Sicuramente la nostra cultura, la lingua
napoletana e i nostri concetti di armonia e di vita a contatto con la terra e
la natura, sono retaggi che provengono da molto lontano, da un passato
lontanissimo diverse migliaia di anni...; essi sono un condensato di esperienze
di vita e di culture di tanti popoli che hanno contaminato nei secoli la vita
degli abitanti della Campania. Un posto di rilievo in questa disamine storica è riservato
a un antico e importantissimo popolo, definito "Pre-romano" o "Italico",
che ancor prima dei Romani e dei Greci hanno popolato la Campania e l'Italia
meridionale, parliamo degli Osci.
Tempio italico |
Molto frammentarie e incerte sono le tracce storiche che testimoniano l’origine e la cultura degli Osci, perché rare sono le notizie storiche che narrano dell’esistenza e della distribuzione territoriale di questo antico popolo campano.
Guerrieri |
Secondo Plinio (il Vecchio) prima della
comparsa degli Osci, il territorio campano era abitato da altre popolazioni antiche, tra cui gli Opici e gli Ausoni.
Il Devoto, trattando degli Ausoni, dice che
a questo popolo era anche attribuito il nome di "Opikoi" (in latino
Osci), talora anche in Greco "Oskoi". Altre volte si rinviene il
termine "Opsci", che condurrebbe sempre al significato di
"lavoro" e di "lavoratori". Qualche storico, tuttavia,
asserisce che gli Osci furono il frutto dell'integrazione degli Opici con i
Sanniti. Le più recenti scoperte archeologiche nel territorio, che si estende
dal Volturrno a Napoli, testimoniano la presenza della civiltà osca, sulla quale
era già intervenuta l'influenza greca, etrusca e sannita.
Diffusione degli Osci e della lingua osca |
Diversi storici di
cose campane si sono avventurati nel cercare notizie di questi popoli, a
partire dal Devoto, Mommsem, Alessio, De Sanctis, fino a giungere a Gaetano
Capasso; e si può dire che, anche se con qualche contraddizione tra le loro
tesi, il quadro che emerge sulla storia particolare risulta essere ben
delineato.
In passato non è mancato chi ha sostenuto
la tesi delle invasioni, in tempi lontanissimi, di popoli sia indoeuropei che
italici, i quali avrebbero notevolmente rivoluzionato l'assetto della nostra
regione. Ma studi più recenti e molto autorevoli ammettono che le popolazioni
italiche sono di fatto originarie dei territori mediterranei e la loro cultura
è tipica di tali zone.
Alcune statue della dea "Mater Matuta", del Museo Archeologico Campano |
Data la scarsità dei reperti archeologici, che danno indicazioni specifiche su tale materia, è stato lo studio delle lingue antiche a dare un contributo sostanziale per chiarire queste lacune, confermando che ogni popolazione italica, con una propria lingua, è il risultato di un avvenimento storico indipendente, ancor prima dell'arrivo dei coloni greci, che si stanziarono sulle coste campane; anche se il passaggio tra i vari popoli non fu immediato ma graduale in un arco di tempo molto ampio, dell'ordine di millenni...
Gli Osci era un popolo mite, dedito al lavoro dei campi, come indicherebbe il termine greco "Opskoi".
Alcune statue della dea "Mater Matuta", esposte nel Museo Archeologico Campano (Capua) |
Gli Osci abitavano in villaggi realizzati
con capanne. Era un popolo diremo alquanto rozzo, se lo rapportiamo a quello
greco, dato che gli individui, per le loro usanze quotidiane utilizzavano vasi in argilla
alquanto privi di decorazioni, realizzati molto grossolanamente, anche se muniti
di impugnature e manici. Qualche decorazione geometrica era eseguita sulle superfici del vasellame, mediante
l'incisione, prima della loro cottura oppure prima dell'essiccazione al sole.
La loro principale attività, che garantiva
loro la sussistenza, era ovviamente l'agricoltura, anche se praticata con
strumenti rudimentali e in modesti appezzamenti di terreno, spesso vicini ai
loro capanni. Persistevano delle forme di allevamento del bestiame,
specie quello bovino. Lungo le coste e i corsi d'acqua venivano esercitate anche
delle pratiche di pesca. Di queste ultime sono stati i rinvenimenti archeologici
di vasi a darcene testimonianza, per la presenza di figure di pesci. Per
l'allevamento dei bovini, non è azzardato affermare che la pratica molto locale
dell'allevamento delle Bufale, costituirebbe un antico retaggio derivante da questo popolo
campano, che allevava i bovini allo stato brado e in terreni resi paludosi dai
corsi d'acqua del Volturno e del Clanium (la palude Palus Literina citata dai Romani).
