifana (ferrovia Napoli-Piedimonte d'Alife), da noi chiamata "'a Piedimonte". L'edificio sembrava una piccola villetta unifamiliare, dove il capostazione e la sua famiglia vivevano circondati da rose di un profumo così intenso, che quando passo da queste parti mi sembra ancora di inebriarmi il cuore e la mente. Non le narici, purtroppo! Non era raro vedere la moglie o altri familiari del capostazione manovrare gli scambi manualmente, ferri muniti di un anello finale ed inclinati in modo da sembrare dei piccoli omini di metallo, eternamente al lavoro. Forse facevano parte anch'essi della famiglia del ferroviere. Chissà? Il trenino, con una o due carrozze vi sostava per diversi minuti, in attesa dell'interscambio col treno proveniente dalla direzione opposta, la linea era a binario unico e a scartamento ridotto. Inoltre le fermate precedenti e seguenti Piscinola, cioè Miano e Mugnano, non avevano possibilità di scambio. Una sola volta, era il 1974, mi capitò di effettuare l'intero percorso, fino a Santa Maria Capua Vetere: fu interminabile ma non ci si annoiava, il trenino procedeva in quel "Mare verde" delicatamente, come la lama di un coltello, che affonda dolcemente in un'invitante torta di panna. Se adesso da quel posto si guarda verso Scampia, si nota che esiste un dislivello di una decina di metri rispetto alla stazione e al Villaggio di Piscinola (perdonatemi se continuo a chiamarlo così).
Treno della ferrovia Napoli-Piedimonte d'Alife, in una composizione artistica (S. F.)
I grandi cervelloni che ci regalarono questo scempio, non pensarono neanche lontanamente di poter costruire una via di collegamento diretto col centro del paese, né pedonale, né tantomeno carrabile. Cosa di cui usufruivano i contadini di una volta, su carri trainati da muli, asini o cavalli. Faticavano dall'alba al tramonto nei loro campi, immensi, aperti, cioè "scampiati", da cui Scampia. Le donne restavano a casa per le faccende domestiche e per cucinare. Nella tarda mattinata si recavano anch'esse in campagna, a piedi, con ceste colme di vivande, tenute miracolosamente in equilibrio sulla testa, non avevano neanche bisogno delle mani, che usavano per portare fiaschi impagliati con vino "Per''e palummo", tipico della zona. Un dolce ma costante pendio li immetteva ai campi attravero i "lemmeti", il primo dei quali apparteneva ai "Ficaiola" la famiglia della giovane Giuseppina Bianco, di cui è in corso la causa di beatificazione. Fu uccisa nella campagne di Scampia con un colpo di fucile sparato da un soldato di cui non fu mai identificata neanche la nazionalità, durante l'ultima guerra, e sotto gli occhi atterriti della madre e dei fratelli. Il "Lemmeto de' Ficaiola" era l'ultimo ad essere percorso al ritorno, per cui una volta imboccato, quando da lontano si intravedeva la cima del campanile, si era consapevoli di essere quasi giunti a casa. Ecco che, l'espressione tipicamente piscinolese: "...me so' miso int'o lemmeto 'e Ficaiola!", assurge, per traslato, al significato di "...Ho quasi portato a termine il lavoro!", un qualsiasi lavoro. Certo oggi è un'espressione in disuso, solo alcuni anziani se ne ricordano il significato. I lemmeti delimitavano l'intera zona, conosciuta come lo "Smeraldo Verde", in tanti poderi dove per lo più i piscinolesi fungevano da coloni. Le nobili famiglie proprietarie dei fondi si chiamavano Grammatico, De Luna, Del Forno, De Liguori, che diede i natali nella vicina Marianella a S. Alfonso Maria de' Liguori. I campi erano costeggiati da alte vigne e da frutteti che donavano frutti che non si trovavano in nessun altra parte della Campania e forse d'Italia.
Mappa dei casali di Napoli, del secolo XVIII
