domenica 23 febbraio 2020

Le "Vammane"... Quelle eroiche "Levatrici Condotte"...che facevano sbocciare la vita!


"Me pare 'a porta d' 'a vammana"... E' un detto tipico della lingua napoletana, coniato dal popolino per indicare, con ironia, quando una persona è costretta a essere sempre disponibile per gli altri...
E' cosa risaputa, infatti, che un tempo, e parliamo di almeno fino ad una quarantina di anni fa..., la porta di casa della Levatrice doveva era sempre aperta..., perché in ogni momento della giornata, anche di notte, riceveva chiamate ad intervenire d'urgenza, presso le case delle partorienti, in procinto di dare alla luce i loro pargoli. 
La Levatrice, ancora prima di essere riconosciuta dal sistema sanitario, è stata una figura importantissima nel nostro territorio nelle epoche passate. 
Prima del riconoscimento pubblico della professione, con coseguente nascita di un albo professionale, la Levatrice era una donna del popolo, particolarmente esperta, che aveva acquisito i segreti del mestiere, spesso tramandandosi di madre in figlia, di generazione in generazione, le basilari pratiche di ostericia ed era indicata dal popolino con il termine di "vammana". Le "vammane" venivano talvolta considerate delle vere e proprie "santone", per loro capacità di intervenire anche in condizioni molto difficili. Ancor prima della diffusione del parto in ospedale, il suo ruolo (un po' ostetrica, un po' ginecologa, ma anche fondamentale consigliera delle gestanti che a lei si rivolgevano per ogni dubbio o problema durante la gravidanza), era considerato di grande rilevanza sociale.


Ospedale San Gennaro e San Pietro, foto fine '800
Le Levatrici professionali, poi (più recentemente chiamate "ostetriche"), hanno avuto uno sviluppo considerevole in epoca moderna, specie negli anni del boom delle nascite, quindi tra la fine dell'800 e i primi anni sessanta del secolo '900, perchè era consuetudine delle madri napoletane e ancor più quelle del quartieri cosiddetti rurali dell'hinterland partenopeo e della cinta provinciale, partorire i loro pargoli in casa. Solo negli ultimi decenni questa pratica è stata completamente cancellata e il parto avviene ordinariamente nei reparti di Ostericia degli ospedali o cliniche citttadine. Ruolo fondamentali hanno avuto in questo campo i noti ospedali del "San Gennaro dei Poveri" (chiamato dal popolo anche "'o Murvillo") e "dell'Annunziata", che vantavano medici, ostetriche e infermieri all'avanguardia, nei loro reparti specializzati.
Nella ricerca storica abbiamo rilevato come nel periodo post'unitario le autorità ebbero una particolare attenzione alla assegnazione di Levatrici nel territorio cittadino e sopratutto nei Villaggi periferici della città di Napoli, definite "Levatrici Condotte".
Ecco alcuni riferimenti bibliografici trovati:
Dalla rivista specializzata "Riforma medica giornale internazionale, quotidiano di medicina, farmacia, veterinaria e scienze affini, anno 1893, si legge: [...]"voce E) dell'assistenza ostetrica, affidata in città alle case di maternità, ed a 6 medici-chirurghi, scelti nel corpo dei medici condotti sezionali, ed a 6 levatrici per i villaggi di Posillipo, Fuorigrotta, Miano, Piscinola, Vomero e Capodimonte." [...].
Un'importante notizia l'abbiamo rilevata nel periodico: "Rassegna di Ostericia e Ginecologia", dove si evidenzia che i villaggi rurali con maggiori natalità oltre quelli cittadini, erano Miano e Piscinola: "[...] dagli archivi della clinica di Maternità dell'Ospedale Incurabili e della Clinica Ostetrica, la più alta natalità si verifica nei quartieri di Pendino, Porto e Vomero ed in tutti i Villaggi ad eccezione di Posillipo. Tra i Villaggio la massima natalità appartiene a quello rurali di Miano e Piscinola. La natalità minima si registra invece nei quartieri più ricchi, di... [...].
Mentre lo stesso giornale riporta che le percentuali più basse dei nati con malattie congenite e malformazioni, erano quelle del Villaggio di Piscinola: [...] Nel primo gruppo di malattie, (malattie fetali e vizi congeniti), troviamo le più alte cifre proporzionali su 100 morti per ogni causa, nei quartieri San Lorenzo, (8,48%), Mercato (5,87%) e Vicaria (3,55%) e nel Villaggio di Fuorigrotta (3,64%), e le cifre più basse nei quartieri di Stella, (1,62%), e Chiaia (1,87%) e nel Villaggio di Piscinola (1,87 %). [...].
Molto importante fu la creazione a Piscinola, in via Vittorio Veneto, durante il ventennio fascista (1925), di una sede della "Casa della madre e dell'infanzia abbandonata" della ONMI, acronimo di Opera Nazionale Maternità e Infanzia, che era un'istituzione benefica per la cura e l'assistenza delle donne indigenti e sole, che assicurava la presenza, tra l'altro, di medici pediatri e ostetriche. L'opera fu poi continuata fino agli anni '60 dello scorso secolo. Lo stabile è ancora oggi indicato con la denominazione di: 'a Maternità! 
Eseguiamo nel seguito una rassegna dei nomi delle Levatrici condotte operanti a Piscinola e nei Villaggi o Comuni adiacenti, tra i primi decenni del '900; a margine del nome è scritta la fonte della notizia. Segue anche un elenco dei Medici Condotti e Pediatri più noti.