Ricordiamo che il fiume Clanium (Clanio) era il primitivo corso
d'acqua proveniente dal nolano, che sfociava nello specchio d'acqua litorale,
che oggi chiamiamo Lago Patria;
questo corso d'acqua è quello che oggi viene indicato come "Regi Lagni", dopo le massicce opere di bonifiche e d'instradamendo
condotte nell'antichità, in particolare nel corso dei secoli XVII e XIX.
Il territorio abitato dagli Osci era fertilissimo fin dall'antichità, sia per i residui alluvionali dei fiumi e sia per i depositi minerali precedentemente apportati durante le attività vulcaniche dei Campi Flegrei, oltre che per la presenza costante e abbondante d'acqua.
Alcuni scritti in lingua Osca |
Il territorio abitato dagli Osci era fertilissimo fin dall'antichità, sia per i residui alluvionali dei fiumi e sia per i depositi minerali precedentemente apportati durante le attività vulcaniche dei Campi Flegrei, oltre che per la presenza costante e abbondante d'acqua.
Reperto con una scritta in lingua Osca |
Per la sepoltura dei defunti, gli Osci
praticavano l'inumazione, in tombe realizzate con spesse lastre di tufo, spesso coperte
con tegole di terracotta o semplicemente con altre lastre di tufo.
All'interno dei loculi ponevano oggetti di uso domestico, come vasi e olle,
oppure armi e elementi che indicavano lo stato sociale del defunto. La localizzazione
delle tombe avvenne in maniera sparsa, spesso lungo i sentieri o vicino gli
abitati, senza alcun raggruppamento. La conformazione delle necropoli venne introdotta solo nei
secoli seguenti.
Reperto con una scritta in lingua Osca |
Reperto con una scritta in lingua Osca (la scrittura procedeva da sx verso dx) |
Con i Greci, gli Osci instaurarono degli importanti rapporti commerciali, basati principalmente sullo scambio dei prodotti dell'agricoltura.
Nel trascorrere del tempo, gli insediamenti “oschi” divennero più stabili e organizzati e sorsero altre importanti città quali: Atella, "Liternum", "Volturum", "Suessola" (Sessa Aurunca), "Sinuessa" (Mondragone), e tante altre: alcune di esse sopravvivono ancora oggi, mentre altre si sono estinte nei secoli passati.
In questo periodo descritto, contestualmente allo
sviluppo dell'agricoltura e del commercio, iniziò anche la realizzazione delle primordiali vie di
comunicazione nella regione; tracciati stradali che furono poi ripresi e ampliati con l'avvento
dei Romani.
In pratica, nel quadrilatero che racchiudeva i primitivi centri campani, capeggiati da Capua, fu attraversato da un numero consistente di arterie stradali, alcune principali altre secondarie, come il percorso dell'attuale "Domiziana", che avrebbe collegato coi romani, Capua (Capoe) con Pozzuoli (Dicearchia), passando per: "Sinuessa" (Mondragone), per la scomparsa città di "Liternum" e per quella "Volturnum" (Castel Volturno); come la strada detta "Antiqua", che avrebbe collegato "Liternum" con Atella; come la strada chiamata "Consolare Campana", che avrebbe collegato Pozzuoli con Capua; e come quella che sarà poi chiamata dai romani Appia, arteria che avrebbe collegato "Sinuessa" (Mondragone), con Capua, per raggiungere "Casilinum" (Teano), "Suessola" (Sessa Aurunca), "Calatia (Caiazzo), "Saticula" (S. Agata dei Goti), e poi Beneventum... fino a Brindisi. Da Pozzuoli esisteva l'antico tracciato stradale che si collegava a Napoli (diventerà con i Romani, la strada per colles), mentre il centro di Napoli era collegato ad Atella e Capua, con la via Atellana, passando per "Grumum" (Grumo) e "Paternum" (S. Pietro a Patierno).
Altre vie secondarie dovevano collegare Atella con Cuma (via Cumana), e Atella con "Cales" (Teano).
In pratica, nel quadrilatero che racchiudeva i primitivi centri campani, capeggiati da Capua, fu attraversato da un numero consistente di arterie stradali, alcune principali altre secondarie, come il percorso dell'attuale "Domiziana", che avrebbe collegato coi romani, Capua (Capoe) con Pozzuoli (Dicearchia), passando per: "Sinuessa" (Mondragone), per la scomparsa città di "Liternum" e per quella "Volturnum" (Castel Volturno); come la strada detta "Antiqua", che avrebbe collegato "Liternum" con Atella; come la strada chiamata "Consolare Campana", che avrebbe collegato Pozzuoli con Capua; e come quella che sarà poi chiamata dai romani Appia, arteria che avrebbe collegato "Sinuessa" (Mondragone), con Capua, per raggiungere "Casilinum" (Teano), "Suessola" (Sessa Aurunca), "Calatia (Caiazzo), "Saticula" (S. Agata dei Goti), e poi Beneventum... fino a Brindisi. Da Pozzuoli esisteva l'antico tracciato stradale che si collegava a Napoli (diventerà con i Romani, la strada per colles), mentre il centro di Napoli era collegato ad Atella e Capua, con la via Atellana, passando per "Grumum" (Grumo) e "Paternum" (S. Pietro a Patierno).