I contadini piscinolesi erano maestri nell'arte dello '"nzierto": Zi Peppe, colono di Don Mimì Del forno, nonché zio di mia madre, prima di morire fece in tempo a regalare un capolavoro di agronomia a mio padre. "Nzertò" (innestò) una pianta di arance selvatiche, bellissime da vedere, ma amarissime al gusto, buone solo per marmellate. Riuscì ad ottenere un albero di limoni che fioriva e dava frutti tutto l'anno, però con una particolarità: lasciò un unico ramo al di sotto dell'innesto che col tempo arrivò a ergersi, lungo e dritto, fino a sormontare praticamente l'intera pianta, ma continuando però a produrre arance. Un vero miracolo della natura, con frutti gialli e arancioni contemporaneamente sullo stesso albero. Uno spettacolo che mi sono goduto fino a una ventina di anni fa, quando un giardiniere imbecille, a mia insaputa, tagliò quell'unico ramo, che a detta sua toglieva forza alla pianta. Nel giro di pochi mesi quell'alberò morì: "'A pianta s'ha pigliato collera" sentenziò un vecchio contadino che avevo interpellato per cercare di salvare il salvabile. E forse si pigliarono collera pure papà e Zi' Peppe, e fu come dare loro l'addio di nuovo, stavolta definitivamente. Mi è rimasto il rammarico di non avere mai fatto una foto a quella pianta, ma molti dei miei amici se la ricordano ancora. Perché, quando ricevevo una visita, correva l'obbligo mostrare orgogliosamente quell'albero delle meraviglie. Un po’ come fa Luca Cupiello: "Te piace 'o presepio?".
Mio zio Giuseppe,  che chiamavo Zi Peppe, oltre a essere il colono di Don Mimì Del Forno, era anche il suo uomo di fiducia, qualcuno più anziano se lo ricorderà come "Peppe 'o Guardiano". La casa colonica che occupava con la moglie (Zi' Jolanda, quattro figlie femmine e l'unico maschio, Carminiello, mio coetaneo e compagno di giochi) si trovava a meno di cento metri da quella che è oggi il Rudere di epoca Romana che campeggia al centro di Scampia. La "Casa degli spiriti" la chiamavano i grandi, a noi bambini dicevano che fosse infestata dai serpenti, forse per indurci a starne lontano ed evitare rovinose cadute, essendo essa posta a quasi cinque metri sotto il livello stradale. 
Era pure cacciatore, Zi' Peppe, ma non per diletto, per necessità. E per fame. La dieta, rigorosamente vegetariana, veniva interrotta solo in caso contemporaneo di malattia di un membro della famiglia e qualche gallina. La convalescenza dava diritto al brodo di gallina. A patto però che la gallina fosse vecchia e malata: non si poteva sacrificare una fonte di uova, sicura e giornaliera. Una volta Zì Peppe, uccise con un solo colpo e dopo lunghi appostamenti, una volpe e i suoi volpacchiotti che facevano strage delle sue preziose galline e che probabilmente finirono al forno spacciate per coniglio. Le volpi, non le galline. Zi' Peppe, sparava un solo colpo, massimo due. Benché provvedesse personalmente a caricare in economia le cartucce con polvere e pallini, il costo restava sempre elevato. Aspettava che gli uccelli si alzassero a stormo e ne tirava giù a decine alla volta. Ricordo che noi bambini piangevamo per quelle stragi di innocenti (in caso fortunato si trattava di piccioni), ma poi, dimentichi e affamati, partecipavamo comunque al banchetto...
Oggi ne parlo con nostalgia, anche se uno dei problemi di allora era quello di mettere assieme almeno un pasto decente al giorno. E non sempre ci si riusciva...!
La terra bastava da sola con i suoi prodotti a soddisfare i bisogni dell'intera famiglia: verdure, patate, legumi e granaglie non mancavano mai a tavola. Anche i funghi abbondavano sui numerosi pioppi presenti nella zona, e che fungevano da sostegno per le alti viti d'uva Per''e palummo. Il nostro dessert era costituito da fragole selvatiche e da squisite more che crescevano spontanee sui rovi lungo le siepi divisorie tra i vari poderi. Praticamente quel poco che avevamo ci bastava.
Ripensandoci, allora apparentemente non avevamo molto, ma in effetti avevamo tutto quello che ci serviva... Oggi, invece, che abbiamo tutto, ci mancano proprio quelle piccole cose di allora, che avevamo naturalmente, tanto da non capire quanto fossero preziose....!
Pasquale Di Fenzo
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sabato 30 novembre 2013