Levatrici condotte operanti a Piscinola:
Chianese Anella (o Anna), Levatrice Villaggio di Piscinola, via Risorgimento (Guida Sanitaria Italiana, 1942), (Annuario Sanitario d'Italia 1905) e (Guida Sanitaria, 1921-1924);
Cariaggi Emma, di Riccardo, nata a Bibbiena (Arezzo), il 31 maggio 1893, levatrice a Piscinola Marianella, diploma di Levatrice condotta, conseguito a Napoli nel 1918;
Conso Francesca, Piscinola (Guida Sanitaria Italiana, 1924-1942);
Mairorano Teresa, abitazione vico II Risorgimento, 28, dentro lo stabile proprietà Della Corte Gennaro, Piscinola (Annuario 1913) (Guida Sanitaria Italiana, 1942), (Annuario Sanitario d'Italia 1905), (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia... 1940);
Ianniello Maria, via Miano, 24 Piscinola (Guida Sanitaria Italiana, 1924-1942);
Longo Caterina (Piscinola e Marianella), (Guida sanitaria italiana, 1942), (Guida dei Sanitari di Napoli e provincia... 1940), (Guida Sanitaria, 1921-1924);
Salsano Concetta (forse Salzano?) di Andrea, nata a Piscinola, il 16 marzo 1907 e Levatrice condotta presso il comune di Castellammare di Stabia, con diploma conseguito a Napoli nel 1928 (Albo professionale Ostetriche);
Iovine Amalia, Piscinola, via Vittorio Veneto.
Elettra Filace (Letterina), Piscinola, via Piedimonte d'Alife.

Levatrici condotte operanti nei Quartieri e nei Comuni del circondario:
Moccia Angela,  Villaggio di Miano, in vico I Chiesa (Annuario Detken 1913); 
Massa Bianca, Miano (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia...) 1940);
Tomaselli Carmela (o Carmelina), Villaggio di Miano, via Quattromani, nella proprietà Ettore Cocozza (Guida Sanitaria Italiana, 1942), (Annuario Detken 1913); 
Manco Maddalena, Chiaiano e Uniti (Guida Sanitaria Italiana, 1942); 
Miranda Maria, Secondigliano (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia... 1940);
Porto Maria, Secondigliano (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia... 1940);
Di Maio Teresa, Secondigliano (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia... 1940);
De Santis Carmina,  Chiaiano e Uniti (Guida Sanitaria Italiana, 1942);
Verdichio Caterina, Mugnano (Guida Sanitaria Italiana, 1942).