Maschera delle fabule atellana |
Anche se il nucleo centrale del loro
insediamento fu l’entroterra del Golfo di Napoli, fino agli Appennini, tuttavia numerose
testimonianze rinvenute, soprattutto linguistiche, fanno risalire la presenza
degli Osci in un’area assai più ampia, che si estendeva sia verso Est sia verso
Sud dell’attuale Italia meridionale, fino a lambire le terre della Calabria. La città principale osca restò Capua, che fu purtroppo distrutta durante un'inscursione saracena, intorno all'IX secolo d.C. Il suo posizionamento geografico era corrispondente all'attuale città di Santa Maria Capua Vetere.
Dal V secolo a.C. gli Osci furono inglobati
dai Sanniti, popolazione, di origine
“osco-umbro”; inizialmente i Sanniti erano stanziati più a nord del territorio
abitato dagli Osci, principalmente sulle catene montuose.
Da allora i due
gruppi finirono sostanzialmente per coincidere, distribuendosi in una variegata
colonia, che sopravvisse per lungo tempo, resistendo ai reiterati tentativi di
conquista romana, fino alla capitolazione avvenuta con le famose guerre
sannitiche, nel IV secolo a. C.
Maschere delle fabule atellana |
Al termine delle guerre sannitiche, gli
Osci furono quindi assoggettati alla potenza di Roma, pur conservando la loro
cultura, la lingua e le tradizioni, come dimostrano molte testimonianze
storiche e soprattutto archeologiche rinvenute a Pompei. Infatti nella
cittadina vesuviana sono stati trovati graffiti con iscrizioni in lingua “osca”
che testimoniano come la cultura e soprattutto la lingua di questo popolo
furono presenti ancora nella civiltà romana, almeno fino al I secolo a. C.
La lingua “osca” conobbe un vasto uso
letterario, attraverso la diffusione delle "Fabule Atellane", che erano delle farse
popolari, originarie della città di Atella.
Tali rappresentazioni teatrali, in gran parte improvvisate e messe in scena da attori-mimi con l’aiuto di costumi e maschere, ebbero un vastissimo successo nel mondo romano, al punto tale che furono rappresentate perfino a Roma, intorno al 391 a.C. Secondo alcuni storici, molte maschere della "Commedia dell'arte italiana" e anche di altre nazionalità d'Europa, deriverebbero dalla commediografia osca, a partire da Pulcinella, che sarebbe un erede della maschera di "Maccus"
Tali rappresentazioni teatrali, in gran parte improvvisate e messe in scena da attori-mimi con l’aiuto di costumi e maschere, ebbero un vastissimo successo nel mondo romano, al punto tale che furono rappresentate perfino a Roma, intorno al 391 a.C. Secondo alcuni storici, molte maschere della "Commedia dell'arte italiana" e anche di altre nazionalità d'Europa, deriverebbero dalla commediografia osca, a partire da Pulcinella, che sarebbe un erede della maschera di "Maccus"
Alcuni termini “osci” furono utilizzati
nella lingua latina e sono tuttora usati nella lingua italiana.
"Mater Matuta" (Museo Aech. Capua) |
Nelle loro attività lavorative, gli Osci
usavano come misura di superficie il "Vorsus",
che secondo gli antichi gromatici (Varro, Frontino, Hygino), corrispondeva a
8640 piedi quadrati romani e questa informazione ha consentito al Nissen di
determinare l'estensione del "piede osco", in metri 0,275.
Della presenza di quest’antico popolo anche
nel nostro territorio lo dimostrano le testimonianze raccolte dai racconti
degli anziani, che narrano di numerose tombe scoperte nel secolo scorso e,
purtroppo, fatte rapidamente sparire, con il rinvenimento di molte
suppellettili e armi attribuibili alla popolazione “osco-sannitica”.
Lapide stradale "Via Osci" a Piscinola |
A ricordo di quest’antico popolo, pochi
anni or sono, il Comune di Napoli ha denominato una strada di Piscinola,
"Via Osci", ed è questa una delle pochissime testimonianze toponomastiche esistenti
in Campania (ci risulta che altre dediche si trovano nei comuni di: Maddaloni, Santa Maria C.V. e S. Arpino e nella località di S. Nullo-Licola (CE)), che dona una degna valorizzazione a una parte importante della nostra storia
antica.