Edizione Straordinaria: Ricordando la Festa del SS. Salvatore a Piscinola!

Questa è la terra dei miei padri, questa è la mia terra, il ventre materno, il primo respiro. Ed io amo, tutto il passato che vive e rivive intorno al ricordo ed alla gioia del presente. Questa è la comunità del nostro essere; appartenerci per ricordarci umani. Per questo bisogna essere in questi posti come testimonianza d' amore e dire esisto, ci sono, con voi... (da uno scritto di Alfonso Severino)


Siete tutti invitati il 5 dicembre, ore 18:00




Ospite della serata sarà il bravissimo musicista, compositore e scrittore, il maestro PINO CICCARELLI e il suo "Concerto Musicale Speranza".
I lettori della serata sono gli amici: Titty Pezzella, Anna Cascella, AnnaMaria Montesano, Salvatore Palladino. Il poeta Alfonso Severino leggerà due sue poesie a tema. 
Il tecnico cine-audio della serata è l'amico Natale Cuozzo.


mappa del luogo:



giovedì 28 novembre 2013

L'angolo poetico del Venerdì... Le leggende di Miano

L'angolo poetico del venerdì è dedicato a un bellissimo lavoro realizzato dagli alunni della scuola media "Salvo d'Acquisto" di Miano, nel 1999. Sono dei pannelli di ceramica decorati, sistemati sulla facciata della chiesa San Gerardo e Sant'Alfonso di Miano. Riproducono la storia e le leggende di Miano, rispettivamente: Poesia di Miano, La leggenda del Munaciello, La leggenda del velo di sposa, La storia dell'aereo caduto al cavone di Miano. 
Peccato che sono conservate in uno stato di abbandono e sono state ripetutamente vandalizzate. 
Le storie e le leggende le racconteremo prossimamente.
Salvatore Fioretto






lunedì 25 novembre 2013

Soprannomi e contranomi... una tradizione della civiltà contadina!

Palazzo Chiarolanza e giardino annesso, con pala eolica e (ex)palma secolare
Le comunità secolari, originatesi dagli antichi e nobili Casali di Napoli, come Chiaiano, Marianella, Piscinola, Secondigliano, e via via dicendo, da Pozzuoli fino a Castellammare e oltre, hanno maturato nei secoli un forte senso di aggregazione antropica. Questo senso di comunità e di appartenenza si è tramutato nel tempo in originali caratteri antropologici, generando dei particolarismi locali, come l'uso esteso, nel proprio ambito, del cosiddetto soprannome!
Anche nel quartiere di Piscinola le antiche famiglie, da tempo qui radicate, hanno maturato l'usanza di identificarsi, non con il patronimico (ossia con il cognome anagrafico), come avviene in tanti altri luoghi del mondo, bensì con l'uso del soprannome. Questa tradizione è stata alimentata e anche aiutata dal ridotto numero degli abitanti e dalle loro residenze stanziali, risultati praticamente immutati nei secoli, per cui era facile conoscersi un po' tutti, nell'ambito della ristretta comunità d'appartenenza.
Cartolina dei mestieri di Napoli: 'A capera.
La nascita dei singoli soprannomi è stato un fenomeno lento e graduale... del tutto spontaneo. Spesso un nomignolo veniva attribuito ad una persona dopo che si era verificato un evento particolare, legato alla sua vita, che poteva essere anche apparentemente insignificante, ma curioso, incisivo e originale, che colpiva e rimaneva impresso nella mente dei suoi conoscenti... L'efficacia del soprannome era tale che, di lì a poco, si trasmetteva di persona in persona e diventava l'unico identificativo dell'individuo. I soggetti perdevano, in un certo senso, il proprio cognome anagrafico e acquisivano un "nome comunitario": avveniva come una specie di "iniziazione comunitaria"... come un'entrata in comunità..., difatti nel dialetto locale il soprannome veniva detto semplicemente 'o cuntranomme...!
Conoscendo la storia di altri popoli e di civiltà del mondo, che usano ancora oggi attribuire il nome a un bambino nato, ispirandosi a segni naturali, alla mitologia oppure ad eventi correlati al periodo di nascita del bimbo (come capita anche nella cultura orientale o nelle antiche comunità degli Indiani), si comprende che i nostri costumi non si discostino molto da queste altre civiltà, anzi possiamo dire che i caratteri sono molto simili...
Il nomignolo (ossia 'o cuntranomme), col tempo, una volta consolidato e condiviso dalla comunità, diventava il solo e unico nome che identificava una data persona, addirittura l'intera famiglia e veniva tramandato ai figli, ai nipoti e, poi, anche alle nuore e ai generi acquisiti con il matrimonio.