Medici e Pediatri condotti
Nardi Luigi, (via) Marianella a Piscinola (Annuario Sanitario d'Italia 1905);
Danese Domenico, pediatra Piscinola (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia... 1940);
Pistolese dott. Filippo Piscinola Marianella medico condotto (Annuario Detken, anno ?);
Cuozzo Giuseppe, medico chirurgo Piscinola (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia... 1940);
Nardi Vincenzo Dott. medico pediatra ? (Guida Sanitaria, 1921);  Dott. V. Nardi conduceva anche una farmacia a Piscinola.
Di Marino Giovanni, medico condotto in Chiaiano e Uniti  (Guida Sanitaria Italiana, 1942); 
Ciccarelli Nicola, Marianella (Guida dei Sanitari di Napoli e Provincia... 1940);
Lapenna Giuseppe, medico condotto, Piscinola. Conduceva anche un laboratorio di Analisi. 

E' ancora oggi vivo il ricordo delle ultime Levatrici condotte che hanno operato nel quartiere di Piscinola fino alla fine degli anni '70, le signore: Amalia Iovine e Elettra Filace e del medico pediatra, dott. Danese Domenico. Questi professionisti, grazie alla loro dedizione e professionalità, hanno fatto nascere e assistito tante generazioni di cittadini di questo territorio.
Concludiamo questo ricordo con il quale abbiamo voluto omaggiare il ruolo di una delle figure più amate del territorio, quello delle Levatrici, tanto care e amate dal popolo..., fin tanto che spesso erano chiamate a fare da madrina di Battesimo alle bambine che avevano aiutato a far nascere.
Le Levatrici Condotte sono state delle piccole eroine della storia moderna del nostro territorio!
Salvatore Fioretto

L'elenco dei nomi delle Levatrici sopra riportato non è da considerarsi esaustivo, si invitano i lettori e le lettrici a fornirci indicazioni su altri professionisti a loro conosciuti.  Per i Medici e i Pediatri Condotti sono stati menzionati solo quelli più noti operanti fino alla seconda metà del secolo scorso.

sabato 15 febbraio 2020

“Viva il Guisa! Viva Dio e il Popolo…!” Storia di un epilogo…!