Paesaggio agreste a nord di Napoli, dipinto ottocentesco
Con la scrittura di questo post, desidero ricordare, qui nel blog, il compianto prof. Gerardo Della Corte, coadiutore della Polisportiva Virtus Piscinola e per molti anni stimatissimo insegnante di educazione fisica nelle scuole statali del territorio. Ebbi la fortuna di conoscerlo di persona circa tre anni fa, quando, recandomi a casa sua per una visita di cortesia, egli mi parlò a lungo del suo impegno per la Virtus e per la comunità parrocchiale di Piscinola. Con molto entusiasmo e amore per il nostro quartiere, egli volle donarmi un foglietto, che conservo gelosamente, con su scritto di suo pugno moltissimi soprannomi piscinolesi di un tempo. Ne feci cenno, tempo fa, anche sulla pagina di Facebook e, quindi, mi piace oggi qui riportare questa testimonianza, in ricordo di questo illustre personaggio, che ha onorato il quartiere di Piscinola nel campo del Basket e soprattutto con il suo generoso insegnamento, offerto ai giovani di tante generazioni, nelle  diverse discipline sportive. 
Questo elenco, che è poi stato arricchito di altri nomi, conta ben 542 soprannomi Piscinolesi...!
Si precisa che questi soprannomi erano preceduti dagli articoli in dialetto, che erano, a secondo dei casi: "'o" - "'e" - "'a", - "d' 'e" - "d' 'o"
- "'ll"; questi articoli sono stati omessi nell'elenco che segue, eccetto alcuni, ritenuti necessari per rendere chiara e compiuta la parola del soprannome. Sovente il soprannome era preceduto dal pronome "Chille 'e...", per sottolineare l'appartenenza a un dato ceppo familiare.
Abbiamo raccolto i soprannomi divisi in ordine alfabetico, eccoli:

A
Achetella
ll'Aglio
Alberto Sordi
Americana
Americane
Animeddio
Angrò
Arteteca
Aucellara

B
Baccalajuolo
Baffone
Bandiera
Bancona
Barbiere
Barbetta
Barbettella
Barbone
d''e Barchetelle
'o Barese
Barone
'o Basso
Bellambriana
Bellella
Bianchina 
Bicchiere 
Birbosa
d''e Bombole
Bombolone
Brigadiero
Brutto
Bruttone
Buattella
Buccetiello
Bumbularo
'o Buono
Buttone

C
Caballero
Cacaglia
Cafone
Cajulella
Calabritto
Calabrese
Calavresella
Call''e trippa 
'a Canella
Capajanca
Capaliscia
Caparrielle
Capechiatto
Capicchione
Cap'indiano
Capitane
Caprara
Caprarella
Caprettone
Capucchione
Caramellaro 
Carceratella
Carcerato
Carmusina
'e Carluccielle
Carraturo
Carruzzella
Carugnone
Cavaliere
Cazettare
Cazunaro
Cepolla
'a Capera
Carichefierro
Carusona
Casalese
'a Cassosa
'o Cavuciajuolo
Cavalluccio
Cecatella
Ceccia
Centopezze
Cenzone
Cernetore
Chianchiero 
Chianchera
Chianculone
Chiappetiello
Chiappariello
Chianella
Chiarella
Chiatto
Chichella
Chjeneregule
Chin''e grasso
Chin''e pepe
Chiuppo
Chiuppone
Chetella
Ciampiniello
Ciariello
Ciarotto
Cicatiello
Cicchine
Cicciariello
Ciccio Monaco
Ciccuzzo
Ciciariello
Ciculella
Cientegramme
Cinche Palme
Cinese
Ciucciaro
Ciuccio
Ciunco
Ciurella
Coccinella
Colonna
'o Comunale
Congiarolo
Coppa 'a coppa
Code 'e cane
Coscia 'e quaglia
Cravunaro
'o Cristo
Cucchiera
Cumpagnone
Cuonce Cuonce
Cupellaro
Cuppulella
Curnuto
Curto
Cuscetelle
Cuzzara

D
Direttore
Direttrice
 
E
ll'Elettricista
 
F
Fascio d'evera
Fascista
Fascistiello
Fecaiola
Fetente
Fetuso
Fich fich
Ficucielle
Fierrefelato
'o Francese ('o Maestro)
Francischella
Frascajuolo
Frascajola
Frattajola
Frattapalla
Frattese
Fravulese
Fresella
Frusella
Fruttajola
Fucuciello
Fujecachiova
Fuggiasco

G
Galione
'a Gassosa
Gassusaro
Ghianche e russo
Giappunese
Gigante
Giggione
'a Giogliana
Gioia del Colle (musicista che aveva suonato in quella banda musicale)
'o Giovane 
'o Giurnalista
Gladiatrice
Graunare
Guagliona
'o Guaglione
Guardiane
Guetto

I
Indiane
l'Infinito (perché di statura alta)

J
Jack Palanca

L
'o Ladrone
Lampiunario
Lampionaria
Lattara
Lattaro
Lavannarella
Lava 'e fuoco
d''a Lavanderia
Lavoratore
Limone
LittleTony
Locca
Luffaiuolo
Luongo luongo
Lupariello
Lupicielli
Luppeghiello
Luppetiello

M
Maccaturani
Macchiette
Macchione
Macedonio
Magliaepalle
Magnamerda
Malabrocca
Malamente
Mammacciaro
Mammina
Mammona
Manduline
Maranese
Marcapisciazza
Marenaro
Market
Maricella
Mariscialla
Mariscialle
Marotta
Martumella
Maruttiello
Marziano
'Mbacchiatore
Mbicciuse
'o Mckenzie
'a Mecchia 
Mellonaro
Menestraro
Meniello
Merceria
Merdajola
Mezacapa
Mezalira
Mezamascella
Mezarecchia
Mezzone
Mianesa
Mieziuorno
Miezuculillo
Milana
Milanese
Millecose
Millon
Miciona
Miliella
'o Ministro
Migne Migne
Miscjuan
Mochia mochia
Molaforbece
Mortadoce
'a Mossa
'o Motocarr
'o Mozzo
Mmericane
'Mpricciata (o Pricciata)
'Mpricciatiello
Munaciello
Muntona
Mullunaro
Murtale
Muscianniello
Musciulillo
Mussepuorco
Musullino
Mutandone
Mutilate
Muzzianese

N
Nanacca
Nanella
'Nduono (chille)
'o Napulitano
Nase 'e cane 
Navigante
Ndlè ndlè
Ndiane
'Ndriane
'e Negus
'o 'Nduono
'Nfermiere
'o 'Nimale
'o Ninno
Niro
'a Nirona
Nonnoviecchio
Nufriello

P
Paccabella
Pacchiana
Pachialone
Pachianiello
Padre Pio
Padrone
Pagliarulo
Paglietella
Pallaiuolo
'e Palla palla
Palle 'e cercula
Pallino
Palotto
Pallotto
Palomma
'e Palummella
Palummiello
'a Panettera
Panettiero
Papaline
Paparella
Papela
Papoff
Pagliarella
Paglietella
'a Paglietta
Pagnulotto
Papaccella
Pappacella
Papuccio
Pasticciotto 
Parente
Partafoglio
Parulano
Pateterno
Pazzariello
Pe...Pesce
Pettule
Peppuzzo
Pezza vecchia
Pianofforte
Piattaro
Piccerillo
Picozza (Picuozzo)
Pinticiuoccolo
Pippotto
Pizzirusso
'a Polis
Picchiriniello
Picciuttiello
Picchippo’
Pichiuchio
Pigliarella
Pilate
Pinocchio
Pipì
Pirciatielle
Piscetiello
'a Pisciavinnela
la Pizzallini
Pizzica 'o sciore
Pizzicariella
Poco 'e Pane
Pollaiola
'a Polis
Pò parlammo
'o Popolo
Porcellana
Portalettere
Pricciariello
'o Primer
Preniello
'a Preveta (oppure d''o Prevete)
Priore
Profugo
Prospero
Protestante
Pruoccolo
Pulizzastivale
Pullicenella
Pumpiero
Putecaro
Purtella
Putecaro
Puorco piluso
Puzzallini