Come è noto a tutti, dopo la rivolta di Masaniello e dopo la sua cruenta uccisione a opera degli stessi rivoltosi napoletani, la situazione politica della città e del regno rimasero in una situazione di profonda confusione ed anarchia, pur annoverando ancora la presenza delle truppe spagnole in città. 
Tale situazione si radicalizzava sempre di più, fino a quando, il 22 ottobre dello stesso anno, il popolo proclamava la “Serenissima Real Repubblica di Napoli”, invocando alla sua guida, il francese Enrico II di Lorena, duca di Guisa, detto “il Guisa”, che approdò al ponte della Maddalena, il 15 novembre, accolto dal grido:“Viva Dio e il popolo”.
Il duca Enrico II di Lorena in giovane età
Ma chi era costui che si faceva chiamare “il Guisa”? Chi era Enrico II, duca di Guisa? Per narrare la sua biografia dobbiamo fare un salto nella storia e spostarci oltralpe, in terra di Francia.
Enrico di Lorena, duca di Guisa era nato a Blois, il 4 aprile 1614, da Carlo, che fu quarto duca di Guisa e da Enrichetta di Joyeuse, duchessa di Montpensier. Era secondogenito della casata e come tale, secondo la consuetudine dell’epoca, era destinato alla vita ecclesiastica, perché a ereditare il casato doveva essere suo fratello maggiore. 
Enrico ebbe presto una carriera ecclesiastica cavalcante, infatti, già all'età di dodici anni, era abate e gestiva ben nove abbazie. All’età di quindici anni (1629) fu nominato arcivescovo di Reims, nella sede della bellissima cattedrale gotica. Una serie di imprevisti, però, mutarono ben presto la sua sorte, perché il fratello maggiore e suo padre morirono prematuramente, rispettivamente il 1639 e il 1640. Quindi, Egli, ben conscio di non essere portato per la vita ecclesiastica, abbandonò subito l'abito talare, per diventare il V duca di Guisa, con il nome di Enrico II di Lorena, ereditando tutti i beni della casata. Nel 1639 sposò in prime nozze Anna Maria Gonzaga (1616 – 1684), sua cugina e figlia di Carlo I di Gonzaga-Nevers. Secondo le indiscrezioni dell’epoca, pare che la futura moglie del Duca, per potersi unire a lui, abbandonò la casa paterna travestita da cavaliere. Il matrimonio però fu annullato nel 1641. Nello spesso anno (1641) Enrico sposò Onorina di Grimberghe, ma anche questo matrimonio non durò molto, e gli sposi si separarono due anni dopo. Enrico da queste due unioni non ebbe eredi.
Masaniello
Portato com’era all’avventura e alla vita mondana, il Guisa prese parte attiva agli intrighi amorosi e politici della corte ai tempi del re Luigi XIII e del cardinale Richelieu. Cospirò contro il potente Cardinale, appoggiando la rivolta accesa dal conte di Sassonia, Luigi I di Borbone.
Dopo la morte di quest’ultimo (avvenuta per un fatale suo errore, nella battaglia di Marfè), il Guisa fu condannato a morte per la sua condotta ed ebbe i suoi beni confiscati. Riuscì, tuttavia, a sfuggire alla pena, riparando nelle Fiandre. Dopo la morte di Luigi XIII, avvenuta nel 1643, fu perdonato dalla corte e tornò in Francia. Riuscì ben presto a recuperare il ducato di Guisa, con tutti i suoi averi, mentre la madre riceveva quello di Joinville.
Avendo ricevute costanti notizie della rivolta di Masaniello e ben sapendo dell’odio che nutrivano i Napoletani contro il governo spagnolo, partì verso Roma e, dopo la morte di Masaniello, incoraggiato dai rivoltosi e anche dalle pretese francesi sul Viceregno di Napoli, ripartì presto alla volta di Napoli. Fu accolto con entusiasmo dai rivoltosi, che intanto avevano fondato l’effimera “Serenissima Real Repubblica di Napoli”; ma le sue vere ambizioni politiche erano ben diverse, ovvero di ascendere come monarca al trono di Napoli.
Il Cardinale Richelieu
Gestì il governo della Repubblica per circa sei mesi, ma limitatamente alla copertura del comando militare conferito dai rivoltosi. Accettò solennemente l'incarico nella Cattedrale di Napoli, alla presenza dell’Arcivescovo Filomarino (novembre 1647). Purtroppo, anche a Napoli, non disdegnò di coltivare il suo spirito avventuroso e libertino, mostrando nei suoi comportamenti atteggiamenti autarchici. Si unì, poi, la grave crisi del paese, la mancanza di aiuti dalla Francia e le rivalse degli Spagnoli sulla riconquista del viceregno, mai del tutto sopite, che i suoi sforzi non furono premiati e le sue pretese ebbero vita breve.
Già pochi giorni dopo l'insediamento, uno dei capi dei rivoltosi, un certo Antonio Basso, lo affrontò a viso aperto nel convento domenicano di San Severo, ricordandogli, con toni non del tutto amichevoli, che il suo compito era solamente quello di fondare la Repubblica e di creare il Senato, e null'altro...
re Luigi XIII
Ma giusto per complicarsi la vita, il Duca di Guisa fece un altro errore che lo allontanò dai repubblicani e dai popolari: si proclamò "Duce della Serenissima Real Repubblica"... Lo scontro finale giunse quando il Guisa tentò abolire la Consulta, ossia il "cuore" del pensiero repubblicano, mettendogli contro i Capitani delle Ottine, che diceva di considerare "senatori appresso al duca".
Con l'esplodere dell’ennesima rivolta in tutto il viceregno, e l'irruzione delle truppe spagnole, il 5 aprile 1648, fu segnata la fine delle velleità dei Francesi su Napoli.