Q
Quacia quacia
Quagliarella
Quattepere
Quattove

R
Rammariello
Renza 'a vascia
Rappulille
Ricciulella
'o Riccio 
'o Riflesso
Rifugio
Romana
'e Rosa
'a Rossa
Ruosso
Russo
Russulillo
Rusulino

S
Sacrestano
Sanzaro
Sapunarella
Sapurite
Sarchiapone
Sartulella
Sbancula
Sbreglia
Samentella
Scampiola
Scannata
Scarpare
Scassacarretta
Scassacconcia
Scassiello
Scardabagno
Scardata
Scardulella
Scarfaseggia
Scarparelle
Scartellatiello
Scauracielle
Scazzarella
Scellone
Scemo
Sceriffa
Schezzillo
Schiassatore
Sciacquaglia
Schiavuttiello
Sciò Sciò
Sciammeria
Sciarlotta
Sciarluttielli
Sciamegna
Sciaqualattuga
Scioscio io o scioscio lei
Scignella
Scignetella
Scintillon
Sciuculella
Sciuqquaglia
Sciuqquagliella
Sciuraro
Sciurdezza
Sciurenza
Scigna
Sciurdezze
Scorza 'e caso viecchio
Scrivano
Scugnizzo
Sementiello
Senzossa
Serengara
Sereticcio
Sergentella
SergioBruni
Serengara
Sissanta
Settebellizze
Sgargiata
Siciliane
Signurina
Sissanta
Siggiulella
Smargiassa
Smaldona
Smemorato
Sorice
Sosone
Spaccalegna
Spatella
Spavett
Spezzacatena
Spicciarella
Spicularaglio
Sposina
Spusella
Spotella 
Spurtone
Sputacchiella
Sputazzella
Squacchiosa
Squarcillo
Stagnaro
Storta
Stracio
Straccio
Straniera
Strillone
Stunata
Stuorto
Surbetta
Surdo
Suriciaro
'a Surgente
'o Surso
Strillone
Surgente
Svedese

T
Tabbaccaro
Tacchino
Tagliamonte
Tamburello
Tarallaro
Tatunniello
Tavutaro
Tierzo
'o Tille
Tedesco
Terramoto
Topolino 
Tore 'e Anna
Torelongo
Treqquarte
Tromba d'oro
Trumbettone
Tuficchio
Tulipana
Turcituro
Tuzzone

U
Ummunone
Uocchiejatte
Ustiggio

V
Vaccara
Valerio
Vallefuoco
'o Vallo
Vammana
d''e Varchetelle
Varricelle
Vascia vascia
'e Vicchiarelle
'e Vizze
Veneziano
Verola
d''e Vierme
'a Volpe
'e Vuire
Vulpone
Vuttaro

Z
Zapparo
'a Zarallara
'o Zarellaro (Pasqualino)
Zetella
Zeza
Zicchibacco
Zichinella
Zi Lello
Zì Monaco
Zingaro
Zoccolavecchia
Zucculara
Zullusella
'nZuellà
Zuoppo
Zuppetella

L'origine e i significati di questi soprannomi sono alquanto misteriosi e incerti, perché è andata perduta la memoria delle cause che hanno determinato la loro nascita. 
Via Vittorio Emanuele, foto fine anni '70
In un recentissimo lavoro letterario, opera dell'amico Luigi Sica, dal titolo "Il borgo perduto", è stata inserita l'origine del soprannome "Chill''e ll'Aglio". In sintesi, la storia è questa: un contadino di Piscinola un anno decise di andare controcorrente rispetto all'usanza locale di diversificare l'impianto agrario nei campi di Scampia, con la semina dei soliti ortaggi ricorrenti: come patate, broccoli o pomodoro; costui, infatti, diversamente dagli altri contadini, impiantò nel suo esteso appezzamento di terreno al Cancello, solo ed esclusivamente una coltura di aglio. Quell'anno, nel mentre c'era abbondanza di patate e pomodoro, che venivano ovviamente venduti al mercato a prezzi "stracciati"... costui fu l'unico venditore che riuscì ad assicurare la forte richiesta di aglio e poté permettersi, quindi, di fissare a suo piacimento il prezzo dell'ortaggio, che fu alquanto alto... La scelta controcorrente si dimostrò essere una trovata geniale e vincente e fu la sua fortuna! Il lungimirante contadino riuscì a guadagnare moltissimo, producendo semplicemente quello che gli altri disdegnavano... I contadini conoscenti, alcuni ammirati e altri invidiosi per la fortuna capitatagli, iniziarono così a chiamarlo chille 'e ll'Aglio... da qui la nascita del soprannome...!  
Un altro esempio è il soprannome Fujecachiova. Si racconta che un giorno due persone organizzarono un viaggio a Napoli, con il carro (carretta), per trasportare alcune derrate agricole in città. Oltrepassato il ponte della Sanità, i due incominciarono ad avvertire da lontano i segnali di un imminente e forte temporale in arrivo. Il contadino conducente il carro intuì il pericolo vicino ed esortò il compagno di viaggio a ritornare indietro, per ricoverare il carico al sicuro, a casa. Esclamò più volte verso l'altro, dicendo "...fuje ca chiove!"... così, inutile ribadirlo, quell'esortazione fu tramutata nel famoso nomignolo e, come si dice,... gli restò appiccicato addosso...!
Ecco, sono proprio questi avvenimenti atipici, curiosi e un po' sui generis, che determinavano la nascita di un soprannome. Poi, con il passare dei decenni, nessuno della progenie, pur conservando il nomignolo, ricordava più l'origine ed il significato del termine.  
Gli appartenenti ad un determinato ceppo o nucleo familiare, dotato di un soprannome, erano (e sono ancora oggi) menzionati preceduti dal suffisso "Chille 'e...", (es. chille 'e ll'Aglio) oppure semplicemente con gli articoli in dialetto: " 'a", "'e", "'o", "d''e" (es. 'a Miciona, 'o Giovane, 'e Sapunarella, ...)
Balcone con cappellina, in via Plebiscito a Piscinola.
Ancora oggi si può notare, in questi quartieri, sugli avvisi necrologici appiccicati ai muri delle case, sotto il nome e cognome del defunto, la frase: "detto.....", con scritto, a seguire, il soprannome in lingua napoletana (scritto quasi sempre in modo storpiato...!).
Nel mese di giugno scorso, alla fine della visita guidata del "Maggio dei Monumenti a Piscinola", che ho condotto come guida, un partecipante, avvicinandomi, si è presentato dicendo di essere ...tizio, d'é Malamenti... Francamente, credo che sono sbiancato, e lui accorgendosi del mio imbarazzo, ha precisato subito, forse anche un po' divertito: "...ma, non si preoccupi... io appartengo all'antica famiglia piscinolese, detta "dei Malamenti"....! Così, subito ho ripreso colore...!!
Tutt'oggi gli anziani appartenenti alle famiglie originarie del territorio, quando incontrano un giovane del quartiere, amano chiedere: "...ma Vuje a chi site figlio..., a chi appartenite?!", per dire "Voi quale soprannome avete..., di chi siete discendente!?"... 

L'elenco dei soprannomi piscinolesi è stato inserito in questa pagina rievocativa del blog, non tanto per destare la curiosità dei lettori, ma principalmente con il preciso scopo di perpetuare nel tempo questo grande patrimonio antropologico del quartiere di Piscinola, oltre che ricordare una perduta umanità, affinché resti a futura memoria delle generazioni che ci seguiranno.
Salvatore Fioretto
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Si ringraziano Pasquale Di Fenzo (Pizzica 'o sciore) e  Nando 'o Barbiere per il loro particolare contributo alla raccolta di molti soprannomi qui sopra elencati.

p.s.: Ogni riferimento a persone in particolare, di ieri e di oggi, è puramente casuale: la rievocazione dei soprannomi è stata compiuta in maniera generale e su larga scala, solo a scopo culturale, senza voler destare offesa a nessuno o per altro fine. 


Questo post è dedicato all'amico d'infanzia D. De Lise

NB: Alcune foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.