Il Guisa fuggì per i Camaldoli, poi a Marano, attraversò Aversa per Santa Maria di Capua, ma il capitano Luigi Poderico, saputo della fuga, lo inseguì e lo fece prigioniero nei pressi di Morrone, mentre tentava di raggiungere lo Stato della Chiesa. Trattato con riguardo, non venne disarmato e fu trasferito prima a Capua e poi a Gaeta. Dopo qualche tempo fu quindi trasferito in Spagna, dove rimase detenuto dal 1648 al 1652.
Il cardinale Mazzarino
Intanto il trono di Napoli ritornava in mano agli antichi dominatori spagnoli, che continuavano a essere tanto odiati dal popolino, a causa delle reiterate vessazioni e gabelle, che applicavano fin dai primi anni del 1500. Infatti, il 24 gennaio 1648, il duca d’Arcos era stato richiamato in patria ed al suo posto (dal 1 marzo), fu nominato viceré Inigo Velez de Guevara, conte di Onate (1648-1653); quest'ultimo ebbe l’ingrato compito di gestire la “normalizzazione” spagnola.
Dopo quattro anni di carcere, nel 1652, il Guisa fu liberato, grazie all’interessamento del principe di Condé, che fece leva sulla corte di Madrid.
Ritornato in Francia, Enrico continuò la sua vita stravagante e i suoi interessi e intrighi politici. Dopo aver aderito alla causa della Fronda, passò presto dalla parte del cardinale Mazzarino.
Credendo che i Napoletani di nuovo lo desiderassero, nell’autunno del 1653, ripartì per Napoli, con una flotta messa a sua disposizione dallo stesso Mazzarino. S'impadronì della città, ma subì uno scacco, anche a causa dell'intervento di una flotta inglese al comando dell'ammiraglio Robert Blake.
Stemma della Real Rep. di Napoli
Ritornato a Parigi si insediò definitivamente a corte, ricoprendo la carica di Gran Ciambellano di Luigi XIV (il Re Sole), fino al termine dei suoi giorni. Morì il 2 giugno 1664.
Durante la permanenza napoletana, Enrico II di Lorena, fissò il suo quartier generale e il campo del suo esercito, nei pressi della cittadina di Giugliano, forse perché il luogo si mostrava, ai suoi occhi, strategico per il controllo delle principali vie di comunicazione per Roma e per Napoli (vie Appia e Domiziana). L’esercito che lo sosteneva si componeva di 5000 uomini; inoltre, giunto a Giugliano, alle truppe si aggiunse una brigata armata, di oltre 500 combattenti, tutti originari del posto.
La testimonianza storica della presenza del Duca di Guisa sul nostro territorio ci proviene dalla narrazione di Innocenzo Fuidoro (Vincenzo D'Onofrio), che racconta come il popolo dei Casali rendevano omaggio al condottiero della casa di Lorena. Ecco quanto Egli scrive:
Stampa ottocentesca con l'immagine del Guisa
[…] “Il Guisa la sera del 13 dicembre (del 1647) partì per Giugliano alle frontiere d’Aversa, città e piazze d’armi delli Baroni. Fu ricevuto con giubilo universale dè giuglianesi e con rustiche dimostrazioni d’allegrezza da quei armigeri villani “Viva Sua Altezza, viva il duca di Ghisa!”.
Con queste voci d’applauso intonavano l’orecchie di esso duca e l’aria; dalle contadine fu buttato grano per le finestre al suo ingresso per dove passava e tutta la gente di quel Casale cresciuto con armi per naturalezza, si ritrovarono pronti al servizio per il Ghisa che gradì assai la dimostrazione del suo ricevimento e ne giubilorno assai altri casali e terre convicine a Giugliano, e sino <alle donne> concorsero a darli obbedienza, mosse dall’esempio di una compagnia del Casale di Marano frapponendosi alla tedesca tra le squadre armate come furono quelle di Mugnano, Carvizzano, Piscinola, Marianella, Panicocolo ed altri che si erano dichiarati per il popolo. Fece suo auditor generale sopra tutta la militia il dottor Bernardo Spirito et auditore del Terzo, con titulo di fiscale del detto auditore, il dottore Antonio Stoppa (figlio di un poverissimo orefice) che viveva nelli regi tribunali esercitando la procura, (i) quali accettarono con molto gusto loro la carica conferitali” […].
Stemma del Duca di Guisa
Durante il suo governo, il Guisa, come si è narrato, si atteggiò spesso a dittatore e fece emettere, di sua iniziativa, alcuni editti e proclami rivolti agli abitanti della Città e dei Casali circostanti; come l’editto rivolto ai “potecari”, obbligandoli, pena condanna allo stiramento ripetuto delle braccia, a non aumentare arbitrariamente il prezzo dei generi commestibili. Altro editto emanato dal Guisa, sanciva la condanna capitale, mediante fucilazione, a quei soldati che rubavano oppure non pagavano la merce ai “potecari”. Era inoltre vietata la vendita diretta del pane ai militari, che invece doveva essere consegnato al delegato dell’esercito.
In seguito riportiamo il testo di un Editto che abbiamo trovato, nel quale, a margine della disposizione del Guisa, si elencano i nomi dei Casali nei quali era ordinata comunemente la pubblicazione e l’affissione dei bandi della Repubblica.
Nota CXXX. P. 424.
HENRICO DI LORENA DUCA DI GUISA
Conte d’Eu, Pari di Francia etc. Difensore della Libertà,
Duce della Serenissima e Real Repubblica di Napoli,
e Generalissimo delle sue armi.
 Bernardo Spirito Utriusque Iuris Doctor
Auditore Generale dello esercito di questa Serenissima Real Repubblica.

Stampa con il Duca di Guisa
Avendo tenuto notizia, che per il passato in ciaschedun casale di questa Città vi sia stato deputato un Camerlingo, il quale non solo ha tenuto peso di fare relazione al Tribunale della Vicaria di quanti delitti che alla giornata sono occorsi in essi, ma ancora atteso alla persecuzione dei delinquenti, ed al dippiù che è stato necessario per la retta amministrazione della giustizia; comechè questo si è tralasciato al presente, con le occasione delle presenti guerre, e mutazione di dominio, desiderando Sua Altezza Serenissima, che per il buon governo e retta amministrazione di giustizia, e beneficio pubblico, da oggi avanti si attenda con ogni circospezione alla verificazione delli delitti, che alla giornata succedono, e castigo dei delinquenti, ha ordinato a noi che dovessimo fare deputare detti Carmerlinghi in detti casali per lo effetto suddetto, con darne particolare notizia a noi di quanto succederà. Perciò abbiamo fatto il presente bando, con quale dicemo ed ordiniamo, ed in nome di Sua Altezza Serenissima comandiamo a tutti li Sindaci, Eletti, ed altre persone deputate al reggimento dell’infrascritti casali di Napoli, che fra termine di giorni due debbiano conferirsi avanti a noi, acciò con loro intervento e saputa, si possino da noi deputare, e destinare li Camerlenghi predetti in ciascuno di essi, quali dovranno attendere a quanto per lo passato hanno accudito, con dare notizia a noi delli delitti che alla giornata succederanno, con possersi ordinare la captura della informazione, ed il castigo dei delinquenti; ed acciò venga a notizia di tutti, ordiniamo si pubblichi per detti casali. – Datum Neapoli die 7. Januarii 1648. - Bernardus Spiritus Auditor Generalis Exercitus. – Franc. Napolionus Secretarius.
Casali di questa fedelissima Città di Napoli, dove s'have pubblicare il presente bando. 
San Pietro a Patierno
Casoria
Afragola
Fratta Maggiore
Casandrino
Grumo
Nevano
Milito
Un bando emesso da Enrico II Duca di Guisa
Secondigliano
Miano
Panicocolo
Calvizzano
Marano
Chiaiano
Polveca
S. Croce e la Canocchia
Arenella
Antignano
Soccavo
Chianura
Villa
Pietra Bianca
Portici
Cramano
Resina
Torre del Greco
Torre Annunziata
Bosco
S. Sebastiano
Barra
Mianella
Piscinola
Marianella
Mugnano
Vommaro
Posillipo
Fuori Grotta
S. Giovanni a Teduccio
S. Giorgio
Ponticello
Casalnuovo
In Napoli, per Secondino Roncagliolo stampatore di questa Serenissima Real Repubblica. 1648.

Recentemente Enrico II duca di Guisa è stato indicato fra le possibili identità della famosa “Maschera di Ferro”, anche se tale riferimento resta soltanto una pura fantasia …

Quello che abbiamo cercato di raccontare è una sintesi di un particolare momento storico vissuto dalla città di Napoli e dai suoi amenissimi Casali, ovvero da quelli che furono ricchezza e vanto della nobile corte vicereale spagnola dell'epoca. Purtroppo il desiderio del popolo napoletano di liberarsi dall'oppressione straniera naufragò miseramente con la restaurazione spagnola; purtuttavia, nonostante gli esiti, il popolo napoletano ha ricevuto, per quelle gesta, il giusto e unanime riconoscimento dalla storia.

Salvatore Fioretto 

Mappa dela Campagna Felice di Antonio Bulifon